« Le Omelie di Papa Francesco a Santa Marta, contengono davvero qualcosa di particolare che faremo bene ad usare nel modo migliore.
Se i Media o i progressisti le usano per cercare di tirare l'acqua al proprio mulino, facciamo anche noi lo stesso, tentiamo di rivitalizzare quel metodo che ha sempre contraddistinto i "figli della luce" in quel interpretare il Sommo Pontefice alla luce del pieno vigore magisteriale, tipico di chi - come i santi - parlavano in piena libertà e attraverso le omelie facevano sembrare "nuove" le cose "antiche".
Il 5 luglio il Papa parlando della misericordia di Dio, ha espresso un pensiero davvero forte e che i Media si sono guardati bene dal riportarlo.
Parlando della conversione di San Matteo e dunque di quella autentica opera di misericordia che Gesù elargisce a chi davvero si converte, Papa Francesco ha detto:
"Chi si crede giusto, che si cucini nel suo brodo! Lui è venuto per noi peccatori e questo è bello. Lasciamoci guardare dalla misericordia di Gesù, facciamo festa e abbiamo memoria di questa salvezza!”.
"Chi si crede giusto, che si cucini nel suo brodo!"
Il Papa non intende più forse rincorrere la "pecorella smarrita"?
No, molto più cristianamente applica il concetto autentico della libertà personale, lasciando a sè stesso colui che non vuole sentirsi nella necessità di essere salvato. Sono parole forti queste che dovrebbero far riflettere sull'autentica pastorale al di là di ogni discussione pro o contro.
Qui ci troviamo di fronte ad una presa non solo di posizione ma soprattutto di vera coscienza nei confronti di quanti, aizzando spesso discussioni davvero sterili e polemiche interminabili sulla dottrina, di fatto non hanno alcun interesse di essere salvati e perciò: che si cucinino nel proprio brodo!
L'esempio di San Matteo che il Papa usa per fare questa affermazione è importante: egli infatti, trovandosi a casa un ospite così speciale e ben sapendo che non solo lui ma tutti conoscevano il suo mestiere, non sta lì a tentare di giustificare ciò che ha fatto, ma attende quel qualcosa che possa fargli capire che strada intraprendere.
Il Papa non sta usando un "nuovo metodo" o una nuova dottrina, al contrario, ritorna all'origine genuina delle prime predicazioni paoline e dei santi, un esempio è il seguente: "Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!" (1Cor 5,7), chi potrebbe scandalizzarsi o ignorare una espressione simile se detta da Papa Francesco?
Nel dire dunque "chi si crede nel giusto, che si cucini nel suo brodo", Papa Francesco non ha fatto altro che ripetere quella condanna espressa da San Paolo contro l'incestuoso: " questo individuo sia dato in balìa di satana per la rovina della sua carne, affinché il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore" (1Cor.5,5).
Un mandare letteralmente al diavolo: "questo tale", forse ancora giovane cristiano, ma con una mentalità superba, e perciò :"venga consegnato a Satana a rovina della sua carne, affinché lo spirito possa essere salvato nel giorno del Signore", non è una maledizione, ma la cura.
Il discorso che fa Paolo "contro" l'incestuoso (per salvarlo appunto!) riprende quello di Gesù in Mc 8,15, allorché il Maestro metteva in guardia i discepoli "dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!" ossia: da una religiosità devota e rigorosa, ma ipocrita, ma senza sostanza. Solo la morte di croce del Cristo, Agnello innocente, è il laboratorio della vera festa nel momento in cui, accogliendoLo, ci riconosciamo peccatori e bisognosi della Sua salvezza.
E non è un pensiero isolato giacché Papa Francesco il 6 aprile sempre in queste Omelie ebbe a dire:
“Come va, la nostra fede? E’ forte? O alle volte è un po’ all’acqua di rose?. Quando arrivano delle difficoltà siamo coraggiosi come Pietro o un po’ tiepidi?”. Pietro – ha osservato – non ha taciuto la fede, non è sceso a compromessi, perché la fede non si negozia. Sempre – ha affermato il Papa – c’è stata, nella storia del popolo di Dio, questa tentazione: tagliare un pezzo alla fede, la tentazione di essere un po’ come fanno tutti, quella di non essere tanto, tanto rigidi. “Ma quando incominciamo a tagliare la fede, a negoziare la fede, un po’ a venderla al migliore offerente – ha sottolineato - incominciamo la strada dell’apostasia, della non-fedeltà al Signore”.
Il Papa ha parlato di apostasia laddove non si fosse rigidi nei confronti della fedeltà che si deve al Nostro Signore, ma i Media ne hanno parlato?
Certo che no!
Così come hanno taciuto quando il Papa incontrando la Commissione Pontificia per la Scrittura, il 12 aprile, ha loro detto e ribadito che: "l'esegeta dev’essere attento a percepire la Parola di Dio presente nei testi biblici collocandoli all'interno della stessa fede della Chiesa. L'interpretazione delle Sacre Scritture non può essere soltanto uno sforzo scientifico individuale, ma dev’essere sempre confrontata, inserita e autenticata dalla tradizione vivente della Chiesa....".
Così come hanno taciuto del Discorso che il 21 giugno il Papa ha fatto ai Nunzi apostolici e dove ha esplicitamente detto, a riguardo della scelta dei Vescovi:
"Voi conoscete la celebre espressione che indica un criterio fondamentale nella scelta di chi deve governare: si sanctus est oret pro nobis, si doctus est doceat nos, si prudens est regat nos - se è Santo preghi per noi, se è dotto ci insegni, se è prudenteci governi (..) E che siano sposi di una Chiesa, senza essere in costante ricerca di un’altra. Siano capaci di “sorvegliare” il gregge che sarà loro affidato, di avere cioè cura per tutto ciò che lo mantiene unito; di “vigilare” su di esso, di avere attenzione per i pericoli che lo minacciano...." ed ha specificato: "Questi pensieri mi vengono dal cuore, con i quali non pretendo di dire cose nuove - no, nessuna delle cose che ho detto è nuova - ma sui quali vi invito a riflettere per il servizio importante e prezioso che prestate a tutta la Chiesa".
Ha ragione il Papa: nessuna delle cose che ha detto o che dice è nuova, siamo noi che dobbiamo sforzarci di ritornare non alle origini con quel devastante "archeologismo" denunciato dal Venerabile Pio XII, ma alle sorgenti delle prime predicazioni attraverso le quali i gentili e i pagani si convertivano e molti erano pronti a dare la propria vita perché il nome santissimo di Gesù potesse essere glorificato e noi salvati ».
( Un lettore di MiL )
Poveretto. Ma ci credi davvero a quanto scritto? Quanto vorrei conoscerti!
RispondiEliminaMa quindi non vale più quanto da lui detto sul dialogo ad oltranza?
RispondiEliminaOppure occorre discriminare caso per caso, se così fosse dovrebbe fornirci anche il criterio giusto per discernere.
In ogni caso il dogma dialogista ha avuto vita breve.
Bramo da desiderio di applicare gli insegnamenti del papato, anche se in questo caso temo che alla fine a rimetterci sarà proprio il dialogo: in tutti si sentono i possessori della verità quindi sarà comunque difficile instaurare rapporti pacifici