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martedì 4 agosto 2020

La fabbrica di vescovi nell'Italia di Francesco

Un interessante articolo di Matzuzzi su Il Foglio.
Aggiungo io, se non sei modernista non ti pigliano....
Luigi


Francesco, zitto zitto, cambia la mappa dei presuli italiani. E’ qui la vera rivoluzione, altro che Ior
di Matteo Matzuzzi, 2 Agosto 2020


Qui se n’era parlato più volte e più i mesi passano e più se ne ha conferma: la vera rivoluzione di Papa Francesco non ha a che fare con lo Ior o i preti ammogliati, bensì con le nomine dei vescovi.
Se ci si pensa un attimo, è il terreno più semplice per attuare quel cambiamento profondo e irreversibile che Bergoglio vuole imprimere alla chiesa. Guardiamo all’Italia, dove sono sempre più frequenti le “prime nomine”, presuli cioè pescati tra le file dei semplici parroci e mandati a coprire le diocesi vacanti. Ben pochi sono i trasferimenti, cosa che farà sorridere dal cielo il compianto cardinale Bernardin Gantin, instancabile sostenitore del fatto che il vescovo sposa una cattedra per sempre. Dopotutto, non è un professore di ruolo trasferibile a ogni anno scolastico. Pochi giorni fa, l’ennesima conferma: a Piacenza, dopo il pensionamento di mons. Gianni Ambrosio, ci va il trevigiano Adriano Cevolotto, vicario generale della diocesi veneta che lì fu nominato da mons. Gianfranco Agostino Gardin, emerito di Treviso e molto in auge ultimamente (era il coconsacrante principale di mons. Marco Tasca a Genova). E proprio Tasca conferma la regola: altro che spostamento di vescovi da una città all’altra: si mette vino nuovo nelle otri. E’ uno schema che si ripete e che probabilmente sarà adottato anche a Bari e, forse, Napoli. Si vedrà. L’unica eccezione, paradossalmente, è quella legata alla diocesi più grande d’Italia, Milano: a Scola è succeduto Delpini, il suo vicario generale. Sorprese di Francesco.

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