Un giornalista agnostico di Italia oggi racconta una sua gita a Fidenza (PR) e la sua impressione entrando nel Duomo intitolato a S. Donnino durante una S. Messa, valutando la differenza tra la miserevole mensa moderna e il vecchio altare:
"È dal Concilio Vaticano II, che la posizione del sacerdote ha subito una rotazione: non più col viso rivolto verso la Pisside con l'Ostia consacrata (che, secondo i cattolici, è corpo di Cristo), quindi a Dio, ma rivolto verso i fedeli. E mai come domenica, nel Duomo di San Donnino a Fidenza, si capiva che, con questo cambiamento, il sacerdote celebrante aveva perso ogni carisma, ogni collegamento col Dio del dogma e del mistero ed era diventato un fedele come gli altri, dotato di facoltà terrene delegategli da una Chiesa meno (o forse non) dilagante col suo Dio".
Da leggere.
Luigi
Pensieri in libertà in una mattinata nello splendido Duomo di Fidenza: fu opportuna la scelta del Concilio di ruotare il sacerdote verso i fedeli?
di Domenico Cacopardo, 3-6-20
L'ultima domenica di maggio, col suo sole terso e una leggera brezza, ha, finalmente, invogliato me e mia moglie a dedicarci alla classica gita fuori porta. Era dall'anno passato che, per varie ragioni, l'ultima, ovviamente, il Covid-19, non mettevamo il naso fuori da Parma, la città dove abitiamo. Ho scelto Fidenza, una città alla quale, per motivi familiari, sono molto legato: ci avevo accompagnato, da bambino, mia madre. In città vivevano i suoi zii e, nelle visite ai suoi, a Piacenza, non mancavamo di passare qualche giorno nella città di San Donnino. Ci ero capitato, di tanto in tanto, negli ultimi anni e avevo inutilmente cercato di rivedere il Duomo (dedicato, appunto, a San Donnino), ma non c'ero riuscito a causa di importanti e interminabili restauri.
Una chiesa importante, questa, che risale al 1117, la cui facciata, romanica, è attribuita a Benedetto Antelami, l'artista nato in Val d'Intelvi che ha operato soprattutto nel parmense. L'interno, su 3 navate, vede già l'innalzarsi degli archi a sesto acuto tipici del gotico, lo stile appreso dai costruttori cristiani in Terra Santa ancora prima delle crociate (iniziate nel 1096).
E come tante altre chiese di quel periodo (ricordo, a memoria, il Duomo di Parma e altre, come S. Sisto a Viterbo e il Duomo di Acquapendente) è disposta su due livelli: quello dei fedeli e, più in alto, quello dei celebranti. Oggi, la luce limpida di una giornata pienamente primaverile (che può rendere molto gradevole la Bassa padana, priva per l'occasione dell'umidità e dagli umori che normalmente la percorrono) colpiva in modo suggestivo il vecchio altare sopraelevato. Il sacerdote celebrante era al pian terreno insieme al pubblico o, per meglio dire, i fedeli. Naturalmente, era quasi impossibile identificarlo, sistemato in un angolo del tempio, all'inizio della scalinata.Così, sullo stimolo visivo m'è venuto in mente un pensiero da miscredente o agnostico come sono.
La cultura scenografica della Chiesa, mutuata dai culti egizi, greci e romani, prevedeva che i celebranti non si confondessero col gregge dei fedeli postulanti. Erano in posizione elevata, a testimoniare un dialogo con Dio nel quale impetravano la misericordia a favore delle proprie pecorelle. O, come accade nelle chiese orientali, celati nel «santuario» da cui si intravvede qualche lembo dei paramenti e provengono le voci di affascinanti canti gregoriani.
Domenica, per esempio, un sacerdote posto nella parte elevata sarebbe stato illuminato dal sole mentre, sapientemente, la platea sarebbe rimasta in ombra, l'ombra che merita la massa informe e postulante. Chiunque avrebbe potuto immaginare che quel sacerdote stesse dialogando con la divinità ricevendone l'illuminazione giusta da trasmettere al suo gregge.
È dal Concilio Vaticano II, che la posizione del sacerdote ha subito una rotazione: non più col viso rivolto verso la Pisside con l'Ostia consacrata (che, secondo i cattolici, è corpo di Cristo), quindi a Dio, ma rivolto verso i fedeli. E mai come domenica, nel Duomo di San Donnino a Fidenza, si capiva che, con questo cambiamento, il sacerdote celebrante aveva perso ogni carisma, ogni collegamento col Dio del dogma e del mistero ed era diventato un fedele come gli altri, dotato di facoltà terrene delegategli da una Chiesa meno (o forse non) dilagante col suo Dio.
Da miscredente e agnostico una prova visibile, toccabile della laicizzazione del cattolicesimo e del crollo della sua sacralità che, per tanti secoli, a torto o a ragione, c'è stata ed è stata riconosciuta dal corpo laicale. Un crollo reso altresì evidente dalla sua reazione alla pandemia: una risposta tutta terrena, così terrena da aver rinunciato al rapporto con la trascendenza garantitole dal rito della Messa e dalla Comunione.