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mercoledì 18 novembre 2015

"Fermiamo la deriva protestante della Chiesa" ( Card.Müller)

Cardinale Müller: La fede non è un'opinione 
Fermiamo la deriva protestante della Chiesa 
di Gerhard Ludwig Müller* 
(La Nuova Bussola Quotidiana)

Pubblichiamo (parte prima N.d.R.) il testo integrale del discorso che il cardinale Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha rivolto nei giorni scorsi ai vescovi del Cile. 
È un documento di grande importanza in questo momento di forte confusione e disorientamento, perché giudica in modo lucido gli aspetti critici di alcune tendenze presenti nella Chiesa cattolica.  
A.C.

Stimati fratelli nell’episcopato: 
1. questa è l’occasione adeguata perché come collaboratore diretto di Papa Francesco, in un settore particolarmente difficile dell’attività della Chiesa, possa trasmettervi alcune riflessioni che ritengo di particolare importanza per il momento che sta vivendo la Chiesa nel mondo ed anche in Cile. 
Omnes cum Petro 
2. Nelle nostre orecchie, come in quelle degli apostoli, dei quali siamo successori, risuona la chiara affermazione del Signore: «Tu sei Simone, figlio di Giona; sarai chiamato Cefa, che significa Pietro» (Gv. 1, 40-42). 
Ed anche quella testimonianza di Pietro, alla domanda di Gesù ai suoi discepoli: «La gente
chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». 
Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». 
Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 
E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. 
E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. 
A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16, 13-19). 
Con particolare forza oggi dobbiamo meditare gli avvertimenti e le certezze che Gesù ha trasmesso a Pietro: «Simone, Simone, ecco Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli» (Lc 22, 31-32). 
E lo inviò a pascolare le pecore, che Pietro ricevette, dopo aver proclamato il proprio amore a Gesù (Gv. 21, 15-17). 
3. In un tempo in cui in alcuni ambienti della Chiesa l’unità con il Capo sembra perdere quella vitalità necessaria della nostra fede, ritengo, cari fratelli nell’episcopato, che sia necessaria una riaffermazione personale della nostra unione al Papa, seguendo il saggio consiglio di San Pietro Crisólogo nella lettera a Eutiche: «Ti esortiamo, venerabile fratello, ad accettare con obbedienza tutto quello che ha scritto il santissimo Papa di Roma; perché il beato Pietro, che vive e presiede nella propria sede, aiuta quelli che cercano la verità della fede. 
Poiché noi, per la pace e per la fede, non possiamo affrontare questioni che riguardano la fede se non in comunione con il vescovo di Roma» (San Pietro Crisologo, Lettera a Eutiche, 2). 
Suaviter in modo, fortiter in re 
4. Stare con Pietro nella confessione della vera fede cattolica è particolarmente importante per coloro che, nel nome del Signore, uniti al Capo, reggono le Chiese particolari sparse nel mondo intero, nelle quali e a partire dalle quali esiste l’unica santa Chiesa Cattolica. 
Molte sono le sfide che oggi riguardano la fede, anche in America e in questa terra cilena.
Dobbiamo chiedere al Signore il coraggio di affrontarle con saggezza e fortezza. 
5. Alcune di queste sfide provengono dall’ignoranza e ci inducono a lavorare con maggior forza nel campo dell’evangelizzazione e della missione, nel quale è impegnata la Chiesa in America Latina e nei Caraibi, frutto della Conferenza di Aparecida. 
Altre provengono da ambienti teologici e pastorali nei quali sono stati introdotti errori e deformazioni, che noi come pastori dobbiamo scoprire, giudicare e correggere. 
È un ambito difficile, però necessario e sempre presente nel nostro impegno di pastori per il popolo di Dio. 
San Tommaso è particolarmente esigente con noi: «Se il sale perdesse il sapore… Se coloro che sono a capo di altri falliscono, non sono adatti ad altro che ad essere allontanati dall’ufficio di insegnare» (San Tommaso, Catena Aurea, vol. 1, p. 262). 
6. In tal senso, oltre al personale lavoro di ciascun Vescovo nella propria diocesi, che è insostituibile, necessario e non può essere delegato ad altri organismi, è necessario che la Commissione Dottrinale della Conferenza episcopale sia un organismo vivo e operante, che con l’aiuto di esperti veramente fedeli alla fede, sia presente nei dibattiti dottrinali e dia con autorità la prospettiva cattolica, essendo un vero e proprio strumento di collaborazione per la Conferenza e i Vescovi che lo richiedono. 
La Conferenza episcopale, limiti e contributi 
7. Come ben sappiamo, dalla creazione delle Conferenze episcopali, frutto dei lavori del Concilio Vaticano II, si continua un discernimento costante riguardo alla loro missione, alla natura ed al modo di ben operare delle Chiese particolari che esse riuniscono. 
Il Papa San Giovanni Paolo II, dopo un tempo di ampia riflessione e in risposta ad una richiesta dei Vescovi nel Sinodo del 1985, ha fatto pubblicare la Lettera Apostolica Apostolos suos nel 1998. 
Oggi rimane motivo di preoccupazione e di studio il fatto reale che in alcuni casi l’azione delle Conferenze episcopali hanno colpito, con maggiore o minore forza a seconda delle zone, la responsabilità «iure divino» del Vescovo diocesano, cosicché resta valido ciò che il Papa Giovanni Paolo ha affermato in merito al fatto che le Conferenze esistono per «aiutare i Vescovi e non per sostituirli» (n.18). 
Come sappiamo, questo documento è venuto a chiarire alcune idee che stavano circolando in alcuni ambienti teologici, riguardo al carattere delle stesse, affermando che esse esistono per «l’esercizio congiunto di alcuni atti del ministero episcopale» (n. 3) e non in quanto forma di esercizio di un’attività episcopale collegiale, che per sua natura corrisponde a tutto il collegio dei Vescovi, sempre con il suo capo e mai senza di esso. 
Inoltre, ha voluto spiegare che i documenti magistrali possono esistere soltanto, o possono rappresentare in qualche modo i Vescovi, con il consenso unanime di tutti e ciascuno di essi (cf. 20). 
8 - Le conseguenze pastorali di una adeguata concezione e attuazione delle Conferenze episcopali sono evidenti. 
Papa Francesco ha voluto dare un segno in tal senso promulgando le norme sul procedimento per la dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale, attribuendo, come è per loro natura, ai Vescovi diocesani un ruolo chiave nelle decisioni di queste delicate questioni, facendosi così più vicino a quelli che soffrono in questo ambito. 
Pericoli attuali del relativismo etico 
9 - Risulta molto evidente che oggi in alcuni ambienti dell’insegnamento della fede si sono introdotti elementi propri del protestantestimo liberale. 
Questo è particolarmente evidente nelle nazioni europee però non manca di essere presente nella realtà dell’America Latina. 
Una scarsa comprensione della natura teologica delle Conferenze Episcopali ha una immediata deriva nel pericolo di assumere lo stile organizzativo delle comunità riformate. 
Anche se non si tratta di un approccio teologico in sé, si traduce nell’esistenza di uno “stile pastorale” uniforme, simile ad una “Chiesa nazionale”, che si può costatare in certe accentuazioni di contenuto e procedimento, e nel necessario adattamento dei programmi pastorali diocesani a questi accenti e contenuti. 
È necessario evitare che il servizio pastorale dei Vescovi nei diversi ordini della Conferenza episcopale si trasformi di fatto in una specie di governo centrale della Chiesa in un paese o regione, che senza essere obbligatorio, diventa presente nell’ambito delle Chiese particolari, a tal punto che non seguirlo viene considerato come una mancanza di comunione ecclesiale. 
L’unità nella diversità è uno dei doni che il Signore ha donato alla sua Chiesa ed è necessario che ciascun pastore senta che ha la piena libertà di organizzare e condurre il proprio gregge secondo le ispirazioni dello Spirito Santo, in sintonia e comunione con i suoi immediati collaboratori. 
10 - Come ebbero già modo di richiamare il Papa Giovanni Paolo, e poi con molta forza Benedetto XVI...  
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* Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede
(traduzione di Luisella Scrosati e Lorenzo Bertocchi)

11 commenti:

  1. Il prefetto non ha fatto altro che ribadire quel che il magistero insegna ma il VdR è capace di apprezzare lo scritto del suo principale collaboratore ?

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  2. Speriamo Mueller sia ascoltato dal Papa....non abbiamo che questa speranza....

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  3. Il papa-pop è impreciso, a volte contraddittorio, semplicistico, e tutto questo genere di cose. Però il papa-pop piace anche a chi ha sempre pensato dei papi tutto il male possibile, diffonde un'immagine della Chiesa positiva anche fra i non credenti. Immagine forse distorta, ma sempre meglio dell'odio a prescindere. Sono aspetti di cui non si può non tener conto in un giudizio complessivo, e di cui ignoriamo i possibili sviluppi. Le vie del Signore sono infinite.

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    1. "Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti" (Lc 6,26).

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    2. Ma non è "una via" quella che porta fuori dalla Verità.

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    3. Le vie di Pastorelli non sono infinite.

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  4. Piace, forse, ma non converte, tutti quelli che dicono ah, che bravo, moderno, semplice, fin troppo, da scadere nella banalità più ovvia, ma non tornano in chiesa, non interessa loro seguire il Vangelo peraltro quasi mai dedotto dai tanti, troppi discorsi, talora vuoti di significato e significante, che fa, nulla di dottrinale e Cattolico Apostolico esce dalla sua bocca, poi un papa non si 'giudica' dalla simpatia o dalla bravura a farsi piacere, è tanto più grande quando è odiato e vituperato ed attaccato dai media, che ora sviolinano ad ogni soffio che esce dalla sua bocca, intanto oggi p.zza S.Pietro era quasi vuota, quindi finito l'effetto riempipiazze e mai avvenuto quello del riempichiese, cosa resta di lui, che alla prima facile domanda dottrinale da catechismo per bambini, quello che si imparava fino agli anni '70, non sa cosa dire.....sconcertante, spiazzante e desolante per quelli come me che, non dotati di fede incrollabile, amerebbero sentire dal Vicario di Cristo, che so, qualcosa come NO, SI, basta, se il cristianesimo fosse stato fin dall'inizio via facile, accomodante e piacevole, non ci sarebbero stati tanti martiri che hanno preferito la morte piuttosto che tradire le parole del Maestro, ma io sono un pelagiano, non amo ospedali di alcun genere e mi incantavano le lectiones magistrales di un certo papa ora ridotto al silenzio come ai tempi della chiesa dell'est, viva, ma ridotta in silenzioso ritiro, sono un irrecuperabile, lo so, ma a me il vdr allontana, spero non definitivamente. Scusate lo sfogo, mi sento un separato in casa.

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    1. Ha riassunto quanto anche io sento e penso ormai da un po'. Io invece me la prendo e mi arrabbio per questa situazione ma so anche che al momento è inutile farsi venire un fegato grosso così, che dire, speriamo la Provvidenza ci metta non una ma due mani.

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  5. Il Cardinale Muller fa di Papa. E Francesco dove si trova? Perche la contraddizione di questo Discorso Pro Corona e la Evangelli Gaudium e' clamorosa.

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  6. Contraddizione, e' chiaro, tra questa Lettera "quasi apostolica" dall' eminentissimo Cardinale Muller e la Ex. Ap. Evangelii Gaudium. Certo Papa Francesco -paradossale- non ha il Sensus Ecclesiae del quale parla Sua Eminenza nella stessa lettera.

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  7. Il Papa non fa altro che emettere battute: http://traditiocatholica.blogspot.it/2015/11/finche-la-bandiera-del-califfato-non.html

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