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mercoledì 7 giugno 2017

Sacra Liturgia: La prolusione del Card. Sarah al Convegno di Milano

Si è aperto ieri a Milano il IV Convegno Sacra Liturgia, che si concluderà il prossimo 9 giugno, e che nei prossimi giorni vedrà la presenza di relatori di primissimo piano, fra cui il Card. Raymond Leo Burke, P. Michael Lang, Dom Alcuin Reid, P. Vincenzo Nuara, Mons. Thomoty Verdon, e molti altri. Messa in Latino sarà presente con alcuni suoi inviati, e cercherà di darvi qualche informazione dal vivo (o quasi...).

La seduta inaugurale è stata dedicata alla prolusione del Card. Robert Sarah, dal titolo “Il nostro incontro con Dio: la Sacra Liturgia. Una prospettiva cristologica ed ecclesiologica”.

In attesa che il testo ufficiale della relazione sia reso disponibile, come hanno preannunciato gli organizzatori del convegno, proviamo a darvene qui qualche anticipazione, scusandoci sin d’ora con tutti – a iniziare da Sua Eminenza – se si tratterà di una sintesi approssimativa: niente più di una breve antologia dei ricordi del cronista, sicuramente molto parziale. Trovandoci nella città del Manzoni, ci permettiamo una citazione: se incorreremo in qualche imprecisione o, addirittura, in qualche errore, “credete che non s’è fatto apposta”.

Il Card. Sarah, che ha citato ripetutamente Sant’Ambrogio (in particolare il De Mysteriis), ha parlato della centralità della liturgia per poter essere cristiani: non può dirsi tale, infatti, chi non partecipa alla vita sacramentale della Chiesa. Quanto alla liturgia, non può dirsi cristiana se non mette Cristo al centro.


La liturgia non può essere ideata o modificata dalla singola comunità o dagli esperti, ma deve essere fedele alle forme dettate dalla Chiesa universale. La Chiesa, poi, come ha insegnato Benedetto XVI (anch’egli ripetutamente citato dal Cardinale), si regge o cade con la liturgia. 

Il Card. Sarah ha anche richiamato e ribadito quanto disse in occasione del convegno dell’anno scorso a Londra, quando formulò la proposta, che suscitò tanto scalpore, di celebrare ad orientem; alla quale, quest’anno, ha voluto aggiungerne altre tre.

La prima: visto il continuo e grave scandalo presente nella chiesa di oggi, in cui i fratelli battezzati “disertano” la Liturgia, trascurando il precetto domenicale, e mettendo così a rischio la loro salvezza eterna, abbiamo il dovere di esercitare nei loro confronti la correzione fraterna. Approfondendo ed ampliando il discorso, il cardinale ha ripreso il tema – anch’esso molto discusso dopo la sua prolusione londinese dello scorso anno - della “riforma della riforma”, che il Cardinale ritiene una questione urgente. Poichè la chiesa preconcilare e la chiesa postconciliare non sono due entità separate, va escluso che il concilio abbia sollecitato tale frattura. Se fratture si sono create, dunque, bisogna curarle, per il bene delle nostre anime.

Seconda proposta: riflettere sul fatto che è il Cristo concreto ad agire nella Sacra Liturgia. Occorre un atteggiamento di riverenza agevolato dai riti della liturgia stessa. Nella liturgia non possiamo separare Gesù, inteso come nostro fratello in umanità, da Gesù nostro Signore e nostro Dio. Davanti alla Presenza Eucaristica del Signore dobbiamo inginocchiarci.

Infine, dobbiamo fare dell'incontro liturgico un incontro simile a quello di S. Tommaso, che dinanzi a Gesù risorto esclamò mio Signore e mio Dio. Dobbiamo dunque ricevere la Santa Comunione in ginocchio e sulla lingua. Se, come insegna S. Paolo nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, ciò tanto più deve esser fatto quando siamo realmente alla presenza del Signore. Anche Gesù ha pregato in ginocchio nel Getsemani. Dobbiamo prostrarci di fronte all'Agnello condotto al macello. Il Cardinale ha citato due esempi di Santi contemporanei: Giovanni Paolo II, che, nei suoi ultimi anni, quando era devastato dalla malattia, comunque si inginocchiava, nonostante il dolore che ciò gli procurava; e Madre Teresa di Calcutta, la quale, pur toccando il corpo di Cristo nei poveri, come dice Papa Francesco, non osava toccare la S. Eucarestia. Vedere la comunione ricevuta in mano era la cosa che la rattristava di più; diceva, anzi, che quello era il peggior problema del mondo di oggi.

Questa è, come si ripete, solo una sintesi incompleta e imperfetta della prolusione del Card. Sarah; sintesi che - ce ne rendiamo ben conto - non dà minimamente il senso della profondità e della densità teologica delle sue parole. Alle quali, prima che il Cardinale impartisse la sua benedizione, ha fatto seguito un applauso calorosissimo e lunghissimo – anzi, una vera e propria standing ovation. Il convegno di Milano, dunque, non poteva iniziare in modo migliore e sotto auspici più fausti.



3 commenti:

  1. Siamo proprio sicuri che non esiste una frattura tra il prima e il dopo CVII? Non sembra, visto che nella diagnosi si parla di frattura da curare, prima mai avvenuta ufficialmente. Il CVII ha diviso ed infettato la Chiesa con l'antropologismo e quindi anche la liturgia, dove al centro non è il sacrificio di Cristo che diviene solo pretesto per affiancarlo con l'assemblea non a caso definita disinvoltamente 'santa'. Ai tempi del CVII, grandi teologi, quali C. Fabro, per questo del tutto emarginato, come tanti altri, ne avevano previsto le conseguenze. Continuando a lamentarsi, senza una decisa denuncia delle equivocità della SC e del NO, si continuerà a perdere tempo prezioso.

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  2. Siamo sicuri! Otto anni di Benedetto XVI ce lo hanno ripetuto e spiegato in tutti i modi. Ermeneutica della continuità, altrimenti salta tutto e il tradizionalismo diventa leva di dissoluzione della Chiesa quanto il modernismo, né più né meno.

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    1. L'ermeneutica è una favoletta inventata per far accettare uno pseudo concilio eretico...

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