Ridicolo!
Coloro (tra cui protestanti, evangelici, pentecostali, giornalisti laici, radioconduttori atei, politici italiani non cattolici, politici ortodossi russi, etc..) che di fatto sostengono la famiglia naturale a prescindere da valenze religiose (ma che di fatto coincide con quella cattolica professata e difesa da sempre dalla Chiesa), sono chiamati "conservatori". Dietro al cui termine non si cela -nemmeno tanto difficilmente - un senso di disprezzo. E Spadaro si affretta a rimarcare che la S. Sede non è presente a Verona (perché non ne condivide le forme "battagliere" in difesa della famiglia.). Bella roba.
Coloro (tra cui protestanti, evangelici, pentecostali, giornalisti laici, radioconduttori atei, politici italiani non cattolici, politici ortodossi russi, etc..) che di fatto sostengono la famiglia naturale a prescindere da valenze religiose (ma che di fatto coincide con quella cattolica professata e difesa da sempre dalla Chiesa), sono chiamati "conservatori". Dietro al cui termine non si cela -nemmeno tanto difficilmente - un senso di disprezzo. E Spadaro si affretta a rimarcare che la S. Sede non è presente a Verona (perché non ne condivide le forme "battagliere" in difesa della famiglia.). Bella roba.
Da Vatican Insider del 30.03.2019
In questi giorni Verona, ospitando il Congresso mondiale delle famiglie, diventa la città spartiacque tra le due anime cattoliche che segnano il pontificato di Francesco. Proiettando in Italia una tensione politico-culturale-religiosa che nasce e si è amplificata negli Stati Uniti. Da una parte i presenti - fisicamente o «spiritualmente» - nella piazza dell’Arena, i cosiddetti «cultural warriors» («guerrieri culturali»); dall’altra chi non c’è, sta in silenzio o si esprime contro il meeting conservatore. Qualcuno le chiama «destra» e «sinistra», altri «conservatori» e «progressisti», o «ratzingeriani» e «bergogliani». I contrari alla kermesse sarebbero
«bergogliani» partendo dal presupposto che Francesco, al contrario di Ratzinger, si occuperebbe troppo - o solo - di povertà trascurando battaglie come quelle contro l’aborto e, appunto, in difesa della famiglia «tradizionale». Questa tesi resiste anche alle statistiche, da cui emerge che Francesco si scaglia spesso contro l’aborto, arrivando a dire che «è come affittare un sicario». E anche ad affermazioni come quella di Loreto: «La famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna è essenziale».
«bergogliani» partendo dal presupposto che Francesco, al contrario di Ratzinger, si occuperebbe troppo - o solo - di povertà trascurando battaglie come quelle contro l’aborto e, appunto, in difesa della famiglia «tradizionale». Questa tesi resiste anche alle statistiche, da cui emerge che Francesco si scaglia spesso contro l’aborto, arrivando a dire che «è come affittare un sicario». E anche ad affermazioni come quella di Loreto: «La famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna è essenziale».
E la definizione è stata rafforzata dal diplomatico, ma inequivocabile, smarcamento dal Congresso del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, che ha detto: il Vaticano condivide «la sostanza», ma «non le modalità». Ed è proprio la forma a fare la differenza, come scrive in un tweet padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica, membro del ristretto entourage di Francesco: «La cultura della famiglia non può essere la parte strumentale di una “culture war” (guerra culturale, ndr). È un errore di metodo e dunque finisce per esserlo di sostanza».
Un cinguettio che dice tutto sullo scontro in atto. «Più che sostenere un impegno affinché i valori cristiani abbiano un’incarnazione nella società», dice a La Stampa Spadaro, «i promotori del Congresso ricorrono all’aspetto politico». Così avviene «una saldatura» con i partiti «per cui questi valori diventano una bandiera strumentale». Precisa: «L’impegno politico sulla famiglia non è sbagliato, ma quando diventa strumentale non va bene». Questo è il mondo «dei cultural warriors, per cui il cristianesimo diventa terreno di scontro». Assenza rumorosa è quella del Forum nazionale delle associazioni familiari, formato da 582 enti cattolici. Dichiarano a La Stampa: «La nostra posizione ufficiale? Il Forum a Verona non c’è». Punto. Il resto è un silenzio eloquente.
L’organizzazione del Congresso è nata nel 1997 negli Usa, un «terreno» diffidente verso il pontificato. Sono molti i cardinali americani «scontenti» di Francesco, e la loro ostilità è culminata spingendo l’acceleratore sulla vicenda degli abusi sessuali, usata per indebolirlo o farlo cadere.
Una figura di spicco Oltretevere sottolinea come gli argomenti famiglia e vita «vengono utilizzati dai conservatori contro il Papa, anche travisando le sue parole: ma Francesco non ha assolutamente cambiato la dottrina». Con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI la Chiesa aveva posto grande enfasi su queste «battaglie». Bergoglio ha detto che ci sono anche altri ambiti ai quali prestare attenzione, «ma senza per questo favorire aborto e famiglie gay». Adesso c’è Trump, che non considera il Papa un alleato: gli evangelici e i cattolici conservatori però sono un pilastro della sua base elettorale, a partire dai contatti tra il consigliere Steve Bannon e le correnti più reazionarie della Chiesa. E il vice Mike Pence è un punto di riferimento. Pence ha detto fra le altre cose che non sta mai solo in una stanza con una donna che non sia sua moglie, per non cadere in tentazione. Gli evangelici saranno decisivi per la rielezione di Trump e quindi lui sta cercando di accontentarli, in particolare con le nomine di giudici federali pro life. Non solo i due che ha mandato alla Corte Suprema, Gorsuch e Kavanaugh, ma anche decine di magistrati di tribunali di primo e secondo grado che con le loro sentenze fanno giurisprudenza. Ciò ha favorito il varo di una strategia che punta a vietare o limitare al massimo l’aborto. L’America si ritrova così sempre più spaccata sui temi vita e famiglia. E questa frattura supera l’oceano e arriva in Italia.
Sono un Avvocato Rotale. Mi dissocio da Vatican Insider, perché non rispetta la verità.
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