Pagine

sabato 10 aprile 2021

Transitus Animae di Perosi. Un Commento di Porfiri.

Riprendiamo Tosatti per un bel commento su Lorenzo Perosi del Maestro Aurelio Porfiri.
In fondo al post il brano.
Luigi

22 Febbraio 2021 
[...]
TRANSITUS ANIMAE (Lorenzo Perosi)

[...]
La morte cristiana era qualcosa di terribile, nel senso etimologico, non spaventoso ma formidabile, tremendo come il Rex tremendae maiestatis del Dies Irae. La famiglia era riunita intorno al letto di morte del proprio caro e al ritmo delle preghiere per i moribondi lo accompagnava verso l’ultimo viaggio.

Uno degli Oratori più belli di don Lorenzo Perosi è il Transitus Animae. In esso si raffigura il passaggio di un anima dall’esilio terreno alla dimora celeste, un viaggio scandito dalle preghiere della tradizione cattolica. Forse, il suo capolavoro. Quella voce di contralto che invoca con dolcezza indicibile, ma piena di struggimento: “munda me!”. Scritto nel 1907, così viene descritto in un articolo di Andrea Milanesi su Avvenire, che cita anche la presentazione dell’opera fatta dal compositore stesso: “«Giunta l’Anima al passaggio supremo implora la misericordia divina, mentre il coro canta le preci degli agonizzanti. L’intercessione della Vergine Santissima è invocata da un coro di soprani e contralti. L’Anima passa all’eterna vita, gli angeli la conducono a Dio”»: così scriveva Perosi nelle note di presentazione del Transitus, partitura che, mediante una selezione di testi tratti dalle Sacre Scritture, intende appunto rappresentare il momento dell’estremo passaggio dell’anima all’Aldilà. Tra squarci di luce e di tenebre, canti di lode e trepidanti preghiere, nel gioioso presentimento della gloria della resurrezione si ricompone il maestoso affresco sonoro di un’opera che i primi ascoltatori non esitarono a definire «densa di tenerezza, di abbandono e di consolazione spirituale», di fronte alla quale l’illustre “collega” Umberto Giordano affermò entusiasta: «Dopo molti anni ho udito nuovamente la voce del genio: sono sconvolto e felice». Ma nell’intima convinzione del suo stesso autore, «in Paradiso si ascolterà una musica più bella»”. Come ho detto, questo oratorio è probabilmente una delle opere più importanti del compositore di Tortona. È musica altamente ispirata, drammatica ma anche serena, veramente pervasa da capo a fondo di una luce soprannaturale. Se si vuole meditare sulla morte senza disperazione, cioè nella speranza cristiana, questo è certamente uno dei lavori da ascoltare.

Un tempo il passo estremo era vissuto in una comunità. Oggi questo non c’è, si muore di nascosto. Un libro profetico in questo senso fu Scommessa sulla morte di Vittorio Messori, uscito negli anni ’80. In esso lo scrittore aveva già identificato alcune malattie culturali che sarebbero divenuti “il nuovo normale” in questo nuovo, ma triste, XXI secolo.