Il Foglio
Luciano Capone 10-2-16
Luciano Capone 10-2-16
Il ddl Cirinnà affronta alcuni problemi reali di persone che chiedono una risposta, ma lo fa in maniera confusa: garantisce alcuni i diritti che potrebbero essere riconosciuti anche senza un’unione formale e introduce un nuovo istituto, l’unione civile, molto simile al matrimonio ma di rango inferiore. Sarebbe stato preferibile, anche per evitare di ritornare prossimamente con gli stessi dibattiti sul tema, fare una battaglia aperta per il 'matrimonio gay' o per l’estensione dell’istituto matrimoniale alle coppie omosessuali e sottoporlo a referendum (visto che tra l’altro le forze politiche, lasciando libertà di coscienza ai parlamentari, non sono in grado di svolgere pienamente la funzione rappresentativa).
Ma, per stare all’attualità, il disegno di legge che il Senato si appresta a votare presenta nella sua impostazione altre due criticità: quella di voler trasformare i desideri in diritti e quella di trasformare alcuni diritti in obblighi a carico di altri. Nel primo caso, attraverso la stepchild adoption si legittima, surrettiziamente e in maniera molto ipocrita, una cosa che allo stesso tempo si condanna come la surrogazione di maternità (detta più volgarmente “utero in affitto”), un altro tema su cui sarebbero più utili dibattiti sinceri e discussioni franche.
Nell’altro caso, il ddl Cirinnà, invece di dare semplicemente diritti a chi li vuole riconosciuti, impone obblighi e doveri a chi non ha mai pensato di volersene fare carico. Dall’art.11 in poi infatti vengono definiti i rapporti nelle convivenze di fatto, ovvero tra persone che vivono insieme ma non hanno voluto vincolarsi con un matrimonio o un’unione civile: anche queste coppie, senza saperlo e senza volerlo, vengono costrette dallo stato a cedere al partner diritti patrimoniali (art.13: in caso di morte il convivente superstite ha diritto di continuare a vivere nella casa di proprietà del partner deceduto, anche se questo non ha mai manifestato questa volontà) e obbligati a prestare alimenti e mantenimento all’ex convivente anche dopo la rottura di un rapporto mai formalizzato (art. 15). Una gabbia statalista che non lascia possibilità né agli omosessuali né agli eterosessuali di vivere liberamente le proprie relazioni affettive. Lo stato individua la data d’inizio della 'convivenza di fatto' e impone diritti e doveri come se la coppia avesse deciso di sposarsi o di unirsi civilmente. In realtà, più che di una norma che introduce la libertà per le coppie omosessuali di unirsi civilmente e contrarre diritti e doveri, è una legge che impone a tutti il divieto di convivere liberamente e l’obbligo di prendere impegni patrimoniali.
Ma a ben guardare si tratta della stessa impostazione statalista e livellatrice dei diritti individuali che Monica Cirinnà ha posto alla base di un suo altro disegno di legge che riguarda le “Norme per la tutela delle scelte alimentari vegetariana e vegana”. Anche in questo caso dietro l’enunciazione di un principio sacrosanto, quello di lasciare ognuno libero di scegliere la propria dieta (come è giusto che ognuno sia libero di esprimere le proprie preferenze sessuali), la Cirinnà più che riconoscere un diritto individuale lo trasforma in un obbligo a carico di altre persone: “In tutte le mense pubbliche, convenzionate e private, o che svolgono in qualsiasi modo servizio pubblico … devono essere sempre offerti e pubblicizzati almeno un menù vegetariano e uno vegano in alternativa alle pietanze contenenti prodotti o ingredienti animali”. E la norma è severissima, perché non permette a bar e ristoranti di cavarsela con una semplice insalata: devono offrire menù con “un apporto bilanciato così come indicato dalla scienza ufficiale in materia di nutrizione e considerando i progressi scientifici”, inoltre le pietanze non devono contenere una serie di ingredienti di origine animale inseriti in un elenco dettagliato e anche “le uova presenti nelle preparazioni vegetariane devono provenire da galline allevate con metodo biologico o allevate all’aperto”. In caso di violazione delle disposizioni le sanzioni sono pesantissime: da 3.000 a 18.000 euro fino alla revoca della licenza.
Si tratta di due provvedimenti diversi, apparentemente lontanissimi, che però hanno la stessa impostazione e lo stesso difetto: estendono diritti ad alcune minoranze ma sopprimono la libertà di tutti, facendo infilare lo stato nelle cucine e nelle camere da letto.
... ma due preti possono contrarre un'unione civile... che dice il diritto canonico? avrebbero titolo per qualche promozione?
RispondiEliminaNon capisco... Il sig Capone autore dell'articolo è dunque un promotore dell' amore libero? Un 68ino che vuole la libera convivenza?
RispondiEliminaAlmeno Caligola faceva senatori i cavalli. Bei tempi.
RispondiEliminail problema non è tanto che i desideri diventino legge, ma che i peccati mortali siano tutelati per legge: divorzio che rende solubile ciò che è indissolubile, l'aborto che rende lecito l'omicidio, ed ora la cirinnà che vuol rendere lecito un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio. Tutte leggi che aiutano i peccatori ad andare all'Inferno. Una volta le leggi servivano ad aiutare gli uomini a combattere i vizi e progredire nelle virtù. Oggi il vizio diventa virtù e la virtù è derisa e combattuta. Chissà chi ci sarà mai dietro a tutto questo, credo che la puzza di zolfo sia ormai nauseante.
RispondiEliminachissà come i sodomiti avranno preso la notizia che la Cirinnà va verso la bocciatura, secondo mé l'hanno presa regolarmente a quel posto...
RispondiEliminae il ddl specifica se uno può contrarre più di un unione civile?
RispondiEliminaSeguo il vostro sito per amore della liturgia. Ma credo di non farlo piu'. State esagerando.
RispondiEliminaDalla Cirinnà che considera figli i suoi cani, cosa c'è da aspettarsi? oggi i figli dei cani sono tutelati per legge, devono essere allattati da mamma cagna per almeno 60 gg. prima di esere tolti, mentre per Cirinnà e compari un bambino può essere venduto in seduta stante a due che non sanno nemmeno se sono femmine, maschi, o entrambi allo stesso tempo e per quanto tempo, perchè oggi uno si sente femmina, ma domani si potrebbe sentire asino.
RispondiEliminaRido per non piangere!!! Cirinnà Cirinnà!!!
RispondiEliminaAttenzione a non mescolare le cose: una cosa è il ddl sulle "unioni civili", altro il ddl sull'alimentazione.
RispondiEliminaDico attenzione, perché per il primo si parla di questioni di principio, per il secondo no. Le linee guida degli istituti di nutrizione umana raccomandano una dieta diversa dall'attuale modello occidentale, favorendo più alimenti di origine vegetale (ma senza escludere in toto quelli animali!).
Dare la possibilità a tutti di una scelta più varia non nuoce a nessuno: un "onnivoro" continuerà a beneficiare della proprio menù ed in più potrà scegliere anche alimenti vegetali.
Rispetto alle "unioni civili", inoltre, il tema è diverso: qui s'inserisce anche la promozione della salute, il che giova alla collettività e consente di prevenire diverse patologie, come quelle a carico del sistema cardiovascolare.
L'ultima frase "estendono diritti ad alcune minoranze ma sopprimono la libertà di tutti" è scorretta: direi piuttosto che, circa il ddl sull'alimentazione, questo estende diritti alla collettività ed aumentano la possibilità di scelta per ognuno. Tutti ne guadagnano, nessuno ne perde :)
Per chiunque ne sappia un minimo di nutrizione, sa bene che una "insalata" cui fa riferimento l'articolo non consente un pasto equilibrato e sufficiente.
Le parole "statalista" e "livellatrice" in questo caso le vedo poco appropriate...