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martedì 21 luglio 2020

Il vescovo tira le orecchie al prete che ha unito civilmente due donne. Ma solo per aver esercitato una funzione pubblica, inibita ai sacerdoti dal diritto canonico. Ci si aspettava un po' di coraggio in più.

Ormai il fatto è noto: a Sant'Oreste (Roma Capitale), un parroco ha chiesto ed ottenuto la delega per potere svolgere le funzioni di ufficiale di stato civile ed unire civilmente due donne omossessuali.
E così, l'11 luglio 2020, nell'apposita sala comunale, le donne si sono unite alla presenza del sacerdote, don Emanuele Moscatelli, che, secondo quanto previsto dalla legge, indossava persino la fascia tricolore. 
Qui per leggere la notizia diffusa da Adnkronos (20.07.2020).
La notizia è stata riportata anche da Avvenire
che per primo tra i media, ha riferito una
circostanza che parrebbe dimostrare, per l'ennesima volta, l'annacquamento della personalità del clero di fronte al pensiero dominante. 
Orbene, è pur vero che a seguito di tale inopportuno gesto, il vescovo di Civita Castellana,
mons. Romano Rossi, ha richiamato il suo sacerdote, gli ha fatto capire di "aver fatto una fesseria" , e che, dimessosi spontaneamente, manderà un nuovo parroco a Sant'Oreste e assegnerà don Emanuele, dopo un periodo di riflessione e a momento debito, ad altro incarico (qui).
Ma il fondamento della decisione del vescovo, che si è affrettato a rassicurare che il sacerdote non è incorso in nessuna censura canonica, sembra essere non tanto il fatto che il sacerdote abbia unito civilmente (che già sarebbe grave di per sé) due persone omosessuali (fatto ancor più grave), ma... che assumendo le funzioni di ufficiale di stato civile abbia violato il canone 285 § 3 che vieta "ai chierici di assumere uffici pubblici, che comportano una partecipazione all'esercizio del potere civile" (CIC).
Non ci sentiamo di condividere, almeno con riferimento a questa circostanza, l'articolo di sostegno di La Nuova Bussola Quotidiana a Mons. Rossi. Se pur sono vere le considerazioni sui rischi che correranno i sacerdoti che mai si dovessero rifiutare di sposare (ma in chiesa e con rito religioso) due omossesuali, non ci paiono azzeccate le lodi nei confronti del vescovo che sembra un po' cerchiobottista: da un lato definisce come "fesseria" la scelta di don Emanuele ma dall'altro precisa che la fesseria è dovuta alla violazione di un canone sull'incompatibilità del chierico a svolgere un ufficio pubblico. 
[Che poi, a ben vedere, tale canone troverebbe una parziale deroga proprio in ambito matrimoniale, anche se non è questo ovviamente il caso. In virtù del Concordato tra Stato e Chiesa (art. 34, Concordato 1929; art. 8 Nuovo Concordato 1985; n. 23 Accordo di revisione c.d. di "Villa Madama" 18.2.1984) al sacerdote cattolico durante il rito del matrimonio canonico è riconosciuta dallo Stato la funzione di "pubblico ufficiale" (non propriamente quella di ufficiale di stato civile) al fine di poter ricevere il consenso dei nubendi. In tale veste, la legge gli imponte anche gli oneri propri del ufficiale di stato civile (svolgere determinati atti e rispettare precise formalità di legge) al fine di estendere al matrimonio sacramentale gli effetti del matrimonio civile. Questo, tra l'altro, è il motivo per cui i parroci devono essere cittadini italiani (art. 22 e n. 8 Accordo di Revisione)].
Se pur plaudiamo il coraggio e la fermezza del Vescovo nei confronti di una condotta comunque errata di un proprio sacerdote e la sua decisione di spostarlo, avremmo preferito un po' di coraggio in più nel rimarcare che tale errore non si ferma ad una violazione prettamente giuridica (del canone 285 §3) ma arriva anche, soprattutto e persino a violare la morale cattolica e il volere divino (can. 1055 § 1, can. 1057 § 2 CIC, n. 1601 e ss. Catechismo della Chiesa Cattolica) per essersi il sacerdote prestato ad un'unione civile, di una coppia omossessuale che mina doppiamente il significato e il valore della famiglia cristiana tra uomo e donna. 

Certo: questo avrebbe senz'altro scatenato (ancor di più) le reazione della lobby gay, ma è quello che ci si sarebbe aspettati da un pastore coraggioso e coerente, che non teme di proclamare la Verità pur di scontentare il mondo. 
Roberto

4 commenti:

  1. Ma quante ne andate a cercare ! Il vescovo ha provveduto in maniera decisa e rapida. Questo è il messaggio base. Poi ci sarà tempo e sede opportuna per scrivere un trattato di teologia sacramentale e di diritto canonico.

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    1. Chissà perchè invece se un sacerdote celebra col rito antico disobbedendo al vescovo o critica Bargoglio per le eresie che commette viene sospeso a divinis e pure scomunicato!!

      Falsi, ipocriti, sepolcri imbiancati!

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    2. Il vescovo ha fatto "qualcosa" solo perchè è successo un putiferio sul web....altrimenti la notizia passava in sordina e non gli succedeva un bel nulla!

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  2. Il fatto vero è che per voi tradizionalisti i vescovi ed i sacerdoti "non allineati" alle vostre idee non faranno mai abbastanza.

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