Continuiamo la memoria dei santi Re cattolici commemorati nel Martirologio Romano: Santa Radegonda (518 - 587).
13 agosto.
A Poitiers, in Fráncia, santa Radegónda Regina, la cui vita rifulse per miracoli e per virtù. (Martirologio Romano ed. 1955)
A Poitiers in Aquitania, in Francia, santa Radegonda, che, regina dei Franchi, prese il sacro velo mentre suo marito, il re Clotario, era ancora in vita e visse nel monastero di Santa Croce a Poitiers da lei stessa costruito sotto la regola di san Cesario di Arles. (Martirologio Romano ed. 2004)
L.V.
La società romana e imperiale, intorno agli anni 500-600, sembrava ormai come un cadavere posto in piedi: bastò che i barbari nel loro passaggio lo toccassero che cadde sfasciato.
Anche in quei tempi bui e tristi, la Provvidenza non mancò di accorrere in soccorso della Cristianità, facendo sorgere, in mezzo a quella spaventosa confusione, figure di Santi che con la loro vita, le loro idee, la loro fede rappresentarono e difesero il pensiero cristiano, sempre vitale e soccorrevole.
Fra questi, nella Francia, “primogenita della Chiesa”, vi fu prima Clotilde regina e poi Radegonda sua nuora che gli succedette sul trono; donne egualmente ammirabili e sante.
Radegonda aveva già vissuto fino a quasi dodici anni varie tragedie familiari, il padre Bertario venne ucciso dal fratello Ermenfrido il quale poi fece uccidere anche l’altro fratello Baderico per impadronirsi del trono.
Il regno di Turingia, nel 531, venne sconfitto da Clotario I re di Francia e Radegonda, appena dodicenne, seguì i prigionieri di guerra in Neustria, dopo aver visto morire uccisi gli altri parenti.
Ma la sua straordinaria bellezza e la distinzione del suo grado attrassero l’attenzione di Clotario, il quale, già pensando di farne una futura moglie, la inviò agli studi nella villa reale di Athies. Ricevette un’educazione adatta al suo alto rango e un’istruzione letteraria di grande rilievo, forse unica per una donna dei suoi tempi.
Intorno al 540, Clotario la volle come sposa, benché non fosse consenziente; per lunghi anni dovette sopportare con infinita pazienza il carattere collerico e brutale del marito, il suo umore instabile e i continui tradimenti, condusse a corte una vita da perfetta cristiana, quasi da monaca pur senza trascurare i suoi doveri di sovrana.
Ma quando anche l’amato fratello Clotacario venne ucciso a tradimento da Clotario, già responsabile della morte di tutti i suoi familiari, Radegonda disse al Re che per lei non vi era più posto in quella reggia e, ottenuto il suo consenso, si fece consacrare diaconessa e si ritirò nel monastero di Tours, lì dove già viveva la regina Clotilde, intristita dalle gesta infami del figlio, ma consolata per la venuta della diletta nuora.
Da lì passò poi nel chiostro di Saix ove stette per sei anni, dedicandosi ad ogni cura per il sollievo della povera gente del luogo, accudendo gli ammalati specie quelli più ributtanti per le malattie, a cui all’epoca non vi erano rimedi, come la lebbra.
Appena poté, entrò nel nuovo monastero di santa Maria poi chiamato di santa Croce a Poitiers, da lei fatto edificare.
In breve duecento vergini popolarono il sacro luogo, ma Radegonda non volle avere il titolo di badessa che diede invece a sant’Agnese, sua figlia adottiva (lei non aveva avuto figli) a cui si sottomise secondo la regola di san Cesario d’Arles, come una semplice novizia.
Clotario tentò, non riuscendovi, di farla tornare con lui infrangendo i voti, ma davanti alla sua fermezza si ritirò pentito, ed è la prima volta che si vede in lagrime un uomo che grondava sangue per i numerosi delitti; comunque un anno dopo questo tentativo, egli morì, i suoi quattro figli avuti da altra moglie favorirono il convento con continue e generose elargizioni, anzi il più giovane inviò alla veneranda regina il poeta Venanzio Fortunato, il quale profuse il suo zelo per aiutarla nei rapporti specie epistolari che lei aveva con il papa, vescovi e re d’Occidente e anche d’Oriente.
Nei trent’anni che stette a Poitiers, senza uscirne mai, assisté a pestilenze, inondazioni, terremoti in tutto il regno e l’assalto dell’infuriata Fredegonda a Poitiers, il cui vescovo san Pretestato venne sgozzato sull’altare.
Radegonda morì il 13 agosto 587 circondata dal rimpianto di tutti.
San Gregorio di Tours, che l’aveva assistita nelle sue ultime ore, vedutone il corpo giacente nella bara, lasciò scritto: “Aveva in viso serbata tale una freschezza da vincere al paragone i gigli e le rose”.
Autore: Antonio Borrelli
Fonte: Santi e Beati
Vorrei commentare qui non il presente post, che nella sua piena cattolicità si commenta da sè, bensì il post precedente sul pellegrinaggio della Tradizione in Svezia. Voi vi chiedete: "ma perchè il #traditioniscustodes vuole eliminare tutta questa grazia?".
RispondiEliminaBene, appunto perché è una grazia. I neomodernisti vogliono imporre la loro funesta ideologia a tutti i costi, e per fare questo è necessario che siano pronti a calpestare ogni grazia che viene da Dio.
Hanno un animo pervertito, e in pratica finchè restano neomodernisti non potrebbero fare altrimenti.
Certo è tristissimo vedere come certe persone, Papa Bergoglio in primis, attacchino con ferocia praticamente tutto ciò che è Cattolico.
Non ci resta dunque che "passare al bosco", per dirla con Aldo Maria Valli, e da lì iniziare la guerriglia contro di loro.
E vinceremo noi, così come pochi Vescovi (non più di sette od otto, mi sembra) resistettero vittoriosamente all'eresia ariana nel IV secolo. Il Signore intervenne in modo inaspettato, con l'arrivo di un nuovo imperatore veramente cattolico, e tutto cambiò da un momento all'altro.
Dobbiamo solo perseverare nella santa Tradizione, come diceva San Vincenzo di Lerino nel suo Commonitorium primum, e vinceremo.
don Andrea Mancinella, eremita della Diocesi di Albano