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venerdì 25 ottobre 2019

#sumpont2019 - 1 - Pellegrinaggio Summorum Pontificum: il convegno, 1° relatore e prime foto

Paix Liturgique, colonna portante dell'annuale pellegrinaggio dei fedeli legati alla liturgia di sempre, ha organizzato e finanziato anche quest'anno, come è ormai lodevole tradizione, il convegno sui temi che tanto ci stanno a cuore.

E il vostro cronista è qui per riassumervi il contenuto delle dotte relazioni.

Dopo gli indirizzi di benvenuto e apertura di Christian Marquant, presidente della meritevole Associazione, e del cappellano della stessa, l'abbé Claude Barthe, ha preso la parola un relatore venuto dalla "periferia del mondo", anzi proprio dalla "fine del mondo", come ci ha ricordato il relatore stesso con simpatica ironia: il prof. Rubén Peretó Rivas, argentino.

Il quale ha affrontato l'argomento su un aspetto culturale della sacra liturgia di sempre, mostrando come essa abbia conformato e fondato la stessa civiltà cristiana, senza la quale
essa non esisterebbe nemmeno nella forma che conosciamo e amiamo.

Potremmo partire dagli innumerevoli riferimenti letterari (il relatore ha citato ad esempio Du coté de chez Swann, dalla Recherche di Proust), ma nonostante i richiami degli intellettuali fin dai tempi del Concilio (si pensi all'appello che portò all cosiddetto indulto di Agatha Cristie, firmato non solo dalla giallista britannica, ma dal fior fiore degli scrittori inglesi), ha prevalso un'impostazione falsamente razionalista, per cui quel che non sembra comprensibile ad un livello immediato non merita approvazione. E una celebrazione in lingua ignota, apparentemente misterico e misterioso, sembra a questa tesi, già avanzata nel primo dopoguerra dal gesuita Navatel, dovrebbe cedere a spiegazioni in lingua corrente delle verità della Fede.


Eppure l'esperienza dimostra che cento lezioni di catechismo non ottengono l'effetto mistagogico di una S. Messa tradizionale: pensiamo, sempre per restare nell'ambito letterario, agli scittori che si convertirono proprio assistendo alle celebrazioni, come Huysmann e Claudel.

Poiché ad onta delle tesi utilitaristiche e razionalistiche, per cui il servizio domenicale deve servire alla catechesi, se non persino ad un mero scopo comunitario concreto come una raccolta di fondi per qualche fine benefico, la liturgia propriamente detta, ossia quella di sempre, agisce su un livello più profondo e coinvolgente. E, paradossalmente, più comprensibile: il canto del Te Deum agisce più e meglio della predica di un cardinale o perfino di un papa.

Lo dice la storia: il vescovo di Minorca del v secolo, Severo, racconta come gli Ebrei dell'isola si convertirono all'udire il canto mellifluo dei salmi, nel corso di celebrazioni per l'arrivo delle reliquie di s. Stefano.

Del resto, è stato detto che l'ordine benedettino convertì mezza Europa con la sola forza del culto: un coro ha cristianizzato i paesi ancora pagani del continente.

La restaurazione del rito e la risacralizzazione della liturgia non è quindi una decadente indulgenza all'estetismo, ma è la strada, l'unica strada, per l'evangelizzazione, di cui il mondo ha nuovamente tanto bisogno.

Una finalità missionaria, ha chiosato l'abbé Barthe. E se anche, ha aggiunto Marquant, il latino non è più insegnato nella maggior parte dei paesi, forse che i nostri antenati nelle campagne lo comprendevano?

Enrico




buffet iniziale


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