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mercoledì 30 settembre 2009

Echi tridentini in letteratura: Elena Bono, "La mort di Adamo"

“Quando venne il suo giorno, dopo novecentotrenta anni di vita, Adamo ritornò alla terra. (…) Dentro la tenda, accanto a Adamo, c’era Eva. E dentro Adamo, Dio.

Dio gridava: «Dove sei?». E Adamo cercava di nascondersi perché era nudo e insanguinato. Ma ovunque egli muovesse nella profonda oscurità, urtava contro un corpo che versava sangue, ed egli sapeva che quello era il corpo di Abele: la testa ancora infantile e tepida, i lunghi capelli che ora gli si avvinghiavano alle mani tremanti e non lo lasciavano andare.

(…)Dio guardò Adamo. «Vedo le tue lacrime», disse, «miste al sangue di tuo figlio. Non una lacrima è perduta per me, non una goccia di sangue. Fino a quando, Adamo, lotterai contro

di me perché non renda giustizia?».Adamo taceva ma il suo cuore era un mare di angoscia che urlava dalle sue profondità fino a Dio. Allora lo Spirito di Dio si turbò.«Tu sei l’opera delle mie mani, ed ecco mi stai davanti come polvere, sangue e pianto. Sento il tuo cuore che grida fino a me».«Perché mi hai creato?» chiese Adamo in mezzo al suo pianto.Lo Spirito di Dio riguardò in se stesso e disse: «Io volevo contemplarmi nell’opera delle mie mani. Ho creato il cielo e la terra, il fuoco e le acque, ma in te ho posto il soffio della mia bocca, ho esultato nella vastità del tuo cuore. Io venivo a parlare con te solo in tutto l’universo. Tu solo, Adamo, eri la mia somiglianza».«Tu mi hai tentato», disse Adamo, «Tu, prima che la donna e il serpente. Perché mi hai tentato?».«Adamo», gridò Dio, «io volevo il tuo spirito in ogni momento dei tempi. Non l’ho preso io, tuo Dio, volevo che tu me lo dessi, in ogni momento dei tempi».Allora Dio e Adamo tacquero, e il loro cuore era pieno di dolore:(…)

Così la bocca di Adamo si aprì alla verità e gridò: «Con la mano di Caino il mio peccato ha ucciso Abele, mio figlio. Io ho detto: Voglio essere Dio; e Tu m’hai calpestato col tuo piede, hai affondato il mio capo nella terra che ha sapore di morte. Ecco, mi hai dato due figli, nati dal dolore della donna: l’uno ha il volto del mio peccato e della mia umiliazione; nell’altro Tu ti sei compiaciuto, hai raggiato dal suo volto, sì che in lui ho rivisto la tua somiglianza. Ed ecco il mio cuore si è riempito di tumulto: hanno urlato il mio peccato e la mia umiliazione, gioia e furioso amore, desiderio di morte e volontà di distruggere la tua traccia. Lo grido innanzi a Te: non volevo uccidere Abele, ma Dio. Ah perché sei tornato nel figlio dell’uomo?».

Lo Spirito di Dio taceva sopra Adamo. E Adamo disse: «Ho due figli e nel tuo segno sta la mia vita. Sino alla fine dei giorni sarò Caino e Abele, perseguiterò la tua somiglianza e gioirò dei tuoi ritorni in me, ucciderò e sarò ucciso nel tuo nome. Sino alla fine. E non ho nessuna speranza». Ansimava e il suo cuore si rompeva nell’affanno.

«Adamo», chiamò Dio, «ascolta ciò che dice il Signore. Dio dice: darò nelle tue mani mio figlio, l’agnello di Dio senza peccato: in Lui la mia somiglianza con te sarà rinnovata per sempre. Dio e Adamo in Lui saranno uno solo. Tu l’ucciderai, nuovo Abele, servendoti dell’albero, me l’offrirai in sacrificio e mangerai la sua carne e berrai il sangue suo. Egli prenderà su di sé i tuoi peccati e in Lui farò giustizia del pianto e del sangue. Starà come segno di pace tra noi, speranza per te ed i tuoi figli fino all’estrema generazione».

«Mai ucciderò Dio», gridò Adamo. Ma lo Spirito di Dio si allontanava come una grande tempesta. (…)”




Elena Bono [nella foto], nata a Sonnino nel Lazio nel 1921, vive da molti anni a Chiavari in Liguria (e in Liguria è morta, a Lavagna, il 26.02.2014). “La morte di Adamo” è un libro di racconti pubblicato da Garzanti nel 1956. Accolto con entusiasmo da Emilio Cecchi, non ebbe tuttavia riscontro di pubblico significativo (la seconda edizione, Microart’s, è del 1988; chi vuol farsi uno splendido regalo, lo cerchi nel catalogo dell’editrice Le Mani, nella collana che raccoglie tutte le opere poetiche, narrative e teatrali di Elena Bono). Per quanto mi riguarda è un capolavoro della narrativa italiana del secondo Novecento (ma forse andrebbe bene anche l’articolo determinativo). Un grande libro, da leggere e rileggere; a volte lo uso addirittura come occasione di preghiera, a casuale apertura di pagina, a mo’ di versione moderna dell’Imitazione di Cristo. Certo, da quando l’ho letto la prima volta, la recita dei misteri dolorosi del Rosario è costantemente accompagnata da squarci e immagini che mi vengono dalle sofferte illuminazioni di Elena Bono.

Trascrivendo questa pagina mirabile mi si accalcano nella memoria alcune strofe dell’inno “Pange lingua gloriosi lauream certaminis” (Venanzio Fortunato, VI secolo) dal rito tradizionale del Venerdì Santo:

(…) De parentis protoplasti fraude Factor còndolens,
quando pomi noxialis in necem morsu ruit,
ipse lignum tunc notavit, damna ligni ut sòlveret. (…)

Quando venit ergo sacri plenitudo tèmporis,
missus est ab arce Patris Natus orbis Cònditor
atque ventre virginali carne amictus pròdiit. (…)

Lustra sex qui iam peregit tempus implens còrporis,
sponte libera Redemptor passioni dèditus,
Agnus in Crucis levatur immolandus stìpite.
(…)

[Mosso a pietà per l’inganno in cui cadde Adamo quando precipitò verso la perdizione per aver morso il frutto funesto, il Creatore scelse l’albero che avrebbe riparato i danni dell’albero.

Quando giunse la pienezza del tempo sacro, il Figlio, Creatore del mondo, fu mandato dalla reggia del Padre e, fattosi carne, nacque dal grembo di una Vergine.

Già trascorsi trent’anni, giunto alla piena maturità del corpo, Egli, che volontariamente si era votato alla Passione, viene innalzato sull’albero della Croce come Agnello da immolare].


Giuseppe

3 commenti:

  1. Grazie, Giuseppe.
    Hai ragione, le liriche di Elena Bono, attraverso originali ed efficaci processi creativi, partendo da esperienze di vita e di storia, mettono in luce valori di autentico rilievo per il vivere.
    Possono benissimo essere usate come meditazione a mo’ di versione moderna dell’Imitazione di Cristo.

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  2. Lo scritto mi colpisce, anche se il legame con la Messa tridentina, in questo caso, è molto in senso lato...

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  3. Hai ragione, Lore. Il fatto è che ero partito da due poesie, di Elena Bono, in cui il legame con la liturgia "di sempre" era molto più diretto; intenderei farne oggetto di una puntata successiva. Ma non ho resistito alla tentazione di comunicare a tutti l'emozione che provo leggendo e rileggendo un libro di intensa spiritualità, che la scrittrice confessava essere stato scritto "quasi sotto dettatura".

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