“Perchè siano svelati i pensieri di molti cuori” [Lc 2,25-35]
Nonostante i ripetuti, indecorosi lecchinaggi di una parte della gerarchia cattolica italiana nei confronti del governo italiano la ghigliottina , che non ha mai smesso di lavorare, azionata a turno dai partiti governativi di sinistra, dopo il lavoro autonomo sta ora tagliando la testa alle scuole paritarie (per lo più cattoliche) : le 12mila scuole, i 900mila allievi, i quasi 2 milioni di genitori e i 100mila dipendenti discriminati ed abbandonati.
Come se non bastasse è stata pure presentata una proposta di legge da parte del partito governativo più importante che pretende "tutelare l’ateismo nell’art.1 della Costituzione" . Come sottolinea il giornalista Pasquale Ferraro: "...non ci è dato sapere il perché della proposta avanzata da 28 senatori pentastellati di modificare l’art. 1 della Costituzione. Comunque la proposta – sconcertante – vede come primo firmatario
il senatore Iunio Valerio Romano e tra i firmatari anche l’ex ministro Barbara Lezzi mira, secondo il suo promotore, a cristallizzare “il principio di laicità dello Stato, il quale si ricollega strettamente a una tutela più forte della libertà di religione e anche di professare il proprio ateismo” QUI
il senatore Iunio Valerio Romano e tra i firmatari anche l’ex ministro Barbara Lezzi mira, secondo il suo promotore, a cristallizzare “il principio di laicità dello Stato, il quale si ricollega strettamente a una tutela più forte della libertà di religione e anche di professare il proprio ateismo” QUI
A difesa dell' ignorata scuola paritaria che è parte del sistema scolastico nazionale e della libertà di scelta educativa, un diritto sancito per legge e anche dalla nostra Costituzione, il Vescovo di Pavia ha dignitosamente scritto al Ministro dell'Istruzione non esitando ad evocare il ripugnante, ma tragico nell'attuale concretezza, "pregiudizio ideologico".
AC
Lettera aperta del vescovo della diocesi di Pavia,
monsignor Corrado Sanguineti,
al ministro dell’Istruzione on. Lucia Azzolina.
Lunedì, 1 giugno 2020
Gentile signora Ministro,
Le scrivo a doppio titolo: come cittadino italiano e come vescovo della diocesi di Pavia, città che lei ben conosce, avendo conseguito la Laurea in Giurisprudenza presso l’Alma Mater Ticinensis.
Come cittadino e come pastore, che cerca di essere attento ai bisogni e alle fatiche del suo popolo, mi permetto di scriverLe in forma di lettera aperta, per farmi voce di tre realtà importanti della nostra amata Nazione, che coinvolgono la vita di migliaia famiglie.
La prima realtà è il mondo ricco e multiforme della scuola pubblica paritaria che rappresenta un segmento rilevante della realtà scolastica in Italia: le scuole paritarie di ogni ordine e grado, come Lei sa meglio di me, sono il 24% del totale con oltre il 10% di allievi italiani.
Si tratta di circa 900.000 studenti, 180.000 dipendenti e 12.000 istituti scolastici che svolgono un servizio scelto liberamente da molte famiglie, apprezzato e pubblico.
Non riesco a comprendere sinceramente perché finora il Governo, in cui Lei riveste l’alta responsabilità di essere Ministro dell’Istruzione, si sia mostrato così poco attento alle necessità di questo mondo della paritaria con tre possibili danni: -il rischio di ridurre e di deprimere un patrimonio rilevante d’insegnamento, d’educazione e d’esperienza che vede spesso un’attiva collaborazione tra genitori e scuole; - l’oggettiva offesa al diritto d’esercitare la libertà educativa, propria dei genitori, nella scelta di una scuola che, nel rispetto del percorso dell’istruzione pubblica, offra un’impostazione ideale condivisa dalle famiglie che la scelgono; - un grave danno economico, perché facendo morire le scuole paritarie, lo Stato dovrà sobbarcarsi il costo di circa 2,4 mld di euro (tanto sarà il costo a carico dello Stato per studenti e docenti che passeranno alla scuola statale dismesse): inoltre metterà sulla strada 180.000 dipendenti che non potranno essere riassorbiti tutti dagli istituti statali.
Come hanno scritto i vescovi italiani in un recente messaggio su questa delicata questione: « Le paritarie svolgono un servizio pubblico … permettono al bilancio dello Stato un risparmio annuale di circa 7.000 euro ad alunno: indebolirle significherebbe dover affrontare come collettività un aggravio di diversi miliardi di euro».
Si ha l’impressione di un “pregiudizio ideologico” che renda ciechi di fronte alla realtà, mettendo in pericolo il lavoro e il servizio di migliaia di cittadini italiani e non avendo nessuna considerazione per la libertà propria delle famiglie di indirizzare l’educazione dei propri figli anche nella scelta della scuola.
La seconda realtà è la scuola tutta: in questi mesi, le scuole sono rimaste chiuse; è vero che si sono attivate, con grande impegno dei docenti, forme d’insegnamento per via telematica.
Tuttavia è una situazione pesante sulle spalle delle famiglie e vi sono difficoltà legate alla disparità economica e sociale: non tutti hanno computer e tablet per ogni figlio, non tutti i bambini hanno genitori in grado di seguirli nell’uso di questi strumenti.
Per non parlare di chi ha figli con disabilità o deficit cognitivi. Inoltre, senza negare l’utilità di piattaforme digitali anche per la didattica, nulla può sostituire la lezione in classe, e l’esperienza dell’andare a scuola, stabilendo rapporti tra compagni e con i docenti: il bisogno di una relazione viva e diretta si fa imponente per i bimbi del nido, dell’infanzia e della primaria.
Ora noi rischiamo d’essere in Europa il primo paese che ha chiuso le scuole e l’ultimo che le riaprirà!
Deve essere una preoccupazione primaria e un dovere assoluto per uno Stato moderno pensare e trovare soluzioni che permettano a settembre di riprendere in sicurezza le lezioni, e sarebbe auspicabile che almeno per i bambini dell’infanzia e del nido, si potesse prospettare una parziale ripresa d’attività nella prima parte dei mesi estivi.
La terza realtà su cui mi permetto di richiamare la Sua attenzione è la situazione che da anni affligge lo stato d’insicurezza dei numerosi docenti precari: dietro ciascuno e ciascuna di loro c’è una famiglia, che patisce un’ingiusta e prolungata precarietà.
Si tratta d’insegnanti della scuola pubblica, statale e paritaria, che dopo anni di servizio, sono ancora appesi all’incertezza, magari costretti a sostenere concorsi poco dignitosi per avere ciò che dovrebbe essere un diritto acquistato sul campo: credo che uno Stato moderno deve trovare modi più adeguati per immettere progressivamente in ruolo questi docenti, senza i quali la scuola non potrebbe realizzare il suo servizio.
Le tre realtà che ho voluto richiamare e per le quali Le chiedo un impegno pieno e rispettoso dei diritti di tutti i soggetti, facendoci portatrice delle loro istanze nel Governo, sono decisive per il futuro del nostro paese, in questi prossimi mesi difficili che ci attendono.
Un Governo lungimirante e attento al bene comune dovrebbe mettere al primo posto l’educazione, la scuola, insieme all’università, alla ricerca e alla cultura, perché è qui che si formano gli uomini e le donne di domani, ed è qui che si costruisce un volto di una nazione realmente pluralista, libera, capace di promuovere il pensiero, l’ingegno e le risorse dei suoi cittadini.
Concludo e mi scuso se mi sono dilungato: forse, Signora Ministro, Lei si chiederà perché un vescovo scriva una lettera di questo tenore e contenuto a Lei.
La risposta è semplice: perché sono mi sta a cuore la nostra bellissima Italia, terra così profondamente segnata dalla fede cristiana, e perché, come cristiano e come pastore, nulla di ciò che è umano mi è estraneo.
Conto sulla sua sensibilità e responsabilità, e attendo di vedere passi positivi nella Sua azione e nelle scelte del Governo per la promozione di una scuola all’altezza delle sfide e dei tempi.
Le scrivo a doppio titolo: come cittadino italiano e come vescovo della diocesi di Pavia, città che lei ben conosce, avendo conseguito la Laurea in Giurisprudenza presso l’Alma Mater Ticinensis.
Come cittadino e come pastore, che cerca di essere attento ai bisogni e alle fatiche del suo popolo, mi permetto di scriverLe in forma di lettera aperta, per farmi voce di tre realtà importanti della nostra amata Nazione, che coinvolgono la vita di migliaia famiglie.
La prima realtà è il mondo ricco e multiforme della scuola pubblica paritaria che rappresenta un segmento rilevante della realtà scolastica in Italia: le scuole paritarie di ogni ordine e grado, come Lei sa meglio di me, sono il 24% del totale con oltre il 10% di allievi italiani.
Si tratta di circa 900.000 studenti, 180.000 dipendenti e 12.000 istituti scolastici che svolgono un servizio scelto liberamente da molte famiglie, apprezzato e pubblico.
Non riesco a comprendere sinceramente perché finora il Governo, in cui Lei riveste l’alta responsabilità di essere Ministro dell’Istruzione, si sia mostrato così poco attento alle necessità di questo mondo della paritaria con tre possibili danni: -il rischio di ridurre e di deprimere un patrimonio rilevante d’insegnamento, d’educazione e d’esperienza che vede spesso un’attiva collaborazione tra genitori e scuole; - l’oggettiva offesa al diritto d’esercitare la libertà educativa, propria dei genitori, nella scelta di una scuola che, nel rispetto del percorso dell’istruzione pubblica, offra un’impostazione ideale condivisa dalle famiglie che la scelgono; - un grave danno economico, perché facendo morire le scuole paritarie, lo Stato dovrà sobbarcarsi il costo di circa 2,4 mld di euro (tanto sarà il costo a carico dello Stato per studenti e docenti che passeranno alla scuola statale dismesse): inoltre metterà sulla strada 180.000 dipendenti che non potranno essere riassorbiti tutti dagli istituti statali.
Come hanno scritto i vescovi italiani in un recente messaggio su questa delicata questione: « Le paritarie svolgono un servizio pubblico … permettono al bilancio dello Stato un risparmio annuale di circa 7.000 euro ad alunno: indebolirle significherebbe dover affrontare come collettività un aggravio di diversi miliardi di euro».
Si ha l’impressione di un “pregiudizio ideologico” che renda ciechi di fronte alla realtà, mettendo in pericolo il lavoro e il servizio di migliaia di cittadini italiani e non avendo nessuna considerazione per la libertà propria delle famiglie di indirizzare l’educazione dei propri figli anche nella scelta della scuola.
La seconda realtà è la scuola tutta: in questi mesi, le scuole sono rimaste chiuse; è vero che si sono attivate, con grande impegno dei docenti, forme d’insegnamento per via telematica.
Tuttavia è una situazione pesante sulle spalle delle famiglie e vi sono difficoltà legate alla disparità economica e sociale: non tutti hanno computer e tablet per ogni figlio, non tutti i bambini hanno genitori in grado di seguirli nell’uso di questi strumenti.
Per non parlare di chi ha figli con disabilità o deficit cognitivi. Inoltre, senza negare l’utilità di piattaforme digitali anche per la didattica, nulla può sostituire la lezione in classe, e l’esperienza dell’andare a scuola, stabilendo rapporti tra compagni e con i docenti: il bisogno di una relazione viva e diretta si fa imponente per i bimbi del nido, dell’infanzia e della primaria.
Ora noi rischiamo d’essere in Europa il primo paese che ha chiuso le scuole e l’ultimo che le riaprirà!
Deve essere una preoccupazione primaria e un dovere assoluto per uno Stato moderno pensare e trovare soluzioni che permettano a settembre di riprendere in sicurezza le lezioni, e sarebbe auspicabile che almeno per i bambini dell’infanzia e del nido, si potesse prospettare una parziale ripresa d’attività nella prima parte dei mesi estivi.
La terza realtà su cui mi permetto di richiamare la Sua attenzione è la situazione che da anni affligge lo stato d’insicurezza dei numerosi docenti precari: dietro ciascuno e ciascuna di loro c’è una famiglia, che patisce un’ingiusta e prolungata precarietà.
Si tratta d’insegnanti della scuola pubblica, statale e paritaria, che dopo anni di servizio, sono ancora appesi all’incertezza, magari costretti a sostenere concorsi poco dignitosi per avere ciò che dovrebbe essere un diritto acquistato sul campo: credo che uno Stato moderno deve trovare modi più adeguati per immettere progressivamente in ruolo questi docenti, senza i quali la scuola non potrebbe realizzare il suo servizio.
Le tre realtà che ho voluto richiamare e per le quali Le chiedo un impegno pieno e rispettoso dei diritti di tutti i soggetti, facendoci portatrice delle loro istanze nel Governo, sono decisive per il futuro del nostro paese, in questi prossimi mesi difficili che ci attendono.
Un Governo lungimirante e attento al bene comune dovrebbe mettere al primo posto l’educazione, la scuola, insieme all’università, alla ricerca e alla cultura, perché è qui che si formano gli uomini e le donne di domani, ed è qui che si costruisce un volto di una nazione realmente pluralista, libera, capace di promuovere il pensiero, l’ingegno e le risorse dei suoi cittadini.
Concludo e mi scuso se mi sono dilungato: forse, Signora Ministro, Lei si chiederà perché un vescovo scriva una lettera di questo tenore e contenuto a Lei.
La risposta è semplice: perché sono mi sta a cuore la nostra bellissima Italia, terra così profondamente segnata dalla fede cristiana, e perché, come cristiano e come pastore, nulla di ciò che è umano mi è estraneo.
Conto sulla sua sensibilità e responsabilità, e attendo di vedere passi positivi nella Sua azione e nelle scelte del Governo per la promozione di una scuola all’altezza delle sfide e dei tempi.
+ Corrado Sanguineti
Vescovo di Pavia
Vescovo di Pavia
Fonte: Santuario di Santa Maria Apparente QUI
Immagine: la "Rivoluzione Culturale comunista maoista" ; su Il sud on line QUI
Leggere anche l'articolo di Luigi Amicone: "E così il buon Giuseppe Conte ci ha sfilato trent’anni di scuola paritaria"
La vitalità cattolica si misurerà sulla lotta per mantenere acceso in Italia il lumicino della libertà di educazione, oggi seriamente a rischio
Su Tempi QUI
RispondiEliminaE' proprio vero che "il sonno della ragione genera mostri"! Il ministro sa distinguere una scuola privata da una scuola paritaria? Sa che la scuola statale non è l'unica scuola pubblica? Sa che la scuola paritaria, in quanto scuola pubblica, ha gli stessi diritti costituzionali della scuola statale? Si rende conto del fatto che se le scuole paritarie muoiono centinaia di migliaia di alunni e studenti si riverseranno nelle scuole statali? Capisce che le scuole statali non hanno strutture adeguate per accoglierli? Immagino che qualcuno al Ministero della P.I. l'abbia informata! O anche nel "palazzo" hanno la mente offuscata da "pregiudizi ideologici"?
Apprezzando le parole del vescovo di Pavia che non esita a parlare di um "pregiudizio ideologico" verrebbe da dire, riferito alla CEI, chi è causa del suo mal...
RispondiEliminaBene, ma sua eminenza dovrebbe scrivere anche una lettera aperta ai suoi confratelli, chiedendo loro conto dell'ottusa acquiescenza nei confronti di una parte politica e di un governo che ha combattuto i valori più sacri del cristianesimo, a cominciare dalla vita, per finire alla libertà religiosa. È sconcertante l'alzare la protesta su questioni economiche, quando perdura il silenzio su principi e valori calpestati. Se la nostra cara CEI fosse attenta allo Spirito Santo, quanto lo è al portafoglio, avrebbe già scoperto la coda che spunta sotto le candide vesti dei nostri governati, campioni del nuovo umanesimo.
Eliminaattaccate sempre chi vuole il bene della scuola
RispondiEliminaLa scuola italiana è un pozzo senza fondo. Un sindacalista con cui ho parlato, ha candidamente ammesso che la scuola deve funzionare come ammortizzatore sociale... Non provano neanche vergogna, un comportamento parassita e scellerato volto ad aumentare il debito pubblico (che graverà sulle sfortunate generazioni future).
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminama quale è stato cancellato quello dove c'era scritto A**olina?
RispondiEliminaAbbattere i privilegi dei più abbienti è una cosa buona,indipendentemente dal governo Conte,che,comunque,non ha questo come obiettivo...anzi...Sono sicuro che,se al posto del governo attuale vi fosse un governo di cattolici,avreste difeso lo stesso le scuole private. Infatti è innanzitutto una questione di interessi economici. Posso infatti assicurare che la maggior parte di famiglie o di persone che frequentano scuole o università private fanno una vita atea,opposta ai valori cristiani e addirittura hanno legami proprio con omosessuali. Ed anzi,in Asia,dove non comandano i cinesi,ma i governi filo-americani e amici della Chiesa Cattolica occidentale,le università e le scuole private hanno tra i propri sponsor proprio realtà riconducibili alle lobby omosessualiste ed hollywoodiane. Secondo voi è giusto difendere sempre gli abbienti? Se i cattolici o i credenti in genere hanno amicizie atee e bevono insieme i cocktail al bar o condividono le proprie amicizie su facebook,perché impedire ai meno abbienti di pensare di poter studiare e di frequentare l'Università? Se la maggior parte dei vostri colleghi di partito(vedasi Lega),sono persone non praticanti e addirittura l'opposto della religione cattolica o dei valori fondamentali,perché impedire ai meno abbienti di studiare e di difendere la scuola,l'Università e la sanità pubblica? È una questione di interessi economici. La prima cosa che avvantaggia i laicisti è proprio questa impostazione di interesse e di materialismo economico da parte dei cattolici abbienti. Cercate di ascoltare anche l'opinione altrui sulle questioni economiche e sociali.
RispondiEliminaL'unica soluzione a qualsiasi crisi è solo e soltanto nello Stato. È quindi necessario e doveroso difendere tenacemente i pilastri della nazione,che sono l'istruzione,la scuola,l'Università e la sanità pubblica. Tutto ciò che è al di fuori di questi concetti di base,è latrocinio. Bisogna combattere assolutamente le caste e gli interessi dei privati. L'unico motivo per cui gli ambienti cattolici(e non solo cattolici) vengono in fin dei conti tollerati è proprio perché sono tra i maggiori difensori dell'istruzione privata.
RispondiEliminaNon chiedere cosa lo Stato può fare per te, chiedi cosa ti sta facendo. (Detto libertario)
RispondiEliminame lo sta mettendo
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