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giovedì 3 marzo 2011

L'atra bile di Melloni

Un esilarante saggio, intriso d'acido muriatico, della prosa di Alberto Melloni, sbiadito epigono della scuola di Bologna di Alberigo che per decenni si è fatta promotrice dell'interpretazione più sfacciatamente di rottura dell'ultimo concilio. Che dire: se oggi gli alfieri dei "rotturisti" o "rompisti" son questi, e gli argomenti che riescono a mettere in fila in una pagina sono che il Messale di S. Pio V fu un prodotto "d'emergenza" (dimenticando sempre, tra l'altro, di precisare che il lavoro di S. Pio V non fu creativo come quello di Bugnini, ma una collazione delle fonti più antiche disponibili), la fine del tunnel è davvero vicina. Come diceva Gandhi degli inglesi: prima ci ignorano, poi ci deridono, poi ci attaccano, infine se ne vanno. I modernisti sono, chiaramente, ormai alla fase tre. Manca più poco...

Enrico


Trento, il Concilio più immaginato che conosciuto


C'è un legame indissolubile che nella vita delle comunità cristiane lega rinnovamento e tradizione, disciplina e riforma, obbedienza e profezia: non l' equilibrio statico di una fede che, come un fachiro, siede impassibile sui chiodi del tempo, ma la vitalità di un equilibrio dinamico, perfettamente rilevabile al lavoro storico e insieme accessibile all'intuito spirituale più semplice. Questo equilibrio vivo non patisce, anzi si alimenta delle crisi e dunque non ha paura delle accelerazioni, così come non si fa impressionare dalle fasi di discernimento. L' unica cosa di cui soffre è la menzogna.

E oggi c'è una menzogna che percorre il cattolicesimo romano e riguarda la tradizione. Essa implica a sua volta due menzogne su due grandi Concili, il Tridentino e il Vaticano II. I luoghi in cui questa menzogna si consuma sono molteplici. Il messale di Paolo VI è uno di questi: viene contrapposto in modo artificioso al messale di san Pio V come se quello del secolo XVI - un messale d'emergenza, imposto alla varietà e alla ricchezza dei riti latini per marcare in modo uniforme e palpabile la differenza con i protestanti - fosse la tradizione; e invece il messale di Paolo VI, che recupera al rito romano la grande tradizione del primo millennio, viene fatto passare come un messale ammodernato e dunque da relativizzare ogni volta che ciò sia possibile. Il Vaticano II è un altro dei luoghi su cui si praticano confusioni e furbizie: tagliuzzando una formula papale (continuità e riforma contro discontinuità e rottura) fino a farne la clava di un manicheismo rozzo continuità/discontinuità che è insultante attribuire alla finezza intellettuale di Ratzinger. E poi c'è il Tridentino: un Concilio immaginato più che conosciuto, come accade anche al Vaticano II (con la sola variante che, mentre è ormai assunto come normale citare il massimo storico Hubert Jedin dell' assise del Cinquecento, sul grande Concilio del Novecento i furbetti della carrierina ammiccano a non si sa chi, omettendo di citare il lavoro di Giuseppe Alberigo...) [Melloni pro domo sua].
Sul Concilio di Trento oggi appare Il paradigma tridentino. Un' epoca della storia della Chiesa di Paolo Prodi (Morcelliana, pp. 229, € 18). Il lavoro di un grande maestro che rilegge il Concilio non nella sua sequenza fattuale, ma nelle grandi strutture intellettuali e politiche che formano un paradigma nel cui esaurimento s'innesta la «svolta epocale» del Vaticano II: la professione di fede, la pratica del potere, l'esercizio della giurisdizione, la disciplina del clero e del popolo, la via della santità e della missione. Questi nodi sono letti con una filigrana teologica e politica sempre dichiarata. E che verte su alcune tesi forti e di grande significato: due mi paiono dominanti.
La prima è che la svolta del secolo XI, quella «gregoriana», e due secoli dopo la scoperta di Aristotele gettino le basi di quella autonomia del mondo che diventa la modernità. Qui Prodi trova la spiegazione della «paradossale coincidenza tra i sostenitori di una modernità frutto del trionfo della ragione sulla tradizione giudaico-cristiana e i nemici della modernità che alla stessa tradizione fanno riferimento», ancorché, mi verrebbe da dire, con fini impuri.
La seconda tesi riguarda la forma di «Stato sovrano», elaborata dalla Chiesa romana per la propria libertas, che diventa la matrice della sovranità statuale come tale e che alla fine sopravvive, proprio oggi - nonostante il paradigma tridentino si possa dire esaurito, o forse proprio perché si è esaurito! - nella «gestione del potere»: per Prodi, dunque, «il ricorso sempre più frequente allo Stato per trasformare il peccato in reato produce una contraddizione che si ritorce proprio contro la capacità della Chiesa di generare norme vincolanti la coscienza dei propri membri», e fa di essa quella «agenzia etica» sui rischi della quale il Papa mette in guardia.
Una riflessione dunque che si stacca dal piagnucolìo a due cori - la Chiesa dice dice, ma vuole la teocrazia, la società dice dice, ma vuole cancellare la Chiesa dalla vita pubblica - del nostro dibattito politico e storiografico e fa pensare: il solo grande antidoto contro la menzogna ad oggi disponibile.
 
Fonte: Corriere della Sera 27 febbraio 2011, via blog Augé

19 commenti:

  1. la fine del tunnel è davvero vicina. Come diceva Gandhi degli inglesi: prima ci ignorano, poi ci deridono, poi ci attaccano, infine se ne vanno. I modernisti sono, chiaramente, ormai alla fase tre. Manca più poco...

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    :-D  bravo Enrico!!! questo è davvero l'unico autentico spirito con il quale dobbiamo concludere ogni avversità alla sana Tradizione... le battaglie saranno continue e molte le abbiamo perse ed altre ne perderemo, ma la guerra no, quella è già vinta, saranno ETERNAMENTE sconfitti!!

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  2. Ah ah ah! E' proprio bile. Esprime la solita sòlfa ma aggiunge alla consueta indisponenza  l'astio del cane bastonato che ha di fronte a sé la porta dalla quale sa che deve uscire fuor di casa senza poter frugare tra i rifiuti alla ricerca dell'osso di bistecca.
    Bàu Melloni, bàu... col collare antizzecche :-D . [ma io amo tremendamente i cani, soprattutto quelli che hanno carattere forte e dignità]

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  3. Luis, io non gli conferirei neppure l'immagine del cane, che in ambito domenicano ha un significato altissimo! E poi amo moltissimo i cani anch'io!

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  4. Il GRANDE MAESTRO Paolo Prodi!!!!

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  5. Un solo rilievo, forse un poco estemporaneo, ma, riterrei, anche piuttosto emblematico. La "verità" di Paolo Prodi viene somministrata alla modica somma di 18 Euro: un vero prezzo di realizzo, evidentemente rappresentativo della reale situazione nella quale oramai si trova a versare il "verbo" della "squola (sic !) di Bologna", quello della svendita in saldo!

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  6. E' una bella collezione di petizioni di principio. Come se nessuno conoscesse le origini della riforma di Paolo VI e Bugnini.

    Il tutto in un gran panegirico del Prof. Paolo Prodi.

    Un nome, una marca, una garanzia.

    FdS

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  7. Caro Ospite,

    per alcune menti anche i numeri (ed in particolare i numeri) non sono mai casuali. Fa'i bene i conti. 6x3=18.

    Non sorprende che il blog del P. M. Auge' (viva vox Hannibalis) abbia dato opportuno risalto all'articolo.

    FdS

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  8. Povero Melloni! L'alternativa alla Verità è la pazzia. Sto giusto leggendo un libro ispiratore: La sfera e la croce di chesterton.Allontanandosi dalla verità si approda al manicomio.

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  9. ...sì son costretto a ritrattare, chiedere scusa ai nostri quadrupedi e in particolare ai tedofori Domini-canes. In fondo Melloni non è certo da considerarsi il miglior amico del'uomo...

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  10. Atra bile è una citazione dal rituale romano, capitolo XII de exorcizandis, nelle premesse???

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  11. Purtroppo basta fare un giretto in una qualunque libreria "cattolica" per rendersi conto che "la fine del tunnel" sarà anche vicina, ma la STRAGRANDE maggioranza dei testi "cattolici" sono a firma di Martini, Bianchi, Bruno Forte, Ravasi, preti di strada... 
    Spesso i libri di Lindau, Cantagalli, Ares, Fede&Cultura sono nel sottoscala, in angoli ben nascosti, mai o quasi mai in evidenza. 

    Recentemente ho visto proprio il libro di de Mattei sul banco di una famosa libreria "cattolica" letteralmente accerchiato da una serie di libri in contrapposizione (Dossetti, quello citato di Paolo Prodi, Melloni stesso, il Vescovo Bettazzi, ecc.). A de Mattei bisognerebbe fare un monumento per aver osato dissentire, quantomeno adesso possono sentirsi suonare due campane. Vorrei chiedere a chi ha fatto "fuoco amico" sul libro di de Mattei se hanno pensato anche solo per un attimo quanto saranno stati contenti Melloni e compagnia.

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  12. <span>"tagliuzzando una formula papale (continuità e riforma contro discontinuità e rottura) fino a farne la clava di un manicheismo rozzo continuità/discontinuità che è insultante attribuire alla finezza intellettuale di Ratzinger."</span>

    <span>Classico linguaggio che accusa, lascia intendere, ma non si capisce che vuol dire... tagliuzzando come?, in che senso? </span>

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  13. Mentre certi "nostri" libri son purtroppo a maggior prezzo (ho preso di recente il libro di De Mattei: trentott'euri... li vale tutti però). E senza considerare che per avere certe ristampe (ad es. l'aureo e insostituibile Messale Romano Quotidiano della Marietti) si deve pazientare oltreragione senza motivo.

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  14. Cosa abbia a che fare l'odierno novus ordo col primo millennio sta tutto nella mente dei modernisti.
    Ci sono parti spezzettate di archeologismi ma implementati in maniera confusa e con uno spirito todalmente diverso da quello dell'epoca in cui venivano usati nel rito romano, si pensi all'altare romano (di cui ampiamente scrissi in altro tread) ma anche alla "preghiera dei fedeli" etc... tutte cose effettivament esistite in antico ma che con hanno nula a che fare coi loro omonimi del NO. Il tutto shakerato ben bene con concetti protestantizzanti e perdita assoluta del senso del sacro (alla faccia del I millennio!).

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  15. Dimentica la sesquipedale differenza fra il messale di san Pio V e quello di Paolo VI: san Pio V non inventò nulla, adottò un testo che era in uso da epoca immemoriale. Il messale di Paolo VI è un falso storico, non è mai esistito da nessuna parte prima del 1969. Volerlo far passare per una reliquia del primo millennio è una balla che avrebbe fatto arrossire anche la propaganda staliniana.

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  16. ma soprattutto il messale di San Pio quinto fu dogmatizzato nella bolla "Quo primum tempore" alla faccia del mio professore di teologia fondamentale al seminario di Rimini che dice che la forma non è mai stata dogmatizzata:
    <span><span>Nessuno dunque, e in nessun modo, si permetta con temerario ardimento di violare e trasgredire questo Nostro documento: facoltà, statuto, ordinamento, mandato, precetto, concessione, indulto dichiarazione, volontari, decreto e inibizione. Che se qualcuno avrà l'audacia di attentarvi, sappia che incorrerà nell'indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo.</span><span>     Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno quattordici di luglio, nell'anno mille cinquecento settanta, quinto del Nostro Pontificato.</span>… se non è dogmatico questo...
    e poi era bellino questo… <span><span>Can. 9.del concilio di Trento: Se qualcuno dirà che il rito della chiesa romana, secondo il quale parte del canone e le parole della consacrazione si profferiscono a bassa voce, è da condannarsi; o che la Messa deve essere celebrata solo nella lingua del popolo; o che nell'offrire il calice l'acqua non deve essere mischiata col vino, perché ciò sarebbe contro l'istituzione di Cristo: sia anatema</span></span></span>

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  17. <span>
    <p> 
    </p><p>un tenore di vita conveniente
    </p><p>all'età, allo sviluppo degli
    </p><p>adolescenti e secondo le
    </p><p>norme di una sana psicolo~
    </p><p>gia e pedagogia sempre nel
    </p><p>rispetto della libertà dei gio~
    </p><p>vani nella scelta di vita. Il
    </p><p>Vescovo, inoltre sia consa~
    </p><p>pevole che questo tipo di
    </p><p>comunità necessita della
    </p><p>continua circolarità educati~
    </p><p>va della comunità educante
    </p><p>del Seminario, dei genitori
    </p><p>dei ragazzie della scuola

    </p></span>

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  18. Il prof Prodi è buon storico delle istituzioni politiche, ma è molto lonatno dall'obiettività in contesti politici e relgiosi

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