Pagine

martedì 28 dicembre 2021

Fare chiasso contro #traditioniscustodes (parola di Francesco)


Un acuto esame dei paradossi  della guerra vaticana contro la liturgia tradizionale e un'ancor più acuta osservazione su come uscirne: se il Papa invita a "fare chiasso" e disprezza quanti rispettano le norme, ebbene questo vale anche per Traditionis Custodes.

Ne parla p. Laurent-Marie Pocquet du Haut-Jussé  SJM, in una recente lettera di Paix Liturgique.

Stefano


P.S. foto tratta da Pilgrimage to Chartes: giovani pronti a fare chiasso (in latino)


Contro il tentativo di distruggere la liturgia tradizionale: "Fate chiasso!"

Lettera di Paix Liturgique n. 840 – 23 dicembre 2021


"Fate chiasso!": era l'invito del Papa ai giovani di tutto il mondo nel 2015, che il testo qui pubblicato cita come la giusta risposta al conformismo tirannico imposto dalla nuova liturgia.

L'ultimo intervento della Congregazione per il Culto Divino, il 18 dicembre, che ha ulteriormente inasprito  Traditionis custodes, ha provocato infatti molteplici reazioni di incomprensione. Così, il sito Aleteia, del gruppo Média-Participations (a cui appartiene Famille chrétienne) si fa eco di una “viva incomprensione”, non solo tra i tradizionalisti, ma tra molti fedeli (https: //fr.aleteia.org / 2021/12 /21 / traditionalis-custodes-lincomprehension-ne-retombe-pas /). In un'intervista realizzata poco prima dei Responsa della Congregazione e pubblicata il 22 dicembre su Valeurs actuelles (card. Sarah: “Che male porterebbe la messa tradizionale? Che danno?” - Le Salon Beige), il cardinale Sarah ha parlato della preoccupazione dei seminaristi tradizionalisti, che oggi si sentono minacciati: “Sono d'accordo con Benedetto XVI. Ciò che era santo e sacro ieri non può essere destinato a scomparire oggi. Che fastidio porterebbe la messa tradizionale? Quali danni? Se [questi seminaristi] possono imparare a incontrare Cristo in una Messa celebrata in silenzio, nel rispetto del sacro, non esitino".

Allo stesso modo, anche l'eminente canonista e teologo padre Laurent-Marie Pocquet du Haut-Jussé ha reagito con forza, con il testo che riportiamo di seguito, contro "l'autoritarismo", "l'ignoranza dei principi di sviluppo omogeneo delle norme e tradizioni liturgiche", "il rifiuto del dialogo", "l'incapacità di fare un bilancio missionario delle riforme portate avanti da quasi sessant'anni","la cecità sul crollo della fede in Occidente", di cui danno prova le autorità liturgiche.


Recenti provvedimenti romani sulla liturgia tradizionale: una selva di paradossi


Le risposte della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti nonché la crisi liturgica provocata dal motu proprio Traditionis custodes rivelano una serie di paradossi molto istruttivi per pastori, teologi e canonisti.


Paradosso morale: la Chiesa dal 1988 ha riconosciuto, attraverso la voce del Supremo Pastore l'esistenza e la legittimità dell'attaccamento di moltissimi fedeli alla liturgia tridentina e sono state adottate delle misure per facilitare la comunione di questi fedeli. Ponendo bruscamente fine a queste disposizioni benevole (ma anche giuste e logiche), l'autorità rompe questa fiducia e dà quindi a intendere che sarebbe morale non rispettare la parola data.


Paradosso teologico: nel giro di pochi anni il magistero afferma due cose contraddittorie. Benedetto XVI afferma autorevolmente un principio teologico fondamentale e indiscutibile nei confronti della Tradizione: «Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto». Tuttavia, dai provvedimenti disciplinari possiamo desumere un principio dottrinale perfettamente contraddittorio con quello affermato dal papa emerito: deve essere considerato oggi come pericoloso o dannoso ciò che ha contribuito a santificare una folla innumerevole di battezzati e a edificare la Chiesa. Questo voltafaccia del magistero, nel giro di pochi anni, testimonia un inquietante scollamento tra teologia, storia della dottrina e disciplina.


Paradosso canonico: secondo una concezione spontanea del diritto, esso esiste per tutelare i diritti degli individui, in primis dei cattolici. Senza tornare sui provvedimenti disciplinari adottati da papa san Pio V, provvedimenti mai abrogati, senza discutere del diritto consuetudinario che si applica a qualsiasi battezzato, laico o ministro, è evidente che ai fedeli è stato riconosciuto un diritto legato alla forma perenne della liturgia. Tuttavia, questo diritto è stato ora violato, con disprezzo della dignità dei battezzati. La Chiesa sinodale, tutta al servizio della comunione ecclesiale, perde improvvisamente ogni credibilità.


Paradosso ecclesiale: i pastori sono invitati a sviluppare un accompagnamento pastorale, aperto a tutte le situazioni morali e psicologiche. Devono praticare l'accoglienza incondizionata, ma c'è una parte del popolo di Dio a cui è ostinatamente negata questa accoglienza benevola. L'instaurazione di un vero apartheid liturgico (niente Messe tradizionali nelle chiese parrocchiali, senza dubbio per paura del contagio o del cattivo esempio!) mostra il volto di una Chiesa sospettosa, matrigna, alla quale è necessario presentare le proprie carte pena l'essere escluso e dover cercare una grotta, poiché non c'è posto... Insomma, ce n'è quanto basta per vivere bene il Natale!


Paradosso psicologico: ci si può chiedere se le autorità liturgiche non facciano di tutto per rendere odiosa la riforma liturgica! Questo autoritarismo, questa ignoranza dei principi dello sviluppo omogeneo delle norme e delle tradizioni liturgiche, questa tensione nell'imporre quella che è solo una tappa in questo sviluppo, una tappa che doveva essere in linea con le aspirazioni sociali degli anni Sessanta, questo rifiuto del dialogo, questa incapacità di fare un bilancio missionario delle riforme portate avanti da quasi sessant'anni, questa cecità sul crollo della fede in Occidente (bisogna forse ricordare che nelle nostre regioni non abbiamo mai vissuto una tale crisi di vocazioni per un periodo tanto lungo?) rendono incomprensibile, anzi addirittura sospetto (perché manifesta la cattiva coscienza di chi ha fallito) questa accanimento contro una corrente ecclesiale minoritaria, certo, ma fervente e missionaria, una corrente che non contesta alcuna verità rivelata e insegnata dal magistero infallibile della Chiesa, e che cerca di vivere tutte le esigenze dell'insegnamento spirituale e morale della Chiesa.


Uscire dalla crisi? Ecco l'ultimo paradosso: è senz'altro possibile uscire dalla crisi proprio grazie all'insegnamento e alla prassi di papa Francesco,. Nel luglio 2015 il Santo Padre ha invitato i giovani latinoamericani a "fare chiasso", ma questo messaggio si applica ai giovani cattolici di tutto il mondo. Ciò che caratterizza il movimento tradizionale nella Chiesa è la giovinezza di molti dei suoi membri. Spetta loro mostrare audacia e impertinenza contro il conformismo veicolato in molti luoghi dalle nuove forme liturgiche, e in virtù del loro diritto di promuovere la propria identità. "Solo la Tradizione è rivoluzionaria" scriveva Charles Péguy. Allo stesso modo l'attuale Papa non cessa di castigare il legalismo, l'attaccamento alle norme, la paura dell'avventura e del rischio di chi ancora si nasconde dietro regolamenti e strutture di governo. Ciò getta una dura luce sulla valanga di norme paralizzanti che cercano di neutralizzare, se non di cancellare, una realtà sia nuova che antica nella Chiesa. Tali criteri dovranno quindi essere giudicati alla luce della teologia morale, dei diritti delle persone e del vero bene dei fedeli. 

Infine, ecco l'ultimo contributo del Sommo Pontefice, nel giugno 2019 ha ricordato la necessaria libertà dei teologi. Non si tratta certo di rimettere in discussione il Vangelo, la Tradizione e il dato rivelato. D'altra parte, i provvedimenti disciplinari presi contro la liturgia devono ora essere oggetto di un vero e proprio esame, sulla base dell'indispensabile bilancio di cui ho appena parlato.


+ P. Laurent-Marie SJM


Fonte: Paix Liturgique

1 commento:

  1. Si puo' fare chiasso in tutte le lingue , dunque perche' non fare molto chiasso nella lingua latina?

    RispondiElimina