Oggi si commemorano i bambini piccoli uccisi da Erode, durante la triste "strage degli Innocenti"
L'origine di questa festa è molto antica. Compare già nel calendario cartaginese del IV secolo e cent'anni più tardi a Roma nel Sacramentario Leoniano, in cui però aveva un'impronta di letizia (come ora). Più tardi, l'influsso gallicano v'impose le note di lutto e di penitenza che si riscontravano fino alla riforma liturgica e che son conservate nella forma extraordinaria del Rito Romano.
Secondo alcune simpatiche consuetudini medioevali, si celebrava in questa ricorrenza la festa dei "pueri" di coro e del servizio all'altare (oggi chiamati chierichetti).
Tra le curiose manifestazioni ricordiamo quella di far scendere, durante il canto dei Vespri, i canonici dai loro stalli al canto del versetto "Deposuit potentes de sede et exaltavit humiles" del Magnificat. Da quel momento i fanciulli, rivestiti delle insegne dei canonici, dirigevano tutto l'uffìcio del giorno.
La riforma tridentina, pur non volendo accentuare il carattere folcloristico che questo giorno ha avuto nel corso della Storia, ha voluto mantenere questa celebrazione, elevata al grado di festa (doppia di II classe con ottava semplice) da S. Pio V, e vicinissima alla festività natalizia, collocando le innocenti vittime tra i "comites Christi", per circondare la culla di Gesù Bambino dello stuolo grazioso di piccoli fanciulli, rivestiti delle candide vesti dell'innocenza, piccola avanguardia dell'esercito di martiri che testimonieranno col sangue la loro appartenenza a Cristo.
Regola liturgiche
Quando la festa non cade di domenica, si usano i paramenti violacei in segno di lutto, e si omettono il Gloria e l'Alleluia, "perchè il trionfo degli Innocenti non fu subito completo, avendo dovuto attendere nel Limbo il Salvatore, che loro aprisse la porte del cielo.
Se cade di domenica, invece che è la commemorazione settimanale della Risurrezione e perciò il coronamento del trionfo degli Innocenti, si usa il rosso dei Martiri e l'ufficiatura diventa regolare." (Callewaert).
L'Ottava è celebrata con segni di gioia perchè simbolo del compimento della grazia nella beata visione di Dio.
tratto e rielagorato da
SantieBeati.it di P. Bargellini
e da "Messale Romano Quotidiano", ed. Paoline 1954
Tra le curiose manifestazioni ricordiamo quella di far scendere, durante il canto dei Vespri, i canonici dai loro stalli al canto del versetto "Deposuit potentes de sede et exaltavit humiles" del Magnificat. Da quel momento i fanciulli, rivestiti delle insegne dei canonici, dirigevano tutto l'uffìcio del giorno.
La riforma tridentina, pur non volendo accentuare il carattere folcloristico che questo giorno ha avuto nel corso della Storia, ha voluto mantenere questa celebrazione, elevata al grado di festa (doppia di II classe con ottava semplice) da S. Pio V, e vicinissima alla festività natalizia, collocando le innocenti vittime tra i "comites Christi", per circondare la culla di Gesù Bambino dello stuolo grazioso di piccoli fanciulli, rivestiti delle candide vesti dell'innocenza, piccola avanguardia dell'esercito di martiri che testimonieranno col sangue la loro appartenenza a Cristo.
Regola liturgiche
Quando la festa non cade di domenica, si usano i paramenti violacei in segno di lutto, e si omettono il Gloria e l'Alleluia, "perchè il trionfo degli Innocenti non fu subito completo, avendo dovuto attendere nel Limbo il Salvatore, che loro aprisse la porte del cielo.
Se cade di domenica, invece che è la commemorazione settimanale della Risurrezione e perciò il coronamento del trionfo degli Innocenti, si usa il rosso dei Martiri e l'ufficiatura diventa regolare." (Callewaert).
L'Ottava è celebrata con segni di gioia perchè simbolo del compimento della grazia nella beata visione di Dio.
tratto e rielagorato da
SantieBeati.it di P. Bargellini
e da "Messale Romano Quotidiano", ed. Paoline 1954
You might be interested to know that I offer the Callewaert "Liturgicae Institutiones" set: http://www.romanitaspress.com/callewaert_combo_set.htm, which is written in Latin.
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