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mercoledì 24 aprile 2019

Enzo Bianchi dà (indirettamente) del meschino a Papa Ratzinger

Benedetto XVI è ancora il bersaglio di chi disprezza la dottrina cattolica

Ci siamo imbattuti in questo interessante articolo uscito nei giorni scorsi sul quotidiano "La Verità" a firma di Lorenzo Bertocchi (edizione di Domenica 21.04.2019, pag. 16).

Qui nell'immagine l'articolo nella sua interezza, vi inviatiamo a leggerlo!

Ci permettiamo di estrapolare qualche passaggio interessante.

Guido


Dopo la pubblicazione degli "appunti", un gruppo di teologi morali tedeschi gli ha recapitato un accademico biglietto in cui si dice, tra l'altro, che Ratzinger ha un modo di presentare la faccenda che "non attesta un adeguato tenore intellettuale".

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Ieri l'ex priore della comunità di Bose, Enzo Bianchi, sulle colonne di Repubblica, pur non nominandolo mai, ha fornito un esempio ulteriore di quanto il pensiero del Papa emerito venga ritenuto da scavalcare, fosse anche magistero della chiesa.

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Bianchi ha magnificato un libro, Il mio caso non è chiuso (Emi), del vaticanista americano Gerard O'Connel (quello che recentemente ha pubblicato tutti i presunti segreti del conclave che ha eletto Francesco), un testo che vorrebbe fare giustizia sulla vicenda del gesuita belga Jaques Dupuis (1923-2004).

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Ebbene, Bianchi scrive che nel libro di O'Connel c'è traccia della "luminosa apertura su un futuro più grande delle meschinità di chi ha voluto mortificareuna mente lucida e libera", come quella di Dupuis. Il riferimento è vago, però è ragionevole pensare che il promotore e autore di tali "meschinità" sia Joseph Ratzinger.

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Peraltro, Enzo Bianchi precisa che per pubblicare questa intervista - il gesuita belga è morto quindici anni fa - si è dovuto attendere "che il clima ecclesiale mutasse grazie al pontificato di Francesco, primo papa gesuita, ma anche pastore attento alle nuove frontiere dell'annuncio evangelico".

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Quindi i Papi precedenti, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, non erano forse sufficientemente attenti perchè troppo "meschini"?

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In poche parole Dupuis si incamminava verso un pluralismo religioso dal sapore sincretistico in cui ogni via, ogni religione, sarebbe semplicemente parallela e sullo stesso piano di quella offerta da Cristo nella chiesa cattolica.

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Se una religione vale l'altra, se tutto è popolo di Dio, perchè si dovrebbe portare il Vangelo e il battesimo fino ai confini della terra?

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Proprio in quei giorni, precisamente il 6 agosto 2000, Joseph Ratzinger firmò la Dichiarazione Dominus Jesus, circa l'unicità e l'universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa, a cui venne riservato un fuoco di fila di polemiche infinito. La protesta fu virulenta, anche in casa cattolica. Ma cosa aveva ribadito la Dominus Jesus?

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Certo, come disse il cardinale Giacomo Biffi nel 2001, "non era mai capitato - in venti secoli di cristianesimo - che si sentisse il bisogno di ricordare ai discepoli di Gesù una verità così elementaree primaria come questa: il figlio di Dio fatto uomo, morto per noi e risorto, è l'unico necessario salvatore di tutti. Evidentemente si è temuto che di questi tempi Gesù Cristo potesse diventare l'illustre vittima del dialogo interreligioso.".