Pagine

mercoledì 22 settembre 2021

Lo strano caso della "spogliazione" della (statua della) Madonna nera a Forno Alpi Graie (TO)

La Madonna in camicia da notte

Neanche la Madonna si salva dall'iconoclastia di certo clero. Troppo "sfarzosa" secondo don Sergio Messina, che ne spoglia l'immagine venerata nel santuario della Madonna Nera a Forno Alpi Graie (Torino), lasciandola... in camicia da notte. Ci vuole tanto a ricordare che dietro lo "sfarzo" così inviso a questo chierico, c'è la devozione della gente, del "popolo" tanto declamato e poi tanto bistrattato? Se avesse ragione lui (e ha torto marcio) allora tanto varrebbe abolire pure il Salmo 44: «La figlia del re è tutta splendore, gemme e tessuto d'oro è il suo vestito. È presentata al re in preziosi ricami; con lei le vergini compagne a te sono condotte». Ma certo pauperismo in fondo non ci stupisce, vi ravvisiamo qualcosa di evangelico, vale a dire la perfetta sequela di quell'apostolo descritto nel capitolo 12 di Giovanni: «Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: "Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?"».

Stefano

GROSCAVALLO. Il don “spoglia” la Madonna nera e Gesù bambino
di Andrea Bucci, La Voce 14 settembre 2021

GROSCAVALLO. Sta facendo discutere, a Forno Alpi Graie, l’iniziativa di don Sergio Messina di spogliare la statua della Madonna nera e del Gesù Bambino al Santuario di Nostra Signora di Loreto. Il motivo? Quell’abito di stoffa realizzato a mano e con ricami dorati è troppo sfarzoso. E così in un giorno di agosto, nessuno però sa quando, l’abito è stato tolto, piegato e chiuso in un armadio. «Amo le cose semplici» si è giustificato così don Sergio a chi gli ha chiesto spiegazioni.

«Chi mi conosce sa che don Sergio sogna una Chiesa povera» ha risposto ai residenti e ai villeggianti che gli hanno contestato il motivo della scelta di spogliare dagli abiti e dalla corona la Madonna e anche il Gesù Bambino che la vergine Maria tiene in braccio. A loro don Sergio ha fatto capire che non cambierà idea tanto facilmente. Chi non è d’accordo a prendere un appuntamento con lui oppure a parlare direttamente con l’arcivescovo della Diocesi di Torino, monsignor Cesare Nosiglia.

Il Santuario dove c’è la statua sorge all’imbocco del Vallone di Sea e vi si arriva salendo per 444 gradini percorsi un tempo in ginocchio. Sorge a mille e 340 metri d’altitudine proprio nel punto esatto dove il 30 settembre del 1630 Pietro Garino, abitante a Torino ma nativo di Forno Alpi Graie, ebbe una visione: qui gli apparve la Madonna nera, tra due donne, e gli promise di far cessare la peste che mieteva vittime tra la popolazione della pianura, portata dai Lanzichenecchi. La Madonna gli apparve con un velo verde in capo e una lunga veste d’argento risplendente di gemme e di gioielli, che dal collo le scendono sul petto. Abito riprodotto come l’originale e che d’ora in poi non vedranno più i fedeli.

I volti della Madonna e del Gesù bambino sono realizzati legno d’ebano verniciato di nero. Anche mani e piedi, ma non i busti verniciati di bianco. La statua della Vergine Maria è alta 90 centimetri. Ma non è quella originale. Sostituisce quella antica trafugata nel 1977 e mai ritrovata. La “copia” venne fatta realizzare in Trentino negli anni a venire e solo dopo molto tempo venne riposizionata sull’altare. Quel giorno, era il 12 agosto del 1989, e a Forno Alpi Graie ci fu una grande festa. In Valle salì addirittura l’allora arcivescovo di Torino, monsignor Giovanni Saldarini. In quell’occasione monsignor Saldarini affiancò il compianto rettore del Santuario, don Riccardo Ferrera, e accompagnò residenti e fedeli nel pellegrinaggio dal paese al Santuario con la replica della statua sul tronetto portato a spalle da pellegrini. Fedeli che oggi vedono questa decisione come una sorta di affronto e che rischia di far discutere almeno fino al prossimo 30 settembre, giorno dell’apparizione. Ultima data in cui il Santuario rimarrà aperto.

5 commenti:

  1. Auguriamoci che don Sergio Messina non si sia venduto gli abiti della Madonna e del Bambino Gesù per utilizzare il danaro ricavato alla maniera di quel tale parroco di Prato, salito recentemente agli onori della cronaca. Che stupidità quella della Chiesa povera. Se fosse stata sempre povera non avrebbe tutte le opere d'arte che oggi fanno entrare nelle casse vaticane centinaia di milioni ogni anno. Io suggerire a don Sergio, per essere credibile, di rinunciare allo stipendio che gli viene dalle ricchezze della Chiesa e dal nostro 8%°, se non anche da qualche incarico di docenza, e di vivere soltanto con le offerte dei fedeli. Che ve ne pare?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. veramente dici parole a vanvera, prima di sputare sentenza vai su internet ed informati su don Sergio

      Elimina
  2. il solito p...retino che scambia il suo (piccolo) cervello per il cielo. Ma per difendere l'onore della Madonna, se non basterà la pietà popolare, ci sarà almeno la tutela dei beni artistici ?

    RispondiElimina
  3. In diocesi di Torino tutto ciò che sa anche solo esteticamente di tradizionale suscita allergia nel clero. Più in basso nella valle c'è un santuario dove si celebra Messa una volta all'anno ed è raggiungibile solo via sentiero, ebbene si son presi la briga di portare un tavolino perché sia mai detto celebrare spalle al popolo.

    RispondiElimina
  4. Vi sono dei preti che impongono la loro estetica che nega tutta la storia delle comunità. Che facciamo dei crocefissi tunicati? Li mettiamo "in mutande"??? Togliamo la tunica al Volto Santo di Lucca? Queste cose non hanno senso, come non ha avuto senso la distruzione di altari e balaustre. Peccato!

    RispondiElimina