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lunedì 15 luglio 2019

Foto della prima Messa di Don Daniele Di Sorco FSSPX; l'Omelia di don Enrico Doria

Domenica 14 luglio 2019 
V Domenica dopo la Pentecoste  
Priorato Madonna di Loreto 
Fraternità Sacerdotale San Pio X ( FSSPX )
Spadarolo di Rimini
Prima Messa Solenne 
del Sacerdote novello Don Daniele Di Sorco 
ordinato il 28 giugno scorso ad Ecône; 
Diacono don Enrico Doria, 
Suddiacono don Elias Stolz, 
Prete Assistente Don Chad Kinney 
I  Ministranti del Priorato
Ensemble Vocale In Dulci Jubilo 
Coro Gregoriano del Priorato 
Violino: Francesco Giovannini 
Organo: Annalisa Pagliarani

Don Enrico Doria ha pronunciato  la bella Omelia che riportiamo sotto.
Lo ringraziamo per la cortesissima concessione.
Alcune foto della celebrazione nella chiesa del Priorato di Rimini come sempre affollata di Fedeli per la maggior parte di giovane età!
Deo gratias!
AC



La benedizione ai Fedeli convenuti e il bacio delle mani del prete novello

La raccolta di offerte per il novello Sacerdote




L'Omelia  di don Enrico Doria 
alla Prima Messa Solenne di don Daniele Di Sorco 
nel Priorato di Rimini 

Carissimo don Daniele, è una grande gioia per noi tutti partecipare alla tua prima messa; e per me è motivo di commozione e di confusione: di commozione poiché soltanto sei anni fa occupavo io il tuo scanno ed è ancora vivo e forte il ricordo delle emozioni, delle attese e dei timori che agitavano allora il mio cuore; di confusione poiché quanto sto per dire circa la santità sacerdotale sarà per te d’augurio e per me di monito. 

La perfezione cristiana e a maggior ragione la perfezione sacerdotale è meravigliosamente descritta in una formula che la Chiesa adopera nel Santo Sacrificio della Messa e che d’ora innanzi ripeterai ogni giorno. 
Immediatamente prima del Pater, dopo aver scoperto il calice, fatta la debita genuflessione, prenderai con riverenza l’ostia e con essa traccerai cinque croci, tre sul calice e due fuori di esso, mentre pronuncerai queste parole; “Per ipsum, et cum ipso et in ipso est tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritu Sancti, omnis honor et gloria.” 

La gloria di Dio, innanzi tutto e soprattutto, è il fine della vita sacerdotale. 

Il ministro di Dio non dovrebbe avere altra preoccupazione in tutto ciò che fa o patisce; quando celebra i sacri misteri, quando amministra i sacramenti, quando istruisce i fedeli affinché li possano ricevere con le disposizioni richieste, quando studia affinché l’istruzione che dà ai fedeli sia conforme ai desideri della Chiesa. 

In ogni altra circostanza della sua vita, in ogni momento della sua giornata egli abitualmente non ricercherà altro: nel fare ciò che gli è penoso, la consapevolezza di compiere la volontà di Dio, ed in tal modo di rendergli la gloria che gli è dovuta lo sosterrà nella pena che diverrà allora dolce e lieve; quando invece i doveri saranno conformi alla sua indole, nel compierli si sforzerà di ricercare al di sopra del proprio compiacimento ancora una volta la volontà e la gloria di Dio, che attende da lui non solo quell’opera, ma anche il diletto che essa comporta.
Il Sacerdote tuttavia non ignora che tutta la gloria che la SS. Trinità riceve dai figli degli uomini deve salire ad essa a per mezzo di Cristo, con Cristo ed in Cristo. 

E chi meglio di lui può comprendere questa verità? 

Nel celebrare la Santa Messa, nell’amministrare i Sacramenti ed i sacramentali, nella recita del breviario egli ripete innumerevoli volte: “Per Dominum Nostrum J.C….”, e pertanto sa bene che Dio non gradisce altra preghiera se non quella che gli giunge per mezzo di Cristo, per Christum. 

Ma il Sacerdote sa anche che, per la grazia santificante e per la grazia sacramentale, gode di un’unione più intima con N.S.G.C. che gli permette di compiere ogni azione con Lui, cum ipso, acquistando in tal modo un valore immenso, come la goccia d’acqua che di per sé non vale nulla, ma, versata nel calice e mescolata col vino del sacrificio, si converte nel sangue di Cristo. 

Quanto importa allora al Sacerdote richiamare sempre allo spirito questa verità per rendere migliore ogni sua azione, purificandone l’intenzione; e quanto ancora gli è utile richiamare allo spirito questa verità per combattere e vincere l’abitudine, che insensibilmente si insinua e rischia di rovinare e guastare anche le azioni più sacre. 

Ed il Sacerdote sa infine di essere chiamato ad un’unione ancora più grande e più intima col suo divino modello. “Christus facti sumus”, dice s. Agostino, non dobbiamo divenire cosa diversa da lui, dobbiamo divenire lui, divenire Cristo, ambire a poter ripetere quelle parole di s. Paolo: “Mihi vivere Christus est”; la mia vita è Cristo, … “Poiché non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me.”  
Così il sacerdote potrà ripetere a sé stesso innumerevoli volte: “Non predico da solo, non benedico e non celebro da solo ma per mezzo di Cristo, con Cristo e in Cristo; e allo stesso modo potrà dire: non veglio e non dormo da solo, non mangio, non bevo e non digiuno da solo, e soprattutto non patisco e non soffro da solo poiché tutte queste cose le voglio fare o subire per mezzo di Cristo, con Cristo e in Cristo, poiché di Cristo sono ministro!"

E questa unione così stretta, questa identità che il sacerdote non deve mai smettere di ricercare, non dev’essere a suo solo profitto. 

Egli senz’altro deve tendere sempre alla perfezione e alla santità, ma secondo l’intenzione di colui che l’ha chiamato al sacerdozio; per rinnovare sull’altare il sacrificio del Golgota, e rendere in tal modo a Dio la gloria che gli è dovuta, ma anche per distribuire alle anime le grazie che Nostro Signore ha meritato sulla croce; per adorare ed onorare Dio e per portare col suo ministero e con la sua vita Dio alle anime e le anime a Dio. 
Compito arduo e impossibile all’umana fragilità e miseria! 

Non possono quindi mancare neppure al sacerdote i momenti di sconforto e i penosissimi momenti di desolazione. 
Ma troverà ancora una volta nella messa il mezzo per riprendersi, il sostegno sicuro al quale reggersi per non cadere. 
Nell’Introito della messa di oggi troverà queste consolanti parole che invitano alla fiducia: “Signore esaudisci il mio grido, con cui ti invoco, sii il mio aiuto, non abbandonarmi; non mi disprezzare o Dio mio salvatore. Il Signore è la mia luce e la mia salvezza, di chi dovrò temere!” 

E così, nella Sacra Scrittura, nel breviario, nella Santa Messa, nel rituale troverà il sacerdote scoraggiato un’infinità di richiami, di esortazioni di stimoli alla confidenza e alla pazienza nelle prove e nelle tribolazioni. 

Dopo la comunione il celebrante recita due preghiere che potrebbero essere il soggetto di una proficua meditazione. “Fa’ Signore che ciò che abbiamo ricevuto con la bocca, lo conserviamo con mente pura e di temporaneo dono ci diventi rimedio sempiterno. 
Fa’ Signore che il tuo corpo che ho ricevuto e il tuo sangue che ho bevuto aderiscano all’anima mia in modo che in me, che tu hai rinnovato con questi puri e santi sacramenti, non resti alcuna macchia di peccato.” 

La santità e la purezza sono di Dio solo e noi vi partecipiamo nella misura in cui ci apprestiamo a ricevere e conservare la verità e la grazia divina come il più prezioso dei beni da proteggere e difendere a costo di ogni fatica e rinuncia. 

La diffidenza di sé e la confidenza in Dio solo sono necessarie ad ogni cristiano, ma in modo tutto speciale al sacerdote proprio per la sua intimità sacramentale con Nostro Signore. 

Con queste considerazione non termina per te te l’augurio né per me il monito, e proprio per questa ragione siamo nella necessità di chiedere a Dio con preghiera insistente, specialmente per l’intercessione della Madonna Addolorata, la Madre dei sacerdoti, la grazia di poter essere e rimanere fedeli ai nostri impegni, di perseverare nel rendere a Dio la gloria che gli è dovuta, per Cristo con Cristo, ed in Cristo. 

E preghiamo ancora per le vocazioni, sacerdotali e religiose affinché Dio mandi degli operai nella Sua vigna. 

  
Foto 9 : Ecône 28 giugno 2019 don Daniele benedice i  parenti e gli amici dopo la sua Ordinazione.


Foto 10 : Livorno, domenica 7 luglio 2019 chiesa di Santa Maria Assunta in Torretta,  don Daniele ha celebrato la sua prima Messa Solenne nella sua amata Città natale alla presenza di tanti Fedeli e di alcuni Sacerdoti diocesani.

1 commento:

  1. Grati al Signore per il dono di un nuovo Sacerdote alla Sua vigna! C'è tanto bisogno di Sacerdoti per la santificazione delle nostre anime e per ricordarci che il nostro ultimo fine è quello riassunto in questo splendido canto mariano: " Andrò a vederla un dì - in cielo, Patria mia.Andrò a veder Maria, - mia gioia e mio amor.Al ciel, al ciel, al ciel,
    andrò a vederla un dì". Grazie alla Divina Provvidenza che ha disposto che don Daniele sia stato ordinato Sacerdote per sempre. Grazie agli instancabili Prelati e ai Sacerdoti della Fraternità San Pio X per le loro fatiche quotidiane tutte rivolte alla gloria di Dio! Dovremmo essere più vicini con l'affetto e con le nostre offerte a quei bravi e poveri Sacerdoti della Fraternità: Dio che dispone tutte le cose vuole che quella comunità ecclesiale si rallegri del dono di nuovi Sacerdoti!

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