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lunedì 30 aprile 2012

Ennesimo caso di traduzione ingannevole del Vangelo?

Un nostro lettore, Giulio G. ci pone questa delicata questione di traduzione e di filologia dei Testi Sacri, supportata da una sua personale analisi semantica dei testi greci e latini.




Sabato (28.04.2012) della terza settimana di Pasqua (N.O.), nella S. Messa si è letto il Vangelo di San Giovanni cap. VI, 60-69. Il versetto 63 è stato tradotto : "Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima?", adoperando il modo verbale congiuntivo imperfetto, esprimendo un periodo ipotetico dell' irrealtà (= non lo vedrete mai).
La traduzione corretta (Bibbia Martini, Bibbia Paoline 1960, e tutte le Bibbie sensate), è : " Se vedrete il Figlio . . .", indicativo futuro, tempo della certezza (=lo vedrete certamente).
Infatti il latino della Vulgata dice: "Si videritis . . .", che sia come indicativo futuro, sia come congiuntivo perfetto, non esprime giammai l'irrealtà.
Più chiaro ancora è il greco: "Eàn oùv theorète", in cui la particella ipotetica eàn (equivalente ad àn) è chiarita dalla particella della certezza oùn (certamente, senza dubbio).
La traduzione ancora più giusta sarebbe: "Quando vedrete . . ", l'esatto opposto di quello che ho trovato oggi nel lezionario.
Ennesimo esempio di traduzione liturgica debole, equivoca, fomentatrice di dubbi.


Come era nostra intenzione, la discussione e il confronto si sono aperti: altri lettori danno la loro opinione e forniscono il loro contributo all'analisi del versetto.

Forse chi ha fatto il post non ha letto attentamente e ci scusiamo per l'eccessivo slancio nel presentare questa personale interpretazione. Resta di fatto che comunque l'attuale traduzione in italiano sembra fuorviante.

Roberto


DOMENICANO dice più correttamente:

"non me ne vogliate, ma qui si sta prendendo lucciole per lanterne.
partiamo dal greco. "
ean" in greco introduce un periodo ipotetico dell'eventualità. Più volte si insegna una traduzione errata (se + futuro). La corretta traduzione è "qualora dunque vediate..." (segue una apodosi sottintesa del tipo "vi scandalizzerete?").
Il latino non ha l'eventualità e quindi ricorre alla possibilità, che si esprime con apodosi e protasi al congiuntivo (presente o perfetto).
La traduzione assolutamente errata è quella col "quando" più futuro.
scusate poi redazione: leggo ora dell'interpretazione di "oun" come "certamente". Sbagliato! San Girolamo, che certo ne capiva abbastanza, traduce con ergo, ossia "dunque, perciò"
è questa la dotta analisi semantica dei testi greci e latini ?"
[sì, in effetti c'è stata una svista di chi ha pubblicato il post. Chiediamo scusa per l'imprecisione. n.d.r.]

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