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venerdì 6 agosto 2021

Traditionis Custodes. I puntini sulle “i” del maestro Aurelio Porfiri. #traditioniscustodes #summorumpontificum

Ancora sul Motu Proprio.
Luigi

25 Luglio 2021 Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, il maestro Aurelio Porfiri ci offre questa riflessione sulle reazioni di certi ambienti e persone dopo la pubblicazione del Motu Proprio “Traditionis Custodes”, in relazione a una delle accuse – probabilmente pretestuose – contenute nel documento. Buona lettura.
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I puntini sulle “i”

Ho notato negli ultimi giorni, in seguito alla promulgazione del Traditionis custodes da parte di papa Francesco, un atteggiamento del tutto peculiare da parte di alcuni, anche nel cosiddetto mondo tradizionalista, in risposta ad una precisa accusa che viene fatta nel documento, cioè di essere elemento di divisione. Molti cercano di discolparsi, facendo vedere come invece la Messa tridentina li ha fatti divenire più pii e devoti.
Ora, tutta la questione è mal posta. È ovvio che gruppi che hanno una identità particolare dovuta alla condivisione di certe discipline anche liturgiche possano avere un elemento di coesione tra loro più forte rispetto agli altri. Questo, come ogni sociologo insegnerebbe, avviene perché i gruppi vanno visti nelle loro dinamiche interne, non tanto per quello che sembra proiettino al di fuori.

Io, che certamente ho avuto molte occasioni di frequentare e parlare con i cosiddetti tradizionalisti, posso dire che ci sono persone del tutto a modo e persone un poco esaltate, non diversamente da quello che ho potuto osservare al di fuori. Se danno un giudizio negativo sulla situazione della Chiesa (del resto condiviso da moltissimi anche al di fuori di questi gruppi, anche se per ragioni diverse), lo fanno sempre dal di dentro della stessa Chiesa, non pensando di appartenere ad una “vera Chiesa”.

Quindi, questo giudizio è stato guidato a mio avviso da un chiaro fraintendimento della situazione. Certo, ci sono coloro che celebrano la Messa Tridentina e fanno affermazioni tese alla delegittimazione della presente gerarchia, ma non sono certamente quelli che il Motu proprio ha colpito. Poi, con questa logica, che dire dei movimenti ecclesiali?

Le difficoltà di molti di essi in tantissime diocesi sono state legate al fatto di proporsi come “la vera Chiesa”, coloro che avevano finalmente capito come si era cattolici, mettendo il loro fondatore o fondatrice anche al di sopra del Papa. Eppure non ho mai visto un motu proprio che andasse a colpire queste realtà o la liturgia che celebravano (e, in alcuni casi, ce ne sarebbe stato un urgente bisogno) perché le posizioni oltranziste non riguardavano i movimenti nella loro totalità ma alcune frangie, anche se in alcuni casi consistenti. Si è cercato di integrare, non di prendere la parte per il tutto.

Poi, questa cosa che la Messa tridentina ci fa più buoni, io ci andrei piano. La Messa tridentina ha la sua validità oggettiva, non soggettiva, perché attraverso di essa siamo in grado di adempiere al primo scopo della nostra vita cristiana, quella di dare gloria a Dio in modo degno e a Lui confacente. Attraverso di questo, poi la Messa tridentina edifica i fedeli che partecipano con una buona disposizione interiore. Se i fedeli, per assurdo, fossero tutti dei malfattori, questo non andrebbe certo imputato alla Messa tridentina ma alle cattive disposizioni dei partecipanti. Se dopo aver visto un quadro di Raffaello continuiamo a dire castronerie sull’arte pittorica non è colpa dell’urbinate, ma della nostra ignoranza. Quindi, lo scopo primario per cui si dovrebbe continuare a dare largo accesso alla Messa tridentina è la sua funzione di esprimere (attraverso la bellezza del rito, la ieraticità dei gesti, lo splendore dell’arte e della musica e via dicendo) in modo degno e più efficace e oggettivo la gloria di Dio, la sua funzione latreutica, da cui consegue, come elemento secondario, l’edificazione dei fedeli. E certamente, ci sono tantissimi fedeli che sono stati cambiati in meglio dalla Messa tridentina. Se giudichiamo la Messa nuova attraverso i fedeli, dovremmo dire che essi diminuiscono sempre più, che la loro consapevolezza della dottrina cattolica è sempre più povera…eppure non mi sembra che la sua possibilità celebrativa sia neanche messa in dubbio. La domanda dovrebbe essere: essa esprime la gloria di Dio da cui consegue l’edificazione dei fedeli?

Io credo che il problema vero sia teologico, una domanda a cui da decenni si continua a dare una risposta inefficace e non confacente ai giusti diritti di Dio e ai doveri delle creature verso il Creatore.