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lunedì 9 maggio 2022

Orrori architettonici… e dove trovarli #87 a Simancas (Spagna)

La Chiesa di San Giovanni Paolo II dell’arch. Enrique Villar Pagola e dell’arch. Rodrigo Zaparaín Hernández (anno 2008).

Lorenzo

Descrizione del progetto: «La chiesa di San Giovanni Paolo II è situata in un quartiere residenziale, su un appezzamento di terreno situato in uno spazio verde con accesso da una strada poco trafficata. Si tratta di una piccola chiesa destinata agli abitanti della zona. È stato proposto un edificio dal volume arrotondato, tenendo conto delle rientranze del paesaggio, con l’intenzione di generare un pezzo scultoreo che illustri il suo carattere di edificio eccezionale.
Il massiccio volume totale si scompone in parti quando viene attraversato. Si estende sotto la tenda che copre l’atrio all’esterno e il campanile. È stato trattato come un corpo solido che è stato scavato fino a raggiungere il risultato finale. Le aperture per la luce sono concentrate nelle basi collegate agli accessi.
L’intero edificio è stato costruito con due materiali: una base di granito che si adatta all’altezza, insieme a un rivestimento di pietra calcarea che gli conferisce il suo carattere massiccio. La finitura dei parapetti senza coping di qualsiasi altro materiale contribuisce ad aumentare l’idea di un volume arrotondato.
All’interno l’edificio è stato progettato come una navata unica a doppia altezza che si espande in una navata laterale dove si trovano la cappella per il tabernacolo e gli spazi ausiliari. Il coro si trova “galleggiante” al centro della navata, più avanti rispetto alla sua collocazione tradizionale. In questo modo è stato creato un accesso sequenziale graduale all’interno che inizia nello spazio pubblico pedonale esterno. Questo continua dall’atrio esterno coperto con la sua tenda fino all’atrio interno vetrato, la fessura di luce prima di raggiungere la base del coro e la progressiva scopertura della pala d’altare mentre tutto lo spazio della navata è inondato di luce zenitale.
Anche l’interno è stato trattato in modo scultoreo, favorendo i volumi scavati che spingono lo spazio generando ingressi di luce naturale da tre direzioni legate all’orientamento del sole durante il giorno. Si è cercato di nascondere le fonti di luce alla vista. È stato stabilito un livello interno alla base che forma la cappella del tabernacolo, il retro del presbiterio e gli spazi ausiliari uniti tra loro con un graticcio fatto di strisce di legno.
La navata centrale è coperta da una serie di travi di cemento precompresso che formano un piano continuo e nascondono gli impianti elettrici e altri. In questo modo un volume massiccio e compatto è formato dalle chiusure laterali, dalle travi del tetto e la piattaforma del coro è sostenuta e galleggia sulla base continua. La falegnameria dell’interno, le panche e i mobili della chiesa, unificati dall’uso del legno “Iroko”, forniscono calore e una scala intima nella navata centrale.
La pala d’altare, opera dello scultore Javier Martinez, è stata concepita come scenografica, lavorata appositamente per la scena che rappresenta. Un’attenzione speciale è stata data alla luce, allo sfondo e alle relazioni spaziali tra le figure.» (trad. it.)

Foto esterni:





Foto interni:






4 commenti:

  1. Architettonicamente, pur senza stramberie, non mi convince. Però gli arredi e le sculture sono ben riusciti.

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  2. Altra chiesa magnifica! Ma che problemi avete?

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  3. Mamma mia che tristezza. Queste immagini sintetizzano bene l'infelicità dell'uomo moderno (perché questo trasmettono, infelicità). Nulla a che vedere con il Sacro, ma anche a prescindere dal Sacro, è bruttezza allo stato puro, sembrano stanze dell'ARCI.

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    1. Linee semplici e ordinate, materiali di pregio, statuaria tradizionale e sfondi oro.
      In cosa è bruttezza allo stato puro?
      Non è che, come tante manifestazioni cosiddette “tradizionaliste” c’è solo tanta ideologia che non c’entra niente né con la Fede, né con l’amore per Dio?
      Domina la voglia di “essere contro”, sempre e comunque, in nome di una mitologica purezza primigenia che nessuno dei viventi ha mai visto o sperimentato.

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