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martedì 3 marzo 2015

L'Osservatore stronca il film su Pio XII, Sfumature di verità, (Marabini): "Onirico. Si sarebbe potuto fare di meglio"

ROMA - Una stroncatura senza appello, quella riservata dall’«Osservatore Romano» al film Sfumature di verità (Shades of Truth ), che la regista Liana Marabini ha dedicato al rapporto tra Pio XII e la questione ebraica. Il film è stato presentato ieri a Roma in anteprima mondiale. La tesi dell’autrice, già molto discussa, è che papa Pacelli avrebbe salvato ben 800.000 ebrei nel mondo e avrebbe dunque diritto al titolo di «Schindler Vaticano». Ma il quotidiano della Santa Sede diretto da Gian Maria Vian non lascia spazio a interpretazioni: «Non è certo con lavori come Shades of Truth che si aiuta la comprensione storica dell’operato di Pio XII e della sua Chiesa nei confronti del popolo ebraico durante la Seconda guerra mondiale».
«Mezzi produttivi e artistici scarsi»
Per l’«Osservatore Romano», «quando i mezzi produttivi e artistici non sono all’altezza di un compito di tale spessore, allora è meglio rinunciare. La regista Liana Marabini affronta con un atteggiamento volenteroso i limiti di una produzione piccolissima. Eppure, anche con ambientazioni un po’ arrangiate e con pochi attori, fra l’altro validi come Remo Girone e Giancarlo Giannini, si poteva fare molto meglio». La conclusione è più dura e inequivocabile, perché sottolinea l’inattendibilità delle fonti: «Dal punto di vista del dossier storico siamo ai minimi termini, anche se qua e là filtrano ovviamente spiragli di verità. Ma è nel tentativo francamente maldestro di dare forma drammaturgica al tutto, che l’autrice rende il prodotto complessivo ingenuo e di conseguenza poco credibile».
La replica della regista
L’«Osservatore Romano» appare quasi in sintonia con un altro verdetto severissimo, quello espresso da «Pagine ebraiche», organo dell’Unione delle comunità ebraiche italiane. Basterebbe il titolo, Ciak si beatifica. E anche l’incipit: «Non esiste preparazione spirituale sufficiente ad affrontare un’esperienza tanto catastrofica». Perché, si legge nel pesante corsivo, «vicende drammatiche che hanno segnato indelebilmente i destini di milioni di persone sono degradate alla stregua di una goffa soap opera di dubbia qualità, infarcita di luoghi comuni e di fattoidi che non spostano di un capello quanto era già noto. Prima che cali il sipario appare sullo schermo un onirico Pio XII che sfoggia persino la stella gialla. La storia e le sofferenze vengono riaccomodate a piacimento, l’immaginazione galoppa».

Il periodico ebraico registra la telegrafica opinione della storica dell’ebraismo Anna Foa, dopo la proiezione. «Questi temi sono molto seri e importanti. Devono essere lasciati alla ricerca, allo studio dei documenti. L’immaginazione della gente di spettacolo sarebbe più prudente metterla da un canto». La regista, intervistata da Radio Vaticana, assicura di «aver consultato sull’operato di Pio XII in favore degli ebrei tutte le fonti storiche esistenti, che sono accessibili a tutti sia per verifica che per informazione. Spero che il film porti con sé il desiderio della gratitudine verso questo grande Papa e anche il desiderio di giustizia, perché chi è vittima di ingiustizia soffre moltissimo, soffre di solitudine e di impotenza, e ritengo che Pio XII sia vittima di un’enorme ingiustizia».