Pagine

venerdì 18 settembre 2009

Il Papa: "evitare la secolarizzazione dei sacerdoti e la clericalizzazione dei laici"

Ecco il discorso del S. Padre al secondo gruppo di vescovi brasiliani in visita ad limina. Dopo l'intemerata della settimana scorsa al primo gruppo di brasileri, in cui ha lamentato la "autosecolarizzazione delle comunità ecclesiali", ecco un nuovo discorso che, rispetto all'ovattata prosa curiale consueta, ha il tono di una solenne lavata di capo. Quanto ciò possa servire (finché non si pone mano alla selezione delle risorse umane) è arduo dirlo; ma è già notevole che certe cose il Papa le proclami a voce alta senza mandarle a dire. Anche il discorso di Giovanni Paolo II in Messico nei primi anni '80 fu solo un discorso; ma fu l'inizio della fine della teologia della liberazione, anche se tanti epigoni di quella ideologia stupida, prima ancora che eretica, sono ancora alive and kicking: e calci e pugni alla Chiesa continuano a darne. Specie nel Nordeste: non tanto perché è la regione più povera del Brasile (cosa che poteva forse spiegare le originarie illusioni - 50 anni fa - per il marxismo teologico, ma non più oggi alla luce dei deleteri effetti di quella corrente, ripudiata tra gli altri anche da Clodovis Boff, fratello del più noto Leonardo), ma perché ancora aleggia il nefasto ricordo dell'indegno vescovo di Recife, Helder Camara, ex segretario generale, cioè capo - benché prete - del partito fascista brasiliano (Azione Integralista Brasiliana); il quale, vista la sconfitta di un tentativo insurrezionale del suo partito e, in Europa, del nazifascismo, si riciclò come prete filomarxista e divenne maestro dell'intrallazzo politico prima nella Conferenza episcopale latinoamericana di cui era padre-padrone, poi al Concilio Vaticano II.
Ma torniamo alle parole del Papa.


Venerati fratelli nell'episcopato,

[..]
Con i suoi fedeli e con i suoi ministri, la Chiesa è sulla terra la comunità sacerdotale organicamente strutturata come Corpo di Cristo, per svolgere efficacemente, unita al suo capo, la sua missione storica di salvezza. Così ci insegna san Paolo: "Voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra" (1 Cor 12, 27). In effetti, le membra non hanno tutte la stessa funzione: è questo che costituisce la bellezza e la vita del corpo (cfr. 1 Cor 12, 14-17). È nella diversità fondamentale fra sacerdozio ministeriale e sacerdozio comune che si comprende l'identità specifica dei fedeli ordinati e laici. Per questo è necessario evitare la secolarizzazione dei sacerdoti e la clericalizzazione dei laici. In tale prospettiva, i fedeli laici devono quindi impegnarsi a esprimere nella realtà, anche attraverso l'impegno politico, la visione antropologica cristiana e la dottrina sociale della Chiesa. Diversamente, i sacerdoti devono restare lontani da un coinvolgimento personale nella politica, al fine di favorire l'unità e la comunione di tutti i fedeli e poter così essere un punto di riferimento per tutti. È importante far crescere questa consapevolezza nei sacerdoti, nei religiosi e nei fedeli laici, incoraggiando e vegliando affinché ciascuno possa sentirsi motivato ad agire secondo il proprio stato. L'approfondimento armonioso, corretto e chiaro del rapporto fra sacerdozio comune e sacerdozio ministeriale costituisce attualmente uno dei punti più delicati dell'essere e della vita della Chiesa. Il numero esiguo di presbiteri potrebbe infatti portare le comunità a rassegnarsi a questa carenza, consolandosi a volte con il fatto che quest'ultima evidenzia meglio il ruolo dei fedeli laici. Ma non è la mancanza di presbiteri a giustificare una partecipazione più attiva e consistente dei laici. In realtà, quanto più i fedeli diventano consapevoli delle loro responsabilità nella Chiesa, tanto più si evidenziano l'identità specifica e il ruolo insostituibile del sacerdote come pastore dell'insieme della comunità, come testimone dell'autenticità della fede e dispensatore, in nome di Cristo-Capo, dei misteri della salvezza. Sappiamo che "la missione di salvezza affidata dal Padre al proprio Figlio incarnato è affidata agli apostoli e da essi ai loro successori; questi ricevono lo Spirito di Gesù per operare in suo nome e in persona di lui. Il ministro ordinato è dunque il legame sacramentale che collega l'azione liturgica a ciò che hanno detto e fatto gli apostoli e, tramite loro, a ciò che ha detto e operato Cristo, sorgente e fondamento dei sacramenti" (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1120). Per questo, la funzione del presbitero è essenziale e insostituibile per l'annuncio della Parola e per la celebrazione dei sacramenti, soprattutto dell'eucaristia, memoriale del sacrificio supremo di Cristo, che dona il proprio Corpo e il proprio Sangue. Per questo urge chiedere al Signore di mandare operai per la sua messe; oltre a ciò, è necessario che i sacerdoti manifestino la gioia della fedeltà alla propria identità con l'entusiasmo della missione.

Amati fratelli, sono certo che, nella vostra sollecitudine pastorale nella vostra prudenza, cercate con particolare attenzione di assicurare alle comunità delle vostre diocesi la presenza di un ministro ordinato. È importante evitare che la situazione attuale, in cui molti di voi sono costretti a organizzare la vita ecclesiale con pochi presbiteri, non sia considerata normale o tipica del futuro. Come ho ricordato la scorsa settimana al primo gruppo di vescovi brasiliani, dovete concentrare i vostri sforzi per risvegliare nuove vocazioni sacerdotali e trovare i pastori indispensabili alle vostre diocesi, aiutandovi reciprocamente affinché tutti dispongano di presbiteri meglio formati e più numerosi per sostenere la vita di fede e la missione apostolica dei fedeli. D'altro canto, anche coloro che hanno ricevuto gli ordini sacri sono chiamati a vivere con coerenza e in pienezza la grazia e gli impegni del Battesimo, ossia a offrire se stessi e tutta la loro vita in unione con l'oblazione di Cristo. La celebrazione quotidiana del sacrificio dell'altare e la preghiera diaria della liturgia delle ore devono essere sempre accompagnate dalla testimonianza di un'esistenza che si fa dono a Dio e agli altri e diviene così orientamento per i fedeli. In questi mesi la Chiesa ha dinanzi agli occhi l'esempio del santo curato d'Ars, che invitava i fedeli a unire la propria vita al sacrificio di Cristo e offriva se stesso esclamando: "Come fa bene un padre a offrirsi in sacrificio a Dio tutte le mattine!" (Le Curé d'Ars. Sa pensée - son coeur, coord. Bernard Nodet, 1966, pagine 104). Egli continua a essere un modello attuale per i vostri presbiteri, in particolare nel vivere il celibato come esigenza di dono totale di sé, espressione di quella carità pastorale che il concilio Vaticano II presenta come centro unificatore dell'essere e dell'agire sacerdotali. Quasi contemporaneamente viveva nel nostro amato Brasile, a San Paolo, fra Antônio de Sant'Anna Galvão, che ho avuto la gioia di canonizzare l'11 maggio 2007; anch'egli ha lasciato una "testimonianza di fervente adoratore dell'Eucaristia vivendo in laus perennis, in costante atteggiamento di adorazione" (Omelia per la sua canonizzazione, n. 2). In tal modo entrambi cercarono di imitare Gesù Cristo, facendosi ognuno non solo sacerdote ma anche vittima e oblazione come Gesù.
[..]

Fonte: Magistero di Benedetto XVI

12 commenti:

  1. Parole sante!!!!! Avanti così, Santità!!!

    RispondiElimina
  2. Opportuno questo richiamo ma sintomatico della situazione della Chiesa Cattolica nell'America latina e in particolare di quella brasiliana.
    E' vero che c'è un forte presenza di "cattolici" ma se andiamo a ben guardare sono fedeli di indirizzo c.d. "carismatico" e quindi di fatto già protestantizzati giudaizzanti o sulla via di divenirlo.
    Da ciò le scarse vocazioni sacerdotali.
    Anche questa situazione va annoverata tra i "frutti" del CVII, la "primavera della Chiesa"...

    Cesare

    RispondiElimina
  3. Leggendo quelle parole mi dico che la confusione fra sacerdozio battesimale e sacerdozio ordinato è purtroppo visibile ovunque, in casa mia, in Francia e penso anche in Italia.
    Confusione strutturata in principio, in sistema, in un movimento che non vuole essere chiamato movimento i cui sacerdoti, oh pardon, i cui presbiteri, dopo essere stati formati come seminaristi dai catechisti del detto movimento , secondo l` insegnamento del fondatore e con il rito del fondatore, restano sottomessi anche una volta consacrati, ai catechisti che assicurano la loro formazione permanente.
    Che pensare di un gruppo il cui iniziatore insegna che non c`è Eucaristia senza Assemblea?
    Grande è la confusione fra sacerdozio battesimale e quello ordinato.
    In realtà se in quel gruppo tutto è estremamente chiaro e strutturato, questa confusione è presente ovunque come ad esempio in Francia dove Monsignor Rouet vuole dare sempre più potere alle assemblee di fedeli riducendo il sacerdote ad un dispensatore di servizi, essenzialmente quello eucaristico che ancora nessuno può fare al suo posto !

    RispondiElimina
  4. Pietro parla, ma chi lo ascolta?
    Oggi le conferenze episcopali stanno lì, pare, a fare l'esatto contrario delle indicazioni della Sede Apostolica!

    RispondiElimina
  5. Il Santo Padre è un GRANDE VERO Vicario di Cristo.aldo

    RispondiElimina
  6. Mi sa che i problemi teologici sono più gravi e insospettabili. Ecco quello che ho trovato sul blog di Raffaella.
    ----
    Qualcuno incontentabile c'era anche nel 2001:
    http://certitudes.free.fr/nrc08/nrc08106.htm

    Il punto più pericoloso non è tanto nel testo del giovane Ratzinger (chi non è mai stato contagiato dall'ardente brama di novità: rerum novarum ...?), qunto nello slittamento esiziale del gioachismo moderato di Bonaventura, che esce dall'idea tradizionale e neotestamentaria del Cristo "fine della storia", al Cristo "centro della storia": i guai, nonostante una famosa prima enciclica papale, sono cominciati così.

    RispondiElimina
  7. Un prete delle mie parti, andato "fidei donum" come missionario in Brasile, una volta mandò una mail in cui diceva che lui non era andato laggiù per evangelizzare, ché tanto il Brasile è già un paese cattolico, ma piuttosto per riscattare i poveri.
    La cosa finì anche sul bollettino parrocchiale, ma nessuno si scandalizzò più di tanto.
    Un sindacalista più che un prete, ma è tipico dei relitti della teologia della liberazione confondere il Regno di Dio con la giustizia sociale in terra.
    Questa è secolarizzazione della prospettiva cristiana.
    E' apostasia!

    RispondiElimina
  8. Si cominci a dare qualche segnale forte: si riducano al minimo indispensabile i ministri straordinari della S. Comunione (e non come erroneamente di solito si dice, dell'Eucaristia), di accoliti, di diaconi permanenti. E si ricorra al loro servizio specifico in cirostanze davvero eccezionali.
    E' contro la mormativa vigente che il prete stia a sedere mentre le signorine o i giovanotti, neppure col camicione e, naturalmente senza piattino richiesto, distribuiscono senza il minimo di concentrazione la S. Conmunione.
    Si riducano al massimo alla preghiera dei fedeli, le letture da parte del popolo.
    Insomma si può esser utili alla propria chiesa anche senza far i finti preti, dando una mano a sbrigar altro tipo di atività, anche burocratico, senza volersi mettere in mostra. Chè qui è buona parte del problema.

    RispondiElimina
  9. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  10. MOLTO RUMOR PER NULLA

    Effettivamente lo pseudonimo incarna perfettamente il contenuto. Ci resta solo l'atroce dubbio d'onde sia uscito tal rumore.

    Conosciamo abbastanza bene la storia della Chiesa, ed anche lo stato di necessità della Chiesa degl'inizi, ed i provvedimenti resisi necessari nel corso dei secoli per evitar profanazioni delle Sacre Specie.
    Il lettore maleducato non ha capito neppure il senso del mio discorso che, guarda caso, anche per l'oggi, si richiama allo stato di effettiva necessità.
    Si legga almeno la Redemptionis Sacramentum prima di rumoreggiare.

    Sì, sono un clericale bigotto, di quelli che non amano la secolarizzazione del clero e la clericalizzazione dei laici. Proprio come insegna il Papa.
    Embé?

    RispondiElimina
  11. Scusa, Dante, quello cui rispondi è un commento del troll neocatecumeno che ci era sfuggito.

    Ora non più.

    RispondiElimina
  12. REDAZIONE
    Chiedo scusa io, ma tra anonimi che han paura persino di qualificarsi con un nick e troll non ci capisco più niente. Comincia a diventare "un mondo" troppo difficile per me e non congeniale al mio temperamento
    Cancellate pure quel che ho scritto.

    RispondiElimina