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mercoledì 18 gennaio 2017

Francesco e lo scisma. Brevi considerazioni all'indomani della rimozione del Cardinale Burke (attuali oggi come due anni fa)


Attuale come due anni fa....
L

 
Beatus vir, qui non abiit in consilio impiorum, et in via peccatorum non stetit, et in cathedra pestilentiae non sedit: sed in lege Domini voluntas eius, et in lege eius meditabitur die ac nocte. (Ps.I)

La rimozione del Cardinale Burke é l'ultimo atto dell'esecuzione di un progetto inaugurato con il primo Angelus in cui Francesco promosse il Cardinale Kasper a "teologo in gamba". Bergoglio suole abbozzare e poi dipingere il quadro aggiungendo particolari sempre più precisi. Anche ciò che appare dapprima assolutamente casuale, si può rivelare di lì a poco parte essenziale di un vasto disegno.

Così lo stesso Kasper, il "teologo in gamba", è divenuto, per volontà di Francesco, il regista di un sinodo che dovrebbe levare dal Concilio una nuova chiesa della misericordia.
Francesco ha quindi espressamente auspicato uno sviluppo eterogeneo della dottrina cattolica in materia di matrimonio, famiglia e sessualità e cercato di coalizzare la componente progressista ed eterodossa convinto di potere "abbattere ogni bastione" tradizionale. La marcia del progressismo sinodale trova però oggi la resistenza di cardinali e vescovi cattolici, tra questi il Cardinale Burke (vedi qui e qui). Almeno per ora la resistenza è riuscita a frenare l'iniquità. La nemesi bergogliana contro coloro che "trasformano il pane in pietre" si è finalmente abbattuta ieri sull'antico Arcivescovo di Saint Louis.

Francesco ridicolizzando il suo Prefetto per la Dottrina della Fede ("...parlate liberamente, non abbiate paura del Cardinale Müller") e fomentando i fautori dell'eterodossia, che nel frattempo si producevano nella loro volgare e frenetica sfrenatezza, ha di fatto aperto uno scisma di ampissima portata. Per di più spinto e trascinato da un attrezzatissimo e potente spirito del tempo. Soprattutto in Europa (il caso tragico dell'Austria e del suo raffinato Primate dagli stravaganti modi praghesi è emblematico), in parte negli Stati Uniti e in Sudamerica c'è un episcopato - e con esso un clero e un popolo - sedicente "cattolico" ormai completamente indisposto a ritornare nell'ortodossia cattolica  (mentre l'Africa è notoriamente stata liquidata dal "teologo in gamba" come una vana terra di tabù). Aborto, comunione ai concubini, omosessualità hanno trovato in moltissimi luoghi accesso pastorale alle chiese, mentre il sacerdozio femminile è nel prossimo punto dell'ordine del giorno se è vero quel che afferma padre Pablo d'Ors, consigliere di Francesco, in un'intervista recente (vedi qui e qui e ancora qui). In tutti questi luoghi anche la dottrina ha accolto inaccettabili corruzioni.

Si tratta dunque di uno scisma inedito perché aperto e favorito da un Papa; di uno scisma che, a causa di una minoranza (o maggioranza silenziosa) cattolica, non è riuscito per ora a farsi completamente "nuova chiesa" universale (vedi però qui il senso del suo lungo sviluppo).
In realtà, nella logica sovrannaturale della fede cattolica e dell'ortodossia, a Bergoglio non restano ormai che due vie.  O proseguire nell'impresa disperata e  scontrarsi  rovinosamente, lui e la sua fazione non più cattolica, con la Chiesa di sempre, con il Corpo Mistico di NSGC, con il lato apostolico della Chiesa di Roma che inevitabilmente è e sarà rappresentato da nuovi dottori e difensori dell'ortodossia, da novelli Atanasio, Basilio, Gregorio. Oppure arrendersi allo Spirito Santo e a Colui di cui egli stesso è, nonostante tutto, il Vicario, e opporsi allo scisma dilagante. In questo caso Bergoglio potrebbe forse essere tentato di ritenere in cuor suo che non Francesco ma un nuovo Papa possa essere più degno della battaglia da muovere con urgenza all'eresia.

Ora più che mai bisogna pregare per il Papa affinché sappia esercitare fino in fondo il giusto discernimento degli spiriti.

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