Pagine

giovedì 9 settembre 2021

Intervista ad Aldo Maria Valli / La malattia del papa, le voci di conclave, la guerra alla Messa antica #traditioniscustodes

Riprendiamo alcuni stralci dell'intervista a Valli del quotidiano la Verità del 6 settembre.
Luigi


di Alessandro Rico

Aldo Maria Valli, storico e stimatissimo vaticanista Rai, cura il blog Duc in altum, da cui, coraggiosamente, critica da anni le ambiguità e gli sbandamenti del pontificato di Francesco. Lo raggiungiamo per ascoltare un parere ben informato sulle recenti voci di un’imminente abdicazione del Papa. Jorge Mario Bergoglio ha smentito («Non ho nessuna intenzione di dimettermi»), ma ammesso che, appena la salute di un Pontefice s’incrina, inizia a tirare «aria di conclave».

Che atmosfera si respira davvero in Vaticano, in questi giorni?

«La sensazione di provvisorietà e di insicurezza è palpabile. A questo si accompagna un clima di tensione e di sospetto, nel timore di essere fatti oggetto di epurazioni e ritorsioni».

Ritorsioni? Addirittura?

«Nel caso recente del motu proprio che abolisce di fatto Summorum pontificum, ai vescovi è stato detto chiaramente che se non si allineano verranno rimossi senza troppi complimenti».

Ci arriviamo. Intanto, ci sono retroscena sul vero stato di salute del Papa?

«Nei Sacri Palazzi si parla di due tumori che avrebbero colpito Bergoglio, e della difficoltà dei medici e del personale sanitario dell’ospedale nel gestire l’augusto paziente, rivelatosi nervoso e insofferente alle cure».

Caspita. Preghiamo per lui.

«Certamente c’è chi vuole lasciar pensare che Francesco abbia ancora salute e forze fisiche, per non dare l’idea di una perdita di potere. In realtà Bergoglio è stato operato d’urgenza per una patologia seria e, vista l’età, la sua situazione non è facile».

Francesco è stato particolarmente prolifico nella creazione di nuovi cardinali. Significa che il prossimo conclave sarà blindato? Insomma, ne verrà fuori un Papa a immagine e somiglianza di Bergoglio?

«Questo è quanto Francesco ha in mente, di sicuro: sono anni che crea cardinali esclusivamente in linea con la sua impostazione ideologica. Credo comunque che non pochi nel Sacro Collegio abbiano compreso dove Bergoglio voglia condurre la Chiesa, e non credo siano disposti a rendersi complici della sua demolizione».

Quindi?

«Potremmo avere delle sorprese. Si sa: chi entra in conclave da Papa ne esce cardinale. Un vecchio detto che va preso sul serio…».

Che opinione si è fatto dello scandalo Becciu? Alcune testate stanno tentando di ridimensionare l’inchiesta.

«Da quello che so, l’affaire di Londra vede Angelo Becciu nel ruolo di “testa di legno”, dal momento che l’operazione è stata decisa dallo stesso Bergoglio, secondo quanto rivelato da monsignor Carlo Maria Viganò nel suo ultimo intervento».

Come andrà a finire?

«L’inchiesta non porterà alla condanna dei colpevoli, come già avvenuto per altri casi, perché gli imputati non sono in realtà i veri responsabili dei reati loro contestati. Probabilmente si arriverà a un intervento d’autorità di Francesco, che dichiarerà res iudicata la colpevolezza di Becciu, come nel caso McCarrick».

Intanto, come ricordava lei, il Pontefice ha fatto in modo di preparare il terreno per la soppressione della messa in latino. Perché scatenare questa guerra?

«Perché è proprio scatenando una guerra e provocando dissensi e proteste che Bergoglio può dimostrare che la Messa tridentina è “divisiva”».

Non è così?

«Con un’applicazione saggia e generosa del precedente motu proprio Summorum pontificum di Benedetto XVI le comunità legate al rito antico non si sono mai trovate in contrasto con gli altri fedeli e sacerdoti».

Francesco vuole alimentare un conflitto che non esisteva?

«Suscitare il casus belli è tipico della mentalità peronista di Francesco: prima provoca la reazione esasperata di quelli che vuole colpire, e poi dinanzi alla loro protesta si mostra autoritario e dispotico e li accusa di disobbedienza».

Non è paradossale che la lettera apostolica, con cui si è cercato praticamente di eliminare il rito antico, si chiami Traditionis custodes?

«Francesco, citando il Concilio, definisce i vescovi “custodi della Tradizione” proprio nel momento in cui li costringe ad abolirne l’espressione principale, che è quella liturgica. Chi vede in questo una sorta di presa in giro non ha tutti i torti».

Appunto.

«È doloroso che chi è chiamato “Santo Padre” si mostri così crudele con i suoi figli, e così tollerante con quanti sono dichiaratamente nemici di Cristo, della Chiesa e del Papa».

[...]
Fonte: La Verità