di Cristina Siccardi
«Dopo cinquant’anni di dialogo ecumenico,
anche per un cristiano cattolico è
possibile leggere con rispetto i testi di Lutero
e trarre vantaggio dalle sue
idee».
Questa non è la dichiarazione di un protestante e neppure di un prelato
protagonista di un romanzo sulla “fantachiesa”, ma del Cardinale Arcivescovo di
Monaco e Frisinga Reinhard Marx, Presidente della Conferenza episcopale tedesca,
nonché coordinatore del Consiglio per l’economia istituito dal Papa, il quale ha
esternato le sue sconcertanti considerazioni in un articolo pubblicato sul
periodico “Politik & Kultur” del 2 gennaio scorso.
Dunque, seguendo il pensiero marxiano, Pontefici, cardinali, vescovi,
teologi, santi, martiri per la fede…. compreso tutto il Concilio di Trento,
dovrebbero essere cancellati con un colpo di spugna perché, secondo questa
soggettiva opinione, «Lutero deve fare da ispiratore alle grandi riforme –
spirituali e di governo – che attendono la chiesa nei prossimi anni. Una sorta
di bussola che orienti la chiesa, insomma. Dopotutto, il monaco agostiniano “non
aveva lo scopo di dividere la chiesa” e, anzi, si può dire – come ha fatto
il cardinale Kurt Koch nei mesi scorsi – che “nonostante la data del 1517
sia stata usata e percepita come anticattolica, Lutero a quel tempo poteva
considerarsi ancora un cattolico”» (Matteo Matzuzzi “Il Foglio” 8 gennaio 2015).
L’influsso di Lutero sul cardinale Kasper è fin troppo noto. In un nuovo
libro dedicato a Papa Francesco, di cui “L’Osservatore Romano” ha pubblicato
ampi stralci, il porporato tedesco situa l’attuale Pontefice in una linea di
santi e dottori della Chiesa che includono Martin Lutero.
In fondo l’intento del “perseguitato” Lutero era solo quello di
«richiamare l’attenzione su ciò che oscurava il messaggio del Vangelo».
Misericordia e tenerezza per Lutero, spietatezza contro chi continua a
condannare l’eresiarca tedesco. Fra due anni si apriranno per i luterani le
grandi celebrazioni dei 500 anni della fondazione della nuova religione, ma
l’evento è attesissimo anche da chi ambisce alla progressiva protestantizzazione
della Chiesa di Roma, per esempio: il Cardinale Marx, il Cardinale Kurt Koch, il
Cardinale Walter Kasper e Hans Küng, professore emerito di teologia ecumenica
all’Università di Tubinga.
Il 31 ottobre del 1517 Martin Lutero affisse sulla porta della chiesa di
Wittenberg le celebri 95 tesi contro le indulgenze papali. Leone X gli scrisse,
chiedendogli di ritrattare le sue idee. Lutero, come gesto di rifiuto, bruciò
pubblicamente la bolla papale. In seguito a questi fatti anche l’imperatore
Carlo V gli intimò di rinnegare le sue dichiarazioni, ma senza ottenere nulla.
Lutero proseguì sulla sua strada di ribellione al Vicario di Cristo, al Capo
della Chiesa e a Dio. Invitiamo a leggere la biografia di quest’uomo tormentato
che dichiarò guerra a Roma e infierì sul Corpo mistico di Nostro Signore, per
comprendere che si è di fronte non ad un modello da prendere in considerazione,
ma ad una terribile tentazione.
Ricordiamo, in sintesi, i capisaldi della dottrina luterana:
- Salvezza per sola fede: la salvezza non si ottiene a causa delle buone azioni; si ottiene solamente avendo fede in Dio, che può salvare chiunque il Signore decida.
- L’uomo compie azioni buone poiché è giustificato dalla grazia di Dio: non perché sia giustificato a causa delle sue buone opere.
- Libero esame delle Sacre Scritture (Sola Scriptura): chiunque, illuminato da Dio, può sviluppare una conoscenza completa ed esatta delle Scritture stesse.
- Sufficienza delle Sacre Scritture (Sola Fide): per comprenderle non occorre la mediazione della Chiesa, di concili o di papi; ciò che è necessario e sufficiente è la grazia divina.
- Negazione dell’infallibilità papale.
- I sacramenti sono considerati soltanto il battesimo e l’eucarestia, ma restano validi soltanto se c’è l’intenzione soggettiva del fedele, quindi non possiedono valore oggettivo. Inoltre Lutero riteneva che nell’eucarestia vi sia la consustanziazione non la transustanziazione.
- Sacerdozio universale: per ricevere la grazia divina non occorre la mediazione di un clero istituzionalizzato, perché fra l’uomo e Dio esiste un contatto diretto.
Il cardinale svizzero Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la
promozione dell’unità dei cristiani, partecipando lo scorso ottobre alla
Conferenza della Federazione luterana mondiale, aveva anticipato la presa di
posizione di Marx. Mezzo millennio è trascorso dalla Rivoluzione luterana e
invece di gloriare la Chiesa tridentina e la Controriforma con i suoi campioni,
come san Carlo Borromeo, sant’Ignazio di Loyola, san Filippo Neri – del quale si
festeggiano proprio quest’anno i 500 anni dalla nascita – si propone un
“maestro” come l’apostata Martin Lutero, dal quale la Chiesa ne uscirebbe
sguarnita ed indifesa più di quello che è oggi.
Quale giovane troverebbe ancora le ragioni per farsi sacerdote? Nell’articolo
apparso su “L’Osservatore Romano” del 4 gennaio 2015, dal titolo Leggere
Lutero con rispetto (http://vaticanresources.s3.amazonaws.com/pdf%2FQUO_2015_002_0401.pdf),
è stato ripreso il pensiero del cardinale Marx, ovvero che «Lutero non
puntava alla divisione della Chiesa, ma con i suoi sforzi di riforma voleva
attirare l’attenzione sulle cose che non andavano bene e che oscuravano il
messaggio del Vangelo». Secondo il porporato l’analisi della storia della
Chiesa durante l’età della Riforma «ha contribuito in maniera determinante a
una valutazione sobria degli eventi del XVI secolo, soprattutto alla
consapevolezza che Lutero era radicato nella pietà del suo tempo e ha avviato un
processo di cambiamento del pensiero cattolico».
Il cardinale Marx dalle colonne del giornale del Consiglio Culturale tedesco
“Politik & Kultur” ha elogiato la Riforma Protestante. Forse la Chiesa del
XVI secolo avrebbe dovuto diventare tutta Protestante? Ciò che non avvenne
all’epoca viene auspicato 500 anni dopo. Tuttavia è ancora valida la scomunica
alle tesi luterane del Concilio di Trento (DS, 1559, n. 9) poiché Lutero ha
operato una rottura insanabile tra natura e Grazia, indulgendo anche a tesi di
tipo gnostico-manicheo, per le quali la natura è da considerarsi
«irredimibile».
In pratica, seppure si immagini un “riformatore” intenzionato a ricercare una
fede più pura, alla fine ha negato quasi tutti i Sacramenti e le dottrine della
Fede, della Speranza e della Carità. La Chiesa Una, Santa, Cattolica e
Apostolica è stata sfidata dalle idee erronee e violente di Lutero e la Chiesa
ha risposto con fermezza per ribadire le verità rivelate da Cristo e tramandate
dai suoi Apostoli. Che cosa oggi la Chiesa avrebbe da imparare dal riformatore
di Eisleben? Né dalla sua vita pubblica, né dalla sua vita privata, né tantomeno
dalla sua teologia soggettiva.
Nell’aprile del 1525 Lutero pubblicò l’Esortazione alla pace a proposito
dei dodici articoli dei contadini di Svevia. In questo testo politico, con
cui dimostrò di aver scelto definitivamente l’alleanza con i signori feudali,
egli prendeva le distanze da quel movimento rurale, esortando i principi
tedeschi alla soppressione delle «bande brigantesche ed assassine dei
contadini». I suoi ordini ricordano quelli giacobini nei confronti dei
cattolici vandeani:
«Che ragione c’è di mostrare clemenza ai contadini? Se ci sono innocenti
in mezzo a loro, Dio saprà bene proteggerli e salvarli. Se Dio non li salva vuol
dire che sono criminali. Ritengo che sia meglio uccidere dei contadini che i
principi e i magistrati, poiché i contadini prendono la spada senza l’autorità
divina. Nessuna misericordia, nessuna pazienza verso i contadini, solo ira e
indignazione, di Dio e degli uomini. Il momento è talmente eccezionale che un
principe può, spargendo sangue, guadagnarsi il cielo. Perciò cari signori
sterminate, scannate, strangolate, e chi ha potere lo usi».
Quell’incitamento sanguinario, secondo le fonti dell’epoca, provocò 100.000
morti. Lutero, ottenendo ciò, garantì la sopravvivenza della sua
Riforma-Rivoluzione.
Ma infatti molti prelati sono ormai luterani de-facto ma restare nella Chiesa Cattolica da molti privilegi e denaro....quindi....
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