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lunedì 17 giugno 2019

Viganò, McCarrick, intervista al Washington Post e molto altro sul verminaio ancora in corso

Per i nostri lettori, facciamo il punto degli ultimi sviluppi della vicenda del predatore omosessuale seriale card.  McCarrick,  di tutta la filiera di appoggi e omissioni che hanno coinvolto il S. Padre e parte del suo inner circle e che vedono ancora ai posti di comando molti dei prelati in qualche modo coinvolti (il Card. Farrel, Prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita e camerlengo di Santa Romana Chiesa, convivente con  McCarrick nella stessa casa per quasi sette anni,  uno per tutti):
  1. una lunga e approfondita (QUI Chiesa e Postconcilio) intervista all'Arcivescovo Carlo Maria Viganò sulla vicenda. 
  2. QUI sempre lo stesso sito cita una testimonianza di George Weigel, il biografo di Giovanni Paolo II, in cui afferma che "6 anni fa Viganò mi disse di aver richiamato l'attenzione del Papa sul caso McCarrick".
  3. QUI Magister ci spiega i maneggi degli spin doctors del S. Padre per evitare le domande su questo argomento (e su altri) e per correggere le risposte di Francesco, spesso imbarazzanti.
  4. QUI, sempre Magister ci spiega "Chi ha coperto le malefatte di McCarrick. I silenzi e le parole del papa".
  5. QUI le decine di post che MiL ha dedicato alla gravissima vicenda.
Preghiamo e speriamo che questo verminaio, come ci è stato promesso dalla S. Sede, venga  COMPLETAMENTE reso chiaro e che non finisca solo con la riduzione allo stato laicale di un cardinale  ottantanovenne ma si rivelino complicità e responsabilità a tutti i livelli, anche i più alti (QUI, inter alia su MiL, il filmato - scovato da MiL -  della conferenza di McCarrick  alla  Università di Villanova dell'11 ottobre 2013 in cui il cardinale, dopo aver premesso che "Bergoglio was a friend of mine" rivela tutta una serie di retroscena sull'elezione del Papa, delle strategie da mettere in atto dopo la sua elezione e dei suoi rapporti con Francesco stesso. Post e filmato che i nostri lettori dovrebbero veramente leggere e ascoltare, se non l'hanno già fatto).
Mater boni consilii ora pro nobis.
Luigi


11-6-2019 Chiesa e post concilio
Nella nostra traduzione dal Washington Post il testo integrale della recente lunga intervista dell'arcivescovo Carlo Maria Viganò
Nella sua prima lunga intervista da quando, lo scorso agosto, ha invitato papa Francesco a dimettersi, con l'accusa di aver coperto un responsabile di abusi sessuali, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha scritto 8.000 parole in risposta a quasi 40 domande rivoltegli via e-mail dal Washington Post. Di seguito è riportato lo scambio di oltre due mesi. Passaggi selezionati contenenti accuse non verificate sono stati rimossi. Altri sono stati leggermente modificati per chiarezza. La conversazione si è svolta in inglese.
VIGANÒ: Grazie per avermi dato la possibilità di rispondere alle vostre domande. L’ho fatto con la massima attenzione possibile e per amore alla Chiesa, che attraversa uno dei momenti più turbolenti della sua storia. Le mie risposte dettagliate si trovano dopo ciascuna delle domande, ad eccezione di quelle che riguardano la mia situazione personale, che considero irrilevanti nei confronti dei gravi problemi che la Chiesa si trova ad affrontare.


Quali sono i suoi pensieri sull’esito del vertice di febbraio sulla Protezione dei minori?

Insieme a molti fedeli, diaconi, sacerdoti, vescovi e cardinali cattolici autentici e affettuosi, ho pregato intensamente per il successo del vertice di febbraio, e sarei stato molto felice se esso avesse avuto successo. L’iniziativa di convocare tutti i presidenti delle Conferenze episcopali del mondo per un incontro a Roma, una novità nella storia della Chiesa, ha dato a molti la speranza che i gravi problemi che la riguardano venissero finalmente affrontati in modo chiaro.
Purtroppo, quell’iniziativa si è rivelata pura ostentazione, perché non si è visto alcun segno di genuina disponibilità ad occuparsi delle vere cause della crisi attuale. Infatti, la scelta da parte di Papa Francesco del Cardinale [Blase] Cupich, [arcivescovo di Chicago,] come [presidente della commissione] dell’evento, è stata di per sé inquietante. Ricorderà che Cupich aveva affermato che concentrarsi sulla crisi degli abusi sessuali era una “tana del coniglio” [questione complessa n.d.T.] e quindi la Chiesa avrebbe fatto meglio a non entrarvi, e che Papa Francesco aveva un “programma più ampio” e aveva bisogno di “portare avanti altre questioni”, come “parlare dell’ambiente e proteggere i migranti”. Ciò, detto dall’uomo scelto dal Papa per affrontare la crisi! I commenti di Cupich hanno creato una pubblicità negativa, e alla fine si è scusato, ma solo dopo che la sua accusa, secondo la quale l’intervista era stata ingiustamente diffusa, si è rivelata infondata. Non vedo alcuna prova che egli si sia impegnato a risolvere il garbuglio.
Anche le conferenze stampa durante il vertice sono state scoraggianti. Giornaliste, soprattutto alcune donne coraggiose di grande esperienza e professionalità, comprese alcune facenti capo a media laici, hanno cercato invano di ottenere risposte che avrebbero potuto offrire un minimo di credibilità al vertice. Per citare solo un esempio, l’arcivescovo [Charles] Scicluna, colto di sorpresa con una domanda sull’insabbiamento del papa dello scandalo del vescovo argentino Gustavo Zanchetta [qui] – “Come possiamo credere che questa sia in realtà l’ultima volta che sentiremo “niente più insabbiamenti” quando, in fin dei conti, papa Francesco ha coperto qualcuno in Argentina che aveva un porno gay che coinvolgeva minori? – ha pronunciato queste parole imbarazzanti: “Riguardo al caso, non sono, non sono, non sono, sai, non sono autorizzato…..”. A dire il vero la risposta inetta di Scicluna ha dato l’impressione che non fosse autorizzato, ci si può chiedere da chi. Il direttore ad interim dell’ufficio stampa vaticano, Alessandro Gisotti, è prontamente intervenuto per assicurare i giornalisti sul fatto che era stata avviata un'indagine, una volta conclusa la quale, sarebbero stati informati dei risultati. Ci si può perdonare il chiedersi se i risultati di un’indagine onesta e approfondita saranno davvero divulgati, e in modo tempestivo. Gisotti ha aggiunto che non erano consentite domande su casi specifici. C’è dell'ironia: questo scambio è avvenuto mentre Cupich e Scicluna discutevano di quella che loro stessi chiamavano trasparenza.
Un problema particolarmente grave è che il vertice si è concentrato esclusivamente sugli abusi sui minori. Questi crimini sono effettivamente i più orribili, ma le recenti crisi negli Stati Uniti, in Cile, in Argentina, in Honduras e altrove hanno a che fare soprattutto con gli abusi commessi contro i giovani adulti, compresi i seminaristi, non solo, e non principalmente, contro i minori. Infatti, se il problema dell’omosessualità nel sacerdozio fosse stato onestamente riconosciuto e adeguatamente affrontato, il problema dell’abuso sessuale sarebbe molto meno grave.

Vede qualche segno che il Vaticano, sotto la guida di Papa Francesco, stia adottando misure adeguate per affrontare i gravi problemi degli abusi? Diversamente, cosa manca?

I segnali che vedo sono davvero inquietanti. Non solo Papa Francesco non sta facendo quasi nulla per punire coloro che hanno commesso abusi, ma non sta facendo assolutamente nulla per denunciare e consegnare alla giustizia coloro che, per decenni, hanno facilitato e coperto gli abusi. Solo per citare un esempio: Il cardinale Wuerl - che per decenni ha coperto gli abusi dell’allora cardinale McCarrick e di altri, e le cui ripetute e palesi menzogne sono state rese manifeste a chiunque abbia prestato attenzione - ha dovuto dimettersi in disgrazia a causa dell’opinione pubblica. Eppure, nell'accettare le sue dimissioni, Papa Francesco lo ha lodato per la sua “nobiltà”. Che credibilità è rimasta al Papa dopo dichiarazioni del genere?

A febbraio, all'ex cardinale Theodore McCarrick è stato ridotto allo stato laicale. Come valuta questa punizione? E cosa pensa del modo in cui la Congregazione per la Dottrina della fede ha trattato il caso McCarrick nei mesi successivi alla sua testimonianza? Infine, crede che la sua testimonianza abbia avuto effetti concreti (positivi o negativi)?

La riduzione allo stato laicale di McCarrick è stata, per quanto si possa dire, una giusta punizione, ma non c’è alcuna ragione legittima per cui non sia stata imposta più di cinque anni prima, e dopo un giusto processo con una procedimento giudiziario. Coloro che hanno l’autorità di agire (cioè Papa Francesco) sapevano tutto quello che dovevano sapere entro giugno 2013. Eppure la mia testimonianza dell’agosto scorso ha quasi certamente accelerato questa punizione, che ha spostato l’attenzione pubblica su McCarrick e lontano da coloro che da tempo conoscevano i suoi crimini e hanno tratto vantaggio dal suo clientelismo. Anche dopo la pubblicazione della dichiarazione su McCarrick da parte del Cardinale [Timothy] Dolan il 20 giugno 2018, ci sarebbe stato tempo per un processo, ma sarebbe stato troppo dannoso per molti membri di spicco della Curia e naturalmente per lo stesso Papa Francesco. Così, invece di una vero e proprio procedimento giudiziario, dopo più di sette mesi di silenzio totale, è stata scelta deliberatamente una procedura amministrativa. È difficile evitare di concludere che i tempi siano serviti per manipolare l’opinione pubblica. Condannare McCarrick come capro espiatorio con una punizione esemplare – era la prima volta nella storia della Chiesa che un cardinale veniva ridotto allo stato laicale – avrebbe sostenuto la narrazione che Papa Francesco era fermamente determinato a lottare contro gli abusi sessuali del clero.
Secondo una dichiarazione del 16 febbraio scorso della Sala Stampa della Santa Sede, McCarrick è stato giudicato colpevole dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) di “adescamento nel sacramento della confessione e peccati contro il sesto comandamento” con minori e adulti, con “l'aggravante dell’abuso di potere”. La pena inflitta è la laicizzazione, che papa Francesco conferma come “definitiva”. In questo modo McCarrick, che si è sempre dichiarato innocente, è stato privato di ogni possibilità di impugnare la sentenza. Dov’è il giusto processo? È così che si fa giustizia in Vaticano?
Inoltre, avendo reso definitiva la sentenza, il Papa ha reso impossibile condurre ulteriori indagini, che avrebbero potuto rivelare chi in Curia e altrove conosceva gli abusi di McCarrick, quando lo hanno saputo, e chi lo ha aiutato ad essere nominato arcivescovo di Washington e infine cardinale. Si noti, tra l’altro, che i documenti di questo caso, la cui pubblicazione era stata promessa, non sono mai stati prodotti.
Il punto fondamentale è questo: Papa Francesco sta deliberatamente nascondendo le prove su McCarrick. Lo ripeto con fermezza davanti a Dio: Papa Francesco ha avuto notizia di McCarrick da me domenica 23 giugno 2013, 40 minuti prima dell’Angelus. Gli ho detto degli abusi di McCarrick dopo che lo stesso Papa me lo ha chiesto di sua iniziativa.
Ma consideriamo la dimensione spirituale molto più importante, completamente assente da qualsiasi dichiarazione su McCarrick o da qualsiasi conferenza stampa di vertice. Lo scopo principale delle sanzioni, nell’ordine canonico, è il pentimento e la conversione: “Suprema ratio est salus animarum” (legge suprema è la salvezza delle anime). Credo, quindi, che la semplice “riduzione allo stato laicale” sia del tutto inadeguata, perché non è un rimedio e non esprime la preoccupazione per l'obiettivo più importante della punizione: la salvezza dell’anima di McCarrick.
Infatti, a meno che non sia accompagnata da altre misure, una semplice riduzione allo stato laicale potrebbe essere considerata un’espressione di disprezzo per lo Stato laico. L’idea che un prelato che si comporta male sia punito con la “riduzione” allo stato laicale è una sorta di clericalismo. Come sostiene il professor Scott Hahn, essa mina il significato della chiamata universale alla santità.
Credo, e non sono l’unico, che a McCarrick dovrebbe essere imposta anche la pena della scomunica, dalla quale potrebbe essere assolto in qualunque momento. Come farmaco adeguatamente dosato, avrebbe dovuto essere imposta per indurre McCarrick ad assumersi la responsabilità dei suoi peccati, a pentirsi, a riconciliarsi con Dio, e quindi a salvare la sua anima.

Singolarmente, ci sono state tensioni tra la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti e la Santa Sede [qui - qui]. Lo scorso novembre, i vescovi statunitensi si preparavano a votare misure per rendere forse i vescovi più responsabili nel controllo sui casi di abuso. Il Vaticano ha stoppato la votazione. Ha qualche osservazione su questo intervento, se sia stato appropriato e sulle motivazioni? Come valuterebbe le azioni del nunzio?

Se non ci fosse stata alcuna interferenza, la riunione di novembre dell’USCC avrebbe certamente esaminato i problemi della corruzione, delle coperture episcopali e della falsità, dei misfatti sessuali episcopali, sia con minori che con adulti – ognuno dei quali avrebbe implicato e imbarazzato intollerabilmente la Santa Sede. La chiusura di per sé era del tutto ingiustificata, ma derivava dal panico. I vescovi americani stavano esercitando i loro legittimi doveri e responsabilità, e ci si chiede come un papa che invoca la “sinodalità” possa compiere una tale intrusione.

Dopo il rilasciato della sua testimonianza, papa Francesco ha fatto molteplici riferimenti agli “attacchi del diavolo” – osservazioni che molti hanno interpretato come un riferimento a lei stesso. Come ci si sente ad essere citati in questo modo dal proprio papa?

Nel Vangelo leggiamo: “ Un discepolo non è superiore al maestro, né un servo superiore al suo signore. Basti al discepolo essere come il suo maestro e al servo essere come il suo signore. Se hanno chiamato Belzebù il padrone, quanto più chiameranno così quelli di casa sua!” (Mt 10,24-25). Sono il servo del mio signore.

C’è stata una notevole mancanza di smentite da parte del Vaticano riguardo ai dettagli della sua testimonianza, e Papa Francesco deve ancora rispondere. Come interpreta questo silenzio?

Nessuno ha plausibilmente negato i fatti espressi nella mia testimonianza originale perché nessuno può negare la verità. I cardinali e gli arcivescovi che ho nominato non vogliono essere sorpresi a mentire, e a quanto pare pensano di essere così potenti da essere intoccabili solo tacendo e nascondendosi. La vera domanda è: perché i giornalisti gliela fanno passare liscia?
Non solo le mie testimonianze non sono state negate, ma alcuni dei fatti in esse contenuti sono stati confermati in modo indipendente. Per citare solo due esempi, la lettera dell’ [allora arcivescovo Leonardo] Sandri al [sacerdote di New York] padre [Bonifacio] Ramsey ha confermato la mia affermazione che i funzionari vaticani sapevano delle accuse di McCarrick già nel 2000, e il cardinale [Marc] Ouellet, nella sua lettera aperta, mi ha confermato di avermi detto di persona e poi ha messo per iscritto le restrizioni imposte da Papa Benedetto a McCarrick. [qui - qui]
Per quanto riguarda Papa Francesco, la sua risposta alla mia testimonianza è stata: “Non dirò una sola parola su questo”. Avrebbe detto questo se sapeva che la mia testimonianza era falsa? Non è, piuttosto, esattamente ciò che dice una persona che sa ma non vuole ammettere che la testimonianza è vera? Non è quello che voi americani chiamate “appellarsi al quinto emendamento”? Rispondendo come ha fatto, il Papa ammette essenzialmente di non voler essere trasparente. Eppure, i fatti restano. McCarrick è stato amico personale di Francesco per decenni prima della sua elezione. Francesco sapeva dei suoi crimini, ma lo ha riabilitato, ne ha fatto il suo inviato personale e consigliere di fiducia, e ha nominato vescovi e cardinali notoriamente protettori di McCarrick. Eppure non dirà una sola parola su questo. Desta meraviglia che molti abbiano interpretato la risposta del Papa come una manifestazione di disprezzo sia per le vittime che per coloro che vogliono che l’insabbiamento finisca? Ironicamente, tuttavia, il persistente silenzio del Papa, che è diventato sempre più assordante, alla fine testimonia la verità della mia testimonianza.
Si potrebbe far notare, prendendo un caso analogo, che Theodore McCarrick è stato e rimane totalmente libero di parlare su qualsiasi argomento a qualsiasi pubblico durante l’intera vicenda. L’unico motivo per tacere è che, così facendo, si renderebbe la situazione peggiore. Per una questione di carattere, né McCarrick né Papa Francesco hanno la reputazione di uomini di poche parole.
È immensamente triste leggere le risposte di papa Francesco sul caso McCarrick, per non mezionare tutto il resto. In primo luogo dice che ha già risposto molte volte; in secondo luogo, che non sapeva nulla, assolutamente nulla di McCarrick, e in terzo luogo, che si è dimenticato della mia conversazione con lui. Come possono queste affermazioni essere affermate e sostenute insieme allo stesso tempo? Tutte e tre sono menzogne palesi.
In primo luogo, per nove lunghi mesi non ha detto una parola sulla mia testimonianza, e si è anche vantato e continua a farlo sul suo silenzio, paragonandosi a Gesù. Così, o parla o sta in silenzio. Che significa?
In secondo luogo, tutti conoscevano il comportamento predatorio di McCarrick durante tutta la sua vita, dal più giovane seminarista di Newark ai prelati di maggior rango in Vaticano.
In terzo luogo, ripeto davanti a Dio quello che ho detto nella mia testimonianza dell’agosto scorso: Il 23 giugno 2013 lo stesso papa Francesco mi ha chiesto di McCarrick, e gli ho detto che c’era un enorme dossier sui suoi abusi presso la Congregazione dei vescovi, e che ha corrotto generazioni di seminaristi. Come si può dimenticare tutto questo, soprattutto un papa? Se davvero non sapeva nulla fino a quel giorno, come poteva ignorare il mio avvertimento e continuare a fare affidamento su McCarrick come uno dei suoi consiglieri più vicini?
Siamo in un momento davvero oscuro per la Chiesa universale: Il Sommo Pontefice ora mente palesemente a tutto il mondo per coprire le sue azioni malvagie! Ma alla fine verrà fuori la verità, su McCarrick e tutti gli altri insabbiamenti, come nel caso del cardinale Wuerl, che anche lui “non sapeva nulla” e aveva “un vuoto di memoria”.

Nella sua lettera di ottobre, il cardinale Ouellet l'ha dipinta come motivata dall’amarezza per la sua stessa carriera. È vero? Come risponderebbe a ciò?

Posso solo chiedere a persone imparziali di esaminare le decisioni che hanno segnato la mia carriera per vedere se hanno un sapore di ambizioso carrierismo e di desiderio di avanzamento. Allo stesso modo, persone imparziali potrebbero chiedere chi trae il massimo profitto dal rigetto della Testimonianza di Viganò a causa di una motivazione indecorosa?
Permettetemi di ripeterlo ancora una volta. Sono un uomo anziano, e fra non molto comparirò davanti al Buon Giudice. Il mio silenzio mi renderebbe complice degli abusanti e porterebbe ad altre vittime. So di essere motivato da queste preoccupazioni, e Dio lo sa. Non posso preoccuparmi di ciò che gli altri pensano della mia motivazione.
In ogni caso, il punto non è la mia motivazione, e le domande al riguardo sono un diversivo. La domanda veramente importante è se la mia testimonianza è vera. Lo sostengo e sollecito indagini affinché i fatti possano diventare evidenti. Purtroppo, coloro che contestano le mie motivazioni non sono stati disposti a condurre indagini aperte e approfondite.

Nel complesso, come ritiene che i media abbiano riportato il racconto della sua testimonianza? Ritiene che gli organi di informazione fossero disposti a indagare senza pregiudizi sulle accuse che lei ha mosso?

Mi rattrista il fatto che i principali mezzi di informazione non insistono affinché Papa Francesco e altri prelati rispondano alle mie accuse, e non posso immaginare che sarebbero stati così timidi se il papa in questione fosse stato Giovanni Paolo II o Benedetto XVI. È difficile evitare di concludere che questi media sono riluttanti a farlo perché apprezzano l’approccio più liberale di Papa Francesco su questioni di dottrina e di disciplina ecclesiale, e non vogliono mettere a repentaglio la sua agenda. Eppure, stiamo parlando di crimini molto gravi, che spesso coinvolgono minori, e accuse di insabbiamento. Con poche eccezioni, peraltro appartenenti ad organi periferici, i media non sono riusciti ad affrontare il “crimine dietro il crimine” e a porre le domande ovvie alle persone ovvie: dove sono gli archivi con documenti di tipo pertinente con le rivendicazioni di Viganò? Chi ha accesso e autorità alla pubblicazione dei documenti? Chi li ha effettivamente esaminati e quando? Che cosa hanno trovato o non hanno trovato? Quali sforzi di conferma sono stati fatti e da chi? Chi coordina le indagini su McCarrick? I protettori di McCarrick Cupich e [il cardinale Joseph] Tobin sono stati inclusi nell’indagine, altrimenti, perché no? Questo è solo l’inizio.
In breve, i giornalisti dovrebbero approfondire i fatti, intervistare le vittime, seguire le tracce del denaro e della promozione e scoprire le reti corrotte. Ci sono così tanti casi da seguire. Tanto per citarne uno: ha letto il recente libro di Martha Alegria Reichmann, sui misfatti del cardinale Maradiaga, scelto da papa Francesco come consigliere senior di fiducia, cioè il capo del C-9? Ha pensato di intervistarla? Di indagare sulle sue affermazioni? Di chiedere un’intervista a Maradiaga per chiedergli di tutte le accuse che gli sono state mosse contro? Di chiedere a papa Francesco perché ha scelto un tale uomo come suo consigliere?

La sua testimonianza chiarisce che lei ritiene che l’omosessualità – e la mancata risposta del Vaticano – sia una parte fondamentale del problema attuale sull’affrontare gli abusi da parte della Chiesa. Può spiegare, con la massima chiarezza possibile, a suo parere, l'omosessualità è correlata all’abuso?

Manteniamo due campi distinti: (1) i reati di abuso sessuale e (2) l’occultamento criminale dei reati di abuso sessuale. Nella maggior parte dei casi nella Chiesa di oggi, entrambi hanno una componente omosessuale – di solito minimizzata – che è la chiave della crisi.
Per quanto riguarda il primo, gli uomini eterosessuali ovviamente non scelgono ragazzi e giovani uomini come partner sessuali di preferenza, e circa l’80% delle vittime sono maschi, la stragrande maggioranza dei quali sono maschi post-pubescenti. Le statistiche riguardo agli abusi sessuali commessi dal clero in molti paesi diversi non lasciano dubbi. Per quanto orribili siano i casi di abuso da parte di veri pedofili, la percentuale è di gran lunga inferiore. Non sono i pedofili, ma i sacerdoti gay che predano i ragazzi post-pubescenti che hanno fatto fallire le diocesi americane. Uno degli studi più recenti e affidabili, “Gli abusi sessuali del clero cattolico sono legati a sacerdoti omosessuali”, è stato condotto da padre Paul Sullins, Ph.D., dell’Istituto Ruth. Nella sua sintesi, lo studio Sullins riporta, tra l’altro, quanto segue:
“Il quoziente di uomini omosessuali nel sacerdozio è passato dal doppio della popolazione generale negli anni Cinquanta a otto volte la popolazione generale negli anni Ottanta. Questa tendenza era fortemente correlata all’aumento degli abusi sessuali su minori”.
“Le stime di questi risultati prevedono che, se la percentuale di sacerdoti omosessuali fosse rimasta al livello degli anni ’50, almeno 12.000 bambini in meno, soprattutto ragazzi, avrebbero subito abusi”.
La preponderanza di questi casi di abuso è schiacciante. Non credo che nessuno possa contestarlo. Che l’omosessualità sia una delle cause principali della crisi degli abusi sessuali è stato affermato anche da papa Benedetto, nel suo recente saggio “La Chiesa e lo scandalo degli abusi sessuali” [qui]. Dalla sua lunga esperienza come presidente della CDF, ricorda come “in vari seminari si sono formate cricche omosessuali, che hanno agito più o meno apertamente e hanno cambiato significativamente il clima nei seminari”.
Date le prove schiaccianti, è stupefacente che la parola “omosessualità” non sia apparsa una sola volta, in nessuno dei recenti documenti ufficiali della Santa Sede, compresi i due Sinodi sulla famiglia, quello sulla gioventù e il recente Vertice dello scorso febbraio.
Per quanto riguarda il secondo campo, la “mafia gay” tra i vescovi è legata non da un’intimità sessuale condivisa, ma da un interesse comune a proteggersi e progredire professionalmente e a sabotare ogni sforzo di riforma. Nel suo già citato saggio, papa Benedetto XVI ha osservato che un’indagine vaticana sui seminari, compreso il problema delle cricche omosessuali, “non ha portato nuove intuizioni, apparentemente perché diversi poteri avevano unito le forze per nascondere la vera situazione”, e la sua osservazione dà credito alla mia testimonianza che una potente rete di prelati ha coperto gli abusi per decenni. C’è un solo vescovo attivo negli Stati Uniti che ammetta di essere attivamente omosessuale? Certo che no. il loro agire è sostanzialmente clandestino.

Il suo soggiorno negli Stati Uniti ha avuto un impatto sulla sua visione dell’omosessualità? Le sue posizioni si sono in qualche modo irrigidite trascorrendo del tempo in un paese con una sottocultura molto forte e definita di conservatorismo/tradizionalismo ecclesiastico?

Il mio soggiorno negli Stati Uniti e la presenza di una “sottocultura molto forte e definita del conservatorismo/tradizionalismo ecclesiastico”, come ha detto lei, non hanno nulla a che fare con la mia visione dell’omosessualità. Il mio punto di vista è stato e rimarrà sempre fedele all’insegnamento perenne della Chiesa cattolica, che è giustamente riassunto nel Catechismo:
Basandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta gli atti omosessuali come atti di grave depravazione, la tradizione ha sempre dichiarato che “gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati”. Sono contrari alla legge naturale” (CCC, 2357). Il Catechismo prosegue dicendo che l’inclinazione a compiere tali atti (piuttosto che le persone stesse, che non dovrebbero essere definite da questa inclinazione) è “oggettivamente disordinata” e “costituisce per la maggior parte di essi un processo”. La Chiesa non risponde condannandoli. Al contrario, insegna: “Devono essere trattati con rispetto, compassione e sensibilità”. (CCC, 2358)
Il Catechismo insiste sul fatto che coloro che sperimentano questa inclinazione sono, come tutti gli altri, chiamati alla castità. Questo è un bellissimo insegnamento, perché la Chiesa afferma la dignità di coloro che vivono l’attrazione sessuale per lo stesso sesso proprio affermando che coltivando la virtù, possono raggiungere la libertà interiore e, con l’aiuto di autentica amicizia, preghiera e grazia sacramentale, “avvicinarsi risolutamente alla perfezione cristiana” (CCC, 2359).

Il Vaticano in ottobre ha promesso la propria indagine negli archivi sul caso McCarrick. I risultati di tale indagine non sono ancora stati resi pubblici. Ma se e una volta che lo saranno, cosa pensa che sarà rivelato?

A tutt’oggi, non ci sono indicazioni che tale indagine sia iniziata. So per certo che i risultati di un’indagine onesta sarebbero disastrosi per l’attuale papato, e lo sanno anche i responsabili dell’avvio dei lavori. Posso solo concludere che l’assicurazione di un’adeguata indagine negli archivi era una promessa vuota.

Anche se il Vaticano non ha reso noti i propri risultati sul caso McCarrick, alcuni storici della Chiesa ritengono che i dettagli di come McCarrick è stato protetto – una volta rivelati – potrebbero danneggiare la reputazione di Benedetto XVI e, ancora di più, quella di Giovanni Paolo II. Ritiene che Benedetto XVI o Giovanni Paolo II avrebbero potuto fare di più per gestire correttamente McCarrick?

Vorrei sinceramente che tutti i documenti, se non sono già stati distrutti, venissero resi pubblici. È del tutto possibile che questo possa danneggiare la reputazione di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II, ma non è una buona ragione per non cercare la verità. Benedetto XVI e Giovanni Paolo II sono esseri umani, e possono anche aver commesso errori. Se lo hanno fatto, noi vogliamo conoscerli. Perché dovrebbero rimanere nascosti? Tutti abbiamo da imparare dai nostri errori.
Io stesso mi rammarico di non aver parlato pubblicamente prima. Come ho già detto, speravo davvero contro ogni speranza che la Chiesa potesse riformarsi dall’interno. Ma quando è divenuto chiaro che lo stesso successore di Pietro era uno di coloro che coprivano i crimini, non ho avuto dubbi che il Signore mi chiamava a parlare, come ho fatto e continuerò a fare.
Pensa che ci sia un rischio di scisma nella Chiesa americana?
Uno scisma è la più terribile afflizione che la Chiesa, il corpo di Cristo, possa patire e, come insegna la storia della Chiesa, può avere conseguenze durevoli. Dovremmo pregare che una tale catastrofe non avvenga mai più. Uno scisma formale (che comporta la scomunica reciproca dei vescovi validamente ordinati e il successivo riallineamento laicale) sembra al momento improbabile. Tuttavia, esiste già uno scisma de facto basato sull’accettazione o il rifiuto della rivoluzione sessuale. E c’è il rischio di uno scisma formale, che potrebbe essere provocato da un atto di grottesca irresponsabilità papale (ad esempio, se rispondesse ai Dubia a lungo ignorati sull’insegnamento di Amoris Laetitia in modo contrario al precedente insegnamento della Chiesa).

Successivamente alla pubblicazione della sua testimonianza, si è mai sentito come il leader spirituale di un movimento ribelle? E se sì, come lo gestisce? Che si senta o meno in un ruolo di leadership, come descriverebbe questo movimento – in termini di dimensioni e portata geografica?

Gesù è l’unico leader della Chiesa. Egli è il capo della Chiesa, che è il Suo corpo. Tutti noi, compreso il Papa, abbiamo un solo Signore. Per quanto riguarda il mio ruolo, come cristiano e vescovo ho il dovere di testimoniare la verità senza timore, e come Timoteo “annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna” (2 Tm 4,2). Nessun papa può dispensare da questo dovere, e se un uomo lo compie fedelmente, non può essere ribelle in nessun altro senso se non quello d’onore. Disonorevolmente ribelli sono coloro che presumono di rompere o mutare la perenne tradizione della Chiesa.


A seguito del rilascio della sua testimonianza, come ha cambiato la sua vita l’ampiezza di quelle azioni? Quanto è libero di vivere la vita a suo piacimento?

(non risponde)

Se potesse ripercorrere gli eventi, chiederebbe comunque le dimissioni di Papa Francesco? Crede che aver chiesto le dimissioni del Papa abbia distolto l’attenzione dal suo messaggio?

Con la mia testimonianza ho fatto del mio meglio, e il Signore non chiede altro che questo. Rimango fedele a questa testimonianza. Tuttavia, sono ben lungi dall’essere perfetto, e posso vedere, a posteriori, come alcuni punti avrebbero potuto essere espressi meglio. Vedo che sarebbe stato meglio affrontare la questione che lei chiede nel modo seguente, cominciando da un punto che ho incluso nella mia terza testimonianza:
“Chiedo, anzi imploro vivamente, il Santo Padre di far fronte agli impegni che egli stesso si è assunto nell’assumere il suo ufficio di successore di Pietro. Si è assunto la missione di confermare i suoi fratelli e di guidare tutte le anime nella sequela di Cristo, nel combattimento spirituale, lungo il cammino della croce. Ammetta i suoi errori, si penta, manifesti la sua disponibilità a seguire il mandato conferito a Pietro e, una volta convertito, confermi i suoi fratelli (Lc 22,32)”.
Avrei voluto far notare che Pietro stesso ha rinnegato tre volte Cristo, ma poi ha pianto amaramente e si è pentito. Allora avrei detto quello che dico ora: Che Papa Francesco possa imitare San Pietro! Ma se papa Francesco rifiuta di ammettere i suoi errori e di chiedere perdono, per adempiere il mandato ricevuto da Cristo, deve dimettersi.

Come ci si sente a seguire da lontano questi importanti sviluppi della Chiesa – la riduzione allo stato laicale di McCarrick, il summit degli abusi? La rattrista, in un certo senso, essere lontano dalla Chiesa Cattolica in questo momento critico?

I miei sentimenti, in una questione di questa gravità, non hanno alcuna importanza. Ho parlato di ciò che pensavo fosse necessario parlare, per evitare che le falsità rimanessero non affrontate e danneggiassero la mia anima e le anime degli altri.

Può dichiarare il paese, o anche il continente, dove si trova in questo momento?

(non risponde)


Quante persone sanno dove lei si trova? Con quante persone ha contatti personali quotidiani?

(non risponde)

Può fornire una descrizione della tua vita quotidiana?


Rispondo a questa domanda con riluttanza, perché pone l’attenzione su di me piuttosto che su quanto è importante.
La mia vita non è molto cambiata. Naturalmente, devo stare più attento a chi incontro e a ciò che dico, ma sono stato benedetto da una famiglia numerosa e da molti amici che mi hanno sostenuto. Li vedo regolarmente e la loro vicinanza è per me fonte di grande consolazione.
Forse il più grande cambiamento dopo la mia prima testimonianza è l’incredibile espressione di sostegno che ricevo quotidianamente da tutto il mondo. Ci sono migliaia di cattolici che pregano per me, e con me per la conversione di Papa Francesco e per la guarigione della Chiesa.
Nel complesso, molto poco è cambiato. Faccio quello che ho fatto per tutta la vita: da quando sono stato ordinato sacerdote cerco di servire il popolo di Dio, in obbedienza, ovunque mi sia stato chiesto di andare. Sono solo una persona semplice che cerca di fare del suo meglio, e ho avuto la fortuna di ricevere ottimi esempi da sacerdoti santi e devoti durante tutta la mia vita.

Celebra la Messa?

Sono sorpreso da questa domanda, ma….. perché non dovrei dire Messa? Stiamo parlando del Pane della vita! Naturalmente celebro la Messa, ogni giorno, come qualsiasi altro sacerdote.
Prega per il Papa?
Non ho mai smesso di pregare per il Papa; non smetterò mai.

Teme per la sua sicurezza e, se sì, perché? Ha ricevuto delle vere e proprie minacce?

(non risponde)

Quali precauzioni prende per proteggersi?

(non risponde)


Dal rilascio della sua testimonianza, è stato contattato dalla Santa Sede? In caso affermativo, cosa le è stato detto?

A parte la lettera aperta del cardinale Ouellet, alla quale ho già risposto, nessuno mi ha contattato per nulla.

Sa di essere indagato canonicamente? Se sì, per quali accuse? In ogni caso, si “arrenderebbe” alle autorità vaticane?

Come ho detto, non c’è nulla di cui sono a conoscenza. Non sarebbe sorprendente se finisse per essere indagato l’informatore, invece che i prelati che nascondono gli abusi?

Purtroppo, una percentuale allarmante di persone subisce abusi nell'infanzia, nel momento di maggiore vulnerabilità. Nella sua testimonianza, era chiaro che lei provava empatia per le vittime e sentiva una grande responsabilità personale di agire. È mai stato lei stesso testimone di abusi? Oppure è mai stato vittima di abusi?

Non sono mai stato abusato né ho mai assistito personalmente ad abusi, grazie a Dio. Ma qualsiasi essere umano decente, vittima o meno, si sarebbe immedesimato e desidererebbe aiutare le vittime.

Cosa l’ha convinta a presentare la sua testimonianza? Qual è stata la “l'ultima goccia”?

Ho già risposto a questa domanda nelle mie precedenti testimonianze.

È in contatto con i tuoi cari? Se sì, cosa ne pensano delle tue azioni?

(nessuna risposta)

Si sente solo?

Io non sono solo. Il Signore è mio compagno costante.

Si è reso conto, quando ha pubblicato questa testimonianza, che la sua vita sarebbe cambiata così drasticamente? Come si è sentito in quei giorni di fine agosto 2018, quando stava per attraversare il Rubicone?

La mia coscienza è sempre stata chiara su questo: la verità ci rende liberi.

Quando ha deciso di agire, è stato ispirato da San Tommaso Moro, o da qualche altra figura storica?

Sono stato ispirato dal beato cardinale Newman che ha detto: ““se dovessi portare la religione in un brindisi dopo un pranzo – cosa che non è molto indicato fare – allora io brinderei per il Papa. Ma prima per la coscienza e poi per il Papa”, e da san Giovanni Fisher, l’unico vescovo della Chiesa cattolica in Inghilterra che non si è piegato a Enrico VIII. Queste sue parole sono così appropriate per il nostro tempo: “La luce del buon esempio è spenta in coloro che dovrebbero brillare come lucerne in tutto il mondo […]. Purtroppo da loro non viene alcuna luce, ma solo tenebre oscure e inganno pestilenziale per cui innumerevoli anime si perdono”. (Beato John Fisher, di Rev. T. E. Bridgett, Londra (1888), p. 435).

È stato riconosciuto in pubblico? In caso affermativo, qual è stata la reazione e qual’è stata la sua reazione?

(non risponde)

Quando esce, è travestito?

(non risponde)

Pensa che ad un certo punto sarà in grado di condurre di nuovo una vita “normale”? Cosa dovrebbe accadere perché ciò sia possibile?

La mia vita è abbastanza normale, grazie per averlo chiesto.

Pensa che ci potrebbe mai essere una riconciliazione con Francesco? Spera in una riconciliazione?

La premessa della sua domanda è errata. Non sto combattendo contro Papa Francesco, né l’ho offeso. Ho semplicemente detto la verità. Papa Francesco ha bisogno di riconciliarsi con Dio, e l’intera Chiesa, poiché ha coperto McCarrick, si rifiuta di ammetterlo, e ora sta coprendo molte altre persone. Sono grato al Signore perché mi ha protetto da sentimenti di rabbia o di risentimento contro Papa Francesco, o da qualsiasi desiderio di vendetta. Prego ogni giorno per la sua conversione. Nulla mi renderebbe più felice del fatto che Papa Francesco riconosca e ponga fine alla copertura e che confermi i suoi fratelli nella fede.

Come guarda indietro ai suoi molti anni di servizio nella Chiesa? Avrebbe voluto pronunciarsi prima? E sente di aver sbagliato a dedicare la sua vita a quell’istituzione?

Ho servito la Santa Sede per 43 anni con grande gioia e piena dedizione, con soddisfazione spirituale e umana. Naturalmente con i miei molti limiti, ma confidando nei miei superiori che sono sempre stati buoni e riconoscenti per la mia collaborazione. A volte ho accettato missioni rischiose, come quelle in Iraq, Kuwait e Nigeria. Ho avuto ottimi rapporti con superiori, colleghi e collaboratori laici. Il cardinale Bertone, dopo la nomina a segretario di Stato, ha trovato modo di liberarsi di me perché ho rifiutato di approvare candidati indegni che lui stava proponendo per la nomina a vescovi. Mi ha offerto la carica di segretario generale del governatorato. Non era certo una promozione, ma ho accettato volentieri.
Non ci sono motivi per cui dovrei pentirmi di aver servito la Santa Sede. Ho sempre cercato di seguire la volontà di Dio attraverso l’obbedienza. Non ho mai chiesto una promozione, e non rimpiango di aver rifiutato la proposta di papa Benedetto, che mi ha offerto un ruolo di cardinale in Curia. Chi si è dato da fare per la mia partenza da Roma pensava che si sarebbe sbarazzato di me. Non sapevano che il Signore li stava usando per mettermi in grado di parlare dello scandalo McCarrick.

Nella sua testimonianza, lei ha fornito molti dettagli, ma non c’era documentazione aggiuntiva – che si sarebbe rivelata utile per corroborare la sua testimonianza. Ha i documenti e le lettere a cui fa riferimento nella sua testimonianza? Ha qualche documentazione aggiuntiva che mostrerebbe la conoscenza preesistente del Vaticano sul comportamento di McCarrick? Se è in possesso di tali documenti, può per favore condividerli con noi, in quanto sarebbero incommensurabilmente utili.

Non è ancora giunto il momento di render pubblico qualcosa. Vi suggerisco di chiedere a Papa Francesco e ai prelati che ho nominato nella mia testimonianza di rilasciare la documentazione pertinente, qualcuna piuttosto incriminante, supponendo che non l’abbiano ancora distrutta.

Nello specifico, ha la lettera scritta al cardinale Parolin chiedendo se le sanzioni imposte a McCarrick da Papa Benedetto XVI fossero ancora in vigore? In caso affermativo, potrebbe per favore condividerla con noi?

Si veda la domanda precedente.


In conclusione, vorrei sottolineare che la crisi attuale non è una lotta di potere tra progressisti e conservatori, tra sinistra e destra. Né si tratta principalmente del comportamento sessuale scorretto del clero, né della prevalenza di omosessuali attivi nel clero, anche se questi gravi problemi, che sono da sempre nella Chiesa, sono particolarmente gravi in questo momento. La crisi riguarda il fatto che una “mafia” corrotta ha preso il controllo di molte istituzioni della Chiesa, dall’alto al basso, e sta sfruttando la Chiesa e i fedeli per i suoi scopi immorali. Come ho già detto, questa coalizione è legata non da un’intimità sessuale condivisa, ma da un interesse comune a proteggersi e progredire professionalmente, e a sabotare ogni sforzo per riformare la corruzione sessuale. Eppure i membri di questa alleanza, e coloro che temono la sua ira, sono gli unici che hanno l’autorità di correggere il problema attraverso adeguati procedimenti giudiziari, l’imposizione di disciplina, e la riaffermazione di un sano insegnamento.
Ciò sta causando una paralisi istituzionale immensamente demoralizzante per i fedeli. Detto questo, non dobbiamo essere né del tutto sorpresi né eccessivamente turbati da questo stato di cose disperato, data la costante presenza dello Spirito Santo e la promessa di Cristo di tornare a stabilire il suo regno definitivo. Concludo citando un sobrio passaggio del Catechismo della Chiesa cattolica, che sembra appropriato per la nostra epoca:
Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il « mistero di iniquità » sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne. (CCC, 675)
+ Carlo Maria Viganò, arcivescovo di Ulpiana Nunzio Apostolico
2 maggio 2019 Festa di Sant’Atanasio Vescovo e Dottore della Chiesa
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]