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lunedì 4 marzo 2013

"Infallibilità della Chiesa e nella Chiesa". di Mons. Mario Oliveri. - II parte


(segue da qui)


La infallibilità della Chiesa - II parte

L infallibilità può essere definita come la prerogativa, o qualità,L di non sbagliare, di non commettere errore sostanziale.
Come si vede,la nozione è ben semplice.
Ma ecco le questioni che subito sorgono e che debbono avere una risposta precisa:
1.        chi possiede tale prerogativa, o qualità, nella Chiesa;
2.        a quali materie si estende tale prerogativa;
3.        a quali condizioni si realizza.
Al primo quesito occorre rispondere,richiamando quanto detto nella prima parte della conferenza, che soltanto i successori degli Apostoli godono di tale prerogativa nella Chiesa. Non può essere che così, altrimenti non avremmo oggi alcuna altra possibilità di raggiungere con certezza la verità della rivelazione. La garanzia che certe verità appartengono con. sicurezza alla rivelazione non può provenire se non da una Traditio, da una trasmissione fedele. Anche la Sacra Scrittura potrebbe diventare realtà morta, o fonte di divisione, se non fosse possibile avere una sicura, attuale interpretazione, che non può essere che unica, perché la verità di Cristo è unica e immutabile'
Una precisazione va posta: non si tratta di una attitudine a, “creare" la verità, bensì si tratta semplicemente di una capacità di trasmissione e di annunzio senza possibilità di errore. Si riferisce alla verità rivelata da Dio, che non può in alcun modo essere mutata nel suo originale significato.
Diventa così ovvia I'asserzione' che coloro i quali godono della prerogativa dell’infallibilità - che possono esser detti, in altri termini, “l’autentico magistero della Chiesa'' – sono vincolati alla Sacra Scrittura; e alla Tradizione apostolica; quest'ultime non possono venir meno nella vita della Chiesa, attraverso tutti i secoli.
Diventa così anche assai facile la risposta al secondo quesito: la prerogativa dell’infallibilità si estende unicamente alle verità della rivelazione ed a quelle che con esse sono strettamente e inscindibilmente collegate. L infallibilità non tocca I'ambito della ragione umana, delle realtà che sono di dominio della scienza umana. È vero talvolta che può diventare difficile distinguere esattamente che cosa appartiene al campo della fede e cosa appartiene al campo della scienza, ma il principio rimane, ed è appunto funzione del magistero della Chiesa il saper indicare con certezza cosa appartiene alla sostanza della rivelazione; e questa prerogativa per mandato divino, per sacramentale capacità, per l’assistenza dello Spirito Santo.
Rispondiamo, adesso, a quali condizioni si realizza I'infallibilità, che era la terza domanda postaci.
1.      è necessario che sia esercitata nell’ ambito suo proprio;al di là delle materie di fede e dei principi ricevuti dalla rivelazione –che debbono guidare l'uomo alla sua salvezza eterna – l’insegnamento e le dichiarazioni del magistero ecclesiastico posso avere anche valore e autorità, ma non possono dirsi sicuramente immuni da errore;
2.      bisogna che appaia con evidenza che coloro che detengono tale prerogativa ne fanno davvero uso. Non sarà necessario che ciò sia affermato esplicitamente; basterà che sia chiaro che essi – in quanto successori degli Apostoli – parlano ed insegnano come maestri della fede, nelle cose che riguardano no il contenuto della rivelazione e tutto ciò che conduce l'uomo all'eterna salvezza
3.      infine, deve essere chiaro che essi agiscono in comunione con la Tradizione apostolica, che essi agiscono in comunione con tutti i successori degli Apostoli, presenti e passati.

La infallibilità del successore di Pietro

Adesso diventa essenziale e indispensabile un centro visibile di comunione, un punto determinante e ultimo di riferimento, per cui si possa stabilire in qual caso dei Vescovi, o certi gruppi di Vescovi, agiscono davvero in comunione con la Tradizione apostolica e in comunione con la Chiesa universale. La prerogativa dell’infallibilità non è propria di un singolo Vescovo, né di un gruppo particolare di Vescovi, ma dell'insieme del corpo episcopale, che succede al collegio apostolico. Ma non esiste corpo episcopale - inteso come realtà organica, coordinata e unita - se non in Pietro, fondamento di comunione e di unità, punto ultimo di riferimento, ultima realtà visibile unificante: "non datur Ecclesia sine Petro".
A questo punto non può meravigliare nessuno se dalla Chiesa Cattolica è annunciata come verità di fede, come verità appartenente alla divina rivelazione, che il successore di Pietro gode, in quanto tale e quando agisce come tale, della prerogativa dell’infallibilità; se così non fosse, non sarebbe il garante ultimo visibile della fede e della rivelazione. Questa verità non è frutto del Concilio Vaticano I, è parte della Tradizione della Chiesa, è parte della Rivelazione.
Nei primi secoli della Chiesa,la Chiesa di Roma, già tutta presente nel successore di Pietro e da lui personificata e rappresentata, era detta possedere il "carisma della verità", oppure la "regula fidei", oppure che essa manteneva incontaminata la “Traditio Apostolica" in materia di fede e di sacramenti e di fondamentale disciplina, per cui tutte le Chiese ad essa dovevano convergere per essere certe di essere in comunione con la chiesa apostolica. Ecco le parole del Concilio Vaticano I sulla infallibilità del successore di Pietro [cfr. Denzinger, ediz. XXXVII,latino-italiano, nn. 3073-30751]:
"Per questo noi, aderendo fedelmente alla Tradizione accolta fin dall'inizio della fede cristiana, per Ia gloria di Dio, nostro salvatore, per l'esaltazione della religione cattolica e la salvezza dei popoli cristiani, con l'approvazione del santo concilio, insegniamo e definiamo essere dogma divinamente rivelato che: il Vescovo di Roma, quando parla ex cathedra, cioè quando, adempiendo il suo ufficio di pastore e di dottore di tutti i cristiani, definisce, in virtù della sua suprema autorità apostolica, che una dottrina in materia di fede o di morale deve essere ammessa da tutta la Chiesa, gode, per quell'assistenza divina che gli è stata promessa nella persona del beato Pietro, di quella infallibilità, di cui il divino Redentore ha voluto fosse dotata la sua Chiesa, quando definisce la dottrina riguardante la fede o la morale. Di conseguenza queste definizioni del Vescovo di Roma sono irreformabili per se stesse e non in virtù del consenso della Chiesa" .
Se ne ricavano gli elementi che, qua e là, abbiamo già enunciato:
-        il Vescovo di Roma è infallibile;
-        quale successore dell'Apostolo Pietro;
-        per I'assistenza divina promessa a Pietro;
-        nelle verità circa la fede e la morale, nelle verità rivelate che riguardano le cose di Dio e la salvezza dell'uomo;
-        quando egli agisce come successore di Pietro, come pastore e maestro di tutti i cristiani.
Questa infallibilità è l'infallibilità della Chiesa. Alla luce delle considerazioni fatte in precedenza, si può comprendere pure il significato dell'espressione che le definizioni sono "irreformabili per se stesse", per il carisma particolare dato al successore di Pietro e non per il consenso della Chiesa. La fede di Pietro è la fede della Chiesa e non si può essere Chiesa senza la fede di Pietro e non si può essere Chiesa senza la fede del successore di Pietro, il Romano Pontefice. L'insegnamento del successore di Pietro e di tutti i successori degli Apostoli forma, suscita e sostiene la fede della Chiesa, ne è elemento costitutivo. Essi la ricevono dalla Tradizione apostolica, sempre vissuta nella Chiesa di Roma e nella Chiesa universale. Il loro insegnamento non può dipendere dall'opinione dei fedeli, il cui consenso a tale insegnamento non può certo mancare, se si vuole essere e restare Chiesa.
Sorge allora un'ulteriore questione, l' ultima che desidero affrontare, molto celermente: quella del "sensus fidei", che è prerogativa di tutti coloro che appartengono alla Chiesa di Cristo. Talvolta si parla di esso come se si trattasse di una prerogativa di tutti i cristiani, con la quale sarebbero autorizzati a intervenire anche in materia di fede, per determinare esattamente qual è la fede della Chiesa. Ancora una volta occorre riferirsi a quanto ho ripetuto più volte, ossia che non si può essere Chiesa senza la fede apostolica, senza la fede di Pietro, senza la fede dei successori degli Apostoli e, in maniera determinante e definitiva, del successore dell'Apostolo Pietro. Allora diventa chiaro il significato del "sensus fidei" di tutti i fedeli. Si tratta, in verità, essenzialmente di una capacità soprannaturale, che i fedeli possiedono per dono dello Spirito, di accogliere e accettare il dono divino della Rivelazione in tutte le sue conseguenze e aderirvi con unanime sentire e di applicarlo, pure in tutte le sue conseguenze, alla realtà della vita. Il "sensus fidei" non può se non comprendere l'universalità dei fedeli (tutti quelli che sono veri fedeli) e abbraccia non solo la totalità dei membri della Chiesa del tempo presente, ma anche di quella del passato, di quella di tutti i tempi, a partire ovviamente dall'epoca apostolica.
È una capacità che dice per sua natura relazione essenziale al magistero della Chiesa; è una capacità che può essere perduta e che diminuisce di valore nella misura in cui non si accetta "toto corde et mente" la fede degli Apostoli e non la si vive fino alle ultime conseguenze. Tale capacità non ha nulla a che fare con il consenso dei cittadini richiesto nelle società civili, per avere una comune politica, o un comune governo, oppure delle norme vincolanti l'intera comunità. La Chiesa è una realtà soprannaturale costituita da Cristo, a cui è affidata la rivelazione e tutti i misteri soprannaturali necessari per la retta soluzione del destino ultimo ed eterno dell'uomo. Non possono applicarsi ad essa i modelli che troviamo realizzati nella società civile, organizzata nell'epoca moderna in base a continua discussione, a criteri di maggioranza, di votazioni e di gruppi di pressione, di opposizioni tra tendenze cosiddette "progressiste" o "conservatrici".
L'uomo non può costruire la verità e tanto meno quella rivelata da Dio; la deve ricercare e accogliere; la deve continuamente meditare per comprenderla meglio, ma sempre nella totale sottomissione a Dio e a tutto quello che Dio, nel suo infinito e inscrutabile disegno di creazione e di amore, ha voluto per la salvezza dell'uomo; a sua sola Gloria.
Molti altri temi connessi con l'infallibilità della Chiesa e col suo Magistero sono stati tralasciati, come - ad esempio - la distinzione tra magistero ordinario e straordinario; li affido alla vostra ricerca, alla vostra volontà di affrontarli.

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11 commenti:

  1. Sarà anche infallibile, ma in alcuni suoi rappresentanti di rango è oltremodo disgustosa. Pensate al "principe della Chiesa" che ha dichiarato (e solo quando ormai era stato smutandato a dovere: mancavano solo foto e video) di avere tenuto una "condotta sessauale sotto lo standard a [lui] richiesto". Non è rivoltante persino il linguaggio, così compiutamente farisaico?

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    1. Tutti fuori dalla Chiesa questi ecclesiastici che hanno una condotta sessuale "sotto lo standard" richiesto! Fuori dalla Chiesa!

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  2. Queste cose sono sempre accadute, incolpare il CVII e le sue riforme come causa di situazioni di degrado è falso oltre che disonesto.

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  3. Scusa, piselletto che non sei altro, ma chi ha incolpato il Vaticano II? Sei proprio malato, Nuovo, fatti curare dal tuo taumaturgo spagnolo e dalla sua mautengola.

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    1. Lascia stare il troll autoreferenziale, la sua bocca parla dalla pienezza del suo cuore.
      Non sprechiamo banda.

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  4. Parole sante quelle del nostro Vescovo,purtroppo mentre noi semplici laici le capiamo e aderiamo ad esse con trasporto,forse perchè la nostra semplicità non ci ha privato del sensus fidei proprio di ogni battezzato di buona volontà,tanti sacerdoti non le comprendono(e rifiutano anche un confronto)inseguono il mondo e le sue menzogne(antropocentrismo,falso ecumenismo,immanentismo vitale,rifiuto della regalità sociale di N.S. Gesù Cristo ,negazione dell'autorità,e via via...)Il degrado morale di cui ci si lamenta non può non essere una conseguenza obbligata,ma tanti sembrano non capirlo.Se la S.Chiesa non avesse origine divina,ci sarebbe da disperare,soprattutto in questo tristissimo momento di sede vacante,ma sappiamo che all'ultimo momento,forse dopo altre prove durissime,Dio interverrà attraverso il trionfo del Cuore Immacolato di sua Madre

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    1. Da come parlate,, si direbbe che siete gli unici santi e immacolati all'interno della chiesa. Tutti senza peccato.
      Sara' ma sento puzza di bruciato.

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    2. gli ecclesiastici che non vivono castamente vengano cacciati dalla Chiesa!

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  5. è vero che queste aberrazioni sessuali ci sono sempre state nella storia della Chiesa ma non nella misura traboccante da dopo il concilio vaticano secondo che sembra aver sprigionato con il suo modernismo queste tendenze perverse e depravate sprigionatesi dal laicismo imperante

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  6. Il secondo concilio vaticano (visto che è italiano e il latino da fastidio ai piú diciamolo all'italiana), dicevo, il secondo oncilio vaticano ha rappresentato un momento di cedimento storico da parte del kathecon. Da lì a poco arrivo infatti il '68, le br, le crisi economico-finanziarie, l'aids le guerre iin tutto il mondo.

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