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lunedì 18 marzo 2019

Dieci regole per fondare una nuova congregazione

Un arguto post di Tosatti sulla new wave degli ordini religiosi.
Luigi

Stilum Curiae, 6-3-19

Un povero sacerdote che vuole fondare un ordine religioso di buoni intendimenti mi ha chiesto consigli su come scrivere una buona regola che non incontrerà difficoltà per l’approvazione. Ho chiesto a vecchie volpi curiali ed ecco i dieci punti che, secondo loro, garantiscono l’immunità da ogni futuro commissariamento.

Meglio avere una identità vaga, liquida, indefinita e soprattutto non troppo confessionale; vanno forte quelli che sono sempre “in ricerca”.

In ogni documento essere ben sicuri che ogni 10 parole venga inserita la parola “Concilio”. Gesù, Maria e i santi possono apparire qualche volta, ma la parola Concilio ci deve essere sempre e sempre in modo elogiativo.

Criticare sempre coloro che sono ancora all’”Antico Testamento”, i passatisti, i retrogradi, quelli che non vogliono cambiare. Una regola non detta è che la misericordia vada applicata
a tutti meno che a loro.

Affermare di essere sempre “al passo con i tempi che cambiano”. Si raccomanda di non avere mai la pretesa di cambiare i tempi per farli più cristiani, ma consegnarsi senza lottare al loro abbraccio mortale.

Se qualche membro della congregazione volesse vestirsi con un abito che lo fa assomigliare a quello che è, un religioso, va severamente punito perché potenzialmente pericoloso. 

Chiedere scusa per tutto e sempre, anche per il buco nell’ozono. Crescere nella consapevolezza che la Chiesa cattolica nei secoli passati ne ha fatte di tutti i colori ma ora, grazie a Dio, rinnegando il suo passato, vive un nuovo inizio. Avvertenza: mai chiedere inizio di che cosa.

L’obbedienza pura e semplice non va più bene se non è “creativa”; il che significa che si può disobbedire, ma dire “obbedienza creativa” fa più figo.

Per favore fare attenzione che nella Messa non si percepisca nessun senso del sacro o di adorazione, ma simpatia, familiarità, condivisione. Se non si cambiano le parole del rito bisogna fare un severo esame di coscienza e se in “stato di peccato grave” abbonarsi a La Repubblica per espiare.

In ogni incontro di formazione sia presente nel titolo la parola “accoglienza” o la parola “migranti”. Per esempio: la mistica in Padre Pio e i migranti; Adorazione e accoglienza. Accogliere sempre e comunque.

Non c’è peccato ma solo “disagi psicologici”. Confessarsi direttamente dallo psicologo.

Mah, ho dato al fondatore questo vademecum, ma non mi sembrava convinto...quindi si prepari alle visite apostoliche e alle difficoltà. Ci sono due vie: scelga lui quella che conduce al cielo, malgrado le sofferenze sulla terra.

Abate Faria

3 commenti:

  1. "Fare attenzione che nella Messa non si percepisca nessun senso del sacro o di adorazione, ma simpatia, familiarità, condivisione": tutto lo squallore post-conciliare parte da qui. Non è un caso che dalle brume berlicchiane sia spuntato il "novus ordo" che, com'è noto (ma è davvero noto?) incontrò il favore dei protestanti data l'ambiguità che avvolge la Presenza Reale del Sacro nella Persona di Nostro Signore Gesù Cristo.

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  2. Non sono argute battute da teatro dell'assurdo ma constatazioni di quanto sta accadendo dall'inizio del CVII con l'ideologia sovversiva del ' tutto sbagliato', serpeggiante in modo più o meno subdolo da decenni ma ora esplosa e imposta con arroganza punitiva come legge della Chiesa, la quale nei secoli, anche se peccatrice, riconosceva la necessità di Ordini religiosi purché fedeli alla dottrina e alla tradizione,mentre oggi la gerarchia ne ha paura e cerca di eliminarli per non avere ostacoli alla propria azione sovversiva.

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  3. la regola n.4 è sbagliata: l' "Antico Testamento" va alla grandissima, a patto beninteso che non si veda assolutamente come tipo e prefigurazione del Nuovo Testamento.

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