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venerdì 15 gennaio 2021

Don Alfredo Morselli: liceità del vaccino

Un'ulteriore riflessione di don Morselli sulla liceità del vaccino contro il coronavirus.
QUI il documento della Congregazione Dottrina della Fede e QUI un post di MiL sull'argomento.
Luigi

10-1-21

Ave Maria! 

Il caro amico don Curzio Nitoglia ha scritto un articolo in cui intende confutare un mio scritto sulla liceità dei vaccini. Ora provo io a spiegarmi meglio.

Scrivo queste righe da un letto di un reparto covid, approfittando delle ore notturne: sono uscito dalla terapia intensiva da 48 h.

Vedo la Vigna del Signore così devastata da errori e anche da divisione tra buoni che nonostante i pesanti acciacchi, non riesco a tacere.

Prendendo le distanze accuratamente da chi considera il vaccino Pfizer il nuovo sacramento, voglio tranquillizzare tanti buoni cristiani terrorizzati da improvvidi zeloti: vi potete vaccinare (non “vi dovete”, vi “potete”), se ritenete che ciò sia un certo bene.

1. Compito del moralista non è realizzare una puntata di super-quark o discutere del great-reset e del modialismo satanista (di assolutamente non nego l’esistenza); il moralista risponde a una prima fondamentale domanda del fedele: “Padre, faccio peccato se mi vaccino?”

NB. Non “Padre, è prudente vaccinarsi”? o altre domande analoghe fondamentali. 

Semplicemente un certo tipo di risposte non sono date dal moralista, che – NB – non si lava le mani di tutto il resto – ma umilmente si mantiene entro l’oggetto del suo proprio abito.

In termini tomistici, la domanda a cui il moralista prova rispondere è: “Permetto in me, compiendo un certo atto, la realizzazione progressiva fino alla misura perfetta, dell’immagine di Dio” (de homine viatore secundum quod est imago Dei)?

2. A questo punto bisogna analizzare l’atto in sé e trovare il punto di partenza per detta analisi.

La prima discriminante è:

“Quell’atto – se compiuto con piena avvertenza e deliberato consiglio – è sempre, solo, comunque peccato, oppure, in base a tutto il plesso delle fonti della moralità (quindi anche intenzioni e circostanze), potrebbe anche essere lecito?

3. Cogliamo ora la fattispecie dell’atto di utilizzo del vaccino Pfizer:

Introduzione in cellule umane di molecole di mRNA prodotte sinteticamente senza uso di cellule fetali umane; tuttavia, al fine di verificare l’operatività in vivo di dette molecole, queste sono state introdotte una tantum in tessuto derivato da coltivazione di cellule derivate a loro volta da un feto abortito (a suo tempo, non in vista di detta sperimentazione).

NB 
il mRNA introdotto non è propriamente virale (pur portandone una certa somiglianza formale)
il mRNA induce la produzione di una proteina che è più umana che virale (prodotta cioè dalla cellula umana e non da virus), che darà luogo alla reazione immunitaria.
il DNA umano non entra in questa produzione né causalmente né esemplarmente, né viene modificato dal mRNA introdotto (non è possibile)

4. A questo punto dobbiamo vedere se detto atto è morale. E per far questo dobbiamo smascherare una premessa che, pur animata di ottime e sante intenzioni, rimane un errore.

Detta premessa può essere così espressa:

A) L’aborto è un crimine così orrendo… (vero!)

B) che qualunque altro atto sia relazionato con esso è peccato (falso: conclusioni più ampie delle premesse)

5. Prova di B): 

es. 1) Un minatore può estrarre ferro dalla miniera pur sapendo che verrà utilizzato per costruire bisturi.

Es. 2) Un medico può trarre utili informazioni da autopsie su feti abortiti (ovviamente post factum e non avendo compiuto aborti in vista di benefici)

Es. 3) Un medico sta compiendo un aborto; “Infermiere mi passi il bisturi”; l’infermiere NON PUÒ assolutamente; “Infermiere, c’è un imprevisto; mi passi il bisturi perché la paziente sta morendo”; l’infermiere, nello stesso intervento, DEVE passare il bisturi.

6. La radice dell’errore. Prima di Veritatis splendor era tristemente in auge (e dopo Amoris laetitia sta ritornando) l’errore del proporzionalismo; secondo certi autori, certe azioni (es. assumere contraccettivi) non possono essere valutate in sé; sarebbero azioni analoghe alla digestione, a-morali o pre-morali, e solo un bilancio esistenziale-utilitaristico permetterebbe la valutazione dell’atto (Il famigerato “Quando non è possibile fare altro…”)

Ora, certi bravi difensori della vita, compiono l’errore opposto per diametro: invece dell’azione materiale totalmente a-morale (modernisti), essi considerano l’azione materiale già valutata moralmente a prescindere dal giudizio morale e dall’analisi dell’oggetto dell’atto (materia E circostanze E intenzioni).

7. Allora perché può essere lecito l’uso del vaccino Pfizer? Perché si tratta di cooperazione materiale remota, da sempre ammessa dalla teologia morale.

Si può forse dire che l’utente finale del vaccino coopera formalmente con…

– i genitori che hanno abortito…

– con le multinazionali farmaceutiche…

– con organizzazioni che praticano commercio di organi di feto abortito?

R. Il paziente vuole vaccinarsi, e non vuole né abortire, né produrre vaccino, né commerciare organi, né concorre nel nostro caso all’uccisione di un feto

Quindi si tratta di cooperazione…

1) materiale: (non c’è NULLA di formale)

2) remota: (nella serie della concatenazione causale l’aborto e l’utilizzo del vaccino è remota; esempio: l’operaio che fabbrica il bisturi è remotamente collegato con le azioni che il chirurgo fa utilizzando il bisturi).

3) involontaria; il vaccinando non approva assolutamente l’aborto origine della disponibilità del tessuto

Inoltre, non si compie un’azione cattiva per ottenere un bene, in quanto l’azione cattiva è già stata compiuta.

8. Corollari. È lecito l’uso di un vaccino che potrebbe essere pericoloso?

Se fosse vero che l’uso di un farmaco può essere lecito sempre e solo dopo un sperimentazione adeguata, nessun farmaco sarebbe lecito. O il farmacologo ha la sfera di cristallo, oppure non potrebbe cominciare. Ci vuole la possibilità di un prudentissimo inizio.