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sabato 20 maggio 2017

Papa Francesco, Medjugorje e la bacchetta magica

di don Alfredo Morselli


1. Alcune importanti parole del Papa.

Alcune parole del santo Padre, pronunciate sabato 13 maggio 2017, nel corso della conferenza stampa durante il volo di ritorno da Fatima, costituiscono - pur contro le sue stesse intenzioni - un argomento a favore delle apparizioni della Regina della Pace a Medjugorje. Le parole sono le seguenti:
"…il nocciolo vero e proprio del rapporto Ruini: il fatto spirituale, il fatto pastorale, gente che va lì e si converte, gente che incontra Dio, che cambia vita. Per questo non c’è una bacchetta magica, e questo fatto spirituale, pastorale, non si può negare" [1].
Secondo Papa Francesco ci troviamo dunque davanti a un fatto che "non si può negare": le tante conversioni, le tante confessioni, tanta gente che incontra Dio.
Del resto, anche Mons. Hoser, inviato del Papa a Medjugorje aveva dichiarato:
"…voglio incoraggiarvi, esortarvi come inviato speciale del Santo Padre… il miracolo più grande di Medjugorje sono le confessioni, il sacramento della riconciliazione, del perdono e della Misericordia. Questo è il sacramento della risurrezione.
Io ringrazio tutti i sacerdoti che vengono a confessare qui, anche oggi ci sono qui cinquanta sacerdoti a confessare e sono nel servizio del Popolo di Dio.
Ho lavorato tanti anni nei paesi occidentali, in Belgio e in Francia, e posso dire che la confessione è sparita, la confessione personale non esiste più, soltanto qualche caso raro" [2]
Molto eloquente è anche la definizione che il giornalista Antonio Sanfrancesco ha dato su Famiglia Cristiana: Medjugorje il confessionale del mondo [3].

Tutto questo non è dovuto - secondo il Santo Padre a un colpo di "bacchetta magica". Prendiamo il Papa in parola e chiediamoci, visto che tutto ciò che avviene a Medjugorje non è dovuto a un colpo di bacchetta magica, qual è allora la vera causa di tante confessioni, di tante conversioni, di tanti miracoli spirituali.

Sicuramente la causa di tutto ciò non è un una motivazione naturale: suggestione, moda, nausea per la freddezza spirituale che si trova in tante parrocchie, insoddisfazione per parroci che non pregano, che hanno abbandonato il Rosario, che snobbano l'Adorazione etc., che sbeffeggiano quelli che la fanno; oppure insistenza degli amici, fans di Medjugorje che trascinano parenti e conoscenti, la pubblicità di P. Livio, le sua catechesi sentite continuamente in automobile (giacché Radio Maria è l'unica emittente che si sente ovunque e nella quale - prima o poi - tutte le ricerche automatiche dell'autoradio si imbattono)…

Tutto questo può essere eventualmente il motivo del viaggio, ma non della confessione o conversione dei tanti pellegrini che da tutto il mondo vanno a Medjugorje.

2. "Senza di me non potete far nulla"

Solo un intervento soprannaturale di Dio, ovvero la grazia, può orientare l'uomo a delle azioni aventi un fine soprannaturale, quali sono appunto la conversione e la confessione.
Quanto affermo è dogma certissimo di fede: il II Concilio di Orange (529) definisce:
Can. 7: "Se qualcuno afferma che l'uomo per una qualche forza della natura, possa concepire come si conviene qualche bene attinente alla salute della vita eterna, oppure si possa acconsentire alla predicazione salutare, cioè evangelica, senza l'illuminazione o l'ispirazione dello Spirito Santo, che dà a tutti la soavità nel consentire e nel credere alla verità, è tratto in errore dallo spirito eretico, non comprendendo la voce di Dio, che dice nel Vangelo «Senza di me non potete far nulla» [Gv 15,5]; e quel che è detto dell'Apostolo: «Non che siamo in grado di pensare qualcosa da noi come fosse da noi, ma la nostra capacità è da Dio» [2 Cor 3,5] [4].
Can 9: "L'assistenza di Dio. È dono divino ogniqualvolta pensiamo rettamente e tratteniamo i nostri piedi dalla falsità e dall'ingiustizia; Ogni qualvolta noi facciamo opere buone (salutari), opera Dio in noi e con noi perché le facciamo" [5].
Can. 20: "L'uomo senza Dio non può fare nulla di buono: Dio fa nell'uomo molte cose buone che l'uomo non fa, ma l'uomo non fa nessuna cosa buona che Dio non accordi che l'uomo faccia" [6].
Il Concilio di Trento ancora definisce:
"Dichiara ancora il concilio che negli adulti l’inizio della stessa giustificazione deve prender la mosse dalla grazia preveniente di Dio, per mezzo di Gesù Cristo, cioè della chiamata, che essi ricevono senza alcun loro merito, di modo che quelli che coi loro peccati si erano allontanati da Dio, disposti dalla sua grazia, che sollecita ed aiuta, ad orientarsi verso la loro giustificazione, accettando e cooperando liberamente alla stessa grazia, così che, toccando Dio il cuore dell’uomo con l’illuminazione dello Spirito Santo, l’uomo non resti assolutamente inerte subendo quella ispirazione, che egli può anche respingere, né senza la grazia divina possa, con la sua libera volontà, rivolgersi alla giustizia dinanzi a Dio.
Perciò quando nelle sacre scritture si dice: 'Convertitevi a me, ed io mi rivolgerò a voi' [Zac 1.3], si accenna alla nostra libertà e quando rispondiamo: 'Facci tornare, Signore, a te e noi ritorneremo' [Lam 5.21], noi confessiamo di essere prevenuti dalla grazia di Dio" [7].
La Sacra Scrittura più volte dichiara gli stessi concetti; Gesù, Cristo, con l'immagine della vite e dei tralci (Gv. 15, 1 ss.), mostra chiaramente il suo influsso di grazia nelle anime:
Gv 15,4-5: "Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla".
Stupendo è il commento di S. Agostino a questo brano:
2. Il Signore prosegue: Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non resta nella vite, così neppure voi se non rimanete in me (Gv 15, 4). Questo grande elogio della grazia, o miei fratelli, istruisce gli umili, chiude la bocca ai superbi. Replichino ora, se ne hanno il coraggio, coloro che ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non sono sottomessi alla giustizia di Dio (cf. Rm 10, 3). Replichino i presuntuosi e quanti ritengono di non aver bisogno di Dio per compiere le opere buone. Non si oppongono forse a questa verità, da uomini corrotti di mente come sono, riprovati circa la fede (cf. 2 Tim 3, 8), coloro che rispondendo a sproposito dicono: Lo dobbiamo a Dio se siamo uomini, ma lo dobbiamo a noi stessi se siamo giusti? […] Queste sono ciance della vostra presunzione. Ma ascoltate ciò che vi attende e inorridite, se vi rimane un briciolo di senno. Chi si illude di poter da sé portare frutto, non è unito alla vite; e chi non è unito alla vite, non è in Cristo; e chi non è in Cristo, non è cristiano. Ecco l'abisso in cui siete precipitati.
3. Ma con attenzione ancora maggiore considerate ciò che aggiunge e afferma la Verità: Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla (Gv 15, 5). Affinché nessuno pensi che il tralcio può produrre almeno qualche piccolo frutto da se stesso, il Signore, dopo aver detto che chi rimane in lui produce molto frutto, non dice: perché senza di me potete far poco, ma: senza di me non potete far nulla. Sia il poco sia il molto, non si può farlo comunque senza di lui, poiché senza di lui non si può far nulla"[8].
S. Paolo esprime lo stesso pensiero con l'immagine dell'unione tra il capo e le membra:
Ef 4, 15-16: "Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità. 
Col 2, 18-19: "Nessuno v’impedisca di conseguire il premio, compiacendosi in pratiche di poco conto… senza essere stretto invece al capo, dal quale tutto il corpo riceve sostentamento e coesione per mezzo di giunture e legami, realizzando così la crescita secondo il volere di Dio".
Così ancora l'Apostolo sulla necessità della grazia per ogni pensiero salutare…
2 Cor 3,5 "Non però che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio".
…per ogni decisione della volontà…
Rom. 9, 16: "… non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell’uomo, ma da Dio che usa misericordia".
…e per ogni opera buona:
Fil. 2, 13: "È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo i suoi benevoli disegni".
1Cor. 12, 3: "…nessuno può dire «Gesù è Signore» se non sotto l’azione dello Spirito Santo".
Infine il Catechismo della Chiesa Cattolica conferma il tutto:
CCC 2001: "La preparazione dell'uomo ad accogliere la grazia è già un'opera della grazia. Questa è necessaria per suscitare e sostenere la nostra collaborazione alla giustificazione mediante la fede, e alla santificazione mediante la carità. Dio porta a compimento in noi quello che ha incominciato: “Egli infatti incomincia facendo in modo, con il suo intervento, che noi vogliamo; egli porta a compimento, cooperando con i moti della nostra volontà già convertita” [Sant'Agostino, De gratia et libero arbitrio, 17: PL 44, 901]".
3. La mozione divina

Continuiamo ora, con l'aiuto di S. Tommaso, l'analisi del dono di grazia che muove l'uomo a compiere ogni azione soprannaturale. L'Aquinate spiega che Dio spinge l'uomo a compiere ogni atto salutare, imprimendo una sorta di moto dell'anima
"…l'uomo è aiutato in due maniere dalla gratuita volontà di Dio. Primo, in quanto l'anima umana viene mossa da Dio a conoscere, a volere, o a compiere qualche cosa. E allora codesto effetto gratuito che si opera nell'uomo non è una qualità, ma un moto dell'anima: infatti, a detta del Filosofo, "l'atto di chi muove è un moto in chi viene mosso…" [9].
Questi moti verranno definiti dai teologi successivi come grazie attuali [10]; invece la grazia in quanto qualità stabile dell'anima, per cui l'anima stessa si trova giustificata, è un abito, ed è detta grazia santificante o abituale:
"…Secondo, l'uomo viene aiutato dalla gratuita volontà di Dio, in quanto Dio infonde nell'anima un dono abituale" [11].
Così riassume il Catechismo:
CCC 2000: "La grazia santificante è un dono abituale, una disposizione stabile e soprannaturale che perfeziona l'anima stessa per renderla capace di vivere con Dio, di agire per amor suo. Si distingueranno la grazia abituale, disposizione permanente a vivere e ad agire secondo la chiamata divina, e le grazie attuali che designano gli interventi divini sia all'inizio della conversione, sia nel corso dell'opera di santificazione".
La grazia attuale può essere preveniente, ovvero il moto impresso da Dio alla volontà prima che l'azione venga compiuta, e concomitante, ovvero l'azione divina per cui la volontà umana è sostenuta nel suo essere libera, e nel suo operare: proprio perché così sostenuta, la volontà umana può agire liberamente e soprannaturalmente, assecondando effettivamente la prima mozione divina.

4. La bacchetta magica

Ormai sappiamo chi e che cosa spinge tanti pellegrini a confessarsi e a convertirsi: Dio con la sua grazia. 
Ora chiediamoci: è verosimile che Dio - quando in nessuna altra parte del mondo succedono - al giorno d'oggi - tante conversioni e confessione come a Medjugorje, spinga la gente a confessarsi e a convertirsi in relazione a false apparizione, in un luogo dominato da illusi o da bugiardi?

È pensabile che Dio conceda così tante grazie, muova la volontà di tante persone, che sono andate a Medjugorie pensando che lì appaia la Madre di Dio, quando questa non appare realmente?

È verosimile che ciò debba escludersi perché la Madonna apparirebbe alla stessa ora, dando appuntamenti, e lasciando messaggi (come per altro ha fatto in tante apparizioni, lasciando messaggi per Re, Papi, gente comune)?

È possibile che un'apparizione, per essere vera, debba essere a sorpresa, in orari diversificati, senza messaggi?

5. Conclusioni

Ho preso atto che il Santo Padre ha attestato la straordinarietà di Medjugorje come luogo di grazia: "gente che va lì e si converte, gente che incontra Dio, che cambia vita… questo fatto spirituale, pastorale, non si può negare".

Ho preso atto che il Santo Padre ha attestato che tutto ciò ha una causa: "Per questo non c’è una bacchetta magica".

Ho preso in mano il Catechismo e ho tratto le conclusioni: le apparizioni di Medjugorie sembrano proprio vere.

In ogni caso mi atterrò alle indicazioni ufficiali della Chiesa, di cui però c'è il sentore (i famosi "segni dei tempi") che non ce ne sarà bisogno: i dieci segreti anticiperanno le bolle?


NOTE

[1] Conferenza stampa del Santo Padre durante il volo di ritorno da Fátima, Volo Papale, Sabato, 13 maggio 2017, http://tinyurl.com/l5d6378.
[2] http://tinyurl.com/mcpgm8m. 
[3] http://tinyurl.com/l5kz6xp. 
[4] DS/34 377: "Can. 7. Si quis per naturae vigorem bonum aliquid, quod ad salutem pertinet vitae aeternae, cogitare, ut expedit, aut eligere, sive salutari, id est evangelicae praedicationi consentire posse confirmat absque illuminatione et inspiratione Spiritus Sancti, qui dat omnibus suavitatem in consentiendo et credendo veritati, haeretico fallitur spiritu, non intelligens vocem Dei in Evangelio dicentis: 'Sine me nihil potestis facere' (Jo 15, 5); et illud Apostoli: 'Non quod idonei simus cogitare aliquid a nobis quasi ex nobis, sed sufficientia nostra ex Deo est' (2 Cor 3, 5)". 
[5] DS/34 377: "Can. 9 De adiutorio Dei. Divini est muneris, cum et recte cogitamus, et pedes nostros a falsitate et iniustitia continemus; quoties enim bona agimus, Deus in nobis atque nobiscum, ut operemur, operatur". 
[6] DS/34 390: "Can.20 Nihil boni hominem posse sine Deo. Multa Deus facit in homine bona, quae non facit homo; nulla vero facit homo bona, quae non Deus praestat, ut faciat homo". 
[7] Decreto sulla giustificazione, 13-1-1547, DS/34 1525: "Declarat praeterea, ipsius justificationis exordium in adultis a Dei per Christum Jesum praeveniente gratia (can.3) sumendum esse, hoc est, ab ejus vocatione, qua nullis eorum existentibus meritis vocantur, ut qui per peccata a Deo aversi erant, per ejus excitantem atque adjuvantem gratiam ad convertendum se ad suam ipsorum justificationem, eidem gratiae libere (can. 4 et 5) assentiendo et cooperando, disponantur, ita ut, tangente Deo cor hominis per Spiritus Sancti illuminationem, neque homo ipse nihil omnino agat, inspirationem illam recipiens, quippe qui illam et abicere potest, neque tamen sine gratia Dei movere se ad justitiam coram illo libera sua voluntate possit (can.3). Unde in sacris Litteris cum dicitur: "Convertimini ad me, et ego convertar ad vos" (Zach 1.3), libertatis nostrae admonemur; cum respondemus: "Converte nos, Domine, ad te, et convertemur" (Lam 5.21), Dei nos gratiam praeveniri confitemur 
[8] In Evangelium Ioannis tractatus centum viginti quatuor, tr. 81, 2-3; testo ripreso dal sito augustinus.it, http://tinyurl.com/jvlx9lq. 
[9] Summa Theologiae, Iª-IIae q. 110 a. 2 co: "dupliciter ex gratuita Dei voluntate homo adiuvatur. Uno modo, inquantum anima hominis movetur a Deo ad aliquid cognoscendum vel volendum vel agendum. Et hoc modo ipse gratuitus effectus in homine non est qualitas, sed motus quidam animae, actus enim moventis in moto est motus, ut dicitur in III Physic. …". 
[10] Sembra che il primo teologo che ad usare il termine grazia attuale sia stato Giovanni Capreolo O.P. (1380-1444). 
[11] "… Alio modo adiuvatur homo ex gratuita Dei voluntate, secundum quod aliquod habituale donum a Deo animae infunditur"; Summa Theologiae, ibidem.