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venerdì 12 febbraio 2021

Don Morselli: "Lettera alla legge naturale (visto che nessuno le scrive)"

«certamente esiste una vera legge: è la retta ragione; essa è conforme alla natura, la si riscontra in tutti gli uomini; è immutabile ed eterna; i suoi precetti richiamano al dovere, i suoi divieti trattengono dall’errore; ma essa però non comanda o vieta inutilmente agli onesti né muove i disonesti col comandare o col vietare. A questa legge non è lecito apportare modifiche né toglierne alcunché né annullarla in blocco, e non possiamo esserne esonerati né dal Senato né dal popolo, né dobbiamo cercare come suo interprete e commentatore Sesto Elio; essa non sarà diversa da Roma ad Atene o dall’oggi al domani, ma come unica, eterna, immutabile legge governerà tutti i popoli ed in ogni tempo, ed un solo dio sarà comune guida e capo di tutti: quegli cioè che elaborò e sanzionò questa legge; e chi non gli obbedirà, fuggirà se stesso e, per aver rinnegato la stessa natura umana, sconterà le più gravi pene» Cicerone, De Republica

Un po' di buon senso che manca oggi a molti uomini della Chiesa.
Cicerone, un pagano, ce lo ricorda, molti vestiti di rosso, se lo sono dimenticato.
QUI un altro articolo sul tema.
Luigi


28-01-2021, Alfredo Morselli, La nuova Bussola Quotidiana

Non permetti di uccidere l’innocente, nemmeno nel grembo della madre. Non permetti il divorzio, l’adulterio, la menzogna, esigi la famiglia formata indissolubilmente da un uomo e una donna, e non chiami genitore uno o due il padre e la madre. Non permetti ciò che tante costituzioni non solo permettono, ma dichiarano “incostituzionale” il contrario. Lettera alla legge naturale, visto che è così trascurata.

Carissima legge naturale,
Il mio caro Vescovo, Sua Eminenza Reverendissima Cardinale Matteo Maria Zuppi (che saluto filialmente), ha scritto una Lettera alla Costituzione italiana. Seguendo il Suo esempio, ho pensato di scrivere a Te: vedendo che sei così dimenticata, trascurata, e che nessuno ti scrive, ti scrivo io, povero parroco di un paesino di montagna.

Non c'è più pietas per gli anziani e tu hai più anni della Costituzione italiana, che al tuo confronto è meno di una neonata. Tu esisti da quando è stato creato il cuore del primo uomo, e sei come relegata in casa di riposo. L’assemblea costituente che ti ha generato era composta da Tre Persone non elette, ma, a differenza dei non eletti che attualmente governano l’Italia, avevano tutto il diritto di promulgarti.

Erano l’On. Padre, l’On. Figlio, e l’On. Spirito Santo. Pur non conoscendo personalmente gli Autori, anche i pagani ti hanno riconosciuto nel profondo del loro cuore e hanno compreso che ciò che percepivano non era farina del loro sacco, ma opera di qualcuno più grande di loro.

Ad esempio Cicerone aveva già spiegato che «certamente esiste una vera legge: è la retta ragione; essa è conforme alla natura, la si riscontra in tutti gli uomini; è immutabile ed eterna; i suoi precetti richiamano al dovere, i suoi divieti trattengono dall’errore; ma essa però non comanda o vieta inutilmente agli onesti né muove i disonesti col comandare o col vietare. A questa legge non è lecito apportare modifiche né toglierne alcunché né annullarla in blocco, e non possiamo esserne esonerati né dal Senato né dal popolo, né dobbiamo cercare come suo interprete e commentatore Sesto Elio; essa non sarà diversa da Roma ad Atene o dall’oggi al domani, ma come unica, eterna, immutabile legge governerà tutti i popoli ed in ogni tempo, ed un solo dio sarà comune guida e capo di tutti: quegli cioè che elaborò e sanzionò questa legge; e chi non gli obbedirà, fuggirà se stesso e, per aver rinnegato la stessa natura umana, sconterà le più gravi pene» (1).

Tu non permetti all’uomo di decidere ciò che è giusto, ma insegni agli uomini a fare i giusti. Non ti moltiplichi in mille articoli o commi, ma sei di poche parole; in dieci parole dici già tutto a chi vuole intendere.

Non permetti di uccidere l’innocente, nemmeno nel grembo della madre. Non permetti il divorzio, non permetti l’adulterio, non tolleri la menzogna, esigi la famiglia formata indissolubilmente da un uomo e una donna, e non chiami genitore uno o due il padre e la madre. Non permetti in pratica ciò che tante costituzioni non solo permettono, ma dichiarano “incostituzionale” il contrario.

Non permetti che l’uomo si ponga come centro assoluto, non sei “naturalista”, ma rimandi a un ordine superiore, non creandolo tu stessa, ma quasi aspettando un cenno dall’alto. Ci dici che siamo fratelli, ma ci dici che per esserlo dobbiamo avere lo stesso Padre.

Sei molto discreta, o Legge naturale; non imponi vaccini, non dici di accogliere indiscriminatamente tutti gli immigrati; ma ci dici di amare la vita e di essere solidali, e lasci all’uomo il compito di decidere prudentemente e generosamente come.

Sopra di Te non c'è una corte costituzionale, e neppure un parlamento, perché sei immutabile, come la natura umana. La ragione può leggerti, ma non ti può contraddire.

Accetti di buon grado che il Magistero della Chiesa ti ricordi agli uomini quando questi, feriti dal peccato e attratti un po’ troppo dal male, fanno finta di non sentirti e dimenticano qualche tuo dettame.

Ma anche il Magistero non si mette sopra di Te, ma ti ribadisce inchinandosi alla Tua autorità. O cara legge naturale, così dimenticata e negletta, ma così grande ed eterna, ricevi l’omaggio non di un Cardinale, ma di un povero parroco; a Bologna c'è un proverbio che dice “Piuttosto che niente, meglio… piuttosto”.

Ma quando trionferà il Cuore Immacolato di Maria – e trionferà sicuramente, perché la Madonna a Fatima non era in campagna elettorale e, a differenza di tanti politici che invocano la costituzione, mantiene le promesse – riceverai di nuovo gli onori dovuti, gli onori della fede e della ragione, ovvero – come diceva S. Giovanni Paolo II – delle ali dell’anima umana per volare fino a Dio.

(1) “Est quidem vera lex recta ratio naturae congruens, diffusa in omnis, constans, sempiterna, quae vocet ad officium iubendo, vetando a fraude deterreat; quae tamen neque probos frustra iubet aut vetat nec improbos iubendo aut vetando movet. Huic legi nec obrogari fas est neque derogari aliquid ex hac licet neque tota abrogari potest, nec vero aut per senatum aut per populum solvi hac lege possumus, neque est quaerendus explanator aut interpres Sexus Aelius, nec erit alia lex Romae alia Athenis, alia nunc alia posthac, sed et omnis gentes et omni tempore una lex et sempiterna et immutabilis continebit, unusque erit commune quasi magister et imperator omnium deus: ille legis huius inventor, disceptator, lator; cui qui non parebit, ipse se fugiet ac naturam hominis aspernatus hoc ipso luet maximas poenas”; Cicerone, De Republica, III, 22,33.