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martedì 3 febbraio 2009

Una teoria del complotto. Ma, per una volta, fondata.

Riportiamo dal blog di Rodari (analoghe osservazioni scrive Tornielli in un articolo su Il Giornale di oggi):

Si chiama “dossier Richard Williamson” e gira da qualche giorno nei sacri palazzi vaticani. Alcune pagine fitte che vogliono spiegare nei minimi dettagli come sia potuto accadere che la notizia della revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani firmata dalla Congregazione dei vescovi lo scorso 21 gennaio e resa nota il 24, si sia tramutata in un boomerang per Papa Benedetto XVI a motivo delle dichiarazioni negazioniste sull’Olocausto rilasciate da uno dei quattro presuli, appunto Williamson. Il dossier, che sta girando in questi giorni nelle alte sfere della curia romana e che il Riformista è riuscito ad avere, riporta date e fatti e arriva a ipotizzare che, dietro la scelta della tv pubblica svedese Svt di mandare in onda il 21 gennaio l’intervista al presule britannico che tante reazioni negative ha destato, vi sia stata una regia occulta volta a screditare Benedetto XVI. Una regia che ha agito fuori le mura vaticane grazie anche all’aiuto di qualcuno dentro, qualcuno scontento delle aperture del Pontefice agli scismatici-tradizionalisti.In sostanza, il dossier prova a spiegare come sia accaduto che un atto di «paterna misericordia» - così una nota della Sala Stampa vaticana ha presentato il 24 gennaio il decreto di revoca della scomunica voluto da Ratzinger e firmato dal cardinale Giovanni Battista Re - e che non significa assolutamente il reintegro dei lefebvriani alla piena comunione con Roma quanto un incipit per eventuali progressi in merito - sia stato interpretato da più parti come una decisone tramite la quale il Papa riammetteva nella Chiesa cattolica un gruppo di fedeli antisemiti e negazionisti sulla Shoah.Il dossier parla di date. Innanzitutto quella del primo novembre. Fu quel giorno, infatti, che il giornalista Ali Fegan della tv svedese intervistò Williamson. Gli chiese lumi riguardo ad alcune dichiarazioni negazioniste sulla Shoah da lui rilasciate anni addietro in Canada. E il presule rispose come tutti sanno: «Le camere a gas non sono mai esistite» e gli ebrei uccisi non furono più di trecentomila. Parole deprecabili - il dossier non lo nasconde - ma non è questo il punto. Ciò che il dossier vuole dimostrare è che la tv svedese, influenzata da un suggeritore, ha voluto strappare a Williamson le dichiarazioni che conosciamo sulla Shoah in modo da usarle a tempo debito e cioè tre giorni prima l’uscita della notizia della revoca della scomunica, appunto il 21 gennaio, lo stesso giorno in cui il decreto di revoca veniva fatto pervenire a Econe sulla scrivania del superiore generale della Fraternità San Pio X (FSPX) monsignor Bernard Fellay.Il dossier ipotizza che chi ha suggerito a Fegan di domandare a Williamson qualcosa circa l’Olocausto (ricordandogli che il presule ne aveva parlato anni prima in Canada) sia stata una giornalista francese, Fiammetta Venner. Chi è costei? È una nota attivista del movimento omosessuale francese, e anche di quello abortista e laicista. È un’assidua relatrice dei convegni sulla laicità del Grande Oriente di Francia. La Venner, che lo scorso settembre in concomitanza del viaggio del Papa in Francia aveva mandato alle stampe un volume firmato assieme alla sua compagna Caroline Fourest e significativamente intitolato “Les Nouveaux Soldats du pape. Légion du Christ, Opus Dei, traditionalistes”, è intervenuta nell’ampio documentario dedicato ai lefebvriani all’interno del quale la tv svedese ha mandato in onda anche l’intervista a Williamson. Qui la giornalista - oltre il Tevere gli estensori del dossier giurano che la cosa non è casuale - ha accusato la FSPX di connessioni con l’ambiente politico dell’estrema destra francese, aprendo di fatto la strada alle successive accuse di fascismo e antisemitismo.Dunque, secondo il dossier vaticano, abbiamo un’intervista registrata il 2 novembre nella quale una parte, su suggerimento di una giornalista francese poco in sintonia col mondo tradizionalista del suo paese (soprattutto col mondo lefebvriano), è dedicata alle tesi negazioniste sull’Olocausto. E poi abbiamo un buco di circa due mesi e mezzo. Ovvero, abbiamo la decisione della tv svedese (forse imbeccata da qualcuno dentro le mura vaticane) che aspetta fino al 21 gennaio a mandare in onda l’intervista registrata il 2 novembre, cioè fino al giorno esatto in cui il cardinale Re firma il decreto di revoca della scomunica ai quattro lefebvriani. Solo una coincidenza? Può darsi, ma forse no: quindi, secondo quanto ipotizza il dossier, sarebbe in Francia, ovvero nel paese dove il “cancro” lefebvriano si è maggiormente sviluppato aprendo ferite nella società e nella Chiesa oggi ancora non rimarginate, che è nata la volontà di screditare Benedetto XVI nel momento in cui prendeva una delle decisioni più dirompenti del suo pontificato. Una volontà di screditare il Papa e, quindi, di bloccare il già difficile processo di riavvicinamento dei lefebvriani alla Chiesa.Nei giorni scorsi, il giornale tedesco Der Spiegel si è spinto sino a ipotizzare che i responsabili delle comunità ebraiche più importanti del mondo, tra queste «il Consiglio Centrale degli ebrei in Germania», fossero «stati informati» in precedenza delle dichiarazioni negazioniste del vescovo ma non abbiano voluto manifestare la propria contrarietà per intervenire contro il Papa soltanto successivamente, a cose fatte. Il dossier vaticano non ritiene fondati gli argomenti di Der Spiegel e non li cita, ma mette in luce aspetti controversi di una vicenda che oggi, una settimana e mezzo dopo la firma della revoca della scomunica, è ancora di là dall’essere risolta.


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AGGIORNAMENTO: Nicolas Senèze, giornalista de La Croix, in un suo post (v. qui) manifesta perplessità per ogni ipotesi complottista poiché, essendo stato anch'egli intervistato dalla TV svedese nel corso del programma in cui Mons. Williamson rilasciò le sue dichiarazioni, testimonia di essere stato contattato a tal fine dal settembre 2008; che la sua intervista avvenne il 2 novembre (il giorno dopo quella a Williamson) e che in quella sede gli fu detto che, per tempi di montaggio, essa sarebbe stata trasmessa a fine gennaio (e in ogni caso fu preannunziata da trailer fin dal 16 gennaio). La sovrapposizione con il decreto sulle scomuniche, all'epoca imprevedibile, sarebbe null'altro che una sfortunata coincidenza. La cosa ci convince a metà: ad esempio perché a inizio novembre la FSSPX aveva già lanciato la sua campagna di rosari per la revoca delle scomuniche; un indizio non da poco nel senso che i vertici della Fraternità si disponevano ad una nuova attitudine verso Roma (la cui volontà di togliere le scomuniche era già apparsa chiara almeno fin dal famoso ultimatum di giugno 2008; senza contare che è ben nota da sempre la ferma intenzione di Papa Ratzinger di risolvere quello scisma). Sicché il provvedimento emesso lo scorso 21 gennaio era prevedibile almeno da alcuni mesi. Concludiamo con una precisazione: complotto o meno, resta intatta la responsabilità del vescovo Williamson che, con le sue affermazioni, ha fornito agli avversari del Papa, della Chiesa e della Tradizione un così formidabile arsenale di argomenti.

1 commento:

  1. Carissimo,

    purtroppo il giornalista francese è poco informato e dice cose che confermano il complotto. Egli afferma che Ali Fegan si è recato in Francia per intervistare lui...e anche la Venner il 2 Novembre e che veniva giusto dalla Germania. Bene, allora perchè non è andato solo in Francia ad intervistare Williamson visto che fino alla settimana prima era anche lui in Francia e precisamente a Lourdes?
    Evidente la volontà esplicita di "fregarlo" in Germania dove il negazionismo è un crimine. Non che in Francia manchino leggi anti-negazioniste, certo avrebbe fatto più scalpore.
    Si dirà che la coincidenza era quella dell'ordinazione di un protestante convertito al cattolicesimo della FSPX...eppure molte cose non quadrano e i traditori cardinali in Vaticano chi hanno "inzuppato il pane" come suolsi dire.

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