VERTITATEM DIES APERIT
(Seneca)
(Seneca)
La Giustizia civile questa volta è stata più veloce ed efficace di quella canonica. La famiglia di P. Manelli, offesa da pesanti affermazioni di p. Volpi, ha adito l'Autorià Giudiziaria contro il Commissario Apostolico dei Frati Francescani dell'Immacolata al fine di ottenere ristoro dei propri diritti lesi (asserita diffamazione) e ottenere equo risarcimento. Durante la mediazionce civile che precede obbligatoriamente la causa civile, p. Volpi ha dovuto correggere il tiro e ha dichiarato l'estraneità della famiglia del Fondatore, tutelandone la reputazione e l'onore.
Nell'accordo stipulato e sottoscritto da P. Volpi davanti al Mediatore del Tribunale di Roma (che ha efficacia pari ad una sentenza e può costituire titolo esecutivo per l'esecuzione) P. Volpi (come si legge nel verbale) ha dovuto ammettere, smentendo le proprie affermazioni di due anni fa, l'estraneità della famiglia Manelli da presunte operazioni illegittime e illecite, di cui l'aveva accusata nella lettera dal 8.02.2013; inoltre il religioso è obbligato a compiere atti di riparazione pubblica (sul sito dei Francescani e per lettera) a beneficio della reputazione dei familiari Manelli e a corrispondere a questi una somma a titolo risarcitorio.
Giustizia è fatta. E ora come la mettiamo? E' ormai certo che p. Volpi abbia sbagliato nei confronti della famiglia Manelli: chi ci dice che non abbia sbagliato anche contro i frati?
A questo punto il dubbio è più che mai legittimo.
Roberto
Padre
Volpi ha firmato l’accordo, in cui dichiara l'estraneità
dei
familiari di Padre Manelli, fondatore dei Francescani dell’Immacolata.
da determinate condotte illecite.
Ora si dimetterà?
di Mauro Faverzani da Corrispondenza Romana del 16.02.2015
Diffamazione:
di questo tecnicamente Padre Fidenzio Volpi, Commissario Apostolico
imposto all’Ordine dei Frati Francescani dell’Immacolata, si è reso
protagonista. A sancirlo ufficialmente è l’accordo raggiunto in sede di
Organismo di Mediazione forense del Tribunale di Roma in data 12
febbraio 2015. Corrispondenza Romana è giunta in possesso del verbale di tale esclusivo documento ed è in grado di fornirne ampi stralci.
Tutto ebbe inizio con le dichiarazioni scritte da Padre Volpi in una lettera dell’8 dicembre 2013:
«Cosa estremamente grave – sono parole sue – è stato il trasferimento delle disponibilità di beni mobili e immobili dell’Istituto a fedeli laici, noti figli spirituali e familiari del fondatore, Padre Stefano M. Manelli, nonché ad alcuni genitori di suore».
E proseguiva:
«Tali operazioni, gravemente illecite sotto il profilo morale e canonico, con risvolti anche in ambito civile e penale, sono state fatte dopo la nomina del Commissario Apostolico, manifestando così la volontà di sottrarre tali fondi al controllo della Santa Sede».
Minacciando anche sanzioni:
«Chi ha fatto o permesso tutto ciò, è caduto in gravi mancanze e, se religioso, è passibile di severe sanzioni canoniche. Una simile cosa è avvenuta anche per le opere di apostolato: editrice, televisione,…».
Su queste basi si è voluto fondare e giustificare a lungo il
commissariamento, frettolosamente imposto. E proprio queste basi oggi si
rivelano invece del tutto infondate: il castello di carte è crollato,
dopo anni di linciaggio morale patiti da Padre Manelli e dal suo Ordine.
Un primo incontro, avvenuto lo scorso 11 dicembre 2014 di fronte al
Mediatore del tribunale si è concluso con un rinvio al 12 febbraio 2015 alle
ore 11, quando si sono presentati da una parte i familiari di Padre
Manelli ed il loro avvocato, Davide Perrotta, dall’altra lo stesso
Pietro Volpi, in religione Padre Fidenzio, ed i suoi legali, Alessandra
Boecklin e Edoardo Boitani.
Padre Fidenzio Volpi, alla fine, aderendo alla preliminare mediazione, «nell’ambito del giudizio civile pendente per asserita diffamazione dinanzi al Tribunale Ordinario di Roma, Sezione I Civile» ha dovuto confermare, smentendo sé stesso e quanto a suo tempo scritto, «il non coinvolgimento dei “familiari” di Padre Stefano Maria Manelli, ribadendo l’assoluta estraneità» dei medesimi «a
qualsiasi operazione ritenuta illegittima e perciò contestata dallo
stesso Commissario Apostolico, avente ad oggetto l’asserito
trasferimento della disponibilità dei beni dell’Istituto dei Frati
Francescani dell’Immacolata».
Tali pubbliche scuse, a spese «dell’obbligato» ovvero dello
stesso Padre Volpi, dovranno essere pubblicate entro il 3 marzo come
lancio dell’AGI-Agenzia Giornalistica Italia, sul sito www.immacolata.com
(dove dovrà restare per almeno 3 mesi consecutivi, peraltro
predisponendo un apposito link in prima pagina e con veste grafica
analoga a quella di altre comunicazioni), tramite lettera su carta
intestata dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata da
inviarsi a tutti i religiosi e le religiose con l’invito a leggere la
comunicazione ai i membri di ogni singola Comunità.
Non solo: Padre Volpi si è impegnato a corrispondere alla controparte
la somma onnicomprensiva di 20 mila euro, sempre entro il 3 marzo.
Da questa vicenda discendono alcune evidenze.
È evidente come Padre
Volpi abbia preferito raggiungere l’accordo oneroso – tanto in termini
economici quanto ed ancor più in termini d’immagine -, pur di evitare il
procedimento contro di lui pendente presso il Tribunale civile di Roma.
E’ evidente come l’aver compiuto questo fatto discenda dal proposito di
scongiurare conseguenze per lui peggiori. È evidente come solo in virtù
delle ammissioni di Padre Volpi i familiari di Padre Manelli, lesi
nell’onore, abbiano rinunciato al giudizio civile. Con buona pace di
tutti.
Ora, quanto accaduto è importante e gravido di conseguenze. Non solo,
com’è ormai evidente, di fronte ad un tribunale e di fronte alle parti
lese, da un punto di vista giuridico ed umano. Ma anche di fronte a Dio.
E’ il compendio al Catechismo della Chiesa Cattolica a precisare come «l’ottavo Comandamento» proibisca «il
giudizio temerario, la maldicenza, la diffamazione, la calunnia, che
diminuiscono o distruggono la buona reputazione e l’onore, a cui ha
diritto ogni persona», a maggior ragione quando sia il fondatore di
un Ordine religioso e quando dal torto patito abbiano a discenderne
altri torti ingiustamente patiti dai suoi familiari, nonché da tutti i
membri, religiosi e laici, di tale Ordine.
Questa vicenda ed, ancor più, il suo esito minano pesantemente la
credibilità di Padre Volpi, ne indeboliscono inevitabilmente
l’autorevolezza, ne compromettono gravemente il ruolo. Dunque, al di là
ed anzi proprio a partire da quanto concordato dalle parti di fronte
alla giustizia degli uomini, si vorranno trarre le implicite conseguenze
anche di fronte alla giustizia di Dio? Dopo questa pubblica
ritrattazione, avrà Padre Volpi la coerenza morale e spirituale di
dimettersi dal ruolo di Commissario Apostolico dell’Istituto dei Frati
Francescani dell’Immacolata?