Pagine

sabato 31 agosto 2019

Nuova Zelanda: Il vescovo abbatte la Cattedrale

L'odio della new wave ecclesiale per i simboli vessillari cattolici si vede in questa vicenda della probabile demolizione della cattedrale di Christchurch in Nuova Zelanda  su decisione del nuovo vescovo Paul Martin, nominato da Francesco nel  dicembre 2017.
Nella foto sopra vedete la meravigliosa cattedrale (QUI), mentre sotto la foto dopo i danni (NON irrecuperabili) del terremoto.
Ma l'odio dei novatori non ha limiti.
Luigi

13-8-19 La Nuova Bussola Quotidiana, Nico Spuntoni
La cattedrale del Santissimo Sacramento di Christchurch sarà demolita. L'annuncio della decisione presa dal vescovo della diocesi neozelandese, monsignor Paul Martin, ha provocato grande delusione in molti parrocchiani e in buona parte della popolazione cittadina, cattolica e non. L'edificio di Barbadoes Street fu inaugurato nel 1905 grazie agli sforzi della comunità cattolica locale e dell'allora premier, Richard Seddon, e fu eretto sullo stesso luogo dove già nell'Ottocento i missionari maristi erano giunti a portare il loro conforto spirituale in un territorio a grande maggioranza anglicana.
Situata nel centro cittadino, la cattedrale è stata per più di un secolo il punto di riferimento principale dei fedeli di Christchurch, abitualmente chiamata "Basilica" nonostante l'assenza di una dichiarazione papale in tal senso. Il violentissimo terremoto (magnitudo 6.3) che ha colpito la città dell'Isola del Sud della Nuova Zelanda il 22 febbraio 2011 e le successive scosse di assestamento hanno danneggiato gravemente l'edificio. Una sorte analoga era toccata alla cattedrale anglicana, demolita subito dopo il sisma e 'sostituita' da un edificio in cartone realizzato dall'archistar Shigeru Ban e destinato a durare 20 anni.

Per la 'Basilica' cattolica, invece, non sembrava così scontato lo stesso epilogo: erano state demolite finora soltanto le parti più danneggiate, come la cupola. Tra le opzioni prese in considerazione, il precedente vescovo, monsignor Barry Jones, sembrava prediligere quella di un restauro dell'edificio danneggiato. Il presule era solito lodare con orgoglio la bellezza della struttura, ricordando come "le persone che vengono da oltremare non credono al fatto che un edificio di questa magnificenza possa esistere a questa estremità lontana del mondo".

La diocesi, sotto la sua guida, aveva avviato indagini per poter stabilire se fosse possibile un restauro o una ricostruzione che mantenesse la navata. L'amministrazione diocesana aveva anche lanciato il progetto di una raccolta fondi tra gli imprenditori della comunità locale ed anche all'estero per raccogliere i 70 milioni di dollari necessari per portare a compimento la ristrutturazione, da aggiungere ai 30 già stanziati.

Questo lavoro, però, si è interrotto con la morte del vescovo Jones. Il suo successore, monsignor Martin, aveva fatto capire ben presto di avere un orientamento diverso sul da farsi e, pur ritardando la decisione definitiva fino ad oggi, si era dichiarato sempre scettico sulla possibilità di procedere al restauro della cattedrale danneggiata. Anzi, l'attuale vescovo non aveva nascosto i suoi dubbi su quest'opzione - prediletta invece dalla maggioranza dei parrocchiani e dalla cittadinanza locale - sostenendo che sarebbe stato immorale spendere troppi soldi per quest'operazione, anziché destinarli al sostentamento di altre attività pastorali.

Le altre due opzioni prese in considerazione prevedevano la demolizione totale della vecchia struttura, in un caso con ricostruzione in loco, nell'altro con la vendita del terreno e la ricostruzione da effettuare in un'altra zona della città. Dopo mesi di analisi e valutazioni con un team di esperti, monsignor Martin ha rotto gli indugi e con una lettera pastorale ha comunicato di aver dato il via libera all'abbattimento della Basilica, senza nemmeno la possibilità di salvarne la navata, come auspicato dal suo predecessore, perchè troppo costoso. Questo comporterà anche lo spostamento delle salme dei tre vescovi che sono attualmente sepolti all'interno dell'edificio.

La decisione è stata accolta con grande tristezza dagli abitanti di Christchurche specialmente dalla comunità cattolica, già in subbuglio per la revisione del numero delle parrocchie avviata dal vescovo nei mesi scorsi e che porterà probabilmente ad una loro riduzione già nell'anno in corso. Sui social, molti di essi hanno espresso il loro dissenso, commentando la notizia con il racconto di un ricordo personale legato all'amata cattedrale e non nascondendo tutta l'amarezza per la perdita di un simbolo così importante della città neozelandese.

Scomparirà per sempre, così, quella che il grande scrittore irlandese George Bernard Shaw, durante una visita del 1934, ebbe a definire opera di "un Brunelleschi della Nuova Zelanda", arrivando addirittura a sostenere che ogni città avrebbe dovuto avere una cattedrale come quella.