Post in evidenza

Messainlatino ha vinto la causa contro Google!

Il piccolo Davide-MiL ha fiondato Googlia, si parva licet componere magnis . (Per inciso: è significativo che l'aggettivo 'filisteo...

domenica 7 dicembre 2025

Luis Badilla. Papa Leone traccia una modalità diversa con con i giornalisti

Grazie a Luis Badilla per questa analisi sui nuovi rapporti che Leone sta intessendo con la stampa.
"A Papa Leone la stampa ha riservato ovviamente un trattamento rispettoso ma superficiale perché, usando una parola tipica del magistero di Papa Francesco, in questo primo viaggio del Pontefice essa si è scoperta “decentrata”. Abituata alla lettura bergogliana dei viaggi, con Papa Prevost la maggioranza degli operatori mediatici si è trovata smarrita e a disagio. Troppa religione, troppe citazioni bibliche, troppe materie complesse. Pur essendo giornalisti al seguito del Papa di Roma, non pochi operatori sembrerebbero realizzare cosa sia il Vescovo di Roma e a chi si rivolge, e soprattutto quale sia il messaggio che annuncia [...] Papa Leone XIV ha usato frasi e parole puntuali e precise e così non ha mai lasciato spazio alle interpretazioni o alle suggestioni che in passato sono state spesso motivi di speculazioni giornalistiche prolungate e moltissime delle quali si sono rivelate fantasiose come nel caso del “riformismo progressista” [...] Questo stile e approccio in diplomazia e politica internazionale sono un servizio alla verità e alla pace, alla trasparenza e all’amicizia. E così nessuno può appropriarsi della voce e delle parole del Papa per manipolare la sua autorità morale". 
Luigi C.

 Papa Leone nel suo primo viaggio internazionale traccia una modalità diversa di interazione con i media e con i giornalisti

          "A tutti il mio abbraccio e il mio augurio di pace. E anche un accorato appello: cessino gli attacchi e le ostilità. Nessuno creda più che la lotta armata porti qualche beneficio. Le armi uccidono, la trattativa, la mediazione e il dialogo edificano. Scegliamo tutti la pace come via, non soltanto come meta!"

          Queste parole di Papa Leone XIV, pronunciate all'Aeroporto di Beirut lo scorso martedì 2 dicembre nel momento del congedo, incorniciano perfettamente le esortazioni principali di questo suo primo Pellegrinaggio.Dal suo arrivo ad Ankara in Turchia fino alla capitale del Libano, il Pontefice ha sottolineato l'urgente bisogno di intraprendere il percorso della pace, “come scopo e come metodo”, così come l'ecumenismo e il dialogo interreligioso. Sullo sfondo di questo orizzonte, in ogni intervento Papa Leone ha fatto brillare sempre come verità sostanziale l’unità fondamentale del genere umano e la paternità di Dio che tocca ogni essere umano ribadendo, a più riprese, il totale e incondizionato servizio della Chiesa per costruire ponti di unità, ovunque e sempre.

          In parole semplici, si può dire e sottolineare che questo primo Pellegrinaggio fuori dall’Italia, undici mesi dopo l’ultimo di Francesco, è stato un percorso pastorale bello e convincente. Programmato, allestito e realizzato con grande senso del garbo e del limite, della fede e della spiritualità, il viaggio dal primo all'ultimo giorno si è sviluppato senza enfatizzazioni e colpi di scena mediatici.

La stampa di una volta e quella di oggi

Forse questa è una delle spiegazioni sul perché la stampa in generale ha fornito informazioni contenute e incomplete del viaggio. Certo, la situazione mondiale del momento, in particolare nel caso della guerra di aggressione russa contro l’Ucraina e le velleità della singolare leadership statunitense in quei giorni, non lasciava molto spazio ad altri eventi. Eppure Papa Leone in numerose occasioni si è pronunciato su questioni che potevano essere lette come messaggi indirizzati anche ai protagonisti della vicenda russo-statunitense-ucraina in corso. Al riguardo, tra l’altro, il Santo Padre in alcuni momenti ha anche spiegato retroattivamente alcune condotte della diplomazia vaticana in questi quasi quattro anni di guerra tra Mosca e Kyiv e al tempo stesso ha rivendicato con fermezza l’agire discreto e riservato della Sede Apostolica.

          La freddezza, a volte una sorta di indifferenza spocchiosa, con cui una parte importante della stampa ha reagito di fronte al viaggio di Leone in Turchia e Libano sorprende anche perché essendo la prima trasferta internazionale del nuovo Pontefice, a tanti osservatori e analisti è venuto subito in mente il ricordo del primo Pellegrinaggio internazionale di Papa Francesco, che ancora è vivo e presente in ambienti mediatici, in particolare per la famosa frase sul “chi sono io per giudicare una persona gay?” (28 luglio 2013). A questo ricordo ne va associato un altro memorabile, vale a dire l’esortazione indirizzata da Papa Bergoglio ai giovani della GMG “a fare casino!”.

“L’ultimo socialista”

          E’ stato l’inizio di un curioso meccanismo alimentato a vicenda: la stampa che plaude e inneggia al riformismo progressista di Papa Francesco, e Papa Francesco che si attrezza per rispondere nella medesima linea alle sollecitazioni mediatiche. E tutto ciò a prescindere dalla realtà riformatrice inesistente. La frase “chi sono io per giudicare una persona gay?” non si trasformò mai in cambiamenti veri, ma la stampa ha sempre ignorato la verità sulla questione. Il Catechismo della Chiesa alla morte di Francesco diceva lo stesso che era scritto quando Bergoglio venne eletto Vescovo di Roma. E ciò è un solo piccolo esempio. Se ne potrebbero fare decine. Casomai la questione è un’altra: molti annunci e parole e pochi fatti e successi.

A Papa Leone la stampa ha riservato ovviamente un trattamento rispettoso ma superficiale perché, usando una parola tipica del magistero di Papa Francesco, in questo primo viaggio del Pontefice essa si è scoperta “decentrata”. Abituata alla lettura bergogliana dei viaggi, con Papa Prevost la maggioranza degli operatori mediatici si è trovata smarrita e a disagio. Troppa religione, troppe citazioni bibliche, troppe materie complesse. Pur essendo giornalisti al seguito del Papa di Roma, non pochi operatori sembrerebbero realizzare cosa sia il Vescovo di Roma e a chi si rivolge, e soprattutto quale sia il messaggio che annuncia.

Forse questo spiega la scarsità d’informazione sul viaggio di Papa Leone nonostante che con lui c’erano 81 giornalisti e le 5 principali agenzie internazionali del mondo. È curioso, e per certi versi stupefacente, che la stampa al seguito del Papa, con alle loro spalle il sostegno degli editori e proprietari di questi mezzi d'informazione, sia rimasta impigliata nell’area del l'“arianesimo di ritorno” che filtra la parola del Pontefice con griglie di letture politiche e sociologiche. Spesso le narrazioni di Papa Francesco venivano fatte coincidere con una lettura o visione puramente laiche che finirono per profilare Jorge Mario Bergoglio come incarnazione di una leadership mancante nel mondo intero, il così chiamato “ultimo socialista”.

Riscrivere il rapporto tra media e il Papa

Il 28 novembre, rivolgendosi ai cattolici in Turchia, Leone ha fatto questa riflessione molto calzante e opportuna: “Ma c’è anche un’altra sfida, che definirei come un “arianesimo di ritorno”, presente nella cultura odierna e a volte tra gli stessi credenti: quando si guarda a Gesù con ammirazione umana, magari anche con spirito religioso, ma senza considerarlo davvero come il Dio vivo e vero presente in mezzo a noi. Il suo essere Dio, Signore della storia, viene in qualche modo oscurato e ci si limita a considerarlo un grande personaggio storico, un maestro sapiente, un profeta che ha lottato per la giustizia, ma niente di più. Nicea ce lo ricorda: Cristo Gesù non è un personaggio del passato, è il Figlio di Dio presente in mezzo a noi, che guida la storia verso il futuro che Dio ci ha promesso.”

          Leone XIV, che sembra da numerosi indizi consapevole di questo dinamismo tra Chiesa e media e anche delle difficoltà che bloccano una riscrittura o riformulazione, ha agito imperterrito, con metodo e sincerità, nella sua missione di fare il Papa. Anche in questo primo viaggio all’estero lo si è visto comportarsi con sicurezza e decisione, persuaso del suo ruolo a prescindere dalle reazioni mediatiche. È chiaro che non teme la stampa ma vuole essere lui, personalmente, a stabilire le distanze e vicinanze. Con grande e lucida sagacia evita tutto ciò che può essere presentato come “giornalisti più vicini al Pontefice” o “giornalisti biografi”, e naturalmente non ha rubriche telefoniche da usare per far circolare notizie ufficiose o molto attendibili.

Come si è visto, e come è già stato detto, Papa Leone non desidera cedere alle esigenze dei media, legittime se oneste, e dunque preferisce decidere lui stesso gli argomenti e tracciare la via privilegiando le sue priorità e urgenze all’interno della propria visione della Chiesa nel mondo attuale. Il Pontefice ha assoluta consapevolezza della rilevanza dei media anche per la Chiesa e per il suo pontificato ma vuole essere lui a dettare i tempi e le modalità.

Il suo magistero in questo primo Pellegrinaggio internazionale, così come i suoi primi sette mesi dall’inaugurazione del papato, confermano questa opzione.

Un nuovo stile e un nuovo approccio

Infine, si potrebbero fare altre numerose osservazioni sullo svolgimento del viaggio, sul programma e sui messaggi indirizzati al popolo turco e al popolo libanese. Per questioni di sintesi ne vogliamo sottolineare una sola, non piccola e sempre attuale: il linguaggio.

Papa Leone XIV ha usato frasi e parole puntuali e precise e così non ha mai lasciato spazio alle interpretazioni o alle suggestioni che in passato sono state spesso motivi di speculazioni giornalistiche prolungate e moltissime delle quali si sono rivelate fantasiose come nel caso del “riformismo progressista”.

Due esempi di linguaggio cristallino e univoco che il Papa ha usato parlando del Medio Oriente, prima su Israele e poi sul Libano, e che hanno molto sorpreso il mondo diplomatico e non pochi governi:

** La Santa Sede già da diversi anni pubblicamente appoggia la proposta di una soluzione dei due Stati. Sappiamo tutti che in questo momento ancora Israele non accetta questa soluzione, ma la vediamo come unica soluzione che potrebbe offrire – diciamo – una soluzione al conflitto che continuamente vivono.

** Un accorato appello: cessino gli attacchi e le ostilità. Nessuno creda più che la lotta armata porti qualche beneficio. Le armi uccidono, la trattativa, la mediazione e il dialogo edificano. Scegliamo tutti la pace come via, non soltanto come meta!”

Questo stile e approccio in diplomazia e politica internazionale sono un servizio alla verità e alla pace, alla trasparenza e all’amicizia. E così nessuno può appropriarsi della voce e delle parole del Papa per manipolare la sua autorità morale.