Appare del tutto impraticabile il provvedimento di non celebrare la EF nelle parrocchie, nel contesto dell'attento provvedimento che è stato fatto in tanti anni dai vescovi di tutto il mondo.
Il giudizio complessivamente negativo dell'EF e delle comunità che vi partecipano sembra del tutto
ingiustificato, e sfidiamo qualsiasi apologeta di questo documento a produrre prove reali che l'EF ha minato l'unità della Chiesa, rispetto, ad esempio, alla celebrazione dell'Oriente Riti in Occidente, le celebrazioni liturgiche speciali del Neocatecumenato, o la grande varietà di stili liturgici che si trovano nel contesto della Forma Ordinaria del Rito Romano.Nel dettaglio, guardando le disposizioni del documento:
Art 1: Ciò sembra ribaltare l'affermazione di Papa Benedetto XVI secondo cui il Rito Romano può essere considerato come avente due "Forme", Ordinaria e Straordinaria. Il documento adotta la terminologia del "messale del 1962".
Art 2: Ciò annulla la presunzione di autorizzazione per il Messale del 1962, creato dal Summorum Pontificum nel 2007. Tuttavia, tale pretesa si basava sul fatto che il Messale più antico non era mai stato abrogato. Poiché questo documento non lo abroga formalmente, ciò crea un'anomalia giuridica.
Art 3.1: l'insistenza sul fatto che i gruppi che frequentano EF accettino, in un certo senso, la "validità e legittimità" della Messa riformata ricorda documenti precedenti (ad esempio l'Indulto del 1984). Tuttavia, questo non sembra più che un gesto vuoto, poiché ora come in passato è impossibile sapere come i vescovi avrebbero fatto per applicarlo.
Art 3.2: in pratica i Vescovi di tutto il mondo hanno, di propria iniziativa o approvando l'iniziativa dei loro sacerdoti, designato dove si può celebrare l'antica Messa. L'insistenza sul fatto che questi luoghi non siano chiese parrocchiali, e che non erigano ulteriori parrocchie personali, sembrerebbe presentare ai vescovi un problema inutile.
Molte parrocchie contengono 'cappelle di agio', oratori di comunità religiose, e altri luoghi di culto, nonché chiese parrocchiali, ma è oscuro quale vantaggio si avrebbe, da qualsiasi punto di vista, nel trasferire le celebrazioni del Messale del 1962 a tali località.
Art 3.3: allo stesso modo, i vescovi hanno già in pratica “designato” quando si celebra il Messale del 1962, come sanno, e almeno implicitamente permettono, tutte le celebrazioni pubbliche della Messa nelle loro diocesi. Va inoltre rilevato che la Lettera e il Vangelo vengono comunemente letti in volgare nelle celebrazioni del 1962, e che questo documento non vieta loro di essere proclamati anche in latino, come avviene normalmente.
Art 3.4, Art 5: ristabiliscono il sistema in vigore prima del 2007, quando i vescovi dovevano permettere ai sacerdoti di celebrare il Messale del 1962. Ancora una volta, però, i vescovi oggi sanno e implicitamente permettono ai loro sacerdoti di farlo, poiché li assegnano al ministero parrocchiale oa qualche altro compito in questa consapevolezza. Aspettare che i sacerdoti richiedano nuovamente questo permesso (Art 5) sarà per molti sacerdoti e vescovi un inutile esercizio burocratico.
Art 3.5: I Vescovi hanno sempre il potere di regolare e, per motivi sufficienti, di sopprimere, le attività pastorali nelle loro diocesi. Ciò che questa, e molte altre disposizioni di questo documento, sembrano stabilire, tuttavia, è un'ermeneutica del sospetto verso il Messale del 1962 e coloro che lo celebrano o lo frequentano: quasi, che siano considerati colpevoli fino a prova contraria.
Articolo 3.6, Articolo 4: rimuovere il potere dei vescovi di stabilire nuovi gruppi e consentire ai sacerdoti appena ordinati di celebrare la messa del 1962 sembra contraddire l'insistenza del documento sull'autorità e la discrezione dei vescovi.
Art. 6 e 7: aboliscono di fatto l'autorità della Congregazione per la Dottrina della Fede per le materie connesse al Messale del 1962, ribadita solo poco tempo fa, quando Papa Francesco ha amalgamato la Pontificum Commission Ecclesia Dei con la CDF.
Se attuato con rigore, questo documento interromperà seriamente le celebrazioni di lunga data del Messale più antico e spingerà moltissimi fedeli cattolici, che non desiderano altro che assistere all'antica Messa in comunione con i loro vescovi e il Santo Padre, a partecipare alle celebrazioni che esulano dalle strutture della Chiesa, soprattutto della Fraternità San Pio X.
Joseph Shaw, presidente della Latin Mass Society
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