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domenica 7 dicembre 2025

Eduard HABSBURG-LOTHRINGEN: dieci anni da ambasciatore in Vaticano

Grazie a Giuseppe Rusconi per questa intervista all'Ambasciatore ungherese presso la S. Sede, grande difensore della Vita e della Messa Tradizionale.
Luigi C.


EDUARD HABSBURG-LOTHRINGEN: DIECI ANNI DA AMBASCIATORE IN VATICANO - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 4 dicembre 2025

A colloquio con Edoardo Asburgo-Lorena, dal 2015 ambasciatore di Ungheria presso la Santa Sede (e il Sovrano Militare Ordine di Malta) che ha concluso il suo mandato il 30 novembre scorso. Il bisbisnipote di Francesco Giuseppe e Sissi non sarà dimenticato facilmente: ha saputo creare in Vaticano una forte corrente di simpatia verso il Paese danubiano, spesso calunniato dai turiferari politici e mediatici del politicamente corretto. Un discorso alla Marcia per la vita 2021.

Nato a Monaco di Baviera il 12 gennaio 1967, Eduard Habsburg Lothringen ha studiato filosofia e storia presso l’Università Cattolica di Eichstätt-Ingolstadt, conseguendo nel 1999 il dottorato in filosofia con una dissertazione sul neo-tomismo. Dopo aver frequentato anche l’Università Cattolica di Friburgo in Svizzera, ha lavorato creativamente come sceneggiatore e produttore di cartoni animati e scrittore di libri per bambini, si è occupato anche di James Bond e Harry Potter, è stato portavoce della diocesi austriaca di Sankt Pölten. Nel 2015 è diventato ambasciatore di Ungheria presso la Santa Sede (e il Sovrano Militare Ordine di Malta). Per i nostri lettori non è certo uno sconosciuto, dato che abbiamo riferito spesso, molto volentieri, della sua intensa attività … (vedi ad esempio https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/689-integrazione-dei-rom-un-buon-esempio-dall-ungheria.html oppure https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/1206-terrasanta-libano-papa-e-cardinali-libri-vivere-da-asburgo.html )

Caro Ambasciatore, da piccolo ha mai sognato di diventare ambasciatore?

No, caro Professore, da piccolo non ho mai sognato di diventare ambasciatore, perché avevo un’idea completamente sbagliata di questo lavoro. Immaginavo qualcuno che dovesse sempre sorridere e non potesse mai dire quello che pensava e soprattutto fosse costretto a frequentare i cocktail con un bicchiere in mano. Per dirla tutta, non mi sembrava un mestiere molto dignitoso. Oggi invece so che il lavoro di ambasciatore svolto a Roma è quello che mi ha dato le maggiori soddisfazioni nella mia vita professionale.

Lei ha conseguito il dottorato con una dissertazione sul neo-tomismo, è stato sceneggiatore di cartoni animati, portavoce del vescovo di Sankt Pölten… come mai nel 2015 è diventato ambasciatore… e ambasciatore in un posto tanto prestigioso quanto delicato?

Mentre lavoravo ancora come portavoce del vescovo di Sankt Pölten in Austria, il governo ungherese mi ha chiesto se potessi immaginarmi di diventare ambasciatore di Ungheria presso la Santa Sede. In una prima reazione ho osservato che non mi sembrava di essere il tipo ideale per fare l’ambasciatore: avevo scritto sceneggiature come Lei ha ricordato. Però alla fine il governo ungherese mi ha convinto che sarebbe stato opportuno fare almeno una prova. Avrei dovuto prima di tutto studiare bene l’ungherese, che parlavo molto male; poi, arrivato a Roma, avrei dovuto imparare giorno dopo giorno il mestiere, da apprendista ben sveglio. Oggi posso dire che sono stato privilegiato: in Vaticano troviamo una diplomazia di alto livello, una diplomazia classica non priva di colpi d’ala. Qui ho imparato tutto, da allievo che ha cercato di trarre il meglio dall’esperienza che viveva.

Quando è arrivato a Roma nel 2015, quale era lo stato delle relazioni Ungheria-Santa Sede?

Quando sono arrivato, nel 2025, le relazioni non erano idilliche, poiché quello fu l’anno in cui giornalmente diecimila migranti attraversavano il confine ungherese provenendo dalla Serbia. Mi ricordo ancora che nel primo incontro l’arcivescovo Gallagher mi disse che la qualità di un ambasciatore si dimostra non quando tutto va bene, ma quando ha tutti contro. Però il clima in Vaticano non era così sfavorevole. E, come è noto e come ha ricordato più volte anche Lei su www.rossoporpora.org, papa Francesco amava gli ungheresi, non dimenticando le suore esuli del 1956 incontrate in Argentina. Non ho mai sentito pressioni da parte vaticana, anche se il momento era complicato.

Approdando a Roma, Lei vi ha trovato un Papa che già era molto discusso in ambito cattolico ...era il tempo delle polemiche aspre a proposito di famiglia... Lei come si è trovato con papa Francesco?

Papa Francesco si è sempre dimostrato molto generoso sia con me come con l’Ungheria. Era ben cosciente di quanto il governo ungherese fa per la famiglia e per i cristiani perseguitati. Era molto gentile con noi, sapeva ascoltare e con mia meraviglia iniziale era molto aperto alle nostre istanze. Poi abbiamo capito che dagli Anni Sessanta in Argentina aveva l’Ungheria nel cuore. Del resto salutava sempre in ungherese e già questo per noi non era così banale, ma molto incoraggiante.

Torniamo al tempo delle polemiche sui migranti. Per quanto mi ricordi, non mi pare che il Papa anche su questo tema controverso abbia mai attaccato direttamente l’Ungheria…

No, non l’ha mai attaccata come Ungheria. Ha parlato sempre in generale, contro quelli che costruiscono muri per fermare i migranti e i profughi, dicendo che ciò non è cristiano. Io penso piuttosto che il suo obiettivo fosse la politica di Trump, non quella di Orbán. Del resto, leggendo con attenzione, integralmente, i discorsi di papa Francesco sul tema dei migranti, si potevano scoprire affermazioni che certo non contrastavano con la politica ungherese (vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-personalita/628-ungheria-referendum-2-ottobre-occasione-per-migliorare-l-ue.html). Per esempio che un Paese ha il diritto di difendere le sue frontiere. Oppure che i migranti devono rispettare la cultura del Paese di arrivo. Papa Francesco parlava anche spesso del diritto dei migranti di rimanere nel Paese di provenienza, contribuendo a migliorarlo. E qui aggiungo che il Papa ha sempre molto apprezzato quello che l’Ungheria faceva nei Paesi del Medio Oriente e in Africa per consentire ai cristiani (e non solo) di restare in patria e non partire, rischiando la vita e subendo le angherie dei trafficanti di uomini, degli schiavisti insomma, per raggiungere l’Europa.

Sono poi passati gli anni....in quali ambiti Lei ha constatato che Ungheria e Santa Sede hanno maggiormente collaborato e collaborano proficuamente?

Quando un ambasciatore è nominato presso la Santa Sede sceglie certamente i tre o quattro temi sui quali cercherà di coinvolgere la Santa Sede come interlocutore del suo lavoro. Per me l’aiuto per i cristiani perseguitati ….

…e qui ricordo convegni e mostre sul tema, come l’ultima a Palazzo Falconieri – sede dell’Accademia di Ungheria – sul restauro di 63 chiese e monumenti libanesi, intitolata significativamente “Speranza dalle rovine” …

… Certo, questo è stato ed è uno degli obiettivi della nostra politica estera. Poi tra i temi scelti cito la nostra politica della famiglia con il favore per la procreazione così da combattere l’inverno demografico e sempre più con il passare degli anni la ricerca della pace in Ucraina. Su questi temi Ungheria e Santa Sede hanno sempre collaborato e, in particolare, è emersa negli ultimi anni una forte sintonia sulla necessità e sull’urgenza che in Ucraina tacciano le armi.

Papa Francesco era un uomo di carattere assai complesso e comunque non facile...ha qualche ricordo di lui che Le è restato particolarmente impresso?

Con gli ungheresi si è sempre comportato molto bene, con grande cordialità, come già ricordato. Sia in occasione delle visite ufficiali di Stato in Vaticano o in Ungheria, sia con i gruppi ungheresi in visita sotto il Cupolone. Una scena mi è restata particolarmente impressa: quella volta che papa Francesco volle tenere in mano lui stesso la bandiera ungherese in una foto con un gruppo di pellegrini. Un gesto spontaneo che parlava da solo.

E un ricordo personale?

Si sa che io sono un cattolico piuttosto conservatore e con i conservatori papa Francesco ha non raramente avuto un rapporto problematico…Con me si divertiva sempre per una battuta con la quale lo salutavo alla fine dei nostri incontri: “Santo Padre, si ricordi che io prego per Lei, non contro di Lei!”. Ah, quanto rideva! Gli piacevano le battute che avevano un senso e diventavano un messaggio…

Ora da sei mesi abbiamo un nuovo Papa, Leone XIV...un carattere diverso dal predecessore...Lei come lo descriverebbe?

E’ difficile giudicare qualcuno come un Papa dopo pochi mesi di pontificato, senza neanche aver potuto parlargli più dello stretto necessario per salutarlo. Vedremo nei prossimi anni com’è papa Leone. Posso dare solo qualche prima impressione, che è positiva. Come si può facilmente constatare piazza san Pietro è spesso molto affollata e non è raro che la gente riempia anche in parte via della Conciliazione. Papa Leone XIV mi sembra un uomo equilibrato, gentile e riservato, incentrato su Cristo e che vuole guarire tante ferite della Chiesa. Vedremo meglio nei prossimi anni.

Che esperienze ha fatto con la diplomazia vaticana, in special modo con la Segreteria di Stato guidata dal 2013 dal card. Parolin?

Stare a contatto stretto con la diplomazia vaticana è un’esperienza che mi ha veramente trasformato. E’ un’istituzione che agisce senza avere interessi personali, non opportunisticamente, ma con grande onestà di intenti. Naturalmente ha fede in Cristo, cerca di applicare il Vangelo, lavora intensamente per la pace, per la mediazione tra contendenti, per la coabitazione dei popoli. Ho sempre incontrato in Segreteria di Stato diplomatici gentili, generosi e sempre disposti ad ascoltare e ad aiutare: sono in pochi e hanno un compito pesantissimo da svolgere. Osservando come si lavora in Segreteria di Stato, non posso che esserne ammirato. Ma ho sempre apprezzato dentro le mura vaticane anche il servizio prestato della Guardia svizzera, dalla Gendarmeria vaticana, dalla Sala Stampa, tutte ben disposte con l’Ungheria. Spero di averne ricambiato la disponibilità, valorizzandone il contributo che quotidianamente offrono per la Santa Sede.

E ora che farà?

Adesso ritorno nell’Europa centrale dopo dieci anni. Sarò ambasciatore itinerante dell’Ungheria per famiglia e istituzioni ecclesiastiche internazionali, il che mi permetterà con l’aiuto di Dio ogni tanto di tornare a Roma e cercare di far conoscere e promuovere gli sforzi del nostro Paese in favore della famiglia. Poi non dimentichiamo che l’Ungheria è un Paese cristiano, in cui la fede è ancora viva. E darò anche il mio contributo a un think tank conservatore a Budapest. Poi naturalmente spero di avere più tempo per dedicarmi alla mia famiglia, ai miei sei figli (cinque femmine e un maschio), ai miei genitori. Del resto questa è una delle ragioni principali per cui ho deciso di concludere il mio mandato da ambasciatore presso la Santa Sede.

Caro Ambasciatore, in bocca al lupo!

EDUARD HABSBURG-LOTHRINGEN: DAL DISCORSO DEL 21 MAGGIO 2021 ALLA MARCIA PER LA VITA

Riproduciamo alcuni passi del discorso che l’ambasciatore Edoardo Asburgo-Lorena ha tenuto alla Marcia per la Vita del 2021, svoltasi ai Fori Imperiali (stanziale a causa del Covid). Da notare che il diplomatico ha spesso partecipato a tale manifestazione nazionale, suscitando la simpatia generale anche perché la sua presenza (insieme con la numerosa famiglia) si è palesata allegramente travolgente (ad esempio con balli scatenati). In occasione della Marcia del 2021 l’ambasciatore ungherese è salito sul palco per un intervento con il collega polacco Janusz Kotanski e ha perfino intonato… così scrivevamo su www.rossoporpora.org: “L’ambasciatore di Ungheria (su suggestiva ispirazione delle figlie, le principessine Asburgo-Lorena) al termine del suo intervento – batteva il mezzodì - ha intonato il Regina Coeli laetare alleluja. Una ‘prima’, che accolta con giubilo e compartecipazione dai manifestanti, deve aver provocato uno sbigottimento tale in laicisti, radicalchic, zan-baleni da tramortirli per il resto della giornata”.(vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/1018-marcia-vita-pochi-ma-pericolosi-il-domani-in-allarme.html)

. Cari partecipanti della Marcia per la Vita 2021, Caro Popolo della Vita, mi chiamo Eduard Habsburg, sono l’Ambasciatore di Ungheria presso la Santa Sede. Ma soprattutto sono un uomo, padre di famiglia con una bellissima moglie e 6 bei figli (alcuni di loro sono qui oggi). Prima dell’incarico diplomatico ho lavorato per 5 anni per il vescovo della Conferenza episcopale austriaca responsabile per le questioni della famiglia e della bioetica. Potete credermi che i temi della famiglia e della vita, dell’aborto, dell’eutanasia sono vicinissimi al mio cuore. Complimenti a tutti che, nonostante i tempi difficili in cui viviamo, siete venuti a dare testimonianza per la vita. Perché l’impegno per la vita e per la famiglia fa la differenza in ogni società nel mondo.

. Voglio raccontarvi una piccola storia. Sono a Roma da cinque anni. Conosco tante strade perché amo girare a piedi e in macchina. Ebbene due anni fa, dopo tre anni a Roma, mi fermo a un semaforo rosso e vedo una signora visibilmente incinta che attraversava la strada. Ah, pensavo dentro di me, che bello! Una donna incinta! Poi ho pensato un altro po’ e mi sono reso conto che questa era la prima volta per me in quei tre anni che avevo visto una donna incinta in strada. E ho pensato: questa è l’Italia! L’Italia che dovrebbe essere il Paese dei bambini! Lo era fino a qualche anno fa – infatti, guardando il film ‘La strada’ di Fellini possiamo vedere villaggi pieni di bambini. Ma poi è successo qualcosa che, in modo simile, si è verificato anche in tanti Paesi europei. E oggi i villaggi, le strade sono vuoti e si vedono poche donne incinte.

. Ma non deve essere così! Vi porto un bel messaggio dall’Ungheria. Il punto centrale è che è possibile incoraggiare le famiglie a dire sì alla vita! Il governo ungherese lavora da nove anni per una politica familiare attiva in questo ambito e abbiamo ottenuto risultati bellissimi: un aumento dei matrimoni del 40%, un calo dei divorzi del 25%, una diminuzione degli aborti del 30%. Nel 2019 abbiamo avuto una crescita delle nascite del 9,4% (….)

Foto dell’ambasciatore con Giuseppe Rusconi, cui il 23 novembre 2023 ha conferito la Croce d’Oro al Merito della Repubblica di Ungheria