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martedì 18 maggio 2021

Aurelio Porfiri: Ave Maria, di Lorenzo Perosi.

"Se l'uomo facesse abitualmente il segno della croce e invocasse più spesso la Madonna, diminuirebbero le sue tentazioni, perché il segno della croce è un mezzo per scacciare il diavolo, e il nome della Madre di Dio lo sottomette e lo respinge nell'abisso !"
San Charbel Maklouf

Una bella riflessione musicale del Maestro Porfiri, Pubblicata da Tosatti.
Il video del brano in fondo al post.
Una bella dedica al Mese di Maggio, Mese di Maria SS.
Luigi

16 Aprile 2021 
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AVE MARIA (Lorenzo Perosi)

Alla fine del diciannovesimo secolo e nella prima metà del ventesimo, un nome dominava la scena della musica sacra italiana ed internazionale, quello del musicista di Tortona don Lorenzo Perosi. La sua fama, i suoi oratori, messe, mottetti, erano diffusi in tutta Italia ma anche al di fuori. Era un musicista di grande successo ed era visto come un modello per il rinnovamento della musica sacra, che nel diciannovesimo secolo specialmente si era ispirata a modelli provenienti dall’opera lirica, un genere che aveva invaso con la sua grammatica musicale ed emozionale i sacri recinti. Il discorso ovviamente sarebbe molto complesso ed è difficile da sintetizzare qui in poche righe.

Cominque, oltre alle opere per i cori più agguerriti, servivano nuove composizioni che fossero accessibili anche a gruppi vocali più modesti. Questo diede l’ispirazione per tante musiche forse troppo banali che furono proposte con l’intento di aiutare la riforma che vedrà un impulso fondamentale nel motu proprio sulla musica sacra di San Pio X del 22 novembre 1903. In questo Lorenzo Perosi, insieme a qualcun altro, si staccava certamente dal gruppo di compositori che lavoravano per la riforma della musica sacra. Non era esente neanche lui da una certa faciloneria ma aveva la fortuna di essere autenticamente geniale, quindi anche in questi lavori per cori più modesti riesce ad eccellere. Un esempio è la celeberrima Ave Maria a due voci pari e organo, tratto dalla raccolta Melodie Sacre, un brano entrato nei repertori di innumerevoli cori per la relativa facilità di esecuzione e per l’eccellente effetto che produce. Il brano viene descritto come “di facilissima esecuzione”, proprio per metterne in luce l’abbordabilità tecnica, che però non è mai banale. Alcune felici imitazioni rendono il brano musicalmente interessante e vivace. Può essere cantato da soprani e contralti o da tenori e bassi e la parte organistica non presenta difficoltà eccessive.

Esiste una differenza notevole fra banale e semplice. Banale è il ricorso a mezzucci tecnici o emozionali dozzinali, che cercano di catturare l’attenzione (spesso anche riuscendoci) facendo appello agli istinti più bassi. Semplice viene dal latino sine plica e sta per “perfetto”, cioè cerca un minimalismo che elimini il superfluo per cercare l’essenziale. Purtroppo tanta musica sacra degli ultimi decenni è a servizio del banale, alla ricerca di effetti che fanno appello alle facoltà percettive meno nobili dell’essere umano. Come detto, nell’Ave Maria di Lorenzo Perosi, troviamo invece una semplicità che ricerca il vero bello, da cui si promanano il buono e il vero. L’idea infatti era che bisognava promuovere l’eccellenza e curarsi anche di ciò che non poteva essere ai livelli più alti. Ne parlava il motu proprio citato sopra: “Si abbia cura di restituire, almeno presso le chiese principali, le antiche Scholae Cantorum, come si è già praticato con ottimo frutto in buon numero di luoghi. Non è difficile al clero zelante d’istituire tali Scholae perfino nelle chiese minori e di campagna, anzi trova in esse un mezzo assai facile d’adunare intorno a sé i fanciulli e gli adulti, con profitto loro proprio e edificazione del popolo”. Si puntava al massimo e si gestiva poi il minimo. Non così oggi, dove ci si adatta continuamente verso il basso. Purtroppo oggi i problemi non sono in questo o quel canto, ma nella prospettiva rovesciata che viene applicata alla musica sacra, una prospettiva così errata che non può che produrre disastrosi risultati.

 

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