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giovedì 15 ottobre 2009

Santa Teresa d'Avila

In occasione della festa di Santa Teresa d'Avila (15 ottobre) pubblichiamo una meditazione di Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), per gentile concessione di Massimo Introvigne che ne ha curato la traduzione.


Santa Teresa d’Avila (1515-1582) era al Carmelo di Toledo quando il re del Portogallo, Don Sebastiano (1554-1578), fu ucciso e il suo esercito sconfitto alla grande battaglia contro i Mori ad Alcacer-Quibir, in Marocco, nel 1578. La santa ebbe una rivelazione relativa a questa disfatta. Ne fu grandemente rattristata e pianse, perché si augurava con tutte le sue forze la vittoria della Cristianità e la sconfitta dei suoi nemici. Protestò con il Signore: “Mio Dio,come puoi permettere la disfatta del tuo popolo e la vittoria dei tuoi nemici?”. Il Signore le rispose: “Se li ho trovati pronti a comparire alla mia presenza, perché sei triste?”. Il suo sentimento di tristezza svanì quando considerò la gloria di cui i soldati uccisi in battaglia stavano già godendo in Cielo. Ammirava questi guerrieri che Dio aveva trovato pronti per la felicità eterna, specialmente se considerava i costumi normalmente rilassati dei soldati. Immediatamente le venne il desiderio di estendere la sua riforma carmelitana al Portogallo.
Pregò ardentemente per conoscere la volontà di Dio, e nel giorno della festa dell’Assunzione la risposta venne. Il Signore le disse: “Figlia mia, non andrai in Portogallo per fondare case della tua riforma. Le tue figlie e figli lo faranno in futuro, quando porrò termine al castigo inflitto al Portogallo e mostrerò la mia misericordia a questo Paese. L’aumento del numero di buoni religiosi mi permetterà di sollevare il Portogallo dalla miseria in cui sarà caduto, di restaurarlo nella felicità di cui aveva goduto in passato, e di promettergli future glorie”.
Vediamo qui collegarsi due temi: la sconfitta di Alcacer-Quibir nel 1578 e la fondazione di conventi carmelitani in Portogallo.
In primo luogo Santa Teresa stava pregando quando Dio le rivelò che il re Don Sebastiano del Portogallo, che regnò dal 1557 al 1578, aveva patito la grande sconfitta di Alcacer-Quibir. La battaglia si rivelò decisiva da diversi punti di vista. Se il re Don Sebastiano – un re molto pio e vergine, l’ultimo fiore del vecchio Portogallo – fosse stato vittorioso, avrebbe spezzato il potere dei musulmani. Il Portogallo avrebbe potuto fondare una prospera colonia nell’Africa del Nord, un ponte verso un’Africa interamente cattolica. Questo avrebbe portato un fiero colpo al potere dei musulmani nel mondo intero.
Gli islamici occupavano allora la penisola balcanica, la Turchia, tutta l’Asia Minore, il Nord Africa e parti dell’Africa sub-sahariana. Pertanto, se l’esercito portoghese avesse conquistato una parte del Nord Africa, altri regni come la Spagna e la Francia avrebbero profittato di questa vittoria. Il Portogallo aveva già la sua testa di ponte a Fez. Ad Alcacer-Quibir tentava di ampliare la sua posizione militare. Per queste ragioni Alcacer-Quibir fu una battaglia decisiva. Per questa battaglia d’oltremare il re Don Sebastiano aveva allestito una grande flotta a Lagos con un ampio esercito di nobili e soldati portoghesi. Gli storici dicono che la sua tattica contro i musulmani fu imprudente. Morì in battaglia e il potere portoghese patì un duro colpo. Al contrario, il potere islamico si consolidò e prese forza.
Questo non fu solo un fatto negativo per la lotta contro l’islam, ma favorì anche i protestanti. In effetti, liberi dalla pressione cattolica in Africa, i musulmani si concentrarono sui Balcani e sull’attacco contro l’Austria-Ungheria. Per questo scopo favorirono gli Stati protestanti che erano anch’essi nemici dell’Impero Austro-Ungarico.
La catastrofe fu pure disastrosa per l’indipendenza del Portogallo. Don Sebastiano lasciò un solo erede, il cardinale Don Enrico (1512-1580) suo zio, che divenne re del Portogallo. La Santa Sede lo dispensò dal celibato ecclesiastico perché potesse continuare la dinastia degli Avis. Ma regnò solo due anni, dal 1578 al 1580, e non ebbe figli. La corona portoghese passò per diritto di successione al re Filippo II di Spagna (1527-1591). La dinastia degli Avis sparì. Così, la morte del re Don Sebastiano ad Alcacer-Quibir rappresentò un danno gravissimo per il Portogallo.

Comprendendo tutto questo, Santa Teresa divenne triste e pianse. Chiese al Signore come aveva potuto permettere la disfatta. La risposta fu che quell’esercitò era così ben preparato spiritualmente che Egli portò molti dei soldati in Cielo. Con tutto il rispetto, questa prima parte della risposta del Signore ci sembra un po’ evasiva. Ma la risposta completa viene quando il Signore spiega che la disfatta è stata una punizione e che i buoni religiosi che verranno saranno uno dei modi di sfuggire al castigo.
Potete vedere come il centro del dialogo fra Santa Teresa e il Signore è essenzialmente una preoccupazione politica e militare che riguarda il Portogallo. Questo si oppone a una certa mentalità sentimentale e dolciastra sulle vite dei santi, che non vorrebbe mai considerare questi aspetti. Tutto dev’essere spirituale nel senso più ristretto del termine. Questa falsa pietà aborre ogni riferimento agl’interessi politici e militari cattolici. Ritiene falsamente che la spiritualità sia una cosa così elevata da escludere questi aspetti. Insinua che il vero santo non si occupa di affari politici e militari. Ma questo episodio che coinvolge Santa Teresa e il Signore testimonia precisamente il contrario.
Il Signore mostra la sconfitta militare del re Sebastiano in una rivelazione mistica alla grande Santa Teresa perché è questo il tema di cui vuole intrattenersi con lei. Evidentemente Dio aveva un grande interesse per quella battaglia. Quando la causa cattolica è sconfitta in armi, le persone sante dovrebbero essere tristi. E Santa Teresa lo era. Ne segue un dialogo, dove Dio rivela il senso profondo della storia e le ragioni soprannaturali della sconfitta.

Consideriamo quanto meravigliosi sono i disegni di Dio. La sua Divina Sapienza ha un’infinità di sfaccettature, che l’intelligenza umana non potrà mai riuscire ad abbracciare. Risponde alla domanda di Santa Teresa affermando che molti soldati portoghesi erano ben preparati alla morte e così li ha portati in Cielo. Vedete come anche nel momento in cui Dio sta castigando una nazione, la sua misericordia tiene conto della situazione spirituale dei combattenti. Forse avrebbe rimandato il momento del castigo se quei soldati non fossero stati pronti a una buona morte. Vedete la sua delicatezza, la sua bontà, la sua misericordia.

In secondo luogo, lasciatemi dire una parola sull’Ordine Carmelitano. Santa Teresa aveva la speciale missione di diffondere la riforma del Carmelo. La missione dei Carmelitani era quelle di attirare tramite la preghiera e la penitenza le grazie di Dio nei Paesi dove fondavano i loro conventi. Una seconda dimensione della loro missione era di guadagnare queste grazie per tutta la Cristianità e – terza dimensione – per il mondo intero, perché tutti potessero convertirsi alla religione cattolica.
Quando Santa Teresa vide che la nazione portoghese era per molti aspetti fervente, concepì il desiderio di fondarvi un convento. Era un progetto eccellente e gradito a Dio, Ma Dio stesso chiese di rimandarne l’esecuzione. Perché? Solo la Divina Sapienza lo sa.
Ma una considerazione è che il popolo portoghese aveva bisogno di tempo per accettare la supremazia spagnola dopo che la corona del Portogallo era stata incorporate alla Spagna del re Filippo II, che l’aveva ricevuta in legittima successione dopo la morte del cardinal Don Enrico. Se le carmelitane spagnole fossero andate subito in Portogallo secondo il desiderio di Santa Teresa avrebbero potuto trovarvi una cattiva accoglienza. Un periodo di adattamento sembrava necessario. Forse fu questa una delle ragioni per cui il Signore rimandò l’arrivo delle carmelitane spagnole in Portogallo. Dopo che l’unione dei due regni fu accettata la presenza di carmelitane spagnole in Portogallo seguì naturalmente e produsse immensi frutti spirituali.

Come conclusione, possiamo vedere quanto è importante seguire gli eventi del nostro tempo nella misura in cui hanno a che fare con la salvezza delle anime, la causa cattolica, la sconfitta della Rivoluzione, la gloria e l’esaltazione della Sante Chiesa. Questo per noi è un atto di amore a Dio caratteristico della nostra vocazione contro-rivoluzionaria, che è attenta ai problemi dell’ora presente.
Chiediamo a Santa Teresa questa grazia incomparabile.

2 commenti:

  1. Grandissima mistica al pari di s. Giovanni della Croce, grande santa come s. Ignazio di Loyola, s. Filippo Neri, grande organizzatrice come il grande riformatore s. Carlo Borromeo. Che belli quei tempi quando i santi non contestavano nè Magistero nè Tradizione. Signore, dacci altri santi come Teresa d'Avila. Alessandro

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  2. Forse erano anche tempi in cui i Papi, difendevano il deposito della fede e non avvallavano percorsi discutibili, a vicolo cieco..... Per essere completi...

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