Pagine

domenica 11 aprile 2021

Domenico Giuliotti: "La rivolta contro il mondo moderno di un cattolico 'salvatico'"


Una bella recensione su un grande cattolico del '900.
Luigi

Franco Maestrelli, Destra.it, 18-3-21

Nel dicembre 2016 questa testata si è occupata del poeta e scrittore Domenico Giuliotti (1877-1956) in un breve profilo della serie “Maestri dimenticati” e l’appello a interrompere l’oblio è stato raccolto quest’anno con la pubblicazione del volume di Oscar Sanguinetti Per una reazione spirituale italiana. La militanza letteraria di Giuliotti “il salvatico”. Definito “cattolico belva” dal primo Giovanni Papini (1881-1956) sulla rivista Lacerba e che poi diverrà suo inseparabile amico, “il più santo dei ribelli” e “il cavaliere della fede” dal filosofo e accademico grevigiano Massimo Baldini (1947-2008), Giuliotti merita un posto d’onore nella letteratura italiana e il volume di Sanguinetti ci offre una panoramica completa sull’uomo, sulle sue idee e sulla sua opera.

Un uomo che scelse di vivere nel piccolo borgo di Greve in mezzo alla campagna del “Chiantishire” da cui si allontanò raramente, per sfuggire i grandi agglomerati urbani e dalla incalzante, già allora, civiltà della tecnica. Anticipò la scelta del “filosofo-contadino” Gustave Thibon (1903-2001) anche se Giuliotti contadino non lo fu mai a differenza del francese che coltivava davvero le sue viti. Ma si sbaglierebbe chi pensasse a un uomo all’oscuro dei fatti del mondo. Il “salvatico” infatti attraverso la lettura e una fittissima corrispondenza era ben al corrente di tutto ciò che riguardava la cultura. Settimanalmente raggiungeva la vicina Firenze per incontrare gli amici nei famosi caffè come le Giubbe Rosse, all’epoca veri cenacoli di letterati di ogni scuola, per visitare librerie, bancarelle di libri usati e officine di editori amici. Greve poi divenne meta di visite da parte di intellettuali, amici e ammiratori.

Sanguinetti percorre, attingendo alle rare pagine autobiografiche sparse nei suoi libri e nel suo vastissimo carteggio, la vita dello scrittore toscano, nato nel 1877, attraverso l’iniziale adesione giovanile alle idee mazziniane e poi anarchico-socialiste dopo aver accantonato la fede cattolica famigliare, l’Italia del primo Novecento tra moti socialisti e fervori nazionalisti, la riscoperta di una fede combattiva degli avi, la Grande Guerra, gli anni del regime fascista e il dopoguerra democristiano, fino alla morte nel 1956.

Nel volume ci si occupa anche del rapporto di Giuliotti con il Fascismo: non prese mai la tessera e non brigò mai per essere accolto nell’establishment culturale, pur sollecitato, in quanto il suo carattere libero mal sopportava la partecipazione a qualsiasi associazione o movimento ma guardò con attenzione la novità rappresentata da Mussolini: “ Non ho la tessera, non uso il dizionario in uso, non fo – irrigidendomi – il saluto romano al mio gatto. Ma l’Uomo (Vir) che ha scatapecchiato e tiene in pugno l’Italia, per tre motivi, soprattutto lo amo: 1° Per la sua origine insopprimibilmente popolare; 2° per il suo capovolgimento politico e religioso; 3° per la sua parola – parlata o scritta – chiara, precisa, lucida e ferrea, e perciò, in antitesi perfetta, almeno fino al 10 ottobre, con quasi tutti i cotidiani anneritori di carta bianca (in Tizzi e fiamme, Vallecchi 1925)”. Ma già un anno dopo in una lettera a Leo Longanesi (1905-1957), direttore della rivista L’Italiano a cui collaborò , profeticamente scrive che “O la vostra rivoluzione, che pur molte cose ha capovolte, avrà il coraggio d’ora in poi, cambiando nome, di chiamarsi reazione cattolica e di agire in conseguenza, accettando, su tutta la linea, la dottrina teologica, politica e morale della Chiesa, che sola si oppone, come una diga di granito, a tutti gli anarchismi del secolo pazzo e diabolico, o (Dio non voglia!) la serpe che portate in seno, e non vi decidete di strozzare, un giorno o l’altro vi morderà, vi avvelenerà e forse vi ucciderà”. Le “squame della serpe velenosa avviticchiata ai fasci littori” si chiamano per Giuliotti idealismo, neo-paganesimo, futurismo, dannunzianismo, filo-cattolicismo ateo, cavourrismo, garibaldinismo e mazzinianismo…

Sanguinetti dedica poi spazio all’esame delle opere dello scrittore toscano iniziando dalla rivista La Torre. Organo della reazione spirituale italiana pubblicata nel 1913 e durata 11 numeri fondata assieme all’amico Federigo Tozzi (1883-1920) come manifesto dei cattolici e dei reazionari contro la modernità. E curiosamente non molti anni dopo, nel 1930, su suggerimento dello psicoanalista Emilio Servadio (1904-1995), Julius Evola (1898-1974) chiamò la sua rivista appunto La Torre. Due personalità ben distanti e su fronti opposti, il cattolico contro-rivoluzionario e il pensatore neo-pagano, ma entrambi uniti dalla rivolta contro il mondo moderno.

Del resto, Giuliotti non ebbe timore a dire di se stesso: “ Io sono, per temperamento, un cattolico dell’estremissima destra”( Lettera a padre Enrico Rosa). Il linguaggio intransigente di questa esperienza che prende di mira socialisti, futuristi, borghesi, femministe, massoni e tutti gi “ismi” del mondo moderno, proseguirà nelle opere che gli hanno dato fama: L’ora di Barabba (1920) e il Dizionario dell’omo salvatico (1923) scritto assieme a Papini ma rimasto incompiuto al primo volume. Questi libri fatti di aforismi brevi o lunghi alcune pagine, ritratti e profili di contemporanei oggi verrebbero bollati come “hate speech” dall’imperante politicamente corretto.

Il libro di Sanguinetti è completato e arricchito da una pregevole antologia di prose e poesie di Giuliotti, in cui si evidenzia l’eccezionale afflato religioso e da una serie di fotografie che illustrano luoghi e personaggi. Sanguinetti nella conclusione ritiene che “Giuliotti – alla stregua degli altri due grandi anti-moderni che preferirono l’emarginazione all’auto da fé nel progresso, Gustave Thibon e Nicolàs Gòmez Dàvila (1913-1994) – sia una figura che sia obbligatorio conoscere, come ha fatto lui, combattere contro il virus dissolutore di ogni valore metafisico di cui è veicolo la modernità radicale , in tutte le sue molteplici e variegate forme, contro, cioè, quella Rivoluzione, la cui essenza profonda è la reiterazione plurisecolare di quel “non serviam” verso Dio pronunciato alle origini della creazione”.

Franco Maestrelli

Oscar Sanguinetti, Per una reazione spirituale italiana. La militanza letteraria di Giuliotti “il salvatico”, con invito alla lettura di Alessandro Scarsella, D’Ettoris Editore, Crotone 2021, pp. 180, euro 17,90