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venerdì 20 settembre 2019

Ricordiamo Benedetto XVI al clero romano: "Il vero umanesimo è solo in Cristo"

dal blog di Aldo Maria Valli
"Cari Sacerdoti,
torno a scrivervi nel desiderio di parlarvi di fedeltà al Signore e sequela a Gesù Cristo sull’esempio dei santi dodici apostoli.
Gesù passò tutta la notte pregando prima di sceglierli. Lo testimonia il Vangelo secondo Luca al capitolo 6. Quando fu giorno Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, detto Pietro; Andrea, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Ma chi sono i primi dodici apostoli?
Sono prima di tutto uomini scelti da Gesù, uomini che liberamente lo hanno seguito e liberamente hanno rinnegato, nutrito dubbi, persino tradito. Ma hanno anche amato il loro Maestro, fino all’estremo sacrificio della propria vita.
Che cosa insegna tutto questo al vostro sacro ministero? Provo umilmente a rispondere con le parole di san Filippo Neri che, riferendosi alla volontà propria, diceva: “Togliete questa e sarete santi!”, in quanto essa, la propria volontà, può orientare fuori dall’ambito di Dio, dal suo volere.
Invece è proprio nell’umile ubbidienza al Signore, e nella fede, che si raggiunge la gloria eterna. Che cosa dunque può insegnare la vita di ciascun apostolo a tutti voi? Senza dubbio che hanno accolto la volontà di Dio e così sono diventati “pescatori di uomini” alle reti della salvezza eterna. Hanno imitato Gesù accettando la propria croce, abbracciando la morte per amore del Padre nostro che è nei cieli! Ogni volta che penso a questo, il mio cuore esulta, il mio animo si commuove, consapevole che noi consacrati a Dio non possiamo vivere diversamente da un amore così totale!
Non vergogniamoci mai del Crocifisso. Non vergogniamoci di parlare di perfezione e santità fra noi e al prossimo. Non possiamo accettare gli errori del relativismo, la Parola di Dio oggi è verità, ieri era verità, domani sarà verità.
Se non vi nutrite di Cristo, che Vangelo porterete agli altri? Se non amate Maria Santissima, la Madre di Cristo, che fede porterete agli altri? Ecco perché bisogna vivere rimanendo nella Chiesa, accettando il suo Magistero di sempre e non “secondo me”.
Al riguardo impariamo dalle parole di Benedetto XVI nel suo discorso al clero di Roma, quando, nel maggio 2005, disse: «Questa, cari amici, è anche la vera natura del nostro sacerdozio. In realtà, tutto ciò che è costitutivo del nostro ministero non può essere il prodotto delle nostre capacità personali. Questo vale per l’amministrazione dei Sacramenti, ma vale anche per il servizio della Parola: siamo mandati non ad annunciare noi stessi o nostre opinioni personali, ma il mistero di Cristo e, in Lui, la misura del vero umanesimo. Siamo incaricati non di dire molte parole, ma di farci eco e portatori di una sola “Parola”, che è il Verbo di Dio fatto carne per la nostra salvezza. Vale dunque anche per noi la parola di Gesù: “La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato» (Gv 7,16).
Il vero umanesimo è solo in Cristo via, verità, vita; nel Cristo che è misericordia e giustizia, nel Cristo che ammonisce e dice «guai a voi» a chi scandalizza i piccoli, nel Cristo che proclama le beatitudini quando ci insulteranno, ci perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di noi per causa sua. La salvezza è nel Cristo che mette in guardia dall’adulterio, dalla superbia, dall’idolatria; nel Cristo che esorta alla porta stretta, al coraggio di essere segno di contraddizione, sale per la terra, luce per il mondo. La salvezza di cui voi siete gli strumenti imperfetti è nel Cristo che invita alla santità, alla vita eterna, non il Cristo delle deformazioni buoniste e ipocrite offerte dallo spirito di questo mondo, il cui principe è il diavolo.
Sacerdoti di Gesù, vi scrivo lieta di condividere un pezzetto della mia infanzia, quando, anche grazie all’educazione cristiana impartitami dai miei genitori, guardavo agli apostoli con ammirazione, certa che fossero sempre accanto a noi come guide capaci di suscitare il desiderio di imitazione, nel coraggioso annuncio del santo Vangelo. Invochiamoli, chiediamo la loro gloriosa intercessione. Chiedo a ciascuno di voi di mettere con fede il proprio nome accanto al nome di ciascun apostolo. Fatelo ora, non vi attardate, non abbiate paura di osare di essere apostoli fino in fondo. Ponete i vostri nomi accanto ai nomi dei primi dodici. Cari, reverendi padri, non è meraviglioso vedere i nomi di Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni e tutti gli altri santi apostoli, accanto ai vostri nomi?
Gesù vi ha chiamati, vi ha scelti, vi ha inviati per il Padre e lo Spirito Santo a essere sacerdoti dell’annuncio della Parola che porta sempre frutto duraturo, eterno, se accolta con amore in unione con Dio. Ma senza questa alleanza con Dio per Cristo, la sua Parola in voi diventa inefficace, si spegne. Invece, in Cristo, se nell’uomo vive l’ordine sacro in ubbidienza alla volontà di Dio, si diventa Alter Christus, un altro Cristo. Può esserci dono più grande?
Vi siete mai chiesti secondo quale criterio il Signore ha scelto proprio quei dodici uomini alla sua sequela? Gesù non scelse i più dotti né i più santi,eppure ha scelto proprio loro! E nella scelta di quegli uomini miseri, deboli, addirittura increduli, rinnegatori fino al gallo che ha cantato e incapaci di vegliare persino un’ora sola mentre Gesù attendeva l’arresto, egli, l’Amore incarnato, l’umile Agnello, sceglieva la sua Chiesa, la sua sposa, una, santa, cattolica, apostolica, santa perché edificata sulla propria santità, una perché uno è il Corpo del Signore.
Meditando dunque sulla chiamata dei primi dodici, ecco che sul cellulare mi arriva un prezioso dono della divina provvidenza che tutto dispone per il nostro maggior bene. Mi è giunto inaspettato il messaggio di un caro amico sacerdote che, commentando proprio Luca 6, 12-19, così scrive: “Ne chiamò dodici che furono apostoli. L’apostolo è scelto da Cristo non perché è più preparato di altri, non perché è più buono e disponibile, non perché è laureato o è più bravo di altri. È chiamato secondo un progetto divino che gli è sconosciuto. L’apostolo quindi può solo affidarsi a Gesù Cristo offrendo nel suo cammino di apostolato anche le sue debolezze e i tradimenti, le proprie difficoltà. All’inizio del cammino di apostolato c’è una elezione, una scelta da parte di Cristo di cui non sappiamo nulla, e questo deve riguardare anche noi che siamo stati eletti nelle nostre vocazioni in un certo momento. Per questo oggi ricordiamo il giorno in cui il Signore ci ha chiamato e la sua vocazione ha riempito di senso la nostra esistenza.Facciamo memoria di questa elezione sapendo che la vocazione apostolica è la chiamata a un amore incondizionato, a essere amati senza condizioni e ad amare senza condizioni”.
Cos’altro aggiungere? Solo una supplica a Maria santissima di proteggervi, custodirvi, guidarvi nel vostro sacerdozio, aiutarvi a rimettervi in piedi quando cadrete e lei, con santa premura, vi rialzerà come bambini che vacillano nei primi passi.
Ringrazio l’amico sacerdote che, con umiltà, ha voluto ricordarci che la vocazione sacerdotale riempie la vita di chi la riceve perché educa all’amore di Gesù Cristo, un amore che ama il peccatore, fino all’ultimo istante, nella sperenza della sua salvezza!
L’amore per il peccatore, mai per il peccato! Mai.
Madre Veronica

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