Pagine

giovedì 12 maggio 2022

Lo scisma nella Chiesa c’è ma non si può più riconoscere

Un'amara e giusta riflessione.
Luigi

29-04-2022

Con le tesi del Sinodo tedesco si torna a parlare di scisma nella Chiesa, ma in questi anni Magistero e teologia hanno fatto sì che sia venuto meno il confine tra ciò che è vero e immutabile e ciò che non è accettabile. L’accordo Vaticano-Cina, il cambiamento del Catechismo sulla pena di morte, l’abolizione del “male intrinseco” in Amoris Laetitia, sono tre passaggi decisivi che minano le verità su cui è fondata la Chiesa.
Da quando è cominciato il Cammino sinodale tedesco, la parola “scisma”, come uno spettro ibseniano, continua ad aleggiare nella Chiesa. I vescovi polacchi hanno segnalato il pericolo ai loro confratelli tedeschi. Settanta vescovi dalle varie parti del mondo hanno scritto loro una lettera aperta, mettendoli in guardia. Diversi cardinali, anche moderati come Koch, hanno segnalato il precipizio verso il quale ci si sta dirigendo. Ma né il cardinale Marx né il presidente dei vescovi della Germania Bätzing danno segni di voler accogliere gli inviti alla prudenza. Il primo ha affermato che il Catechismo non è scritto sulla pietra, il secondo ha accusato i vescovi preoccupati di voler nascondere gli abusi che invece il sinodo germanico vorrebbe affrontare e risolvere (a suo modo).

Di fronte a questo quadro di disgregazione, ci si può chiedere se lo scisma possa essere evitato o meno. La domanda principale, a questo proposito, sembra la seguente: la Chiesa ufficiale di oggi possiede ancora le nozioni teologiche che permettano di affrontare il dirompente nodo, oppure ha perduto le categorie capaci di inquadrare il problema e mostrare la soluzione? Più di preciso: il pericolo dello scisma è ancora percepito dalla teologia della Chiesa ufficiale di oggi come un gravissimo pericolo? Su cosa sia uno scisma c’è condivisione? Sul perché bisogna evitarlo, su chi dovrebbe intervenire quando il pericolo fosse alle porte e come, c’è oggi una comunanza di visione?

A preoccupare molti non è tanto il pericolo scisma, quanto la percezione che il quadro teologico ed ecclesiale per affrontare il problema sia sfilacciato e abbia ormai dei contorni molto imprecisi. Il che prelude alla immobilità e a lasciare che gli eventi procedano per conto loro.

Quando il cardinale Marx sostiene, a proposito della pratica omosessuale, che il Catechismo non è scritto sulla pietra e lo si può criticare e riscrivere, altro non fa che esprimere in linguaggio giornalistico quanto i teologi ormai dicono da decenni. Ossia che il deposito della fede (e della morale) è soggetto ad un processo storico, perché la situazione da cui lo si interpreta entra a far parte a pieno diritto della sua conoscenza e formulazione. Usando questo criterio, che possiamo definire in senso lato “ermeneutico”, e secondo il quale la trasmissione dei contenuti della fede e della morale non supera mai lo stato di una “interpretazione”, la categoria teologica di scisma perde di consistenza, fino a scomparire. Ciò che oggi consideriamo scisma (e anche eresia), domani può diventare dottrina.

Sul piano della Chiesa universale ci sono stati di recente tre fatti molto interessanti da questo punto di vista. Il primo è stato l’accordo tra il Vaticano e la Cina comunista. L’accordo è segreto, tuttavia si può dire che in questo caso è stata assunta nella Chiesa cattolica e romana una chiesa scismatica. Il confine tra scisma e non scisma è diventato più impreciso dopo l’accordo con Pechino.

Il secondo è stato il cambiamento della lettera del Catechismo a proposito della pena di morte. Questo cambiamento ha diffuso l’idea che il Catechismo non fosse scritto sulla pietra, proprio come dice il cardinale di Monaco. La motivazione principale per giustificare il cambiamento è stata la presa d’atto che la sensibilità pubblica su questo punto morale era cambiata. La sensibilità pubblica, però, è solo un dato di fatto che non dice niente sul piano assiologico o dei valori. Ora, su questi presupposti come negare che anche nella Chiesa tedesca possa essere maturata una nuova sensibilità sui temi dell’omosessualità e del sacerdozio femminile? Come chiamare tutto questo “scisma”, se si tratta invece dello stesso fenomeno approvato altrove?

Il terzo esempio è l’abolizione della dottrina morale della Chiesa sugli “intrinsece mala” contenuta di fatto nell’Esortazione apostolica Amoris laetitia. Risulta molto difficile, dopo questo documento, tener fermo l’insegnamento precedente circa l’esistenza di azioni intrinsecamente cattive che non si devono mai fare. Ma venendo meno questa nozione sarà ancora possibile confermare il tradizionale insegnamento della Scrittura e della Chiesa sulla pratica omosessuale?

Sembra che la Chiesa faccia fatica a tenere per ferme alcune sue verità. Del resto, se il Catechismo non è scritto sulla pietra, allora anche la definizione di “scisma” in esso contenuta, può essere rivista e quello che ieri era considerabile come scisma ora potrebbe non esserlo più. Addirittura di scisma potrebbero essere accusati coloro che tengono ferme le verità del Catechismo come se fossero scritte sulla pietra. Negare che il Catechismo non sia scritto sulla pietra potrebbe essere considerato un pronunciamento scismatico. Nella perdita dei confini tutti i paradossi diventano possibili. Quanto detto può essere esteso anche all’eresia e all’apostasia, concetti anche questi dai dubbi confini oggi. Si pensi solo ad un fatto: il “dubbio ostinato” può essere considerato apostasia secondo il n. 2089 del Catechismo, eppure oggi si insegna ai fedeli il dubbio sistematico, invitandoli a non irrigidirsi nella dottrina.