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sabato 19 settembre 2009

L'incensazione nel vecchio e nel nuovo rito.



Frate A.R., su Cantuale Antonianum, offre questa interessante valutazione dell'evoluzione (anzi, involuzione) del rito dell'incensazione nella moderna prassi liturgica, comparata con la liturgia di sempre e con le stesse prescrizioni del messale riformato. Leggiamo la prima parte del suo post e invitiamo a cliccare sul link per andare a leggere in quel blog le rubriche comparate che regolano il gesto dell'incensazione, nonché un bell'intervento di Giovanni Paolo II che, nel lodare l'incensazione così presente nei riti orientali cattolici, invitava quei fedeli a restare ben fedeli alle loro tradizioni liturgiche e a non lasciarsi invischiare dalle sirene riformistiche...


La sparizione dell'uso dell'incenso nella Messa riformata di Paolo VI è qualcosa di assolutamente inspiegabile. Infatti mentre nel rito romano classico l'uso dell'incenso era strettamente regolato, confinato alla sola messa cantata e alla messa solenne (da quest'ultima non poteva mai mancare), nel rito riveduto l'uso dell'incenso è stato invece ampiamente liberalizzato. Ma proprio da quando lo si può usare sempre e comunque, il turibolo fumigante è sparito dalle nostre chiese. Riappare immancabilmente al termine dei funerali, prendendo così un senso di mestizia e di lutto che non gli è affatto appropriato. Forse il motivo è da ricercare nella traduzione sibillina di una rubrica del num. 276 dei Principi e norme per l'uso del Messale Romano: l'utilizzo dell'incenso, in latino, è ad libitum, ma invece di tradurre questa locuzione con a piacere, nel testo CEI l'incensazione in tutte le messe è diventata semplicemente facoltativa. E si sa, nella mentalità del clero di un certo stampo, tutto quello che è facoltativo significa sconsigliato (leggasi: inutile orpello).
Ad libitum, propriamente, è invece un'espressione della lingua latina che significa "a piacere", "a volontà"! Altro che non obbligatorio, opzionale, non richiesto (cioè facoltativo)! E' facoltativo in senso positivo (cioè hai facoltà di usarlo), ma questa accezione in italiano non è più normalmente percepita, pertanto la traduzione può risultare ingannevole.
Visto poi che l'incenso esprime riverenza e preghiera, perchè mai privarsene, visto che lo si può usare, proprio nel nostro tempo che ha tanto bisogno di segni fisici di preghiera e devozione?
Tra l'altro, proprio i più spinti propugnatori della postmodernità, affermano che bisogna coinvolgere tutti i sensi nel rito, non solo "l'anima", ma anche il corpo. Il profumo soave dell'incenso, si sa, fa entrare volenti o nolenti in "clima" mistico (come dimostra il suo uso nelle varie religioni, non solo nel cristianesimo).
Ma in realtà c'è di più. La mia teoria è che l'incenso, essendo un segno tipicamente sacrificale (= bruciare una cosa preziosa con l'intenzione di offrirla a Dio), sia stato messo in disparte proprio per questo suo inequivocabile e ancestrale richiamo, non certo adatto ad una festa, ad una cena tra amici, o cose del genere. Il levarsi delle volute di fumo profumato non può che richiamare il tempio e Dio a cui si offre la vittima accompagnata in olocausto, accompagnandola con soave profumo. Nei riti offertoriali della Messa questo era (ed è tuttora) evidente.
Già presso i pagani, l'incenso veniva bruciato davanti alle immagini degli dei e davanti all'imperatore ad essi equiparato.
Nei primi secoli del cristianesimo, numerosi cristiani furono martirizzati per essersi rifiutati di compiere questo gesto idolàtrico. In seguito, tanto era forte il richiamo sgradevole della persecuzione dei non turificanti, per distinguere il culto cristiano da quello pagano, l'uso dell'incenso dalla liturgia fu addirittura soppresso. Esso venne ripristinato soltanto dopo l'editto di Costantino e il declino del paganesimo. A Roma non si usavano però turiboli o cose orientali del genere. Il poco incenso che si utilizzava era sparso in appositi bracieri. L'incenso all'offertorio è rientrato dal IX sec. nella liturgia carolingia e addirittura nell'XI nella liturgia romana.

L'incenso nella Bibbia:

Per quanto riguarda la liturgia dell'Antico Testamento, Mosè riceve dal Signore l’ordine di costruire un altare speciale riservato all’incenso per il culto divino: “Farai un altare sul quale bruciare l’incenso: lo farai di legno di acacia (...). Rivestirai d’oro puro il suo piano, i suoi lati, i suoi corni e gli farai intorno un bordo d’oro (...). Porrai l’altare davanti al velo che nasconde l’arca della Testimonianza, di fronte al coperchio che è sopra la testimonianza, dove io ti darò convegno. Aronne brucerà su di esso l’incenso aromatico: lo brucerà ogni mattina quando riordinerà le lampade e lo brucerà anche al tramonto, quando Aronne riempirà le lampade: incenso perenne davanti al Signore per le vostre generazioni (...). È cosa santissima per il Signore” (Es 30,1-10).
L’incenso, veniva posto anche sopra le oblazioni bruciate sull’altare come memoriale: “profumo soave per il Signore” (cfr. Lv 2).
Più tardi, nel Tempio di Gerusalemme, nella ricorrenza annuale dell'Espiazione (Yom Kippur), il sommo sacerdote, oltrepassava il velo del Tempio ed entrava con l’incensiere nel Santo dei Santi, per bruciarvi “due manciate di incenso odoroso polverizzato”, allora, una nube densa e profumata, avvolgeva ogni parte del luogo santissimo in cui era custodita l’Arca dell’Alleanza (cfr. Lv 16,12-13).
In Israele, si incensavano le persone, gli oggetti, e i luoghi riservati al culto del Dio Unico. Tutti coloro che partecipavano al culto divino, erano invitati ad effondere un soave profumo spirituale: “Ascoltate, figli santi...Come incenso spandete un buon profumo” (Sir 39,13-14).
L’incenso, legato al culto degli Israeliti, sarà più tardi presente, con la sua ricca valenza simbolica, anche nella liturgia cristiana, soprattutto nelle Chiese d'Oriente. Nel Vangelo di Matteo, viene descritto l’omaggio fatto a Gesù da alcuni personaggi misteriosi: i Magi. Costoro, giungendo dalle lontane terre di oriente per incontrare il “re dei Giudei”, gli offrono in dono, con l’oro e la mirra, anche l’odoroso incenso, custodito in scrigni preziosi (Cfr Mt 2,11).

La Chiesa antica

Nel IV secolo (epoca d'oro dei liturgisti), la famosa pellegrina Egeria, così descriveva una liturgia svoltasi nel Santo Sepolcro di Gerusalemme: “Quando si sono cantati questi tre salmi e fatte queste tre orazioni, ecco che vengono portati dei turiboli all’interno della grotta dell’Anastasi, perché tutta la basilica dell’Anastasi si riempia di profumi”. [Diario di Viaggio, 24,10]
La solenne incensazione del luogo da cui Cristo è risorto precedeva la lettura, da parte del vescovo, del Vangelo della risurrezione. L’uso dell’incenso nel Santo Sepolcro, ripropone l’immagine delle donne che portarono oli aromatici per imbalsamare il corpo del Signore e trovarono invece l’angelo che ne annunciava la gloriosa risurrezione (Cfr Mc 1,6).
Secondo San Paolo, tutti i cristiani, con la loro testimonianza di fede, spandono nel mondo il profumo di Cristo che si è offerto al Padre “in sacrificio di soave odore”(Cfr 2Cor 2,14-16; Ef 5,2).

29 commenti:

  1. Scrive la REDAZIONE:

    "...Giovanni Paolo II ... nel lodare l'incensazione così presente nei riti orientali cattolici, invitava quei fedeli a restare ben fedeli alle loro tradizioni liturgiche e a non lasciarsi invischiare dalle sirene riformistiche..."

    ...e nel frattempo accettava, e quindi condivideva, res novas a distruzione delle tradizioni liturgiche occidentali.
    Nel quasi trentennale pontificato nessun'azione per riportare sacralità nel cuore Chiesa si può ascrivere a suo merito, perché tali non son certo l'introduzione di canoni equivoci e l'accettazione della comunione sulla mano, con buona pace, quant'a quest'ultima, dei liturgisti affetti da insano archeologismo.
    L'Ecclesia de Eucharistia e la Redemptionis Sacramentum son rimaste senza effetto, perché tardive e perché il defunto pontefice aveva rinunciato a governar la Chiesa.

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  2. Nelle lodi verso i riti orientali di Giovanni
    Paolo II mi pare di vedere , foss'anche a livello di inconscio, la constatazione che le riforme attuate per il rito romano hanno avuto errori ed esiti devastanti, ai quali il papa polacco non ha certo posto rimedio, nonostante potesse farlo. Anzi, con le sue liturgie sparse per il mondo (anche con donne discinte e a tette all'aria a legger le letture!)ha contribuito in maniera significativa alla diffusione delle coreografie liturgiche: danze comprese.
    E' propio sotto il suo pontificato che si è radicalizzata, quasi istituzionalizzata, una deformazione liturgica orripilante.

    Antonello.

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  3. Ad libitum.Ha avuto,nella inscizia imperante,sorte inversa alla locuzione "una tantum",che un vescovo(ex geometra)traduceva "una volta ogni tanto".Poi parlano dell'Evo Medio come degli Anni Bui!Mah!Eugenio

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  4. Qualcuno si lamentava della carenza di post sostanziosi? Ecco qua. Ottimo.

    Sullo

    P.S. Eugenio, molti secoli del medioevo sono stati luminosissimi. Spiace, anzi, che tanti tradizionalisti guardino più al XVII o persino al XIX secolo che alla sacralità medievale (cui, tra l'altro, si deve la lingua della Chiesa di Roma).

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  5. "Nel quasi trentennale pontificato nessun'azione per riportare sacralità nel cuore Chiesa si può ascrivere a suo merito"

    Proprio così. E infatti Giovanni Paolo II è probabilmente il papa prediletto dagli strimpellatori di chitarre e dai dislogatori di lampadine (oltre che di Opus Dei, ma questa è un'altra faccenda, nevvero).

    Sullo

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  6. Ad Antonello.La deformazione giovanpaolina dei riti e' magnopera diretta dal suo ceremoniere,ex segretario del Bugnini.Decenni di furia picconatoria.Le lodi sperticate ai riti orientali non procedevano da ammirazione per la loro vetusta' e venusta'(incontestabili ed ammirevoli)quanto da una mens sincretistica che faceva iperstimare tutto,ma proprio tutto,purche' non fosse cattolico e romano.L'apice venne toccato dall' abominevole danza della pioggia dinnanzi al Papa vestito come Pippicalzelunghe(Gran Giubileo del Duemila).Eugenio

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  7. A Sullo.Altro che secoli bui.Esisteva l'Europa.Persino i piu' arrabbiati laicisti hanno,da mo',sdoganato l'Evo di Mezzo.Per la Conciliar Assembly of God c'e' pero' un ostacolo:sono i secoli della deprecatissima Scolastica.Vuoi mettere?Eugenio

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  8. A Sullo.God pronunciato Gad:fa piu' "what's America"!Ahinoi!(ridiamo pure,perche' di lagrime non ne vengon piu').Eugenio

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  9. Caro Dante,
    come darti torto?
    Non discutiamo i meriti di G.P. II nel tenere a bada i progressisti (ce n'erano peggio di oggi, lascito dei predecessori), ma il suo fu un pontificato incentrato sulla morale, diremmo moralistico. Non sono mancate solenni e ortodosse riaffermazioni dottrinali (grazie in particolare al suo Prefetto della Dottrina della Fede), ma dal punto di vista liturgico non aveva capito l'essenziale, ossia che senza una liturgia che parla al cuore dell'uomo, tutto il resto crolla. Forse questo limite derivava dal provenire dalla Polonia, una nazione allora ancora fortemente cristiana; non 'sentiva' né comprendeva quindi la crisi (pur avendo coniato l'espressione di apostasia silenziosa) e gli sfuggiva quello che il card. Ratzinger aveva compreso: la crisi della fede è essenzialmente una crisi della liturgia.

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  10. "ossia che senza una liturgia che parla al cuore dell'uomo, tutto il resto crolla."

    Ok, se per cuore si intende il luogo più intimo di una persona, laddove bussa il Signore, laddove nel silenzio Lo sentiamo bussare e lo lasciamo entrare, laddove Lo incontriamo.
    Altri hanno inteso cuore=emozioni, da qui "liturgie" molto coinvolgenti emozionalmente, emozioni effimere, che nascono, salgono, escono e svaniscono senza lasciare una traccia, altra che la memoria di aver vissuto un bel momento, di condivisone, di allegria....

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  11. Chissà, forse Giampaolo II (e già la scelta del nome era un manifesto di progressismo conservatore e conservatorismo progressista) ha scelto di immolare definitivamente la liturgia sull'altare della morale. Così mentre per trent'anni si è occupato di disciplinare le minuterie della vita sessuale del laicato (del clero evidentemente no, visto quel che c'era e c'è in giro), in campo liturgico ha non tollerato oscenità assortite. Per carità, Dio l'abbia in Gloria, ma ci conservi a lungo Benedetto XVI e soprattutto ci dia, al momento giusto, un degno successore.

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  12. ma scusate, perché nelle esequie c'è da voi chi usa l'incenso?
    Credo sia sparito anche lì!

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  13. Non v'è dubbio che le Divine liturgie orientali siano davero divine, c'è l'Angelo santo con in mano il turibolo d'oro e tanti altri piccoli e grandi elementi...
    Ai novatori però non piacciono.

    "ma immagini cosa sarebbe oggi la Chiesa senza la Riforma liturgica? Saremmo come gli ortodossi: il prete celebra e i fedeli entrano ed escono...baciano le icone,,,senza sapere cosa avviene" (parole di un vescovo)

    Ad un compagno di studi a Roma, cattolico di rito orientale, chiesi un giorno cosa pensasse e pansassero i "suoi" della Riforma liturgica... "Vi siete svenduti ai protestanti! volevano imporre qualcosa anche a noi, ma i nostri vescovi minacciarono di tornare all'ortodossia".

    Parole sante! (quelle del prete orientale!)

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  14. A Don Luigi.Pur essendo bizzarro ch'io,cattolico tradizionalista,possa lodare degli scismatici(che' tali restano),e' pure doveroso sottolineare che nelle Chiese Orientali sarebbe stato impensabile pure ai pazzi(ce n'e' ovunque)un miliardesimo delle novita'introdotte da concilio e dintorni.Ancor oggi esiste cola' un rispettivo analogo dei nostri lefebvriani PER UNA QUESTIONE DI CALENDARIO(rifiutano l'allineamento del giuliano al gregoriano!).Da non credersi!Eugenio

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  16. Risposta di tanto rumore per nulla

    No sarenmo come al Queda o come gli integralisti islamici che vivono fuori dal mondo chiusi in un fortino.


    Scusi, Signor innominato...
    ma non l'ha detto Nostro Signore di essere verso il mondo sale e luce...? Convertendo il mondo?
    Ma oggi la Chiesa si è lasciata convertire dal mondo!
    Il messaggio cristiano è per tutti, deve aprirsi sempre! ma non diventare bastardo per non perdere numeri!
    no.

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  17. Alla cortese redazione. Il vostro post 19 settembre 2009 20.34, letto tra le righe, non è per nulla piacevole.

    Se davvero c'è lo scritto tra le righe, o è il mio occhio tenebroso, il vostro cuore lo sa.
    Detto questo, non me ne vogliate a male.
    Cordiali saluti.

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  18. "ma immagini cosa sarebbe oggi la Chiesa senza la Riforma liturgica? Saremmo come gli ortodossi: il prete celebra e i fedeli entrano ed escono...baciano le icone,,,senza sapere cosa avviene" (parole di un vescovo)

    Risposta

    No sarenmo come al Queda o come gli integralisti islamici che vivono fuori dal mondo chiusi in un fortino.

    Sarebbe la stessa cosa di oggi, con gli stessi numeri di fedeli...ma forse un po' più motivati e con un senso di Dio anche molto alto. Tanti fedeli che per tradizione continuano a chiedere sacramenti senza sapere cosa siano. Una grande massa che comunque vive come se Dio e la Chiesa non esistessero. Tutto qui.

    Il rinnovamento andava fatto diversamente, senza fretta e con più senso della Tradizione! Rinnovando la catechesi con la speranza di arrivare alle teste senza partire dal cambiare i testi!!!

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  19. Al Novelliere: che cosa leggi tra le righe?
    Il testo del precedente commento è alquanto chiaro; non ci sono messaggi cifrati, nascosti o tra le righe. La malizia, spesso, è nell'occhio.

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  20. Sui suoi interventi di carattere morale non discuto: chiari e forti. E' tutto il resto che ha trascurato portando la Chiesa allo sbando: dottrina dommatica e sacramentale, liturgia-fede, formazione del clero, pulizia nei seminari e nelle facoltà pontificie, disciplina, vigilanza sui vescovi sin dalla nomina. Ha delegato e non governato. Ha più volte ceduto a pressioni anche contro le sue convinzioni, ed è grave (comunione sulla mano, canoni equivoci, fallimento dell'accordo raqggiunto con Siri e Lefebvre per l'opposizione di Seper ecc.). Ha voluto l'obbrobrio di Assisi, dai cui altari sale ancora al cielo un grido di dolore, e seguenti incontri in nome di un ecumenismo estremizzante i cui risultati sono stati l'indifferentismo ed il sincretismo. Non ha combattutto gli errori alle radici della crisi nella Chiesa. In trent'anni, se se ne ha la volontà, si raddrizzan tanti aspetti negativi d'una società, specie se così gerarchica come la Chiesa.

    Il Papa viene eletto per governar la Chiesa e custodir intatto il Sacro Deposito e trasmetterlo integro, non per passar viaggiando di paese in paese la maggior parte del suo pontificato anche con un visibile compiacimento per gli osanna delle folle ai suoi canti stonati e alle sue "ole" col bastone.
    Comprendo, che oggi come oggi, dei viaggi bisogna pur farli: ma est modus in rebus. La TV porta il Papa dappertutto, non è come in passato che si vedeva solo nelle foto o immaginette.
    Indubbiamente Ratzinger qualche toppa l'ha messa, specie sul finir del pontificato, e mi auguro che, appresa la lezione, anche lui non continui a far il papa-media ma, data l'età, si dedichi anima e corpo al suo compito precipuo.
    Avesse 50-60 anni sarebbe diverso anche il mio dire.
    Affidiamoci allo Spirito Santo.

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  26. I protestanti, purtroppo, nella riforma liturgica c'entrano e parecchio: se n'è parlato più volte.

    Gli orientali hanno uno spiccato senso del divino trasmesso dalla liturgia, ma non solo.

    Ai tempi della mia fanciullezza e giovinezza si andava a ricevere i sacramenti sapendo benissimo quel che significavano e quali eran i loro effetti sull'anima.
    Ai confessionali c'eran le code.
    Oggi, semmai, ci si accosta all'Eucaristia pur sapendo o non sapendo se si è in grazia o meno. E a qualcuno questo si deve.
    E ai funerali, i preti, invece di invitare a pregar per l'anima del defunto, chiunque egli sia, lo dichiaran pubblicamente già in cielo. Canonizzazioni a infornate in tutte le chiese.
    Un fatto recente: nella magnifica basilic di S. Miniato si sono svolte le esequie di una ragazza uccisa dal suo ex-fidanzato che poi si è suicidato.
    Il parro della povera fanciulla ha osato paragonala a S.Maria Gorettti, come se non per l'amore umano tradito o non più sentito, ma per amor di Cristo fosse stata assassinata!
    Un vero sacerdote non fa teatro per strappar gli applausi - abbondanti - ma non dovrebbe neppur parlar dei meriti del defunto e chieder suffragi anche quando sa che si tratta di una persona pia: perché nell'animo umano non si riesce mai a veder bene e tutto, neppur al confessionale, e nessuno sa cosa passi per la mente ad un moribondo.

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  29. Alcuni dicono che la causa della poca sensibilita` liturgica di Giovanni Paolo II sia attribuibile alla difettosa formazione ricevuta in seminario durante la guerra.

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