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domenica 8 agosto 2021

John A. Monaco, One Peter Five: alcune domande su Traditonis Custodes #traditioniscustodes #summorumpontificum

Altre analisi sul nuovo sciagurato Motu Proprio.
Luigi

25 Luglio 2021, Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, un amico del nostro sito, Vincenzo Fedele, ci offre questa traduzione di un articolo molto interessante apparso su One Peter Five, un portale americano che conoscete certamente. Buona lettura.


Alcune domande sulla Traditionis Custodes


Alle prime reazioni alla Traditionis Custodes di Papa Francesco, che continuano ad arrivare in un diluvio di segnalazioni, desidero unire la mia voce alle altre nell’analizzare e rispondere a questo documento.

Ma non posso, almeno non ancora.

Non che il documento sia esente da leggittime critiche, ma è di una natura così inquietante che non so nemmeno da dove possa iniziare con le critiche. Per accostarsi a questo motu proprio, bisogna attraversare i tanti tornanti di questo pontificato. Dal 2013 sembra ci sia stato un assalto senza fine alla verità, alla bontà e alla bellezza della fede cattolica, e coloro che hanno una spiritualità più tradizionale si trovano ad affrontare l’opposizione non solo dall’esterno della Chiesa, ma anche dal suo interno. Un pontificato così controverso come quello di Francesco ha probabilmente raggiunto il culmine nella sua (tentata) abrogazione del tradizionale rito romano, ed è questa linea di condotta che richiede una seria riflessione non solo sulla Traditionis Custodes, ma su questioni più ampie, sul papato, sulla Chiesa e sulla natura della liturgia.

In quelloche segue pongo molte di queste domande, ma non tento (ancora) di rispondere. Come può spiegare chiunque abbia condotto ricerche serie, è meglio porre le domande giuste piuttosto che forzare meschine risposte. Come gli Scolastici, l’indagine onesta consente una vera ricerca della verità. Vale la pena sedersi e prendersi il giusto tempo con queste domande, non importa quanto siamo sicuri delle nostre risposte, o quanto ci faccia sentire a disagio la nostra incertezza. Mentre queste riguardano principalmente l’ultimo motu proprio, si può facilmente unirle anche alle domande poste nel 2016 dai “cardinali dubia” riguardo ad Amoris Laetitia.

In piccolo, considera questo come il “dubia” di un laico.

Nella sezione seguente, fornirò citazioni da Traditionis Custodes in corsivo e, sotto di esse, la mia domanda numerata in risposta ai punti citati.

Per promuovere la concordia e l’unità della Chiesa, con paterna sollecitudine verso coloro che in alcune regioni aderirono alle forme liturgiche antecedenti alla riforma voluta dal Concilio Vaticano II, i miei Venerabili Predecessori, San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, hanno concesso e regolato la facoltà di utilizzare il Messale Romano edito da Giovanni XXIII nel 1962. In questo modo shanno inteso “facilitare la comunione ecclesiale a quei cattolici che si sentono vincolati ad alcune precedenti forme liturgiche” e non ad altre.
La riforma liturgica del 1970 è stata “voluta” dal Concilio Vaticano II? Quei padri conciliari che hanno votato a favore della Sacrosactum Concilium sono stati consultati riguardo al Novus Ordo Missae? In che modo il Novus Ordo riflette o si discosta dagli orientamenti liturgici offerti dalla Sacrosactum Concilium ? Se il Novus Ordo non è stato approvato nel Concilio e dal Concilio, possiamo davvero dire che la riforma liturgica di Papa Paolo VI sia stata “voluta” dal Concilio Vaticano II?
Cosa significa “sentirsi vincolati” a una forma liturgica precedente? Questo vincolo è ordinato e virtuoso, o disordinato e vizioso? Tale attaccamento è solo soggettivo in base all’esperienza? O piuttosto la Chiesa ci vincola alle forme liturgiche?

Nel solco dell’iniziativa del mio venerato predecessore Benedetto XVI di invitare i vescovi a una verifica dell’applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, a tre anni dalla sua pubblicazione, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha svolto una capillare consultazione dei vescovi nel 2020 i cui risultati sono stati ponderatamente considerati alla luce dell’esperienza maturata in questi anni. Ora, considerati gli auspici formulati dall’Episcopato e ascoltato il parere della Congregazione per la Dottrina della Fede, desidero, con questa Lettera Apostolica, proseguire ancor più nella costante ricerca della comunione ecclesiale. Perciò, ho ritenuto opportuno stabilire quanto segue…
Qual è stata la metodologia della consultazione del CDF? Quanti vescovi sono stati consultati? In cosa consisteva la consultazione?
Quali sono stati i risultati?
Quali sono stati i “desideri espressi dall’episcopato”, nonché l’opinione della CDF?
Cosa significa per la comunione ecclesiale essere una “ricerca continua”? Tale comunione è frustrata in senso sostanziale o accidentale?
Qual è il rapporto tra due “forme” del rito romano e la comunione ecclesiale?

Art. 1. I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del rito romano.
Se i libri liturgici del Novus Ordo Missae promulgati da Paolo VI e Giovanni Paolo II sono “l’espressione unica della lex orandi del rito romano”, dove si colloca quella che veniva definita come Forma Straordinaria?
Se la tradizionale Messa latina non è il Novus Ordo, allora in essa c’è qualche lex orandi ? C’era? Se c’era, quando è decaduta?
E l'”uso anglicano”? Poiché non fa parte del Novus Ordo Missae (ma fa ancora parte del Rito Romano), l’Ordinariato anglicano manca attualmente di una lex orandi? [N.d.T. Si potrebbero qui aggiungere gli altri riti validi e riconosciuti, Ambrosiano, Lionense, ecc.]

Art. 3. Il Vescovo, nelle diocesi in cui finora vi è la presenza di uno o più gruppi che celebrano secondo il Messale antecedente alla riforma del 1970:
1. accerti che tali gruppi non escludano la validità e la legittimità della riforma liturgica, dei dettati del Concilio Vaticano II e del Magistero dei Sommi Pontefici;
Cosa significa “escludere la validità e la legittimità della riforma liturgica”? Si riferisce a coloro che sostengono che la riforma liturgica abbia influito sulla validità dei sacramenti?
Cosa significa affermare la legittimità della riforma liturgica? Ci si riferisce ad una sua opprimente approvazione, senza alcuna riserva prudenziale? O si riferisce a chi sostiene che la riforma liturgica fosse illecita per sua natura?
2. indichi uno o più luoghi dove i fedeli aderenti a questi gruppi possono radunarsi per la celebrazione eucaristica (non però nelle chiese parrocchiali e senza erigere nuove parrocchie personali)
Se non nelle chiese parrocchiali o nelle nuove parrocchie personali, dove si puòcelebrare l’usus antiquor ? Oratori? Monasteri? Cappelle? Corridoi degli hotel?
3. stabilisca nel luogo indicato i giorni in cui sono consentite le celebrazioni eucaristiche con l’uso del Messale Romano promulgato da san Giovanni XXIII nel 1962. In queste celebrazioni le letture siano proclamate in lingua vernacola, usando le traduzioni della Sacra Scrittura per l’uso liturgico, approvate dalle rispettive Conferenze Episcopali;
Quali sono i luoghi designati in cui può essere utilizzato il messale del 1962?
La proclamazione in volgare delle letture sostituisce la loro proclamazione in latino? Segue l’annuncio latino?
5. proceda, nelle parrocchie personali c canonicamente erette a beneficio di questi fedeli, a una congrua verifica in ordine alla effettiva utilità per la loro crescita spirituale, e valuti se mantenerle o meno;
Cosa determina l’efficacia della parrocchia per la crescita spirituale dei parrocchiani? Come viene misurata, giudicata o analizzata?
6. avrà cura di non autorizzare la costituzione di nuovi gruppi.
Si riferisce a nuovi gruppi di sacerdoti che utilizzano il messale del 1962? Si riferisce ad associazioni laicali, confraternite o gruppi di advocacy che promuovono la tradizionale Messa latina?

Art. 4. I presbiteri ordinati dopo la pubblicazione del presente Motu Proprio, che intendano celebrare utilizzando il Missale Romanum del 1962, devono inoltrare formale richiesta al Vescovo diocesano il quale, prima di concedere l’autorizzazione consulterà la Sede Apostolica.
Se, come è detto sopra, «[essa] spetta al Vescovo diocesano, in quanto moderatore, promotore e custode di tutta la vita liturgica della Chiesa particolare a lui affidata, di regolare le celebrazioni liturgiche della sua diocesi», allora a quale scopo consultare la Sede Apostolica per approvare le richieste dei neo-ordinati sacerdoti?

Altre domande
Il papa ha il potere di sopprimere il rito romano, così come qualsiasi altro rito nelle Chiese orientali, e quindi costruire nuovi riti per tutte le Chiese? Perché o perché no?
Secondo il canone 841, «Poiché i sacramenti sono gli stessi per tutta la Chiesa e appartengono al deposito divino, spetta solo alla suprema autorità della Chiesa approvare o definire i requisiti per la loro validità; spetta alla stessa o ad altra autorità competente a norma del can. 838 §§ 3 e 4 decidere ciò che riguarda la loro lecita celebrazione, amministrazione e ricezione e a quanto deve essere osservato nella loro celebrazione”.
Può il papa, in teoria, imporre che, al posto del pane e del vino, gli elementi utilizzati per la consacrazione eucaristica siano birra e formaggio? Riso e tè?
Il papa ha il potere di cambiare le parole dell’istituzione?
E dell’assoluzione?
E del battesimo? Perché o perché no?

La Traditionis Custodes ci offre l’opportunità di porre importanti domande sul papato, sul magistero e sulla liturgia. Quelle che ho esposto sopra non sono affatto le sole domande che emergono da questo documento, ma tentano di individuare le varie questioni associate al papato di Francesco. Come hanno dimostrato i “cardinali dubia” del 2016, le sincere domande sulla dottrina e sul diritto della Chiesa rimarranno senza risposta sotto questo pontificato. Ma, porre queste domande farà vedere che almeno qualcuno nella Chiesa si preoccupa della verità.

(Vincenzo Fedele)