Pubblichiamo la recensione al saggio di de Mattei sul Concilio Vaticano II, apparsa il 12 dicembre sul "Corriere della Sera". L'autore è Alberto Melloni, integralista del Concilio, il più scomposto discepolo di Alberigo. Quest'ultimo è il capofila della scuola bolognese, secondo la quale la storia della Chiesa inizia sostanzialmente alla fine degli anni Sessanta, dopo essere stata "trionfalmente" traghettata fuori dalle nebbie del Medioevo preconciliare.
«Una delle maggiori calamità, se non la maggiore della storia della Chiesa», cosi Plinio Côrrea de Oliveira, filosofo reazionario brasiliano, definiva il Vaticano II, quando era in buona. A questo giudizio approda Roberto de Mattei dopo 587 pagine del suo ultimo lavoro. Lo storico romano — vicepresidente del Cnr, l’intellettuale più fine del tradizionalismo italiano — manda infatti in libreria in questi giorni la corposa opera Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta (Lindau).
De Mattei non aggiunge molto alla ricerca anteriore sul Vaticano II, dalla quale dipende. Impeccabile nel dar atto ai lavori della grande équipe internazionale che avviò, con la direzione di Giuseppe Alberigo, la storicizzazione del Concilio; generoso verso gli studiosi di diverso avviso giustapposti a quelli che a suo dire leggono i fatti «secondo la tradizione»; raramente elusivo davanti a nodi critici importanti, egli dà un vero apporto critico in due punti: quando usa materiali dell’archivio di Ecône e quando, con le carte dell’Archivio Segreto Vaticano, deduce da un inciso manoscritto di Paolo VI su un appunto l’esistenza di un accordo fra Santa Sede e Urss legato alla partecipazione dei vescovi orientali all’assise ecumenica — accordo di cui molti negano l’esistenza e che, se ci fu, costò all’Urss il papato wojtyliano...
Questo libro fornisce uno spaccato straordinario di come affronti il Vaticano II quel mondo che, in nome d’una tradizione conchiusa al mondo latino post-tridentino, cerca di smarcarsi dall’estremismo scismatico lefebvriano. Per questo de Mattei s’attiene a una disamina tutta storica della vicenda e lascia fuori dalla porta la disputa sulle ermeneutiche di continuità e riforma contro quelle di discontinuità e rottura aperta da Benedetto XVI. Troppo onesto per censurare sia la congiunzione e sia quella parolina riforma, impossibili da memorizzare per coloro che vorrebbero fare di Ratzinger l’emblema di un pentimento anticonciliare e del suo papato il piedistallo di rivincite ancor più laceranti di quelle che hanno toccato la liturgia — lo studioso ha una tesi che conta molto più di aspetti che pure impressionano.
Il lettore si potrà infatti divertire con alcuni strafalcioni (come quelli del latino nei titoli di p. 25, quelli che hanno sfigurato il teologo polacco Erich Pryzwara, le troppe date diverse per l’intervista di Paolo VI al «Corriere», o l’inserimento del Codice di diritto canonico fra i repertori). Si interrogherà su alcune omissioni come quella del primo De Iudaeis o dell’affaire Galileo, sulla severità con cui de Mattei esclude dal novero delle opzioni le letture ruiniane della storia conciliare, o sulla ruvidità con cui tratta uomini come Bea, Wyszinski o Bugnini. Sarà colpito da certe scelte linguistiche come l’omissione del nome di Israele o la riesumazione della «questione ebraica» come categoria storica, e si chiederà quali erano le «minime correzioni» che andavano fatte alla reiezione conciliare della catechesi del deicidio. Forse si seccherà dalla superficialità usata per negare valore dogmatico al Concilio e per individuare nell’influsso democratico il «misterioso meccanismo psicologico che liquefà le opposizioni», dimenticando 17 secoli di discussione sul consenso conciliare e sulla maggioranza. Si sentirà confortato dalle pagine sul Sessantotto come prodotto del Concilio, tipiche di una mentalità che è una moda tanto quanto la sua gemella d’opposto segno.
Alla fine si potrà perfino abituare a un linguaggio che ricorre al verbo «serpeggiare» centinaia di volte, che accusa di ipocrisia il Papa che scontenta e di eterodossia chi non obbedisce a ciò che il Papa avrebbe dovuto dire. E potrà perfino sorridere quando de Mattei identifica tendenze diffuse nella Chiesa come fossero giganti mitologici: l’Alleanza Progressista, l’Unione Romana, il Terzo partito, il Fronte Antiromano e la Minoranza organizzata progressista (quella che arriva ad avere 2400 voti di vescovi su 2500...).
Ma il lettore che vorrà cimentarsi con l’opera dovrà comunque misurarsi con una tesi di fondo molto netta, enunciata nei primi capitoli e che poi incombe su tutto il resto. La si potrebbe sintetizzare senza forzature così: il problema del Concilio non sono stati i padri, o Papa Giovanni e nemmeno Paolo VI (visto non come un uomo amletico, ma come il più subdolo e tenace dei maritainiani). Ma è stato Pio XII.
«Pio XII?», diranno i miei 25 lettori. Pio XII, certo: è lui che avrebbe potuto continuare la lotta contro il modernismo, sintesi di tutte le eresie nella visione di Papa Sarto. È lui che doveva resistere all’idea che la «cosiddetta repressione» andasse mitigata o abbandonata. È stato lui che, anziché dar corda al gruppo romano fedele (alla «tradizione», naturalmente), ha permesso l’infiltrazione del liturgismo, del biblicismo, dell’ecumenismo e reso alla fine perfino poco efficaci quei conservatori che al Concilio, pur avendo tutte le ragioni e nessun torto, hanno fallito nel compito di salvare la Chiesa, lasciando agli atti una testimonianza di sé — Ruffini, Carli, Siri — per de Mattei nobile, ma anche deludente e molto più incerta di quanto non avesse saputo dire per tempo il citato de Oliveira.
Davvero dunque «una storia mai scritta», ma non del Vaticano II. Di quella complessa galassia del tradizionalismo alla quale né le punizioni né le concessioni hanno finora dato un senso di tranquillità e la fiducia che, dentro le vicende del tempo, il vaso di creta della Chiesa porta un tesoro che non richiede eccessi di zelo.
Alberto Melloni
Invece di scrivere Przywara ha scritto Pryzwara.
RispondiEliminaAneddoto da facoltà teologica: alcuni anni fa un seminarista della diocesi di Amalfi citò un certo "Purzivàra"... l'indispettitissimo professore lo corregge con furia: "Scìvara!" Al di fuori delle facoltà teologiche, nessuno ha mai sentito parlare dell'esimio Przywara.
Comunque in pare il recensore di De Mattei ha ragione, se itradizionalisti anche al Concilio fossero stati uniti! Bastava abbandonare il Concilio e lasciare che i modernisti facessero tabula rasa, poi si sarebbero fatti i conti. Anche dopo il Concilio i tradizionalisti sono stati divisi, se fossero stati uniti sarebbero stati cavoli acidi per Paolo VI e successore
RispondiEliminaComunque su una cosa Melloni ha ragione: per De Mattei, come per molti frequentatori di questo blog uno dei responsabili del declino liturgico e non della chiesa sarebbe stato lo stesso Pio XII . Dunqu Dando per scontato 1. che Leone XIII aveva abbassato le bandiere dell'intransigentismo 2. che Benedetto XV aveva sospeso la repressione antimodernista 3. che Pio Xi aveva addirittura condannato i tradizionalisti della Action Francaise, non sarà che l'eccezione nella storia della Chiesa dell'ultimo secolo e mezzo è proprio Pio X?
RispondiEliminaQuanto al carattere esclusivamente pastorale del Vaticano II su cui si continua a battere il tasto, mi meraviglio che non si capisca come proprio in questo consiste la sua forza e la ragione di una diffusione profonda e capillare del suo messaggio, che non può essere tradotto in formule da rifiutare. E' un po' il caso del Concilio di Trento che ha modellato il cattolicesimo non tanto con le sue definizioni sulla fede o sulla predestinazione, ma con la sua rivoluzione pastorale, liturgica, fin nel campo delle arti figurative. Niente è ovviamente eterno, ma prima che questo imprint si modifichi ce ne vorrà, e non sarà certo qualche messa in latino in più (contro cui personalmente non ho niente) a farlo. Rassegnatevi ai tempi lunghi.
Caro Melloni,
RispondiEliminail suo canto del cigno non è neanche bello.
Non mi turbano affatto le affermazioni, nojosamente monocorde, di Melloni.
RispondiEliminaNoto, invece, il fatto che il Corriere della Sera, in maniera altrettanto monotona, pubblica sempre ed esclusivamente gli interventi di coloro che rievocano certo "spirito del concilio".
Per il Corriere della Sera non esiste neppure Benedetto XVI, con la sua celebre "ermeneutica della continuità" .
Nulla da fare : il più importante quotidiano italiano ( così pure il Sole24ore) si è addormentato da alcuni decenni.
Si riveglia solo per criticare il Papa, specie questo Papa, e i cattolici che lo seguono con spirito della doverosa obbedienza.
Non è difficile darsi una risposta sul perchè di questo "schierarsi" da una parte.
Mi turba, invece, leggere come il Corriere della Sera inneggi solo ed esclusamente ad alcuni uomini di chiesa.
Per il Corriere, così come per quasi tutti i TG, pubblici e privati, su 24 nuovi Cardinali uno solo è stato acclamato ...
Caro Melloni, devo recitare compieta (naturalmente in latino col Breviario del 1962 - nel 62 non ero ancora nato) per cui non ho tempo da perdere a risponderti..... pregherò anche per te e per i tuoi "compari di merende".......
RispondiEliminaTi dico una cosa sola: stai tranquillo il tempo è galantuomo, il tempo lavora a nostro favore......
don Bernardo
Caro ospite tutta questa enfatizzazione dei pontefici (altro che infallibilità ad ogni pié sospinto.....).Quando ve lo metterete in testa che anche i Papi sono uomini? e che il supremo criterio non è il papato, ma la Tradizione a cui anche i papi devono obbedire?
RispondiElimina<span>Noto, invece, il fatto che il Corriere della Sera, in maniera altrettanto monotona, pubblica sempre ed esclusivamente gli interventi di coloro che rievocano certo "spirito del concilio". </span>
RispondiEliminaE' naturale visto che il modello di chiesa che questi poveracci hanno in mente è direttamente funzionale ai disegni degli utili idioti al servizio di satanasso (in sostanza si vorrebbe che la Chiesa di Cristo si trasformasse in una delle tante sette luterane).
Cignooo?????, Canto?????
RispondiEliminaChi di ermeneutica della continuità ferisce, di spiriro del concilio e di Melloni perisce.
RispondiEliminaLa cosa certa è che Melloni stava recitando già il requiem per i tradizionalisti, ed invece il Signore li ha risorti. Credetemi il Melloni sta malissimo.
RispondiEliminaQuanta spocchia! Talmente tanta da far quasi tenerezza come quel soldato giapponese che -a guerra abbondantemente finita- isolato sul piccolo atollo continuava a combattere fieramente e cocciutamente ignaro di tutto. Poveraccio....
RispondiEliminaNell'articolata recensione di Melloni non si riscontra l'ombra di un argomento (storico, teologico, scritturale e quant'altro) salvo quello ovvio: al potere sono i modernisti quindi i tradizionalisti devono subire e ringraziare se non vengono soppressi del tutto! Insomma un novello Berja come direbbe il Presidente emerito recentemente scomparso.
RispondiEliminaL'attento Melloni si sara' anche accorto che il papato wojtyliano non ha certo posto fine agli errori del comunismo e alla loro "serpeggiante" capillare diffusione.
In realta' il "mutamento" inizia con Pio IX e la perdita del potere temporale. L'Humani generis ha comunque condannato la nouvelle teologie, anche se l'acuto Mons. Montini faceva notare che l'enciclica condanna "private" opinioni e non "errori"...
FdS
In quanto a spocchia i sembra che questo blog non sia secondo a nessuno...
RispondiEliminaIn quanto a spocchia mi sembra che questo blog non sia secondo a nessuno...
RispondiElimina<span>Nell'articolata recensione di Melloni non si riscontra l'ombra di un argomento (storico, teologico, scritturale, magistero ordinario e quant'altro) salvo quello ovvio: al potere sono i modernisti quindi i tradizionalisti devono subire e ringraziare se non vengono soppressi del tutto! L'attento Melloni si sara' anche accorto che il papato wojtyliano non ha certo posto fine agli errori del comunismo e alla loro "serpeggiante", capillare diffusione. Quanto all'ipotetico accordo di Metz, a qualcuno e' venuto il sospetto che si sia scambiata la mancata condanna del comunismo con il "privilegio" di avere quale osservatori al Concilio agenti del KGB in tonaca. Non sfuggira' inoltre che una delle attuali maggiori potenze mondiali e' governata dal partito comunista, che a sua volta nomina i vertici di imprese assai influenti nel c.d. "libero mercato".
RispondiEliminaIn realta' il "mutamento" inizia con Pio IX e la perdita del potere temporale. L'Humani generis ha comunque condannato la nouvelle teologie, anche se l'acuto Mons. Montini faceva notare che l'enciclica condanna private "opinioni" e non "errori"... </span>
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<span>FdS</span>
La spocchia in verità ce l'hanno solo i modernisti che fondano la loro presunta forza sulla ideologia vuota e falsa del "potere" che ancora occupano (ma già cominciano a traballare).
RispondiEliminaLa nostra non è spocchia, ma cristiana fortezza basata non sulle nostre forze, ma sulla luce delle Verità di Fede che ci sostengono.
I martiri e i testimoni della fede hanno avuto questa forza dello Spirito.
I modernisti hanno fatto un bel castello in aria, fondato su parole, carte di documenti interminabili e fumosi, raccomandazioni per gli amici degli amici (altro che nepotismo rinascimentale), cattedre di teologia rabberciata e ormai superata negli atenei ed università che monopolizzano........ una costruzione che ha i piedi di argilla lontana anni luce dalla fede della gente, la gente che cerca Dio, magari in modo disordinato, ma con buona volontà...... Quante anime semplici, quante umili vecchiette e malati hanno più fede di questi signori che hanno occupato la chiesa con le loro chiacchiere: siete proprio sicuri di essere gli eredi di Gesù Cristo?
"Senza di me non potete far nulla" altro che svolta antropologica, altro che uomo al centro......
bastano quattro gocce d'acqua, qualche frana, qualche terremoto e la spocchia di questi signori si va a far benedire. Hanno tolto gli inginocchiatoi dalle loro chiese, hanno eliminato dalla liturgia tanti gesti di devozione ed adorazione...... voglio vedere la loro faccia davanti al Figlio dell'Uomo che verrà a giudicarli......
don bernardo
amarissimo e verissimo quadro di un'epoca è quello da lei tratteggiato, caro don Bernardo:
RispondiEliminaassistiamo ora al crepuscolo della religione antropocentrica, falsa e bugiarda, che ha messo le sue grinfie sulla Chiesa di Cristo, <span> manovrata dai potenti oppressori del Gregge;</span><span> ma non accenna ancora a finire, purtroppo....e ne vedremo di "colpi di coda", prima che essa sia sconfitta per sempre dalla Madre Immacolata di Cristo e dalla SS.ma Eucaristia (secondo il sogno profetico di don Bosco) !</span>
<span>amarissimo e verissimo quadro di un'epoca è quello da lei tratteggiato, caro don Bernardo:
RispondiEliminaassistiamo ora al crepuscolo della religione antropocentrica, falsa e bugiarda, che ha messo le sue grinfie sulla Chiesa di Cristo, <span> manovrata dai potenti oppressori del Gregge;</span><span> ma non accenna ancora a finire, purtroppo....e ne vedremo di "colpi di coda", prima che essa sia sconfitta per sempre dalla Madre Immacolata di Cristo, Madre Nostra e della Chiesa, e da Gesù Presente nella SS.ma Eucaristia (secondo il sogno profetico di don Bosco) !</span></span>
L'articolo di Melloni ha un alto tasso di velenosità che preferisco lasciar maneggiare ai professionisti.
RispondiEliminaPerò uno che ragiona esclusivamente sulla base di rapporti di forza dovrebbe togliersi la fetta di prosciutto dagli occhi, e vedere i seminari progressisti vuoti e quelli tradizionalisti pieni, anche se capisco che questo turberebbe non poco il suo sonno.
Alla Madonna basta una generazione (ma anche molto meno, se preghiamo) per ripulire la Chiesa.
io vorrei vederla quando verrà a giudicare te e la tua superbia, spocchioso d'un prete
RispondiEliminaOgnuno è libero di tifare o meno per il VaticanoII, l'importante è che si continui a far luce con onestà dentro il VaticanoII per comprendere il bene che c'è e respingere ciò che ha avvelenato la Chiesa negli ultimi 40 anni.
RispondiEliminaDa notare come persone come il dott. Melloni, abbiano voce e facile accesso ai media nazionali, come gli si dà credito anche a Roma, purtroppo, e non solo. Non vi pare che queste persone così ideologicamente aggrappati al Vaticano II, temano la crescita di tutto il movimento tradizionalista in tutto il mondo? Non devono stupire questi loro attacchi, sempre gli stessi e sempre poco argomentati: hanno paura di vedere minate le loro roccaforti. Il binomio tradizionalisti=scismatici, è ancora molto caro al Melloni. Ma fortunatamente i buoni fedeli non danno più retta a questi falsi maestri e sanno cosa trovano nella Tradizione, non un partito politico, non una ideologia distruttiva del patrimonio storico-liturgico-teologico della Chiesa, ma la loro vera casa, la casa dove possono incontrare il Signore e sentirsi veri figli della Chiesa.
Pertanto, caro Melloni: non abbiamo paura.
<span>Gli eccessi di zelo sono richiesti soltanto dal progressismo, a quanto pare...
RispondiElimina</span>
<span>Gli eccessi di zelo sono richiesti soltanto dal progressismo, a quanto pare...
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Hanno fatto molto male a non sentirlo e leggerlo. Autore difficile, ma quanto mai grande, nel difendere la tomista ANALOGIA ENTIS.
RispondiEliminaD'accordo, anche se il nesso tra l'auctoritas del Papa e la Tradizione non è così meccanico! Senza il Papato l'antichità sarebbe qualcosa di vagamente protestante: il gesto umile e scarno della comunità primitiva.
RispondiElimina"Il vaso di creta della Chiesa porta un tesoro che non richiede eccessi di zelo" - la curiosa ecclesiologia:
RispondiElimina1 - il corpo mistico di Cristo è un vaso di creta
2- bisogna lasciarlo inaridire, sgretolare, cadere a pezzi
3 - affinché i "non zelanti", i poveri, gli erranti, i cadenti, i dementi, i tramontanti...
4 - scoprano il "tesoro"
...neanche fosse il Priore di Böse!
<span>"Il vaso di creta della Chiesa porta un tesoro che non richiede eccessi di zelo" - la curiosa ecclesiologia di Melloni:
RispondiElimina1 - il corpo mistico di Cristo è un vaso di creta
2- bisogna lasciarlo inaridire, sgretolare, cadere a pezzi, impolverire
3 - affinché i "non zelanti", gli spirituali, i poveri, gli erranti, i cadenti, i dementi, i tramontanti...
4 - scoprano il "tesoro"
...neanche fosse il Priore di Böse!</span>
Le critiche di Melloni non mi sembrano molto interessanti, quanto piuttosto velenose.
RispondiEliminaDiciamolo apertamente: dal suo punto di vista è il meno che poteva dire!!! Basti vedere che un intero paragrafo di critiche è dedicato ai refusi di stampa...insomma su 600 pagine gli errori che egli evidenzia sono ben miseri!
Di quella complessa galassia del tradizionalismo alla quale né le punizioni né le concessioni hanno finora dato un senso di tranquillità.
RispondiEliminaFinchè ci sarà la Chiesa Cattolica ci saremo NOI tradizionalisti! non vi daremo tregua! solo quando sarà stata distrutta TUTTA LA CHIESA CATTOLICA con i suoi fedeli di ogni razza e colore, il giorno dopo, non prima, scomparirà l'ultimo tradizionalista!
<span>Di quella complessa galassia del tradizionalismo alla quale né le punizioni né le concessioni hanno finora dato un senso di tranquillità.
RispondiEliminaFinchè ci sarà la Chiesa Cattolica ci saremo NOI tradizionalisti! non vi daremo tregua! solo quando sarà stata distrutta TUTTA LA CHIESA CATTOLICA con i suoi fedeli di ogni razza e colore, il giorno dopo, non prima, scomparirà l'ultimo tradizionalista!</span>
"questo libro offre uno spaccato.........smarcarsi dall estremismo scismatico lefreviano.é pazzesco che un giornalista che fa un affermazione del genere possa scrivere sul giornale più importante del paese:Solo un uomo in completa mala fede può dire cose del genere,a meno che non sia un miserabile cattolicuccio che ha venduto la verità storica all ideologia.Di certo non scriverà mai nel blog la bussola!
RispondiEliminaStavolta Melloni (di cui spesso non condivido le affermazioni polemiche) ha sostanzialmente ragione. A De Mattei e al suo grppo filolefebvriano non basta papa Ratzinger, non bastano neppure Pio XII ed il card. Siri. E la ciliegina sulla torta è l'affermazione di chi contrappone la Tradizione al papa: a questo a chi spetta decidere quale sia la vera Tradizione? Alla fine, dietro De Maistre spunta Lamennais, ossia il soggettivismo, l'attribuire a un non meglio precisato "popolo cristiano" la custodia dell'ortodossia.. Non a caso il Vaticano I condannò l'irrazionalismo del "tradizionalismo" del primo Ottocento.
RispondiEliminaInfatti è noto che Melloni frequenta Enzo Bianchi.
RispondiEliminaIn effetti a volte le esagerazioni offrono il fianco al nemico. Andrei a rivedere la recensione critica di Introvigne a De Mattei, che su questo blog è stata attaccata perchè percepita come "stroncatura", mentre invece cercava di mettere in guardia da questo aspetto di De Mattei che in effetti si avvicina molto al soggettivismo.
RispondiEliminaInfatti Melloni, abilissimo, non se l'è lasciato sfuggire, ha trovato il punto debole ed ha attaccato senza pietà, ma in ottica progressista.
Per cui mi dico: un vero tradizionalista dovrebbe stare molto attento prima di attaccare il Papa. Se mi sembra che qualcosa non vada nel Papa, è più sicuro ritenere che io abbia capito male, piuttosto che si stia sbagliando il Vicario di Cristo.
Questa difesa del Papa è incerta. C'è una più profonda connessione organica tra autorità del Papa, autorità dei vescovi, antichità e cattolicità della Tradizione, sensus fidei dei fedeli - quando una parte sembra indebolirsi prendono maggior vigore le altre, senza che vi siano sostituzioni. La Tradizione senza Papa è semplice antichità e il Papa senza Tradizione è mera decisione. Forse è quest'ultimo segmento a caratterizzare alcuni aspetti dell'attuale crisi: la legalità canonica senza legittimità.
RispondiEliminaNon sono un teologo, ma secondo me così non ci si salta mai fuori: chi decide che cosa è tradizione e che cosa è contingenza storica? Potremmo metterci qui a spaccare il capello in quattro e litigare per secoli (come fanno gli ortodossi). Non c'è n'è proprio bisogno in un mondo che ha bisogno urgente di rievangelizzazione. C'è un Papa, che decida lui e la Chiesa lo segua. E ringraziamo Dio che è Ratzinger.
RispondiElimina"Pietro, pasci i miei agnelli"
Vi esorto a leggere le pagine su Pio XII del libro di de Mattei. Non c'è alcun attacco a quel pontefice, come pretende invece Melloni. Quanto l'indole di Papa Pacelli fosse romana, tradizionale, ortodossa, è ripetuto in continuazione. Certo, si precisa, la sua azione non fu repressiva come quella di S. Pio X (per inciso canonizzato, proprio in funzione antiprogressista, da Pacelli), ma il libro ben evidenzia come in parte ciò avvenne perché frenato dalla Curia (in primis il prosegretario di Stato Montini) e poi perché il modernismo si era celato e camuffato molto meglio di quanto avvenisse ai tempi di Pio X. L'unica vera critica che si fa a Papa Pacelli, è quella al suo perfezionismo (che lo portò a voler migliorare, con scelte discutibili, la traduzione dei salmi e la liturgia della settimana santa): una critica, come si vede, che non ha proprio nulla di insultante.
RispondiEliminaLa mia impressione è che Melloni sul punto prenda (strumentalmente) per buona la inesatta censura di Introvigne circa la posizione di de Mattei su Pio XII: ma in Introvigne ciò si spiega semplicemente perché la sua indole, diciamo così, papolatrica, lo porta a considerare inaccettabile ogni opera che nei confronti di un pontefice sia appena appena men che agiografica.
Enrico
Melloni in pratica nega la possibilità che De Mattei, che a me non piace, abbia fatto un lavoro degno di uno storico a livello universitario, ma abbia fatto la solita apologia ad uso dei tradizionalisti sul concilio. Allora io potrei dire lo stesso di Melloni il quale dal lato opposto non scrive storia ma apologia del progressismo in riferimento al concilio. La storia , quella vera si fa forse al trove.
RispondiElimina