Pagine

domenica 27 maggio 2018

La liturgia di Pentecoste


Chiudendo l'Ottava di Pentecoste pubblichiamo uno stralcio tratto da  Culmen et Fons, la bella  rubrica liturgica di Andrea Maccabiani.
L'intero articolo lo potrete trovare QUI.
L

La Liturgia della Pentecoste
Fondata su un passato di quattromila anni, durante l’epoca delle figure, la Pentecoste cristiana, la vera quinquagenaria, è nel numero delle feste istituite dagli stessi Apostoli. Abbiamo visto che anticamente essa divise con la Pasqua l’onore di condurre i catecumeni al sacro fonte, riconducendoli poi neofiti e rigenerati. La sua Ottava, come quella di Pasqua, non sorpassa il sabato, per una ragione identica all’altra. Il battesimo si conferiva nella notte tra il sabato e la Domenica, e per i neofiti la solennità della Pentecoste s’iniziava al momento stesso del loro battesimo. Come era avvenuto a Pasqua, essi rivestivano allora la veste bianca, deponendola il sabato seguente che era contato come l’ottavo giorno.

Il medio evo dette alla festa di Pentecoste il grazioso nome di Pasqua delle rose:
noi abbiamo già visto quello della Domenica delle rose imposto nei medesimi secoli di fede alla domenica dopo l’Ascensione. Il colore vermiglio della rosa ed il suo profumo rammentavano ai nostri padri le lingue ardenti che discesero nel Cenacolo su ciascuno dei centoventi discepoli, come fossero stati i petali sfogliati della rosa divina, che spandessero l’amore e la pienezza della grazia sulla Chiesa nascente. La Liturgia è entrata nella stessa idea, scegliendo, per il Santo Sacrificio, il colore rosso durante tutta l’Ottava. Durando di Mende, nel suo Razionale, così prezioso per gli usi liturgici nel medio evo, c’insegna che nel tredicesimo secolo nelle nostre Chiese, alla Messa della Pentecoste, si liberavano alcune colombe che volteggiavano al di sopra dei fedeli, a ricordo della prima manifestazione dello Spirito Santo sul Giordano; e che, dalla volta, si buttavano giù dei battuffoli di stoppa infiammata, e dei fiori, a ricordo della seconda nel Cenacolo.


La solennità di Pentecoste ha grande risalto nell’anno liturgico. Nella liturgia antica è prevista anche l’ottava, ovvero la settimana seguente la solennità dedicata alla celebrazione di quel mistero come se la giornata liturgica durasse 7 giorni. Con la riforma liturgica del nuovo messale l’ottava è stata tolta. Prima della riforma della settimana santa di Pio XII nel 1955 esisteva inoltre la Veglia di Pentecoste da celebrarsi il sabato precedente, un rito costruito sulla falsariga della Veglia Pasquale in cui anticamente veniva amministrato il sacramento del battesimo a coloro che non avessero potuto partecipare al rito pasquale. Anche questa Veglia è stata soppressa. Nella liturgia della Messa è prevista anche la Sequenza, ovvero un antico inno sacro da cantarsi prima del S. Vangelo. Solo le solennità più importanti ne sono provviste: Pasqua, Pentecoste e Corpus Domini (oltre alla commemorazione dei fedeli defunti del 2 novembre e la festa della Beata Vergine Addolorata del 15 settembre). Per la Pentecoste la sequenza è il Veni Sancte Spiritus:

Veni, Sancte Spíritus,
et emítte cǽlitus
lucis tuæ rádium.


Veni, pater páuperum,
veni, dator múnerum,
veni, lumen córdium.


Consolátor óptime,
dulcis hospes ánimæ,
dulce refrigérium.


In labóre réquies,
in æstu tempéries,
in fletu solácium.


O lux beatíssima,
reple cordis íntima
tuórum fidélium.


Sine tuo númine,
nihil est in hómine
nihil est innóxium.


Lava quod est sórdidum,
riga quod est áridum,
sana quod est sáucium.


Flecte quod est rígidum,
fove quod est frígidum,
rege quod est dévium.


Da tuis fidélibus,
in te confidéntibus,
sacrum septenárium.


Da virtútis méritum,
da salútis éxitum,
da perénne gáudium.

Amen.