Pagine

mercoledì 21 dicembre 2011

Preghiamo per due Comunità Monastiche che stanno chiudendo

Una lettrice ha saggiamente consigliato di proporre in questi giorni che precedono il Santo Natale delle “intenzioni di preghiera”.
Ottima idea che raccolgo, favorito dall’opportunità che cortesemente la Redazione di MIL mi ha concesso di pubblicare dei post.
A.C.

Desidero invitare i lettori a pregare per due comunità monastiche della mia provincia : il Monastero Domenicano del Corpus Domini di Loro Piceno ( Arcidiocesi di Fermo) e quello delle Visitandine di Treia ( Diocesi di Macerata).
Nel paese di Loro Piceno , dove insegno, c’è un gran parlare perché pare che le tre monache domenicane rimaste abbiano deciso , su sollecitazione dell’Ordine, di vendere il Castello, donato alla Comunità dal Conte Brunforte, in epoca medioevale.
Il superbo maniero è il simbolo del paese.
C'’è annesso, come perla preziosa, il Monastero Domenicano con la stupenda Chiesa del Corpus Domini e, cosa rarissima, la cucina delle monache rimasta perfettamente intatta dall'insediamento delle Monache il 24 Agosto 1692.
Nel triste periodo che va 1810-1821 la comunità lorese si prese cura delle Monache durante la soppressione napoleonica del Monastero e anche dopo l'entrata in vigore della Legge Rattazzi-Siccardi, del nuovo stato unitario italiano, che emanò nel 1890 il decreto di concentramento delle soppresse monache Domenicane di Loro Piceno, ridotte a cinque, nell’ex monastero di San Giacomo di San Ginesio.
Il Comune di Loro Piceno si prodigò per la sopravvivenza del Monastero con speciale cura dell’immobile, chiedendo pure la revoca del decreto di concentramento per le Monache, dopo che il Sindaco Marchesini ebbe a presentare la richiesta allo Stato per la restituzione del Monastero demaniato in modo che le Monache possano rimanervi giustificando il parziale utilizzo dell’immobile per scopi assistenziali pubblici.
Il 19 marzo 1906, per scongiurare definitivamente che le Domenicane lasciassero il paese, l’ingegnere lorese Enrico Mori acquistò (£ 12.933,08) a loro beneficio il Monastero con Chiesa annessa, messo all’asta dal Comune.
Il 14 maggio 1906 il castello viene intestato alle quattro monache rimaste nel Monastero alla condizione che nessuna di loro possa disporne liberamente tranne l’ultima che sopravviverà alle altre.
Dalla fine degli anni trenta fino ai giorni nostri, la quasi totalità degli interventi di restauro e consolidamento dell’immobile è stata realizzata con finanziamenti dello Stato.
Ora i soliti affaristi stanno “consigliando” le Monache di vendere il Castello e il Monastero anche perché le tre povere anziane monache non hanno avuto dall’Ordine alcun aiuto.
Sarebbe interessante conoscere il pensiero, al riguardo, anche della Rev.ma Curia Arcivescovile di Fermo.

Accomunate nella stessa avversa sorte sono le Monache del Monastero delle Visitandine della bellissima Città di Treia .
I giornali locali hanno scritto che “Neanche la guerra mondiale era riuscita a far chiudere i battenti al monastero - miracolosamente preservati da gravi danni ed offese- si legge nel sito dell’ordine, sarà invece la mancanza di forze nuove a determinare quella che i treiesi si augurano sia solo una sospensione dell’attività delle religiose. In effetti se le vocazioni scarseggiano un po’ in tutta Italia, in particolare nella nostra zona, sembrano essere scese ai minimi storici”.
Il Monastero delle Visitandine è anche caro per la devozione alla Vergine Lauretana : "... è conservata con grande venerazione la statua - ritenuta originale - della Vergine di Loreto".
I sacerdoti anziani hanno tramandato, oralmente, la notizia che la statua della Vergine Lauretana , conservata nell’Altare Maggiore della bellissima chiesa del Monastero di Treia sarebbe quella originale venerata per secoli in Santa Casa.
Secondo la tradizione orale pare che la sostituzione della statua sarebbe avvenuta per preservarla dalla requisizione ( cosa che avvenne puntualmente) da parte di Napoleone che si stava avvicinando, vittoriosamente minaccioso, alle Marche e a Loreto.
Quando avvenne il "sacco" di Loreto nel febbraio 1797, i tesori, nascosti dai lauretani vennero rubati da Napoleone con la determinante complicità dei Canonici Taroni e Sensi e la statua della Madonna conservata in Santa Casa venne, dopo essere stata oggetto di atti sacrileghi, portata al Louvre come “statua di legno orientale di scuola egizio-` giudaica".
Però, secondo i racconti tramandati oralmente, Napoleone avrebbe portato a Parigi la statua che prima del suo arrivo era stata sostituita con quella, gemella, di Treia.
La statua, come noto, venne poi riportata da Pio VII e collocata il 9 dicembre 1802 in Santa Casa dove vi rimase fin quando un misterioso incendio scoppiato nella notte tra il 22 e 23 febbraio 1921, la distrusse.
Papa Pio XI ordinò che fosse stata fatta una nuova statua che venne realizzata nel 1922, con legno di un cedro del Libano dei Giardini Vaticani.
La decisione di Papa Pio XI sanò le partigianerie di chi voleva portare in Santa Casa la statua di Treia o chi preferiva l’altra conservata in una chiesa, ora privata, eretta in uno dei luoghi dove si posò la Casetta di Nazaret prima della definitiva collocazione sul Colle Lauretano.
Gli anziani sacerdoti locali dicevano che la statua distrutta dall’incendio, già trafugata da Napoleone, e riportata da Pio VII dopo la prigionia non fosse stata l’originale che era rimasta nel monastero delle Visitandine di Treia dov’è tuttora.
Sono ragionevoli le supposizioni che la storia tramandata oralmente dagli anziani sacerdoti locali sia, almeno in parte, veritiera : la statua di Treia è difatti “gemella” di quella andata distrutta.
Comunque, oltre a quella venerata, esistevano due statue della Madonna di Loreto ambedue coeve e che vennero utilizzate quando quella conservata in Santa Casa venne a mancare.

(Foto: La statua della Madonna di Loreto conservata nella chiesa del Monastero delle Visitandine di Treia; il Castello Brunforte di Loro Piceno, con l'annesso Monastero Domenicano).

Nessun commento:

Posta un commento