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sabato 20 giugno 2020

Card. Burke: L’amore del Signore Eucaristico

Dagli amici di TotusTuus.
Luigi

L’amore del Signore Eucaristico
Per noi nella Chiesa
Card. Raymond Leo Burke

Nella festa del Corpus Domini, celebriamo con grande solennità il dono del Corpo e Sangue di Cristo, la Presenza Reale di Cristo, nel Santissimo Sacramento. La Santa Eucaristia è il cibo della vita stessa di Cristo per sostenerci nella fede, nella speranza e nella carità, senza limite o condizioni.
Mettiamo dunque da parte ogni dubbio, ogni paura e qualsiasi scoraggiamento nel fare la volontà di Dio.

Quando Mosè era alla fine della sua vita, esortò i membri del popolo di Dio a rimanere fedeli all’alleanza di amore, che Dio Padre ha stretto con loro. Egli spingeva loro a ricordare la misericordia fedele e duratura di Dio, manifestata in modo alquanto impressionante dal dono della manna, un cibo non conosciuto da loro o dai loro padri, ma
che li ha sostenuti lungo le tribolazioni del loro pellegrinaggio di quarant’anni nel deserto per arrivare alla Terra Promessa (cfr. Es 16, 35).
Nello spinger loro a ricordare la manna, Egli ha evocato alla memoria il profondo significato del dono del «pane dal cielo» (cfr. Es 16, 4). Dio ha dato
loro la manna per far «capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore» (Dt 8, 3).

Fiducia totale in Dio
Come Mosè ha fatto ricordare al popolo di Dio, la fedeltà all’alleanza di misericordia e di amore che Dio Padre ha stretto con loro significa dipendenza totale a Dio ed alla Sua Provvidenza.

Significa fiducia totale: se noi rimaniamo fedeli all’osservanza di ogni Sua parola, Egli provvederà a tutto ciò di cui abbiamo bisogno ed anche di più. Tanto importante fu il significato della manna che Mosè, su comando del Signore, ordinò ad Aronne, Sommo Sacerdote, di metterne da parte una piccola porzione per conservarla per le generazioni successive, quale segno dell’alleanza di Dio con l’uomo (cfr. Es 16, 31-36).

La manna si prefigurò come segno meraviglioso dell’amore fedele e duraturo di Dio nella missione del Figlio nella nostra carne umana, affinché Egli ci salvasse dai nostri peccati e rimanesse in mezzo a noi sempre, quale cibo del nostro pellegrinaggio terreno alla Terra Promessa del Cielo. Questi è il Mistero della Fede, come la Chiesa proclama al momento della Consacrazione nel Santo Sacrificio della Messa. Riferendosi al dono della manna nel deserto, Nostro Signore Gesù Cristo spiegò il Sacramento, grande segno della nostra redenzione ovvero Se Stesso realmente presente per noi come Pane dal Cielo sotto le specie di pane e vino nella Santa Eucaristia.

Egli dichiarò: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo: Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6, 51).

Il significato delle parole di Gesù è chiaro e non ammette equivoci: Egli ci dà sacramentalmente la Sua carne, il frutto del Suo Sacrificio sul Calvario, quale Pane Celeste, per sostenerci lungo il pellegrinaggio terreno, che raggiunge la sua mèta nel Regno dei Cieli.

Celebrare con solennità
Nella festa del Corpus Domini, la Solennità del Ss. Corpo e Sangue di Cristo, il 20 giugno quest’anno, celebriamo con la più grande solennità possibile il dono del Corpo e Sangue di Cristo, la Presenza Reale di Cristo, nel Santissimo Sacramento.

A conclusione della Santa Messa, portiamo l’Ostia Santa, intronizzata nell’Ostensorio, in processione, per aiutarci a ricordare l’amore incommensurabile e incessante di Dio Padre per noi nel Suo unigenito Figlio, Gesù Cristo. La Sacra Ostia è come la manna, un segno impressionante dell’alleanza di amore di Dio con noi, ma anche incommensurabilmente di più. È il vero Sacramento, è il Corpo di Cristo offerto per noi, per la nostra eterna salvezza.

Portando la Sacra Ostia in processione, il sacerdote celebra più volte la benedizione del Santissimo Sacramento. Per il Rito della Benedizione, Cristo Stesso nel Santissimo Sacramento ci benedice e benedice tutto attorno. Le mani del sacerdote sono coperte dal velo omerale per render chiaro che è il Signore Stesso, realmente presente nel Santissimo Sacramento, a benedirci.

Celebrando con la più profonda gioia e gratitudine il dono del Corpo e Sangue di Cristo nel Santissimo Sacramento, le parole ispirate di Mosè risuonano nelle nostre orecchie con forza particolare. Benedetti nel partecipare al Sacrificio Eucaristico e nel dar culto al Santissimo Sacramento, frutto del Sacrificio Eucaristico, come potremmo dimenticare la fedeltà e la permanenza dell’amore e della misericordia di Dio per noi? Come potremmo cedere al dubbio circa il destino eterno del nostro pellegrinaggio terreno? Come potremmo cadere nella trappola più insidiosa di Satana, la tentazione allo scoraggiamento nel fare la volontà di Dio sopra ogni cosa, come ci è annunciato nel Decalogo ed esemplificato pienamente e perfettamente nelle virtù del Nostro Signore Gesù?

La vita eterna
Gesù Cristo, Dio Figlio Incarnato, Dio Figlio che ha versato la Sua Vita per noi sulla Croce, rimane sempre nella Chiesa e, nel modo più pieno e meraviglioso, nel Sacramento della Santa Eucaristia. Ricordiamo le Sue parole nel Vangelo: «Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me» (Gv 6, 57).

Nel suo commento per la festa del Corpus Domini, in L’anno liturgico, Dom Prosper Guéranger dichiara: «Il Verbo di Dio è dunque venuto in mezzo agli uomini, perché avessero la vita e l’avessero in abbondanza (Gv 10, 10). E siccome è proprio del cibo accrescere e mantenere la vita, Egli si è fatto cibo, cibo vivente e vivificante disceso dai cieli. Partecipando essa stessa della vita eterna, che attinge direttamente al grembo del Padre, la carne del Verbo comunica questa vita a chi la mangia».

Il Cuore di Gesù, perforato dalla lancia del centurione romano sul Calvario, rimane sempre aperto per noi. Gesù Cristo, seduto nella gloria alla destra di Dio Padre, non cessa mai di effondere in abbondanza dal Suo Sacratissimo Cuore la misericordia e l’amore di Dio nei nostri cuori.

In comunione col Corpo e col Sangue di Cristo
San Paolo, indirizzandosi ai primi cristiani di Corinto, che cominciarono a prendere la Santa Eucaristia come qualcosa di scontato ed a trasformare il Sacrificio Eucaristico in un’occasione per eccessi nel mangiare, rivelandosi apertamente negligenti verso affamati e bisognosi, dichiarò: «Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?» (I Cor 10, 16).

La Santa Eucaristia che adoriamo il giorno del Corpus Domini con grande solennità è veramente la nostra comunione col Corpo e Sangue di Cristo. La Santa Eucaristia è il cibo della vita stessa di Cristo per sostenerci nella fede, nella speranza e nella carità, senza limite o condizioni. Nella presenza del Santissimo Sacramento, siamo ispirati con nuovo entusiasmo e nuova energia a vivere in Cristo. Grazie alla Santa Comunione viviamo veramente in Cristo e siamo mandati, con Cristo, da Dio Padre a compiere la Sua missione di salvezza del mondo. Dobbiamo allora mettere da parte ogni dubbio, ogni paura e qualsiasi scoraggiamento nel fare la volontà di Dio, perché Cristo, che viene ad abitare in noi, compirà in noi quello che noi soli non saremmo mai capaci di compiere.

Pieni di profonda meraviglia
Mentre Cristo ci unisce a Se Stesso nel Sacrificio Eucaristico, preghiamo che le nostre menti siano sempre piene della memoria del Santissimo Sacramento e i nostri cuori pieni dell’amore per il nostro Signore Eucaristico. Preghiamo che, di fronte al grande mistero dell’amore di Dio Padre per noi in Gesù Cristo, manifestato soprattutto nel Sacrificio Eucaristico, siamo sempre pieni della più profonda meraviglia e della gioia, che nessuno ci può rubare. Che la nostra comunione nel Corpo e Sangue di Cristo trasformi la nostra vita in Lui e ci faccia fedeli e perseveranti strumenti dell’opera salvifica di Cristo nel mondo. Che la nostra processione col Signore Eucaristico porti a noi tutti la Sua benedizione, specialmente a quelli che si trovano in difficoltà, che si sentono lontani da Lui, che sono appesantiti dal dubbio, dalla paura e dallo scoraggiamento nel fare la volontà di Dio nella loro vita.

Grazie al nostro umile servizio, che tutti i nostri fratelli e sorelle riconoscano l’amore del Signore Eucaristico, per loro, nella Chiesa.

12 commenti:

  1. benedetto XVI potrebbe non ritornare. questa si che è una bella notizia

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  2. Celebrare con solennità...e il rito kikiano da lei più volte celebrato, che solennità esprime, eminenza?
    Ma fatemi il piacere!

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  3. Il Vaticano ha smentito e ha detto che tornerà a giorni (fonte Corriere.it)

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    1. Peccato, pensavo avesse capito che se si è dimesso si è dimesso, non è più papa, si deve vestire da cardinale e deve togliersi di torno. Ma tu guarda che caos ha creato sto benedetto Joseph!

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    2. Anonimo delle 12:43, magari! Qui sembra che si siano tutti abituati al fatto che ci sono DUE Papi in Vaticano con spesso uno che contraddice o rintuzza l'altro...a volte sembra si becchettino come i capponi di Renzo. Se questa non è un'immagine apocalittica, non so cosa possa esserlo.

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    3. Non mi risulta che un Papa possa dimettersi. Qualcuno fa come gli struzzi che non vogliono vedere. Rassegnatevi: Benedetto XVI c'è ancora.

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    4. Se non si può dimettere (l'hai deciso tu stanotte?) non doveva dimettersi! Il "papato emerito" è un mostro mai esistito nella storia della Chiesa. Rassegnati: di Papa ce ne può essere solo uno alla volta.

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    5. Anonimo 14:48

      Il Papa PUO' DIMETTERSI (è stabilito nel codice di diritto canonico) e ritorna cardinale (il titolo "Papa emerito" non esiste ed è un'invenzione modernista)!
      Essere Papa non è come l'ordinazione sacerdotale che è valida per sempre, ma segue "l'accettazione" fino a tempo determinato o indeterminato con la morte.

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    6. A parte che Papa e Pontefice (Romano) sono titoli, ciò che conta è l'essere Vescovo di Roma. Ma a parte questo, non si tratta di un ufficio o di una istituzione, non ci si può dimettere dall'essere Papa, si è Papa ad aeternum. Non confondiamo le leggi divine con quelle umane. È chiaro che laddove si parla di "dimissioni" di Benedetto XVI ci si vuole riferire, eventualmente, al fare e non all'essere. È grottesco che un cattolico non consideri più Papa un Papa che è ancora vivo. Studiate, e prendete atto della realtà fattuale.

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    7. È grottesco molto di più che un cattolico (?) accetti che esistono DUE Papi a Roma. Fa rabbrividire come si siano tutti già abituati a questa situazione apocalittica. Quindi anche Celestino V era "papa ad aeternum"? Si faceva chiamare "Papa emerito"? Fa' un po' te...ma capisco che con gli invasati ratzingeriani c'è poco da discutere.

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  4. Ma che fine hanno fatto i dubia?!? Anche questo cripto-modernista-pseudo-tradiionalista di cardinale qui ormai è andato (o forse non c'è mai stato...)

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    1. Aspetta e spera! Tutto dimenticato...la montagna non ha nemmeno partorito il topolino. Tanto è tranquillo perché può continuare a fare le sue sceneggiate con ermellini e cappe magne quando è stufo di "offrire" il novus ordo. Chi vede dei campioni della Tradizione in personaggi del genere non ha capito nulla della situazione in atto.

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